Fanfiction classificatasi quarta al One Week Contest – Queen Music indetto da zuzallove e vincitrice del Tear Award.
Fossi
in voi, io leggerei il testo con questo sottofondo musicale: http://www.youtube.com/watch?v=ucot-V9WuxY
Il
segno di Persefone
23 Agosto 2014 –
Ottery St.
Catchpole, Devon
“Che
fai, Persefone? Ti nascondi?” Povera Persefone. Sperava
ancora di godere un po’
di pace, all’ombra di un faggio, nel suo bel guscio
arancio-nero. “Be’,
potremmo provare a nasconderci insieme.” Chris si
lasciò andare contro
l’albero, proprio accanto alla piccola fossa della tartaruga
di Albus. “Magari non
ci trovano,” sospirò, non sperandoci affatto.
Persefone - diciassette
centimetri di scuti colorati, rapiti direttamente dalla campagna
salentina,
dove un certo Teddy Lupin e una certa famiglia Potter avevano passato
il mese
di Luglio - e Chriseys - centosessantasette centimetri di adolescente
dagli
occhi verde-oro, seriamente infastidita dalla ‘genuina
vivacità’ della sua
famiglia allargata –
spesso si
ritrovavano a fuggire insieme le chiacchiere senza fine del piccolo
Hugo o gli
scherzi di James.
“E’
ridicolo, no?” chiese all’animaletto come se questi
potesse davvero
risponderle, come se sapesse cosa brulicava nel suo cervello. Ridicolo
era
dover passare forzatamente un
pomeriggio alla Tana, perché l’aveva deciso
Hermione. Ma perché Hermione doveva
sempre decidere tutto? Chris aveva solo voglia di far compagnia alla
mamma, non
le importava svagarsi coi bambini, non le importava di essere stanca e
particolarmente irascibile. Voleva solo prendersi cura di sua madre
malata.
“Siete
buffe, voi tartarughe.” Chris si permise di accarezzarle la
‘schiena’, chissà
se le tartarughe sentivano le carezze sui loro gusci? “Sempre
a girovagare per
il vostro territorio, ignorando beatame-” La frase le
morì stranamente in
bocca, quando si accorse che Persefone non aveva mosso né
una zampetta, né un
occhietto, né nulla durante tutta la durata del suo piccolo
monologo. “Ehi, non
è un po’ presto per andare in letargo?”
Scherzò amaramente mentre la prendeva
in mano. Le tartarughe, quando vanno in letargo, si nascondono nel
carapace e
cercano riparo sotto terra: Persefone aveva la testolina e le zampette,
flaccide e immobili fuori dal corpo.
Uno
strano magone le risalì su per la gola, e due lacrime le
solleticarono gli
occhi: “Dai, stupida testuggine.” La
punzecchiò: nessuna reazione. “Come faccio
a dire ad Al una cosa del genere?”
Raggiunse
immediatamente la bacchetta che aveva in tasca:
“Reinnerva!” La luce blu
dell’incantesimo percorse tutto il corpicino
dell’animale, e Chris si ritrovò
per un attimo a credere che ce l’avrebbe fatta, che era stata
solo una sciocca
e frettolosa impressione. Durò solo un attimo.
Com’è
facile illudersi, Chriseys.
Si
tirò
in piedi e staccò un rametto dall’albero, per poi
trasfigurarlo in una piccola
scatola di legno, grande abbastanza per contenere i diciassette
centimetri di
Persefone. Non c’era più niente di buffo in quella
tartaruga. Morta.
È morta,
Chriseys. È così
che succede. Si muore. E morirà anche lei. Ti
sei sporcata l’anima, inutilmente.
Girò
attorno alla Tana, puntando dritto alla porta d’ingresso,
ignorando la voce che
le pizzicava le orecchie e il cervello. Sua madre non avrebbe fatto la
fine di
Persefone. Sua madre sarebbe guarita. Aveva rischiato
tutta se stessa per salvarla.
