Capitolo
Dodici
u
Pov
Elena
Aprii il frigo della
grande cucina Salvatore e controllai che la mousse al cioccolato fosse pronta.
L’avevo preparata qualche ora prima perché quella mattina mi ero alzata con una
strana voglia di cioccolato.
Era sempre così, il
cioccolato mi reclamava tutte le volte che mi sentivo felice e Bonnie e
Caroline mi prendevano sempre in giro dicendomi che ero fatta tutta al
contrario, visto che di solito la voglia di cioccolata veniva sempre quando si
era un po’ giù.
Presi uno dei tanti
bicchieri che avevo preparato e poi mi richiusi il frigo alle spalle.
Ci avevo messo uno spruzzo
di panna sopra e mi veniva l’acquolina in bocca solo a guardarla.
Era stata nonna a
insegnarmi quella ricetta. Quando io e Jeremy eravamo bambini ne andavamo
ghiotti e tutte le volte che andavamo a trovarla c’è la faceva sempre trovare,
poi una volta quando avevo circa dodici anni eravamo andati da lei, ma di
mousse non c’era traccia. La nonna mi aveva preso per mano e mi aveva condotto
in cucina.
“È arrivato il momento che ti insegni a prepararla” mi aveva detto e così mi aveva messo all’opera
svelandomi poi all’orecchio il segreto nascosto di quella ricetta, quello che
non aveva voluto svelare nemmeno alla mamma.
Mi diressi verso il salone
e accesi la tv, poi mi sedetti sul divano e mi coprii con una coperta iniziando
a mangiare quella delizia.
Erano trascorsi quattro
giorni da quando io e Damon ci eravamo messi insieme e procedeva tutto alla
grande, forse pure troppo.
Damon era sempre il
solito, ma sapeva mostrarsi dolce quando eravamo da soli, ma soprattutto il
fatto che stessimo insieme non gli impediva di fare di tutto per farmi saltare
i nervi, come faceva in passato, difatti i nostri battibecchi continuavano ad
essere all’ordine del giorno per fortuna. Mi divertiva troppo punzecchiarmi con
lui.
Stefan e Caroline erano a
conoscenza di questa relazione ovviamente. Del resto vivendo nella stessa casa
era impossibile tenerglielo nascosto.
Tra Stefan e Damon le cose
andavano al solito. Tranne che per la minaccia che tre giorni prima Stefan
aveva fatto a suo fratello. Se mi avesse fatto soffrire lo avrebbe fatto fuori.
Damon lo aveva guardato beffardo e gli aveva risposto con il suo solito tono di
voce “mi spiace fratellino, ma tra i due
sono io il più forte”, poi gli aveva dato una pacca sulla spalla ed era
uscito.
Stefan aveva poi guardato
me e insieme avevamo sorriso. Damon non sarebbe mai cambiato, ma il minore tra
i fratelli Salvatore era certo che quello era il modo che suo fratello aveva
usato per dargli la sua parola.
Avevo raccontato ad Alaric
e Jenna della mia storia con Damon e se il primo aveva sorriso e si era poi
raccomandato con il mio ragazzo, la seconda si era mostrata un po’ meno
diplomatica. Mi aveva elencato l’infinità dei rischi che correvo, ma alla fine
mi aveva abbracciata ripetendomi che tutto quello che più gli interessava era
che io fossi felice. Aveva poi scoccato non poche frecciatine a Damon e alla
fine dopo una sonora minaccia gli aveva sorriso dando a modo suo la benedizione
a quella storia.
Per me era importante il
pensiero di entrambi. Jenna perché era mia zia, l’unica persona che insieme a
Jeremy mi restava della mia famiglia, ma anche perché era un’amica per me, lo
era sempre stata e Alaric perché eravamo entrati talmente in sintonia che lo
consideravo come una specie di padre, ma allo stesso tempo un amico.
