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Autore: Yunalesca Valentine    25/03/2011    2 recensioni
I Fayth sono coloro che dettero la loro vita per diventare Eoni, la cui anima venne rinchiusa in delle statue all’interno di Templi sparsi per tutta Spira. Queste sono le loro Storie.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anima, Ifrit, Ixion, Shiva, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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BAHAMUT

 

Bevelle: il centro del culto Yevonista. Se guardata nel profondo, si poteva scorgere la sua vera essenza: una prigione dorata. La odiavo? Sì, con tutto me stesso nonostante la mia giovane età.

Il destino di un essere vivente lì era deciso prima ancora che nascesse: essere umano, pianta od animale che fosse. Ed io non facevo eccezione.

Lì non eri una persona, bensì solo un fedele. La legge veniva “creata” in base a come andava ai Sacerdoti che stavano in alto; quindi, in un certo senso, se non facevi parte del giusto giro o della giusta cerchia, eri costretto a vivere come decidevano quelli in alto, e senza fiatare, pena la reclusione nel Canale Purificatio a tempo indeterminato. Di solito chi finiva nel Canale Purificatio non tornava mai indietro; finiva col morire lì, visto che quelli che ti ci mandavano finivano col dimenticarsi del fatto che c’era una povera anima laggiù.

Fortunatamente la mia famiglia faceva parte di una cerchia di protetti, quindi il rischio di finire in quel Canale misterioso e mortale era molto lontano da noi.

A Bevelle c’era un giorno dell’anno in cui venivano aperti i cancelli, in modo da far entrare i visitatori ed i fedeli provenienti dal “Mondo Esterno” o “Mondo Impuro”, come lo chiamavano i sacerdoti. A volte, tra le varie persone che entravano, c’erano degli Invocatori con i loro Guardiani: loro, a differenza di tutti gli altri visitatori, venivano trattati con riguardo ed avevano il permesso di accedere nella parte più remota del Grande Tempio.

Una volta decisi di intrufolarmi all’interno del Tempio per vedere questa fantomatica parte remota.

Stando a debita distanza, seguii il sacerdote e l’Invocatore con il suo gruppo senza essere notato e, raggiunta una sorta di piattaforma con il simbolo di Yevon sopra, mi nascosi dietro una colonna, in modo da poter vederli ma allo stesso tempo da non poter essere visto.

Li osservai attentamente e, quando li vidi salire sulla piattaforma e scendere giù, uscii allo scoperto e salii sulla piattaforma non appena tornò su. Fortunatamente per azionarla non ci fu bisogno né di chiavi né di codici, altrimenti la mia missione sarebbe finita prima ancora di iniziare veramente.

Arrivato al piano sottostante seguii il corridoio fino a che non intravidi uno dei guardiani dell’Invocatore: li avevo ritrovati.

Applicai lo stesso metodo di prima, solo che stavolta, invece di esserci una piattaforma, c’era una porta, ma anch’essa non necessitava né di chiavi né di codici, quindi anche qui non incontrai alcun problema.

Il tempo di far attraversare la porta al sacerdote ed a tutto il resto del gruppo, che l’attraversai anch’io; peccato che al di là di essa c’era una sorta di labirinto costituito da varie piattaforme e corridoi.

Ad una prima occhiata sembrava vastissimo, ma guardando più attentamente si poteva notare che alcuni corridoi in realtà erano dei vicoli ciechi, quindi, escludendo i vicoli ciechi, si poteva scorgere la vera strada da percorrere.

Saltai sopra la piattaforma davanti a me, la quale mi portò al corridoio di fronte ad essa; da lì proseguii a piedi fino a raggiungere quella successiva, che si fermò a metà percorso: un incrocio.

Dovevo scegliere se andare a destra od a sinistra, e qui, non potendo vedere quale dei due corridoi era effettivamente un vicolo cieco, dovetti scegliere in base al mio intuito.

Scelsi la destra e fortunatamente si rivelò essere quella giusta; e così arrivai al corridoio successivo, dove mi toccò fare un altro pezzo a piedi fino a raggiungere l’ennesima piattaforma che, come quella precedente, si fermò ad un incrocio.

Visto che la volta precedente avevo scelto destra, stavolta scelsi la sinistra e, molto probabilmente per fortuna, si rivelò essere la strada giusta.

Praticamente l’intero labirinto era costituito da questo giochetto di piattaforme, corridoi e vicoli ciechi: ottimo sistema per fermare eventuali intrusi.

Dopo una marea di incroci vari, arrivai finalmente dall’altra parte del labirinto e, percorsa la strada di fronte a me, mi ritrovai davanti l’ennesima porta, solo che questa qui era leggermente diversa dalle altre presenti all’interno del Tempio: su di essa vi era disegnato un cerchio blu con il simbolo di Yevon.