Il mondo avrebbe
ricominciato a ruotare.
Si
auto-impose una nuova vocina, la propria: “Carry on, carry
on. As if nothing really matters”
canticchiò. Tira avanti. Tira
avanti. Come se nulla
importasse davvero. Perché nulla
importa davvero.
I bambini
– tanti Weasley e qualche
Potter - si rincorrevano tra le erbacce e gli gnomi da giardino, Ted e
Victoire
tornavano or ora da chissà quale angolo nascosto, mano nella
mano. Chris non
seppe evitare la stretta alla bocca dello stomaco e al cuore nel
vederli così
felici.
Nulla importa
davvero. Nulla importa
davvero. Niente. Né Ted, né la sua fidanzatina
bionda, né gli strilli di Hugo,
né una stupida tartaruga defunta. “Al,”
richiamò l’attenzione del più
scompigliato di tutti i cugini Weasley: stava misurando i vecchi Bolidi
di
allenamento dei suoi zii col cuginetto Freddy. “Ho trovato
Persefone”affermò
semplicemente, senza intrallazzi, senza altre parole, senza mezze vie.
Al alzò
gli occhi verso Chris, poi intercettò la scatoletta di
legno. Una smorfia di
dispiacere, e tristezza, e senso di colpa, e forse rabbia gli
attraversò i bei
lineamenti.
Non
avresti
dovuto prenderla per poi lasciarla andare, così tanti
giorni. Non avresti
dovuto prenderla affatto. Le hai rubato l’habitat, le hai
strappato una casa,
l’identità, e poi ti sei scordato di lei. E lei se
ne andata. Chris non diede
voce a nessuno di questi pensieri, mentre tutti i bambini accorrevano a
vedere
la tartaruga morta – “Era brutta!”
affermò James, “Era stupida”
confermò
Dominique.
Chris
abbandonò il campo e la
scatoletta tra le mani di Al, Ted aveva già preso la
situazione sotto il suo
controllo da Prefetto, che, chissà perché, quando
si trovava tra i bambini
veniva sempre fuori.
Un forte senso
di nausea le invase lo
stomaco e i sensi. Aveva solo voglia di tornare a casa.
L’immenso cortile della
Tana le sembrava d’un tratto troppo piccolo, troppo
angoscioso. Voleva sono
andare via.
Interruppe la
divertita discussione
tra Harry, Ron e la piccola Lily sulla torta al cioccolato della
signora
Weasley, avvertendo il cognato della sua decisione di tornare a casa.
Il suo
volto pallido e stranito convinse Ron che lasciarle usare la
Metropolvere in
quel momento non era cosa saggia.
“Chris,
sei sicura di stare bene?” si
premurò di chiedere Harry, appena un secondo prima che
scomparissero.
No.
Per niente. Non rispose.
Lasciò che Ron la conducesse nel crack della
Materializzazione Congiunta.
--
23
Agosto 2014,
Wilton Road, London
“Sta
bene?” chiese, prima ancora che
Hermione alzasse gli occhi verso di loro.
Sua sorella
emise un grosso sospiro, cercando
di formulare una risposta decente.
“Così.” Né bene.
Né male. Sta morendo.
“Sta giocando a carte con
Rose. Volevano restare sole.”
“Posso?”
“Suppongo
che a te non dirà di andar
via.” Scherzò. Com’era differente,
Hermione. La forte, Hermione. La coraggiosa,
Hermione. La roccia su cui si appoggiavano tutti gli altri, ottimista e
resistente.
Era a pezzi, Hermione. Anche se cercava di nasconderlo.
“Cos’hai fatto al
braccio?” Solo ora si era accorta della fascia sul suo polso.
Era davvero
un’altra Hermione.
“Ho
trovato Persefone sotto un
albero.” Una verità che ne copriva
un’altra. La sua fasciatura sul polso era
più vecchia di due ore, risaliva almeno a due giorni, ma
Herm non l’aveva
notata, e Chris non avrebbe lasciato che se ne accorgesse ora.
