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Autore: robsten23    27/03/2011    12 recensioni
Elena è finalmente salva e insieme a lei tutti i suoi amici e la sua città. Klaus è stato sconfitto e adesso tutti possono godersi momenti di serenità e tranquillità, ma siamo sicuri che la pace sia tornata davvero e che Elena non corra più nessun pericolo? E poi ci sono altri problemi da affrontare per lei, problemi di cuore.
Tratto dal prologo:
“Quando hai il cuore diviso tra due persone non sai nemmeno tu chi ami davvero e ti ritrovi ad un bivio.
Acqua o fuoco, terra o cielo, razionalità o irrazionalità, destra o sinistra, finito o infinito?
Stefan o Damon?
Il buono e onesto o il cattivo e ribelle?
Per chi batte davvero il cuore di Elena Gilbert?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA RAGIONE DEL CUORE

 

Capitolo Dodici

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Pov Elena

 

Aprii il frigo della grande cucina Salvatore e controllai che la mousse al cioccolato fosse pronta. L’avevo preparata qualche ora prima perché quella mattina mi ero alzata con una strana voglia di cioccolato.

Era sempre così, il cioccolato mi reclamava tutte le volte che mi sentivo felice e Bonnie e Caroline mi prendevano sempre in giro dicendomi che ero fatta tutta al contrario, visto che di solito la voglia di cioccolata veniva sempre quando si era un po’ giù.

Presi uno dei tanti bicchieri che avevo preparato e poi mi richiusi il frigo alle spalle.

Ci avevo messo uno spruzzo di panna sopra e mi veniva l’acquolina in bocca solo a guardarla.

Era stata nonna a insegnarmi quella ricetta. Quando io e Jeremy eravamo bambini ne andavamo ghiotti e tutte le volte che andavamo a trovarla c’è la faceva sempre trovare, poi una volta quando avevo circa dodici anni eravamo andati da lei, ma di mousse non c’era traccia. La nonna mi aveva preso per mano e mi aveva condotto in cucina.

“È arrivato il momento che ti insegni a prepararla” mi aveva detto e così mi aveva messo all’opera svelandomi poi all’orecchio il segreto nascosto di quella ricetta, quello che non aveva voluto svelare nemmeno alla mamma.

Mi diressi verso il salone e accesi la tv, poi mi sedetti sul divano e mi coprii con una coperta iniziando a mangiare quella delizia.

Erano trascorsi quattro giorni da quando io e Damon ci eravamo messi insieme e procedeva tutto alla grande, forse pure troppo.

Damon era sempre il solito, ma sapeva mostrarsi dolce quando eravamo da soli, ma soprattutto il fatto che stessimo insieme non gli impediva di fare di tutto per farmi saltare i nervi, come faceva in passato, difatti i nostri battibecchi continuavano ad essere all’ordine del giorno per fortuna. Mi divertiva troppo punzecchiarmi con lui.

Stefan e Caroline erano a conoscenza di questa relazione ovviamente. Del resto vivendo nella stessa casa era impossibile tenerglielo nascosto.

Tra Stefan e Damon le cose andavano al solito. Tranne che per la minaccia che tre giorni prima Stefan aveva fatto a suo fratello. Se mi avesse fatto soffrire lo avrebbe fatto fuori. Damon lo aveva guardato beffardo e gli aveva risposto con il suo solito tono di voce “mi spiace fratellino, ma tra i due sono io il più forte”, poi gli aveva dato una pacca sulla spalla ed era uscito.

Stefan aveva poi guardato me e insieme avevamo sorriso. Damon non sarebbe mai cambiato, ma il minore tra i fratelli Salvatore era certo che quello era il modo che suo fratello aveva usato per dargli la sua parola.