Matt, Tyler e Bonnie non
sapevano ancora nulla. I primi due perché non avevo avuto occasione di parlare
con loro, la terza perché come minimo mi avrebbe ucciso, motivo per cui non
avevo detto nulla nemmeno a Jeremy, sincero com’era non avrebbe retto a mentire
alla sua fidanzata.
Sapevo di dover parlare
con Bonnie, ma al momento non mi andava. Mi volevo godere il momento e poi avrei
dovuto trovare le parole giuste per farle capire e soprattutto accettare che mi
ero innamorata della persona che lei odiava di più al mondo lasciando quello
che per lei era il ragazzo perfetto.
Altro che parole giuste,
serviva un miracolo.
Katherine non si era fatta
viva e i ragazzi non sapevano se era un bene o un male e soprattutto tutti ci
chiedevamo se avesse scoperto che la sottoscritta non fosse morta o meno.
Scacciai quei pensieri e
tornai al presente godendomi il tepore del camino, la compagnia della tv e il
delizioso sapere della mia mousse.
“Hey ne voglio una anche
io” disse una voce alle mie spalle.
Mi voltai e vidi mio
fratello insieme a Bonnie sulla soglia del salone.
Jeremy le adorava, forse
ancora più di quanto lo facessi io. Era sempre stato il golosone di famiglia.
“Sono in frigo, vai tu, io
non mi muovo di qui”.
“Hey io sono l’ospite,
dovresti andare tu” si lamentò lui.
“Anche io sono un’ospite”
precisai.
“Ma per adesso vivi qui”.
“Jeremy se vuoi muovi il
culo da qui e vai a prendertene una, altrimenti viene a sederti qui e ti
accontenterai di guardare me magiare questa delizia. Non ho nessuna intenzione
di muovere un solo muscolo”.
“Che sorella ingrata” si
lamentò mentre io sorrisi.
“Muoviti scemo e portane
una anche a me” aggiunse Bonnie prima che il fidanzato si allontanasse.
La mia amica si avvicinò a me e poi si sedette sul divano.
Dapprima non disse nulla,
poi prese a parlare.
“Mi dispiace per l’altro
giorno, ma…”
“Bonnie va tutto bene. Non
dire nulla, non ho voglia di litigare” le dissi rendendomi conto che lei non
aveva cambiato idea così come non lo avevo fatto io.
“Ultimamente litighiamo un
po’ troppo spesso, prima non succedeva mai”.
“Si vede che prima la
pensavamo allo stesso modo su tutto, adesso le esperienze passate ci hanno
fatto cambiare”.
“Ma io non voglio che
questo ci separi”.
“Non ci separerà, non se
noi non lo permettiamo”.
Lei mi sorrise e io feci
lo stesso. In fondo era la mia migliore amica, eravamo state sempre insieme:
io, lei e Caroline, il trio perfetto. Diverse in ogni cosa, ma legate in modo
indissolubile.
Si avvicinò e mi abbracciò
e a quel punto non potei fare a meno che ricambiare affettuosamente
quell’abbraccio consapevole che se avesse scoperto la verità ci sarebbero
volute molto più di due semplici parole per risolvere il problema.
Non avevo intenzione di
rinunciare alla sua amicizia, ma certo non ero intenzionata neppure a
rinunciare a Damon.
Avrebbero dovuto convivere
entrambi con i rapporti che avevano con me: Bonnie avrebbe dovuto accettare
Damon e lui avrebbe dovuto accettare lei.
Missione impossibile?
Forse, ma valeva la pena provarci.
Quando ci staccammo fece
nuovamente il suo ingresso Jeremy con in mano qualche bicchiere di mousse e si
sedette con noi sul divano.
“Sembra che tu abbia
preparato questa roba per un reggimento, quando l’unica umana sei tu qui
dentro”.
“Sarò pure l’unica umana,
ma gli altri tre fidati che non scherzano. Caroline solo stamattina ne ha
mangiate cinque e gli altri due gli hanno fatto concorrenza” gli spiegai.