“Persefone,
la tartaruga di Al?”
“Morta”come
se questo rispondesse alla
domanda della sorella. Chris vide Herm tremare leggermente, e
immediatamente
dopo, cercare di nascondere il proprio turbamento. Era lo stesso
turbamento che
aveva travolto lei quel pomeriggio. Era irrazionale e sciocco. Ma era
reale.
Entrarono in
camera della mamma.
Spossata ma
sorridente. Ecco come
Rosie rendeva la nonna. La bimba agguantava il bel mazzo di carte
francesi nel
cassetto del comò, prendeva posto ai piedi del letto e
bisticciava con la
nonna, che fingeva di non saper giocare a Ramino per lasciarla vincere,
fino a
quando non erano entrambe troppo stanche per continuare.
Spossata ma
sorridente. Ecco come si
presentava Sarah Granger agli occhi delle sue figlie e di sua nipote.
Un
sorriso, che era uno spettro, un’ombra sbilenca di quello che
era stato in
passato, in un viso scavato, su di corpo gracile – troppo,
troppo magro.
Stava morendo.
Ed era inutile
nascondersi dietro occhi appannati dalle lacrime, dietro promesse di
Magia
Oscura, che a nulla valgono se non a rovinare l’anima di chi
la pratica. Il
taglio sul polso sinistro di Chris era solo una colpa inutile
– Respiro d’Anima,
un filtro che fin dal
nome non prometteva bene. Ma Chris l’aveva cercato, da quando
Herm l’aveva
nominato per sbaglio, l’aveva voluto, l’aveva
preparato e praticato: un rito
oscuro per salvare sua madre. Una stella di sangue, sul polso sinistro,
ora,
era il marchio della sua vana speranza e della sua anima macchiata.
Chiacchieravano.
La capacità di sua
madre di portare avanti una discussione, anche nei momenti
più impensabili, la
sorprendeva sempre.
“Rosie,
perché non vai con papà a
riprendere Hugo?” La voce placida di Hermione la
riportò al presente, lasciandola
correre via dai suoi pensieri. I toni che Herm usava con Hugo e Rosie
l’avevano
sempre affascinata, erano gli stessi che usava con lei da bambina, che
cercava
di usare ancora adesso; gli stessi di sua madre.
Si somigliavano
molto. Loro non se ne
accorgevano ma Chris non poteva fare a meno di annotare ogni volta le
loro
somiglianze – il modo in cui tiravano indietro i capelli,
prima di far qualcosa
di importante; il modo in cui alzavano le sopracciglia quando qualcuno
faceva
perdere loro la pazienza; l’innata forza d’animo
che Chris invidiava loro; la
loro capacità di tirare avanti in ogni più
sbaragliata situazione, sempre a
vedere i lati positivi. Dettagli. Erano sciocchi dettagli che rendevano
Hermione e Sarah molto più simili, e Chris molto
più diversa.
Tu
sei diversa,
Chriseys. Molto diversa.
Zitta. Avrebbe
urlato. Ma non c’era
modo di farla stare zitta sul serio, quella
voce.
“Mamma,
ti spiace se apro il piano?”
Hermione
s’illumino alla sola
richiesta, e Sarah, in egual misura, sembrò riacquistare un
po’ di colore –
spossata felicità, ecco di cosa la riempiva la sua famiglia.
Non chiedeva altro
in quel momento. “No, amore. Suona. Per me.” Quasi
un sogno, tant’era fragile e
stanca la sua voce.
Is this the real life? Is this just fantasy? Caught in a landslide, no escape from reality.
Suona,
Chriseys. Suona, che solo questo sai fare bene. Scappa,
Chriseys. Scappa, fai quello che fai sempre. Fuggi dalla
realtà, fuggi nel tuo
cielo di stelle bianche e nere, di suoni cristallini, puliti o sporchi,
placidi
o furenti, colmi di lacrime o di sorrisi.