Avevo raccontato ad Alaric e Jenna della mia storia con Damon e se il primo aveva sorriso e si era poi raccomandato con il mio ragazzo, la seconda si era mostrata un po’ meno diplomatica. Mi aveva elencato l’infinità dei rischi che correvo, ma alla fine mi aveva abbracciata ripetendomi che tutto quello che più gli interessava era che io fossi felice. Aveva poi scoccato non poche frecciatine a Damon e alla fine dopo una sonora minaccia gli aveva sorriso dando a modo suo la benedizione a quella storia.

Per me era importante il pensiero di entrambi. Jenna perché era mia zia, l’unica persona che insieme a Jeremy mi restava della mia famiglia, ma anche perché era un’amica per me, lo era sempre stata e Alaric perché eravamo entrati talmente in sintonia che lo consideravo come una specie di padre, ma allo stesso tempo un amico.

Matt, Tyler e Bonnie non sapevano ancora nulla. I primi due perché non avevo avuto occasione di parlare con loro, la terza perché come minimo mi avrebbe ucciso, motivo per cui non avevo detto nulla nemmeno a Jeremy, sincero com’era non avrebbe retto a mentire alla sua fidanzata.

Sapevo di dover parlare con Bonnie, ma al momento non mi andava. Mi volevo godere il momento e poi avrei dovuto trovare le parole giuste per farle capire e soprattutto accettare che mi ero innamorata della persona che lei odiava di più al mondo lasciando quello che per lei era il ragazzo perfetto.

Altro che parole giuste, serviva un miracolo.

Katherine non si era fatta viva e i ragazzi non sapevano se era un bene o un male e soprattutto tutti ci chiedevamo se avesse scoperto che la sottoscritta non fosse morta o meno.

Scacciai quei pensieri e tornai al presente godendomi il tepore del camino, la compagnia della tv e il delizioso sapere della mia mousse.

“Hey ne voglio una anche io” disse una voce alle mie spalle.

Mi voltai e vidi mio fratello insieme a Bonnie sulla soglia del salone.

Jeremy le adorava, forse ancora più di quanto lo facessi io. Era sempre stato il golosone di famiglia.

“Sono in frigo, vai tu, io non mi muovo di qui”.

“Hey io sono l’ospite, dovresti andare tu” si lamentò lui.

“Anche io sono un’ospite” precisai.

“Ma per adesso vivi qui”.

“Jeremy se vuoi muovi il culo da qui e vai a prendertene una, altrimenti viene a sederti qui e ti accontenterai di guardare me magiare questa delizia. Non ho nessuna intenzione di muovere un solo muscolo”.

“Che sorella ingrata” si lamentò mentre io sorrisi.

“Muoviti scemo e portane una anche a me” aggiunse Bonnie prima che il fidanzato si allontanasse.

La mia amica si avvicinò a me e poi si sedette sul divano.

Dapprima non disse nulla, poi prese a parlare.

“Mi dispiace per l’altro giorno, ma…”

“Bonnie va tutto bene. Non dire nulla, non ho voglia di litigare” le dissi rendendomi conto che lei non aveva cambiato idea così come non lo avevo fatto io.

“Ultimamente litighiamo un po’ troppo spesso, prima non succedeva mai”.

“Si vede che prima la pensavamo allo stesso modo su tutto, adesso le esperienze passate ci hanno fatto cambiare”.

“Ma io non voglio che questo ci separi”.

“Non ci separerà, non se noi non lo permettiamo”.

Lei mi sorrise e io feci lo stesso. In fondo era la mia migliore amica, eravamo state sempre insieme: io, lei e Caroline, il trio perfetto. Diverse in ogni cosa, ma legate in modo indissolubile.

Si avvicinò e mi abbracciò e a quel punto non potei fare a meno che ricambiare affettuosamente quell’abbraccio consapevole che se avesse scoperto la verità ci sarebbero volute molto più di due semplici parole per risolvere il problema.

Non avevo intenzione di rinunciare alla sua amicizia, ma certo non ero intenzionata neppure a rinunciare a Damon.