“Mi chiedo che senso ha
per loro mangiare. In fondo è il sangue che li nutre”.
Lo guardai e sorrisi.
Jeremy sembrava uno studioso attento di vampiri, voleva sapere sempre di più,
non sembrava mai sazio.
“Beh non lo so. Se può aiutarti
una volta Damon mi ha detto che purché assumano abbastanza sangue regolarmente
il loro corpo funziona come quello di un comune umano”.
“Grazie sorella” mi
rispose contento di aver scoperto qualcosa in più.
Sembrava un bambino al
quale era appena stata data una caramella.
Restammo in salotto a
parlottare tutti e tre e poco dopo ci raggiunse anche Caroline che si unii a
noi mangiando altri tre bicchieri di mousse. Diceva che mangiare la distraeva
dalla voglia di sangue, la verità era che quella delizia le piaceva tantissimo
e golosa com’era non riusciva a rinunciarci e faceva bene, ormai, non aveva più
problemi di linea.
Poco dopo in salone ci
raggiunsero Alaric e Stefan e iniziò a sorgermi il dubbio che quella fosse più
una riunione che una visitina di amici.
“Che succede?” chiesi.
“Cosa dovrebbe succedere?”
mi domandò Stefan come se avessi detto chissà cosa.
“Prima Bonnie e Jeremy,
adesso Alaric. È una riunione o sbaglio?”
“Una specie” sentii dire
da una voce che avrei riconosciuto fra mille: Damon.
Mi voltai verso la
direzione della voce e lo vidi arrivare più bello che mai. Pantaloni neri e
giubbotto di pelle dello stesso colore dal quale si intravedeva una maglietta
bianca che gli aderiva perfettamente facendo risaltare i suoi muscoli perfetti.
O mio Dio. Ok, dovevo
smetterla. Non era il momento per sbavare alla vista del mio ragazzo. Come
suonava bene questa parola. Damon era il mio ragazzo.
Lui mi lanciò un’occhiata
maliziosa, l’unica cosa che poteva fare al momento vista la presenza di Jeremy
e Bonnie, poi si avvicinò a me e quando fu ad una spanna dal mio viso credetti
che stesse per baciarmi e io l’avrei ucciso se fosse stato così. Non dovevano
certo scoprirlo in quel modo, ma invece lui prese il mio terzo bicchiere di
mousse e si allontanò iniziando a mangiarlo.
“Damon” gli urali
rimproverandolo.
“Pardon madame, ma mi è
venuto un certo languorino”.
Gli lanciai uno sguardo
furente come a dire “te la faccio pagare”, poi sorrisi. Dio, a volte, riusciva
ad essere un bambino dispettoso.
“Allora Damon, che
succede?” chiese Alaric e fu in quel momento che compresi che era stato proprio
il mio ragazzo ad organizzare la cosa.
Mi guardai attorno ed
erano tutti in piedi nel salone ad attendere di capirci qualcosa. Le facce
serie e concentrate e non mi fu difficile capire che l’argomento che avremmo
affrontato sarebbe stata Katherine.
“Barbie dov’è Lon Chaney
Junior?” domandò Damon sarcastico.
Sapevo si stesse riferendo
a Tyler. Lon Chaney Junior non era altro che l’attore che al cinema aveva
interpretato un uomo lupo, anzi a dire il vero era il figlio di un uomo lupo,
ma lo era anche lui.
“Scusa?” chiese Caroline
non capendo.
“Il cucciolo Barbie, dov’è
il cucciolo?” domandò con espressione esasperata.
Faceva sempre così quando
qualcuno non capiva le sue battute.
“Sta arrivando, ma cosa
c’entra Lon Chaney Junior e poi chi è?”
“Oddio non sa chi è”.
Damon era sconvolto.
“È solo un attore che ha
interpretato il ruolo di un licantropo” le spiegò Stefan con calma.
