“3...
2... 1... Pronti? Lancio!”
Dopo
l'inizio di Layla, i beyblade di Yuri e Cleo furono lanciati nel
campo di gioco con molta violenza. Syren, il bey della francese, fece
un buco con la sua punta in titanio ed aveva una buona stabilità
mentre, Wolborg, girava velocemente ed aumentava di potenza. Cleo
mosse il primo attacco e fece cozzare violentemente la sua trottola
su quella grigia del suo ragazzo, cercando di spingerlo verso il
bordo del beystadium.
“Sta facendo sul serio, la francesina...”
commentò Kai osservando i due ragazzi.
“Credevi che Cleo fosse
una schiappa?”
“Non
ho detto questo...” si affrettò a dire il russo, colpito dallo
sguardo suscettibile che gli lanciava Layla.
“Ah,
bene!”
“Che c'è amore? Non riesci a liberarti dalla morsa di
Syren?” lo schernì Cleo con un ghigno.
“Guarda questo!”.
Wolborg si liberò con un colpo di reni dal bey azzurro e fece la sua
contro mossa “Tempesta di neve!”. La folata di vento emessa dal
beyblade di Yuri congelò tutta l'aria in un istante. Layla fissò
esterrefatta la stanza dove si trovavano: le sembrava di essere
tornata a tanto, troppo, tempo fa.
Layla.
Una voce. Un
ricordo...
“Layla!”
gridò una vocina alle sue spalle ”Layla, ho trovato del
prosciutto!”
“Hed! Solo del prosciutto?”
“Tranquilla
castana, vado io a vedere qualcos'altro.” esclamò entusiasta una
bionda riccioluta dando un buffetto alla bambinetta dai capelli
rossi.
“Eva intanto passami quel prosciutto...”
“Ecco
capo!” scherzò la corvina accovacciandosi vicino alla bambina
castana.
“Anche se è poco...” Layla gettò un'occhiata a
Hedwige, che gonfiò le guance con aria scocciata “Dovrebbe
calmarsi finché Cleo non troverà qualcosa di più
sostanzioso...”
“La prossima volta vai tu al frigo...” si
lagnò la rossina “... Quando c'è uno come Adolf che ti
mena...”
“Stavo scherzando, Hed.” si affrettò a dire la
castana.
“Tu dici che scherzi, ma alla fine la verità la dici
sempre...” puntualizzò Eva porgendole una fetta di salume.
“Eh
eh eh!”
“Ridi ridi...” convenne la corvina, alzò gli occhi
verso l'entrata del Conservatorio e vide Cleo correre di tutto
affanno verso di loro con le braccia congiunte al petto.
“La
solita esagerata...” sospirò Lay “Hed, aiutala...”
La
ragazzina corse verso l'amica e raccolse alcune cose della sue
braccia, e raggiunse insieme a lei le altre.
“Salame, fettine di
manzo... Latte?!” elencò Layla.
“E' un cucciolo! E i cuccioli
bevono latte!” si giustificò la bionda.
“Ma non è un gatto,
genio!”
“Ma è un cucciolo e ha bisogno di latte, scema!”
“Non
ti rispondo solo perché JD ha fame!”
“JD? Da quando si chiama
così?” chiese scettica Eva avvicinandosi al cucciolo.
“Da
ora!” ribatté decisa Layla affondando le dita nel lungo pelo
argenteo di piccolo di husky dagli occhi di un dolce giallo
grano.
“Se ci scopre François ci ammazza...” squittì
preoccupata Hedwige.
“Occhio non vede, cuore non duole.”
esordì risoluta Lay dandogli della carne.
“Forse non dovremo
tenerlo...” continuò Cleo.
“Basterà nasconderlo!”
“Insomma Layla! Ti rendi conto che è un pericolo quel cane per
noi?” urlò Eva stufa del menefreghismo della castana.
“Se
ognuna di voi starà zitta, non ci sarà bisogno di cagarsi sotto
dalla paura!”
“Tanto non ci sarà bisogno di parlare...”
continuò la corvina “François lo scoprirà da solo... E la colpa
sarà solo tua e della tua testardaggine...”
“Tks!
Non m'importa... Non lo potrei mai abbandonare...” mugugnò la
castana osservando l'husky mangiare la sua carne “Voi ne avreste il
coraggio?”
“Purtroppo, non è ne il primo e ne l'ultimo
cucciolo che sarà abbandonato... Non puoi farci niente, e lo sai!”
ragionò Cleo “Ti conviene non affezionarti troppo a quel cane...
Rimarrai solo scottata! Andiamo Hed, torniamo dentro che qui si
gela...” prese per mano la bambina, che diede un ultimo sguardo al
cane, e rientrò nel Conservatorio.
Layla le guardò sparire dalla
sua vista e rivolse un'occhiata pungente ad Eva “Hai qualcos'altro
da dire, o hai finito?”
La ragazza fece spallucce “Sai già
cosa penso... Se ti farà tenere quel cane, è solo perché tu sei
sua figlia e le servi!”. Dopo aver finito, corse anche lei dalle
altre, lasciando Layla sola con il cucciolo.