Avrebbero dovuto convivere entrambi con i rapporti che avevano con me: Bonnie avrebbe dovuto accettare Damon e lui avrebbe dovuto accettare lei.

Missione impossibile? Forse, ma valeva la pena provarci.

Quando ci staccammo fece nuovamente il suo ingresso Jeremy con in mano qualche bicchiere di mousse e si sedette con noi sul divano.

“Sembra che tu abbia preparato questa roba per un reggimento, quando l’unica umana sei tu qui dentro”.

“Sarò pure l’unica umana, ma gli altri tre fidati che non scherzano. Caroline solo stamattina ne ha mangiate cinque e gli altri due gli hanno fatto concorrenza” gli spiegai.

“Mi chiedo che senso ha per loro mangiare. In fondo è il sangue che li nutre”.

Lo guardai e sorrisi. Jeremy sembrava uno studioso attento di vampiri, voleva sapere sempre di più, non sembrava mai sazio.

“Beh non lo so. Se può aiutarti una volta Damon mi ha detto che purché assumano abbastanza sangue regolarmente il loro corpo funziona come quello di un comune umano”.

“Grazie sorella” mi rispose contento di aver scoperto qualcosa in più.

Sembrava un bambino al quale era appena stata data una caramella.

Restammo in salotto a parlottare tutti e tre e poco dopo ci raggiunse anche Caroline che si unii a noi mangiando altri tre bicchieri di mousse. Diceva che mangiare la distraeva dalla voglia di sangue, la verità era che quella delizia le piaceva tantissimo e golosa com’era non riusciva a rinunciarci e faceva bene, ormai, non aveva più problemi di linea.

Poco dopo in salone ci raggiunsero Alaric e Stefan e iniziò a sorgermi il dubbio che quella fosse più una riunione che una visitina di amici.

“Che succede?” chiesi.

“Cosa dovrebbe succedere?” mi domandò Stefan come se avessi detto chissà cosa.

“Prima Bonnie e Jeremy, adesso Alaric. È una riunione o sbaglio?”

“Una specie” sentii dire da una voce che avrei riconosciuto fra mille: Damon.

Mi voltai verso la direzione della voce e lo vidi arrivare più bello che mai. Pantaloni neri e giubbotto di pelle dello stesso colore dal quale si intravedeva una maglietta bianca che gli aderiva perfettamente facendo risaltare i suoi muscoli perfetti.

O mio Dio. Ok, dovevo smetterla. Non era il momento per sbavare alla vista del mio ragazzo. Come suonava bene questa parola. Damon era il mio ragazzo.

Lui mi lanciò un’occhiata maliziosa, l’unica cosa che poteva fare al momento vista la presenza di Jeremy e Bonnie, poi si avvicinò a me e quando fu ad una spanna dal mio viso credetti che stesse per baciarmi e io l’avrei ucciso se fosse stato così. Non dovevano certo scoprirlo in quel modo, ma invece lui prese il mio terzo bicchiere di mousse e si allontanò iniziando a mangiarlo.

“Damon” gli urali rimproverandolo.

“Pardon madame, ma mi è venuto un certo languorino”.

Gli lanciai uno sguardo furente come a dire “te la faccio pagare”, poi sorrisi. Dio, a volte, riusciva ad essere un bambino dispettoso.

“Allora Damon, che succede?” chiese Alaric e fu in quel momento che compresi che era stato proprio il mio ragazzo ad organizzare la cosa.

Mi guardai attorno ed erano tutti in piedi nel salone ad attendere di capirci qualcosa. Le facce serie e concentrate e non mi fu difficile capire che l’argomento che avremmo affrontato sarebbe stata Katherine.

“Barbie dov’è Lon Chaney Junior?” domandò Damon sarcastico.

Sapevo si stesse riferendo a Tyler. Lon Chaney Junior non era altro che l’attore che al cinema aveva interpretato un uomo lupo, anzi a dire il vero era il figlio di un uomo lupo, ma lo era anche lui.