“E cosa posso saperne io?
Sai com’è, io non sono il tipo da film dell’horror”.
Fece finta di mettere il
broncio, ma Damon non si scompose.
“E ci sei finita dentro”
commentò alla fine mentre io gli lanciai un’occhiataccia e lui alzò le mani in
segno di resa.
In effetti non aveva tutti
i torti. La nostra vita era diventata un film dell’orrore, ma ricordarlo non
era piacevole.
Per fortuna Tyler arrivò
in poco tempo seguito da Matt e non appena entrò Damon non poté che fare un
commento sarcastico su quanto fossero inaffidabili i cani, come li aveva
definiti lui.
Per fortuna tutti lì
dentro lo conoscevano quel tanto che bastava per non dargli corda e Tyler aveva
sorriso della battuta lasciando correre. La verità era che in fondo a parte
Bonnie lì dentro tutti conoscevano Damon, sapevano come era fatto e gli
volevano bene, avevano imparato a volergliene. In fondo se la vita di tutti era
salva lo era anche grazie a lui.
“Allora, ci rendi
partecipi dei tuoi pensieri contorti?”
“Ci sono solo tre modi per
uccidere un vampiro: un paletto di legno nel cuore, il fuoco oppure il morso di
un licantropo” spiegò Damon.
Aveva lo sguardo vitreo
come se mentre stesse parlando stava pensando a qualcos’altro.
“Ma davvero? Grazie per
l’informazione fratello, non ci eravamo ancora arrivati a questo” disse Stefan
sarcastico.
“Hai fatto una battuta,
Stefan. Dovrei bere qualcosa per festeggiare” gli rispose il fratello
sorridendo e avvicinandosi al bicchiere dei liquori per prendere uno scotch e
offrirne uno anche a Alaric che si era avvicinato per servirsi.
“Andiamo avanti” lo esortò
quest’ultimo.
“Qualunque cosa uccida
Katherine ucciderà anche Elena, tranne qualcosa di sovrannaturale. Questo ha
detto la strega. Bene, il morso di un licantropo è qualcosa che non rientra nel
naturale, quindi se uccidiamo Katherine con questo mezzo Elena non corre
rischi” spiegò Damon.
“Cioè stai dicendo che io
dovrei uccidere quella psicopatica?” domandò Tyler preoccupato.
“Vedi qualche altro
licantropo?”
“Damon io non riesco
ancora a controllarmi, lo sai bene. Potrei fare una strage e a rimetterci non
sarebbe solo Katherine”.
“Sappiamo badare a noi
stessi”.
“Damon, Tyler ha ragione.
È troppo rischioso” dissi io.
“Non abbiamo chiesto il
tuo parere” mi rispose sorridendomi al suo solito.
Guardai Stefan e lo vidi
riflettere su quella proposta, mentre Damon non stava aspettando altro che una
accenno proprio da lui. Gli sarebbe bastato un si da parte del fratello e
quella missione suicida si sarebbe messa in pratica anche a costo di
costringere Tyler con la forza.
Sperai che Stefan fosse più
giudizioso di quanto fosse Damon.
“Fratellino non abbiamo
tutta la vita” disse Damon sperando che Stefan si muovesse.
“Ci sono troppi contro in
questo piano. È già quasi impossibile controllarsi per un licantropo esperto,
pensa per lui. Quante volte si è trasformato da quando è diventato quello che
è? Quattro, quattro misere volte e non è riuscito a controllarsi mai, nemmeno
con lo strozza lupo” gli rispose Stefan.
“Stiamo parlando di Elena,
c’è lo siamo forse scordati? È l’unico modo per fare in modo che non gli
succeda nulla. Non abbiamo alternative”.
“È pericoloso Damon”
intervenne Caroline.
“Pericoloso per chi? Per
me, per te e per lui, punto. Nessun altro rischia nulla. Tu starai lontana, ci
penseremo io e Stefan”.