JD scodinzolava
entusiasta in cerca di altro cibo, che gli venne subito offerto sotto
forma di salame. Mentre si porse per prendersi la sua fetta, notò
una piccola gocciolina di acqua cadere su di essa; alzò il muso ed
incontrò gli occhi verdi della bambina inondati da lacrime. Senza
volerlo, tra i denti gli uscì un guaito.
“Scusa...” si
affrettò a dire Lay asciugandosi le lacrime con la manica del
giaccone “Dovrei esserci abituata e invece...” si sforzò di
sorridere “Ora ti devo trovare un posticino al calduccio e ben
nascosto...”.
Lo prese in braccio e s'infilò nelle tasche il
cibo restante per poi incamminarsi in un'ala del Conservatorio.
“Ti
rendi conto della sciocchezza che stavi per compiere?” Gridava, lo
faceva di continuo quando si arrabbiava. Quando poi era furioso
tendeva a mangiarsi le ultime lettere delle parole oppure le
farfugliava cercando di intimidire solo con lo sguardo. Quando era
nervoso, invece, si grattava freneticamente l'avambraccio... Lo aveva
scoperto perché era anche una sua peculiarità.
Layla
lo osservava senza proferire parola, aveva imparato a sue spese che
rispondergli avrebbe solo peggiorato le cose e non voleva che
succedesse.
“Non sono da te certe dimenticanze... Certe
sbadataggini!” gridava ancora, François non poteva credere alle
proprie parole “Non stare zitta, piccola stupida!”
L'uomo si
era avvicinato minacciosamente al viso della bambina con le iridi
verdognole dilatate dalla rabbia, pretendendo risposte dalla
stessa.
“Io... Io non so come sia potuto accadere...” cercò
di giustificarsi la bambina “Non credevo che ne rimanesse uno
vivo...”
“Hai rischiato di essere scoperta...” continuò il
biondo “Anche se, non credo che avrebbero creduto alle parole di un
uomo delirante... Una bambina con la pistola...” sorrise
soddisfatto “Comunque sia, non sperare di farla franca... Troverò
qualcosa per fartela pagare...”
“Ricevuto!” rispose
brevemente Lay. Stava per andarsene ma la voce del padre la fermò
prima che potesse raggiungere la porta.
“Voltati!”
La
bambina eseguì l'ordine dell'uomo e rimase immobile mentre i suoi
occhi le visionavano i vestiti.
François alzò una mano verso il
ventre della figlia “Che cos'è...” disse piano e scandendo le
parole una ad una “... Questo?”.
Layla deglutì a fatica e
osservò le dita affusolate del francese stringere dei peli argentati
“Non ne ho idea...”
“Credi davvero che io sia stupido?”
“Non
ho detto questo, io...” cominciò a giustificarsi ma le parole le
morirono in bocca.
“Sta' bene attenta a quello che fai o cerchi
di fare... Io so tutto!” François mollò i peli ed uscì dalla
stanza.
“Asami
devi aiutarmi...”
“Lay, lo sai benissimo quali sono le regole
del Conservatorio...” rammentò la donna “Un cane non è il
benvenuto qui, e anche se lo fosse non se la passerebbe bene... Devi
liberartene!”
“Dove posso metterlo...”
“Non
è quello il problema, ma è su come sfamarlo! Non è facile uscire
di qui...”
“Troverò il modo di uscire per dargli del cibo!”
propose Layla decisa.
“Vuoi proprio morire? Sai benissimo che
questo posto è come un lager! Ragiona e smettila di comportarti come
una bambinetta capricciosa!” la rimproverò Asami.
“Se non
vorrai aiutarmi, me la sbrigherò da sola, come ho sempre fatto da
anni e anni!”. Asami fissò per un istante gli occhi della bambina:
era decisa nel suo intento e nulla l'avrebbe fermata.
“Dimmi una
cosa..” proruppe la donna dopo un attimo di silenzio “Perché?
Perché t'interessa tanto quel cucciolo?”
Layla
non esitò a rispondere “Perché è solo, come me!”
“Tu non
sei sola... E nemmeno quel cane lo è... Tu hai noi, e lui ha te!
Ricorda che nessuno a questo mondo nasce veramente da solo...”
sorrise “Ti aiuterò a nasconderlo ma a una condizione!”
“Quale?”
sorrise la castana felice.
“Che non correrai pericoli inutili,
che farai solo due tragitti: Conservatorio-cucciolo e
cucciolo-Conservatorio.”
“Sì!”
“E ora che ci penso:
niente guai con la gente!”
“D'accordo!”
“E cerca di non
dare nell'occhio!”
“Ricevuto!” asserì Lay.
“Come devo
fare con te?” sospirò sconsolata Asami.
“Dove
posso andare?” pensò Layla mentre cercava un'uscita per andare da
JD. Trovò una finestra al primo piano e l'aprì lentamente per
evitare rumori molesti in piena notte. Si affacciò di sotto e le
sembrò così alto che stava per ripensarci ma un rumore molesto le
fece cambiare idea e senza pensarci si buttò di sotto, cadendo a
caso come una mela cade da un albero.