“Scusa?” chiese Caroline non capendo.

“Il cucciolo Barbie, dov’è il cucciolo?” domandò con espressione esasperata.

Faceva sempre così quando qualcuno non capiva le sue battute.

“Sta arrivando, ma cosa c’entra Lon Chaney Junior e poi chi è?”

“Oddio non sa chi è”.

Damon era sconvolto.

“È solo un attore che ha interpretato il ruolo di un licantropo” le spiegò Stefan con calma.

“E cosa posso saperne io? Sai com’è, io non sono il tipo da film dell’horror”.

Fece finta di mettere il broncio, ma Damon non si scompose.

“E ci sei finita dentro” commentò alla fine mentre io gli lanciai un’occhiataccia e lui alzò le mani in segno di resa.

In effetti non aveva tutti i torti. La nostra vita era diventata un film dell’orrore, ma ricordarlo non era piacevole.

Per fortuna Tyler arrivò in poco tempo seguito da Matt e non appena entrò Damon non poté che fare un commento sarcastico su quanto fossero inaffidabili i cani, come li aveva definiti lui.

Per fortuna tutti lì dentro lo conoscevano quel tanto che bastava per non dargli corda e Tyler aveva sorriso della battuta lasciando correre. La verità era che in fondo a parte Bonnie lì dentro tutti conoscevano Damon, sapevano come era fatto e gli volevano bene, avevano imparato a volergliene. In fondo se la vita di tutti era salva lo era anche grazie a lui.

“Allora, ci rendi partecipi dei tuoi pensieri contorti?”

“Ci sono solo tre modi per uccidere un vampiro: un paletto di legno nel cuore, il fuoco oppure il morso di un licantropo” spiegò Damon.

Aveva lo sguardo vitreo come se mentre stesse parlando stava pensando a qualcos’altro.

“Ma davvero? Grazie per l’informazione fratello, non ci eravamo ancora arrivati a questo” disse Stefan sarcastico.

“Hai fatto una battuta, Stefan. Dovrei bere qualcosa per festeggiare” gli rispose il fratello sorridendo e avvicinandosi al bicchiere dei liquori per prendere uno scotch e offrirne uno anche a Alaric che si era avvicinato per servirsi.

“Andiamo avanti” lo esortò quest’ultimo.

“Qualunque cosa uccida Katherine ucciderà anche Elena, tranne qualcosa di sovrannaturale. Questo ha detto la strega. Bene, il morso di un licantropo è qualcosa che non rientra nel naturale, quindi se uccidiamo Katherine con questo mezzo Elena non corre rischi” spiegò Damon.

“Cioè stai dicendo che io dovrei uccidere quella psicopatica?” domandò Tyler preoccupato.

“Vedi qualche altro licantropo?”

“Damon io non riesco ancora a controllarmi, lo sai bene. Potrei fare una strage e a rimetterci non sarebbe solo Katherine”.

“Sappiamo badare a noi stessi”.

“Damon, Tyler ha ragione. È troppo rischioso” dissi io.

“Non abbiamo chiesto il tuo parere” mi rispose sorridendomi al suo solito.

Guardai Stefan e lo vidi riflettere su quella proposta, mentre Damon non stava aspettando altro che una accenno proprio da lui. Gli sarebbe bastato un si da parte del fratello e quella missione suicida si sarebbe messa in pratica anche a costo di costringere Tyler con la forza.

Sperai che Stefan fosse più giudizioso di quanto fosse Damon.

“Fratellino non abbiamo tutta la vita” disse Damon sperando che Stefan si muovesse.

“Ci sono troppi contro in questo piano. È già quasi impossibile controllarsi per un licantropo esperto, pensa per lui. Quante volte si è trasformato da quando è diventato quello che è? Quattro, quattro misere volte e non è riuscito a controllarsi mai, nemmeno con lo strozza lupo” gli rispose Stefan.