“È una missione suicida”
mi lamentai alzandomi dal divano e avvicinandomi a lui.
“Proprio tu parli di
missione suicida? L’anno scorso avremmo dovuto darti il premio come martire
dell’anno”.
Non l’avrei convinto in
nessuno modo, lo sapevo bene.
“Damon…” provò a dire
Rick.
“Damon niente. Sentite è
la nostra unica possibilità. Io e Stefan terremmo Katherine occupata, poi
arriva Tyler, la morde e noi la rinchiudiamo nel seminterrato fino a quando non
muore. È il piano più semplice del mondo, ma soprattutto è l’unico che
abbiamo”.
“È un piano stupido”
iniziò Bonnie “chi ci dice che non appena Katherine vedrà Tyler non scappi via
senza che voi riusciate a fermarla? Potrebbe averne tutto il tempo visto il
pessimo controllo di Tyler. Potrebbe trasformarsi e dimenticarsi chi è davvero
il nemico e attaccare voi” concluse e per la prima volta da mesi fui d’accordo
con le sue parole.
“Hai un’idea migliore
strega?”
“C’è ne faremo venire una”
provò Jeremy con tatto.
“C’è sempre l’anello che
può proteggerla. Lo mette al dito, voi uccidete Katherine e Elena torna in
vita” propose Matt.
L’anello, che stupida a
non averci pensato prima.
“Matt ha ragione” disse
Stefan.
“L’anello la protegge è
vero, ma in quel caso non funzionerebbe”.
“Cosa ne sai tu?” gli urlò
contro Bonnie al limite della pazienza.
“Ho fatto delle ricerche.
Elena è sotto il flusso di un incantesimo e quell’anello non può proteggerla”
spiegò Damon calmo, anche fin troppo visto il modo in cui Bonnie gli aveva
parlato.
“Ma l’ha già fatto” disse
Rick.
“È stato accidentale. Quel
colpo non era mirato a lei, ma a me, per questo l’anello ha funzionato.
Qualunque colpo parta rivolto a lei o a Katherine non la salverà. L’incantesimo
è chiaro: Elena può sopravvivere solo se la psicopatica viene uccisa in modo
sovrannaturale”.
“Damon, come fai a sapere
questo?” domandai.
“Ripeto ho fatto le mie
ricerche”.
“Cioè?” chiese Stefan.
“Ho trovato un libro ed
era spiegato in modo chiaro. Ho rintracciato Lucy e ho chiesto a lei visto che
la nostra strega ha delle competenze pari a zero e mi ha confermato tutto”
spiegò lanciando una frecciatina a Bonnie.
“Come hai fatto a
rintracciare Lucy?” chiesi.
“Ho i miei metodi”.
“È impossibile. Ci vuole
un’altra soluzione” disse Stefan iniziando a girare per la stanza avanti e
indietro.
“Tyler è la nostra unica
possibilità”.
“Non posso farlo. Non mi
controllo, sarei capace di fare di tutto”.
“Stefan?” chiese cercando
l’appoggio del fratello.
“Damon, deve esserci un
altro modo, dobbiamo trovarlo”.
Tutti annuirono con la
testa come a dargli ragione e io fui una delle prime. Era pericoloso non solo
per loro, ma per tutti.
“Cioè fammi capire. La
nostra vita al posto della sua? È così che funziona adesso?” domandò Damon non
riuscendo a credere a quanto stava succedendo.
Perché doveva mettere la
sua vita e quella di Stefan su un piano inferiore rispetto alla mia?
“No, ovvio che no, ma non
è pericoloso solo per noi due, è pericoloso per tutti. Non mi interessa delle
nostre vite, ma delle loro si. Far uscire Tyler durante la luna piena è una
missione suicida”.
“Una missione suicida che
salverà Elena”.
“E potrebbe uccidere
qualunque altro di voi” dissi guardando lui e poi guardami attorno “non se ne
parla e con questo il discorso è chiuso”.