Istintivamente ci posai sopra la mano, ed il simbolo si illuminò di una luce biancastra, facendo vibrare leggermente la porta, che poco dopo si aprì.

Ed anche questo ostacolo era stato superato.

Purtroppo non andai mai oltre quel punto lì: il tempo di attraversare la porta, che mi scontrai contro quel dannato sacerdote, del quale mi ero completamente dimenticato, e quello mi prese per un braccio e mi portò fuori di lì.

Il giorno dopo venne convocato un Consiglio per decidere la mia punizione, visto che non ero autorizzato ad entrare in quel “luogo sacro”.

Stettero molte ore a decidere su da farsi e verso le due di notte presero finalmente una decisione: «Nonostante tu sia il figlio di uno dei protetti di Yevon, la tua pena è quella di passare il resto dei tuoi giorni, fino alla revoca della tua punizione, nel Canale Purificatio».

In quel momento capii che la mia vita sarebbe finita in quel Canale, dimenticato da tutti e da tutto; dopotutto il motivo per cui la gente veniva mandata lì era proprio quello: morire dimenticati.

Non mi dettero nemmeno il tempo di salutare i miei genitori: mi sbatterono laggiù senza tante cerimonie.

Per evitare di perdermi, e così di girare a vuoto, rimasi nei pressi dell’ingresso, il quale poteva essere aperto solo dall’altra parte. Praticamente sarei uscito di lì se e solo se si fossero ricordati di me, a meno che io non riuscissi a trovare un’uscita segreta, cosa piuttosto improbabile.

Stetti tre giorni e tre notti fermo lì accanto alla porta, ma la mattina del quarto decisi di perlustrare il Canale, qualche volta che avrei trovato l’uscita segreta tanto nominata dai vecchi sacerdoti.

Girai a vuoto per non so quanto; poi, ad un tratto, mi si accese una lampadina: l’acqua che scorreva qua sotto prima o poi doveva uscire da qualche parte no?

E così, seguendo la mia illuminazione ed il percorso dell’acqua nel Canale Purificatio, trovai un foro nel quale l’acqua si gettava e, probabilmente, usciva all’esterno.

Senza pensarci tanto, mi gettai dentro il foro; era abbastanza largo per potermi permettere di passarci attraverso.

Purtroppo avevo commesso un altro errore: non avevo tenuto conto del fatto che ci passava l’acqua, e così finii col bere e perdere i sensi.

Quando mi risvegliai, ero dentro una di quelle gabbie all’interno del Grande Tempio. Probabilmente qualcuno mi aveva trovato e mi aveva consegnato ai sacerdoti, i quali mi avevano di sicuro riconosciuto e mi avevano rinchiuso qui.

Dopo non molto tempo, sentii il rumore di un portone che cigolava, chiaro segno che qualcuno stesse arrivando.

Infatti, arrivò un sacerdote, il quale mi disse: «A causa del tuo affronto nei confronti di Yevon è stato deciso che tu venga rinchiuso in una lastra di pietra».

Questa punizione mi era nuova: cosa intendeva con “rinchiuso in una lastra di pietra”? Mi avrebbero murato vivo dentro la roccia?

Il giorno dopo scoprii di cosa si trattava: un’enorme lastra di pietra circolare era stata modellata in modo tale che al suo interno vi si potesse inserire qualcosa...o qualcuno.

Mi tirarono fuori dalla cella e l’ultima cosa che vidi, prima di perdere i sensi, fu la lastra che si avvicinava sempre di più.

Al mio risveglio, notai di essere all’interno della lastra e notai anche il fatto di trovarmi nella parte interna del Grande Tempio, in quella stanza che avrei dovuto raggiungere tempo fa se quel vecchio non si fosse parato sulla mia strada.

Lì per lì non capii cosa ci fosse così di strano in questa punizione, ma lo capii quando sentii due guardie parlare: «Ehi hai sentito di quel ragazzino che è diventato il nuovo Intercessore come punizione?».

«Sì, ne ho sentito parlare. Povero piccolo...mi dispiace per lui. Adesso sarà costretto a vivere lì dentro per l’eternità e non avrà mai modo di vedere il mondo fuori da Bevelle...che tristezza».

Al sentire la parola “Intercessore” tutto, in un certo senso, mi fu chiaro: ero diventato quella persona che dava il potere necessario agli Invocatori per invocare l’Eone e tra l’altro ero condannato a vivere da solo per sempre.

E così, alla fine, scoprii cosa c’era nella parte remota del Grande Tempio, ma la mia scoperta corrispose alla fine della mia libertà e della mia vita.   

 

Il mio nome era Bahamut, ed ero l’Intercessore ed Eone del Tempio di Bevelle. E questa era la mia Storia.

   
 
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