“Stiamo parlando di Elena, c’è lo siamo forse scordati? È l’unico modo per fare in modo che non gli succeda nulla. Non abbiamo alternative”.

“È pericoloso Damon” intervenne Caroline.

“Pericoloso per chi? Per me, per te e per lui, punto. Nessun altro rischia nulla. Tu starai lontana, ci penseremo io e Stefan”.

“È una missione suicida” mi lamentai alzandomi dal divano e avvicinandomi a lui.

“Proprio tu parli di missione suicida? L’anno scorso avremmo dovuto darti il premio come martire dell’anno”.

Non l’avrei convinto in nessuno modo, lo sapevo bene.

“Damon…” provò a dire Rick.

“Damon niente. Sentite è la nostra unica possibilità. Io e Stefan terremmo Katherine occupata, poi arriva Tyler, la morde e noi la rinchiudiamo nel seminterrato fino a quando non muore. È il piano più semplice del mondo, ma soprattutto è l’unico che abbiamo”.

“È un piano stupido” iniziò Bonnie “chi ci dice che non appena Katherine vedrà Tyler non scappi via senza che voi riusciate a fermarla? Potrebbe averne tutto il tempo visto il pessimo controllo di Tyler. Potrebbe trasformarsi e dimenticarsi chi è davvero il nemico e attaccare voi” concluse e per la prima volta da mesi fui d’accordo con le sue parole.

“Hai un’idea migliore strega?”

“C’è ne faremo venire una” provò Jeremy con tatto.

“C’è sempre l’anello che può proteggerla. Lo mette al dito, voi uccidete Katherine e Elena torna in vita” propose Matt.

L’anello, che stupida a non averci pensato prima.

“Matt ha ragione” disse Stefan.

“L’anello la protegge è vero, ma in quel caso non funzionerebbe”.

“Cosa ne sai tu?” gli urlò contro Bonnie al limite della pazienza.

“Ho fatto delle ricerche. Elena è sotto il flusso di un incantesimo e quell’anello non può proteggerla” spiegò Damon calmo, anche fin troppo visto il modo in cui Bonnie gli aveva parlato.

“Ma l’ha già fatto” disse Rick.

“È stato accidentale. Quel colpo non era mirato a lei, ma a me, per questo l’anello ha funzionato. Qualunque colpo parta rivolto a lei o a Katherine non la salverà. L’incantesimo è chiaro: Elena può sopravvivere solo se la psicopatica viene uccisa in modo sovrannaturale”.

“Damon, come fai a sapere questo?” domandai.

“Ripeto ho fatto le mie ricerche”.

“Cioè?” chiese Stefan.

“Ho trovato un libro ed era spiegato in modo chiaro. Ho rintracciato Lucy e ho chiesto a lei visto che la nostra strega ha delle competenze pari a zero e mi ha confermato tutto” spiegò lanciando una frecciatina a Bonnie.

“Come hai fatto a rintracciare Lucy?” chiesi.

“Ho i miei metodi”.

“È impossibile. Ci vuole un’altra soluzione” disse Stefan iniziando a girare per la stanza avanti e indietro.

“Tyler è la nostra unica possibilità”.

“Non posso farlo. Non mi controllo, sarei capace di fare di tutto”.

“Stefan?” chiese cercando l’appoggio del fratello.

“Damon, deve esserci un altro modo, dobbiamo trovarlo”.

Tutti annuirono con la testa come a dargli ragione e io fui una delle prime. Era pericoloso non solo per loro, ma per tutti.

“Cioè fammi capire. La nostra vita al posto della sua? È così che funziona adesso?” domandò Damon non riuscendo a credere a quanto stava succedendo.

Perché doveva mettere la sua vita e quella di Stefan su un piano inferiore rispetto alla mia?

“No, ovvio che no, ma non è pericoloso solo per noi due, è pericoloso per tutti. Non mi interessa delle nostre vite, ma delle loro si. Far uscire Tyler durante la luna piena è una missione suicida”.