“Aiuterò con la mia forza
se sarà necessario, ma non potete chiedermi di fare questo. Non posso rischiare
di perdere nessuno di voi” spiegò Tyler nonostante quelle parole gli venissero
difficili da pronunciare.
Damon era da solo e non
avrebbe mai potuto combattere questa battaglia senza il sostegno di qualcuno.
La sua ultima speranza era
Alaric, ma anche lui abbassò il capo non riuscendo a guardarlo negli occhi.
Se solo Tyler fosse stato
più esperto sarebbe stato tutto più semplice.
“E allora che si fa?
Aspettiamo che il cucciolo diventi competente e nel frattempo rinchiudiamo
Elena e tutti voi in una palla di vetro? Non si tratta solo di Elena, si tratta
di tutti voi se non vi foste chiaro il concetto. Elena sarà l’ultima pedina che
muoverà” spiegò Damon.
Era arrabbiato glielo si
leggeva in faccia. Fissava un punto indecifrato a terra cercando ci trattenersi
nel non combinarne una delle sue.
Per come la vedeva lui era
impossibile che nessuno fosse dalla sua parte. In qualche modo il suo piano non
faceva una piega, ma dall’altra era impossibile attuarlo.
Non avrei sopportato di
perdere nessuno, men che meno lui.
Avremmo trovato una
soluzione, ne ero certa.
Mi avvicinai a lui e gli
toccai una spalla, l’unico gesto che al momento mi era consentito fargli.
Volevo calmarlo e sapevo
di poterci riuscire solo io al momento.
“Troveremo un modo tutti
insieme e riusciremo a vincere” gli sussurrai piano consapevole che, oltre a
lui, solo Stefan e Caroline mi avessero sentito.
“Non esiste un altro modo”
mi disse lui a voce normale, non curandosi del fatto che ci fossero gli altri.
“Damon, c’è sempre un
modo. Anche con Klaus credevamo che non esistessero possibilità, ma l’abbiamo
sconfitto. C’è la faremo anche questa volta” gli disse Alaric con tono calmo,
ma convincente.
“Sarà” disse lui bevendo
l’ultimo sorso di scotch che gli restava nel bicchiere.
Per un momento ci fu
silenzio dentro quel salone. Nonostante fossimo in tanti, si sentiva solo il
rumore dei nostri respiri e i battiti dei cuori, nient’altro.
All’improvviso sentimmo la
porta dell’ingresso aprirsi e ci voltammo tutti in quella direzione con aria
spaventata.
“È solo Jenna” ci avvisò
Damon vedendo le nostre faccia.
Aveva ragione. In pochi
secondi la zia entrò in salone, ma l’espressione che aveva in volto non
prometteva nulla di buono.
“Che succede?” chiese
Alaric spaventato.
“Katherine” riuscii a dire
la zia prima di bloccarsi.
“Katherine cosa?” continuò
Alaric preoccupato.
Non mi era difficile
capire come si sentiva. Aveva lasciato Jenna da sola solo per qualche ora non
preventivando che gli potesse succedere qualcosa.
“Come stai Jenna? Che succede?”
mi affrettai a chiedere io avvicinandomi a lei che si era appena seduta al
divano.
“È entrata in casa. Ero in
cucina mentre stavo preparando la cena. Ho capito subito che non eri tu perché
Rick ha detto che sarebbe venuto qui a parlare il che significava che Damon e
Stefan erano qui quindi non potevi essere tu quella in casa nostra perché
nessuno dei due ti avrebbe fatta allontanare senza di loro” prese a raccontare
la zia.
Si interruppe per
riprendere fiato e poi continuò.
“Ha finto di essere te e
ha iniziato a parlare dicendo che dopo lo spavento dell’altro giorno ti stavi
riprendendo”.
“Sa che sei viva” fece
notare Caroline.