Una
dopo l’altra le note
riscaldarono la stanza, una dopo l’altra. Insieme a formare
un ricordo, un
perché, un futuro. A scandagliare ogni emozione possibile.
Hermione pensò che
avrebbe potuto scegliere qualcosa di più allegro, ma Sarah
non si levava quel
sorriso dalle labbra. E a sua figlia questo bastava.
It's
too
late, my time has come. È troppo
tardi, è
arrivata la mia ora.Un verso. Parole risuonarono silenziose e
vere nello
scorrere della melodia. Parole non pronunciate. Sarah chiuse gli occhi.
Con
quel sorriso spossato ancora sulle labbra.
Ma
la
musica continuava.
Suona,
Chriseys. Corri in quel mondo che è solo tuo. Riesci a scorgere ancora la
differenza? È tutto una
stupida balla, Chriseys. Tutto. Anche la tua stessa esistenza.
È
morta.
Morta.
Come la sciocca
tartaruga. Non una parola, non un urlo da parte di Hermione. La sua
mano si
rifiutava di lasciare quella della madre, così come i suoi
occhi si rifiutavano
di abbandonare Chriseys.
“Chris
…” chiamò,
fragile. Così simile. Così differente.
Ma
Chris non ascoltava.
Suona
la tua colpa, la tua paura, la tua solitudine. Suona, la tua
rabbia. La tua impotenza. Come ci si sente ad essere impotenti,
inutili? Vorresti
morire, non è così? Insieme a lei. Insieme a
Persefone.
Morta.
Insieme
a Persefone. Le parve quasi facile
immaginare la calma del poi; la sicurezza del silenzio, del nulla. Via.
Fuori.
Finalmente via da questo posto a cui mai era appartenuta davvero. Non
strega,
non Babbana. Non degna Grifondoro, non abbastanza Serpeverde.
Perché tutte le
sue paranoie ritornavano adesso?
Perché
il vuoto sembrava risucchiarla.
I don't wanna die, I sometimes wish I'd
never been born at all. Mai
nata. Sarebbe stato
tutto molto più semplice se non fosse mai nata.
Né paure, né dubbi, né questa
agonia immensa.
“Chris
…” Aveva bisogno di braccia a cui
aggrapparsi.
Le note
sfumarono lentamente sul
pianoforte, tra le dita di Chriseys, nelle lacrime. La mano di Hermione
le
scosse la spalla.
Ecco. Le braccia a cui
affidarsi.
Nickname:
jaybree88
Titolo: Il segno di
Persefone
Genere: Malinconico,
Triste, Introspettivo
Personaggi principali: Nuovo personaggio
(Chriseys Granger), Altro personaggio (Sig.ra Granger), Hermione Granger
Rating: Giallo
Avvertimenti: Angst
Citazione scelta: Is this the real
life? Is this just fantasy? / Carry on, carry
on. As if nothing really matters/ I don’t wanna die I
sometimes wish I’d never
been born at all (Bohemian Rhapsody)
Nda: La one-shot
è un
missing-moment dalla mia long-fic Mai
Nata.
- Persefone
si chiama Persefone perché sì. No –
è un richiamo
principalmente alla morte, e in secondo luogo al fatto che le
tartarughe vanno in letargo per i
mesi invernali.
-
Ho
scoperto che il Salento e la Puglia tutta vanno molto di moda
come meta turistica ultimamente, non mi è parso assurdo che
Harry vi conducesse
la famiglia in vacanza.
- Probabilmente, la scena finale de La prima cosa bella di Paolo Virzì ha influenzato la scena conclusiva della shot.
Ecco
il giudizio di zuzallove a cui va il mio ringraziamento più
sincero per la
rapidità e l’efficienza dei giudizi, oltre che per
la possibilità che mi ha
dato di scrivere questa storia.
4°
Classificata: Jaybree88
Totale punti: 46,5/50
“Il segno di Persefone”
-Grammatica e sintassi: 8,5/10
Allora, mi hai chiesto un giudizio accurato e minuzioso, ma devo
ammettere di
averla valutata più o meno come tutte le altre.