“Una missione suicida che salverà Elena”.

“E potrebbe uccidere qualunque altro di voi” dissi guardando lui e poi guardami attorno “non se ne parla e con questo il discorso è chiuso”.

“Aiuterò con la mia forza se sarà necessario, ma non potete chiedermi di fare questo. Non posso rischiare di perdere nessuno di voi” spiegò Tyler nonostante quelle parole gli venissero difficili da pronunciare.

Damon era da solo e non avrebbe mai potuto combattere questa battaglia senza il sostegno di qualcuno.

La sua ultima speranza era Alaric, ma anche lui abbassò il capo non riuscendo a guardarlo negli occhi.

Se solo Tyler fosse stato più esperto sarebbe stato tutto più semplice.

“E allora che si fa? Aspettiamo che il cucciolo diventi competente e nel frattempo rinchiudiamo Elena e tutti voi in una palla di vetro? Non si tratta solo di Elena, si tratta di tutti voi se non vi foste chiaro il concetto. Elena sarà l’ultima pedina che muoverà” spiegò Damon.

Era arrabbiato glielo si leggeva in faccia. Fissava un punto indecifrato a terra cercando ci trattenersi nel non combinarne una delle sue.

Per come la vedeva lui era impossibile che nessuno fosse dalla sua parte. In qualche modo il suo piano non faceva una piega, ma dall’altra era impossibile attuarlo.

Non avrei sopportato di perdere nessuno, men che meno lui.

Avremmo trovato una soluzione, ne ero certa.

Mi avvicinai a lui e gli toccai una spalla, l’unico gesto che al momento mi era consentito fargli.

Volevo calmarlo e sapevo di poterci riuscire solo io al momento.

“Troveremo un modo tutti insieme e riusciremo a vincere” gli sussurrai piano consapevole che, oltre a lui, solo Stefan e Caroline mi avessero sentito.

“Non esiste un altro modo” mi disse lui a voce normale, non curandosi del fatto che ci fossero gli altri.

“Damon, c’è sempre un modo. Anche con Klaus credevamo che non esistessero possibilità, ma l’abbiamo sconfitto. C’è la faremo anche questa volta” gli disse Alaric con tono calmo, ma convincente.

“Sarà” disse lui bevendo l’ultimo sorso di scotch che gli restava nel bicchiere.

Per un momento ci fu silenzio dentro quel salone. Nonostante fossimo in tanti, si sentiva solo il rumore dei nostri respiri e i battiti dei cuori, nient’altro.

All’improvviso sentimmo la porta dell’ingresso aprirsi e ci voltammo tutti in quella direzione con aria spaventata.

“È solo Jenna” ci avvisò Damon vedendo le nostre faccia.

Aveva ragione. In pochi secondi la zia entrò in salone, ma l’espressione che aveva in volto non prometteva nulla di buono.

“Che succede?” chiese Alaric spaventato.

“Katherine” riuscii a dire la zia prima di bloccarsi.

“Katherine cosa?” continuò Alaric preoccupato.

Non mi era difficile capire come si sentiva. Aveva lasciato Jenna da sola solo per qualche ora non preventivando che gli potesse succedere qualcosa.

“Come stai Jenna? Che succede?” mi affrettai a chiedere io avvicinandomi a lei che si era appena seduta al divano.

“È entrata in casa. Ero in cucina mentre stavo preparando la cena. Ho capito subito che non eri tu perché Rick ha detto che sarebbe venuto qui a parlare il che significava che Damon e Stefan erano qui quindi non potevi essere tu quella in casa nostra perché nessuno dei due ti avrebbe fatta allontanare senza di loro” prese a raccontare la zia.

Si interruppe per riprendere fiato e poi continuò.

“Ha finto di essere te e ha iniziato a parlare dicendo che dopo lo spavento dell’altro giorno ti stavi riprendendo”.