“E poi si è avvicinata e
ha cercato di soggiogarmi. Ha detto che avrei dovuto venire qui e davanti ai
tuoi occhi mi sarei dovuta infilzare di nuovo con un coltello. Avrei dovuto
colpire il cuore questa volta, dovevo morire”.
“Non capisco” disse Jeremy
“sei qui a raccontarlo, come è possibile?”
“Non lo so. Lei mi ha soggiogata,
ma io ricordo tutto, anche se ho fatto finta di credere alle sue parole. Ho
preso un coltello e sono corsa in macchina mentre lei mi guardava, proprio come
voleva lei. Non so come sia possibile”.
“Verbena, è l’unica
soluzione” disse Damon.
“Non avevo verbena con me”
gli rispose lei.
“Hai presenta la tisana
che ti faccio bere tutte le mattine?” le chiese Alaric e quando lei annuì lui
continuò “beh, ci metto della verbena. Hai il sangue pieno di questa sostanza da
settimane, non avrebbe mai potuto soggiogarti”.
Ringraziai mentalmente
Alaric. Senza di lui non sapevo come avremmo fatto. Ci aveva aiutato davvero
tante volte senza chiedere nulla in cambio.
“Perché non me l’hai
detto?” gli domandò la zia guardandolo stranita e allo stesso tempo sorpresa.
“Volevo che ti sentissi al
sicuro. Se te lo avessi detto avresti pensato che avevo paura, che te la facevo
prendere perché correvi qualche pericolo e non volevo che tu lo pensassi”
spiegò lui e lei si avvicinò e lo baciò a fior di labbra.
Un segno per ringraziarlo
di averle salvato la vita, perché si, era quello che aveva appena fatto.
“Come volevasi dimostrare”
disse Damon dopo qualche attimo di silenzio.
“Scusa?” chiese Matt non
capendo il senso delle sue parole.
“Ha aperto i giochi”
furono le uniche parole di Damon pronunciate guardando negli occhi Stefan.
Loro erano quelli che
meglio di tutti la conoscevano e dallo sguardo che entrambi si lanciarono potei
facilmente capire che, come previsto, non c’era da aspettarsi nulla di buono.
Robsten23
SPAZIO AUTRICE:
Ecco il capitolo dodici.
Mi scuso per non essere riuscita a
postare ieri come avevo detto, ma purtroppo sono stata tutto il giorno fuori
casa e non era previsto e non ho proprio avuto modo di inserire il capitolo
nuovo. Spero possiate scusarmi sperando che ciò non capiti più.
Tornando alla storia, come vedete il
problema Katherine non si è ancora riuscito a risolvere. Troveranno mai il modo
di togliersela dai piedi? Speriamo.
Tyler era certamente una buona
possibilità, ma mettere in pericolo gli altri sarebbe stato rischioso.
Katherine in compenso sembra aver
aperto i giochi come Damon stesso ci fa notare. Vedremo cosa succederà.
Come sempre vi lascio sempre una
piccola immagine come spoiler del nuovo capitolo e anche un piccolissimo
pezzettino:
“Mi dispiace”.
“Di cosa scusa?”
“Di non aver voluto
affrontare subito Bonnie e di costringerti a tutto questo”.
Lui non disse nulla,
restò in silenzio così continuai io.
“Quando Jeremy mi ha
chiesto di Stefan perché hai risposto in quel modo?”
“Ti ho tolto dall’imbarazzo,
dovresti ringraziarmi”.
“Ero intenzionata a dire
loro la verità”.
“Ma non l’hai fatto”.
“Tu…” provai a dire, ma
lui si alzò, fece qualche passo e poi si voltò di nuovo a guardarmi.
La sua espressione era
un misto di rabbia, gelosia e soprattutto delusione.
Volevo ringraziare tutti coloro che
leggono la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in
quelle da ricordare. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti
coloro che recensiscono.
Un bacione e grazie ancora.
Prossimo aggiornamento: Martedì 29
Marzo