“Ahia!”
aveva battuto malamente il sedere ma grazie alle siepi che c'erano
sotto la finestra non si era fatta male più del dovuto. Raccolse la
sacca che aveva portato con se e si diresse frettolosamente verso
l'enorme cancello del Conservatorio.
“Eccomi piccolo!” JD
corse scodinzolante verso la bambina che cominciò ad accarezzargli
la testolina buffa e a porgli il cibo che gli aveva portato.
Grazie
ad Asami, era riuscita a metterlo al sicuro nella vecchia casa della
donna, ormai malandata perché non abitata e lasciata a sé stessa, e
in poco tempo, e lontano dagli occhi del marito soprattutto, a
renderla un poco accogliente per un cucciolo di cane, grazie a
coperte e quant'altro. Ogni tanto, quando poteva, Asami l'aiutava a
mantenerlo e a pulirlo.
Layla osservava JD mangiare, posò leggera
una mano sul suo dorso e lo accarezzò lievemente “Hai un effetto
strano su di me...” ammise più a se stessa che al cucciolo “E'
la prima volta che mi capita...”
“E sarà anche l'ultima!”
François era apparso dalla porta ed aveva un'aria tutt'altro che
amichevole, aveva anche il fiatone.
“Tu!”. Istintivamente
Layla si mise davanti a JD che cominciò a grugnire tra i denti con
aria minacciosa.
“Cosa pensavi di fare, eh? Cosa credevi di
ottenere dando da mangiare a quel cane?” urlò furibondo l'uomo “Le
mie supposizioni erano giuste, dunque... Tutte quelle uscite di
nascosto... Le varie confabulate con Asami... Le strane sparizioni di
cibo dal frigo di Adolf...”
“Io...” la voce gli tremò tra
le labbra e fissava con gli occhi sgranati il volto del padre
furibondo.
“Tu, cosa? Credevi di alleviare le tue colpe, di
rendere il cuore più leggero? Sei solo un'illusa... Nessuno si potrà
mai affezionare a te... Che sia animale o umano!”
“Non è
vero!”
“Oh sì invece... Non osservi gli sguardi delle altre
bambine? Hanno paura di te, di quello che sei o che puoi
diventare...” rispose calmo l'uomo “Lasciati il mondo alle
spalle, pensa solo a te stessa perché mai nessuno potrà farlo al
posto tuo, mai nessuno vorrà farlo per te!”
“Bugiardo!
Asami... Le mie amiche... Per loro conto qualcosa!” gridò Lay sul
punto di piangere.
“Conti perché ti temono... Anche quel cane
ha paura di te e del tuo odore di sangue!”
Istintivamente cacciò
dai suoi pantaloni la pistola che le aveva dato il padre e che aveva
sempre con se, e la puntò in pieno petto al padre.
“Perché
sputi sentenze che non sai? Non sai niente di me, niente!” urlò
tremante la bambina “Dici di essere mio padre, ma come faccio a
sapere che è la verità? Come faccio a fidarmi di te, quando non hai
esitato a uccidere la tua stessa figlia?! Avanti, Parla!”
“Devi
farlo, oltre a me non hai nessun altro!” fece calmo l'uomo. Era
stupito da un tale comportamento da parte della figlia: era la prima
volta che gli puntava contro una pistola.
“Te?” senza
rendersene conto, Layla ghignò sadica “In tutti questi anni io
cercavo una famiglia, cercavo qualcuno con cui condividere le gioie e
i dolori... Con te ho scoperto solo la morte!”
“Cosa vuoi?
Vuoi qual cane? Puoi tenerlo, ma sai anche tu che senza di me saresti
in mezzo ad un strada... Saresti già morta senza di me!” cercò di
calmarla François.
“E' vero!” disse improvvisamente la
bambina “Forse sarei morta... Forse avrei avuto una vita
d'inferno... Ma tutto quello che sono non lo devo solo a te di certo!
Sappi che se vorrò veramente ucciderti, lo farò senza esitazione!”
François
deglutì a fatica “Avrai tutto quello che vuoi...”
“Ho
bisogno solo di pace! Vattene!” gridò isterica muovendo l'arma
verso il padre.
L'uomo non replicò, tornò sui propri passi senza
voltare le spalle alla bambina ed uscì velocemente dalla casa.
Layla
tornò al suo cucciolo e passò la notte lì dentro.
“Lay?”
Kai
la chiamava ma sembrava che fosse andata in trance.
“Layla!”
il russo gli diede una scossa alle spalle e la fece rinvenire dalla
propria mente.
“Che... Che c'è?” chiese interrogativamente.
“Eri...
Come persa in chissà quali pensieri...”
“Sto... Sto bene,
Kai!”
“Non vuoi vedere come finisce l'incontro?”
“Sì...”.
Kai le passò un braccio intorno alle spalle e la strinse a se.
La
francese fece un grosso respiro e si calmò, cercando di reprimere
ogni ricordo.