“Sa che sei viva” fece notare Caroline.

“E poi si è avvicinata e ha cercato di soggiogarmi. Ha detto che avrei dovuto venire qui e davanti ai tuoi occhi mi sarei dovuta infilzare di nuovo con un coltello. Avrei dovuto colpire il cuore questa volta, dovevo morire”.

“Non capisco” disse Jeremy “sei qui a raccontarlo, come è possibile?”

“Non lo so. Lei mi ha soggiogata, ma io ricordo tutto, anche se ho fatto finta di credere alle sue parole. Ho preso un coltello e sono corsa in macchina mentre lei mi guardava, proprio come voleva lei. Non so come sia possibile”.

“Verbena, è l’unica soluzione” disse Damon.

“Non avevo verbena con me” gli rispose lei.

“Hai presenta la tisana che ti faccio bere tutte le mattine?” le chiese Alaric e quando lei annuì lui continuò “beh, ci metto della verbena. Hai il sangue pieno di questa sostanza da settimane, non avrebbe mai potuto soggiogarti”.

Ringraziai mentalmente Alaric. Senza di lui non sapevo come avremmo fatto. Ci aveva aiutato davvero tante volte senza chiedere nulla in cambio.

“Perché non me l’hai detto?” gli domandò la zia guardandolo stranita e allo stesso tempo sorpresa.

“Volevo che ti sentissi al sicuro. Se te lo avessi detto avresti pensato che avevo paura, che te la facevo prendere perché correvi qualche pericolo e non volevo che tu lo pensassi” spiegò lui e lei si avvicinò e lo baciò a fior di labbra.

Un segno per ringraziarlo di averle salvato la vita, perché si, era quello che aveva appena fatto.

“Come volevasi dimostrare” disse Damon dopo qualche attimo di silenzio.

“Scusa?” chiese Matt non capendo il senso delle sue parole.

“Ha aperto i giochi” furono le uniche parole di Damon pronunciate guardando negli occhi Stefan.

Loro erano quelli che meglio di tutti la conoscevano e dallo sguardo che entrambi si lanciarono potei facilmente capire che, come previsto, non c’era da aspettarsi nulla di buono.

Robsten23

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Ecco il capitolo dodici.

Mi scuso per non essere riuscita a postare ieri come avevo detto, ma purtroppo sono stata tutto il giorno fuori casa e non era previsto e non ho proprio avuto modo di inserire il capitolo nuovo. Spero possiate scusarmi sperando che ciò non capiti più.

Tornando alla storia, come vedete il problema Katherine non si è ancora riuscito a risolvere. Troveranno mai il modo di togliersela dai piedi? Speriamo.

Tyler era certamente una buona possibilità, ma mettere in pericolo gli altri sarebbe stato rischioso.

Katherine in compenso sembra aver aperto i giochi come Damon stesso ci fa notare. Vedremo cosa succederà.

Come sempre vi lascio sempre una piccola immagine come spoiler del nuovo capitolo e anche un piccolissimo pezzettino:

 

 

“Mi dispiace”.

“Di cosa scusa?”

“Di non aver voluto affrontare subito Bonnie e di costringerti a tutto questo”.

Lui non disse nulla, restò in silenzio così continuai io.

“Quando Jeremy mi ha chiesto di Stefan perché hai risposto in quel modo?”

“Ti ho tolto dall’imbarazzo, dovresti ringraziarmi”.

“Ero intenzionata a dire loro la verità”.

“Ma non l’hai fatto”.

“Tu…” provai a dire, ma lui si alzò, fece qualche passo e poi si voltò di nuovo a guardarmi.

La sua espressione era un misto di rabbia, gelosia e soprattutto delusione.

 

 

 

Volevo ringraziare tutti coloro che leggono la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in quelle da ricordare. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti coloro che recensiscono.

Un bacione e grazie ancora.

 

Prossimo aggiornamento: Martedì 29 Marzo

 

 

  
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