Dettagliatamente, ma senza
contare nella valutazione le piccolezze infinitesimali (come per
esempio il
mancato spazio fra una nuova parola e il precedente segno di
punteggiatura:
l’hai fatto, un paio di volte). Non ho contato nemmeno gli
errori di maiuscole
o di significato per quanto riguarda il fandom sui cui scriviamo.
Babbano,
Materializzazione Congiunta, Prefetto e Bolidi vanno maiuscoli. Errato,
invece,
l’uso dell’incantesimo
“Innervo”. Si dice “Innerva”, e
si usa per far rinvenire
coloro che sono stati Schiantati. Per far semplicemente rinvenire, si
usa il
“Reinnerva”. Ho cercato appositamente sui libri,
per essere sicura. Due errori
di battitura: “catrapace” invece di
“carapace” e “appoggivano”
invece di
“appoggiavano”. Tre virgole in meno e una in
più, se non ho contato male. Una
frase che andrebbe invertita: “Harry si premurò di
chiedere”. Dopo il discorso
diretto, sarebbe meglio dire “si premurò Harry di
chiedere”. Un’ottima
grammatica, ad ogni modo, e un punteggio soddisfacente.
-Lessico e stile: 10/10
Perfetti. Lessico adeguato in ogni momento e stile adattabile ad ogni
situazione. Ho apprezzato molto lo stile fluido, sciolto e ricco della
prima
parte della narrazione, così come quello secco, breve e
incisivo della seconda,
la morte di Sarah. Punteggio pieno e tanti complimenti.
-Caratterizzazione dei personaggi 8/10
Valutare questo parametro è stato assolutamente complesso.
Non potendo valutare
l’IC, mi sono dovuta rifare alla caratterizzazione del tuo
OC. Che è senza
dubbio buona, ottima: il fatto è che non sono riuscita a
inquadrarla… so che è
normale, non avendo mai letto altro di lei, ma per tutta la durata del
tempo ho
desiderato di sapere altro di lei, di poter comprendere meglio il suo
carattere: immaginerai che, dopo aver letto una cosa del genere, il tuo
personaggio mi appaia come tremendamente depresso: eppure sono sicura
che
dietro c’è una storia, una motivazione, una
spiegazione per tutta questa
angoscia; Non ti ho dato un punteggio basso, ma spero capirai il
perché di quei
due punticini in meno. E’ stato davvero difficile, ripeto,
valutare un OC così,
in poche pagine, conoscendolo per la prima volta;
-Originalità: 10/10
Come darti di meno? Non credo di aver mai letto una cosa del
genere… Ovviamente
gioca a tuo favore l’utilizzo dell’OC, che senza
dubbio non è una Mary Sue.
L’ho apprezzata molto, questa ragazza. Ho apprezzato il
collegamento, insolito,
tra la morte di un animale e quella di un caro.
-Punti bonus per l'inserimento della citazione: 5/5
Perfetta. Sembra quasi che la canzone sia stata scritta appositamente
per
questo testo. Nulla da dire, un inserimento perfetto.
-Gradimento personale: 5/5
Butto giù l’ultimo giudizio per primo. Non posso
che scriverlo a caldo, subito
dopo averla letta… E’ angosciante.
L’avvertimento “angst” ci sta tutto. Mi
è
scappata una lacrima… E’ difficile esprimere un
giudizio che sia diverso da
5/5. Mi ha scombussolata, seriamente. Depressione. Non intesa come
tristezza,
ma come malattia. E’ questo che mi ha ricordato.
L’ho vissuta, so come ci si
sente e, cavolo, l’hai riportata benissimo… Solo
questo, ecco. Adesso ho finito
di stilare gli altri parametri, e spero che giudizio ti soddisfi! La
storia è
meritevole, assolutamente, ben scritta e fin troppo realistica.
Complimenti,
davvero :D