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Autore: L_Fy    25/01/2006    19 recensioni
E’ credenza comune che la migliore scuola del mondo magico sia la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. In realtà, una certa megalomania prettamente inglese ha influenzato il pensiero popolare. Per gli addetti ai lavori, per coloro, cioè, che possono valutare con cognizione di causa la preparazione degli studenti che terminano gli studi, è indubbio che la migliore scuola del mondo magico sia la scuola di magia e stregoneria di Durmstrang.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 39 : In trappola

 

Fu il dolore a risvegliare Costanza. Arrivò prima ancora della coscienza in secche stilettate che le trafissero la carne, dappertutto. Mugugnò piano mentre le sue palpebre fremevano. In mezzo all’ovatta che ricopriva i suoi sensi, le giunse una voce concitata e lontanissima.

"Igor, non puoi mettere questa ragazza in cella d’isolamento! Ha bisogno di cure serie!"

Frau Bruna: allora era in infermeria.

"Questa ragazza è colpevole di aver praticamente distrutto la mia scuola! Non la lascerò in infermeria dove potrebbe venirle in mente di scappare in qualsiasi momento!"

Karkaroff. Furioso, ovviamente, ma lei era ancora viva, e questo era già motivo di enorme soddisfazione per Costanza.

"Igor, non puoi…"

"Sono il preside, perdio! Io posso eccome!"

Figurarsi. Di nuovo ovatta e nebbia ed incoscienza avvolsero la mente di Costanza che ci si tuffò dentro con gioiosa gratitudine.

* * *

Il secondo risveglio fu, se possibile, ancora più doloroso del primo. Passarono parecchi secondi in cui Costanza, ad occhi chiusi, respirò profondamente dal naso, indecisa se vomitare o svenire di nuovo. Alla fine non successe nessuna delle due cose. Quando si decise ad aprire gli occhi, dovette sbatterli parecchie volte prima di riuscire a mettere a fuoco, e anche così ci mise parecchio tempo a capire dov’era. Era buio e le pareti di pietra liscia erano particolarmente umide ed ammuffite. L’aria era irrespirabile, fredda e umida come una cella frigorifera. Quando tentò di muoversi, Costanza si accorse di essere stesa su una dura asse di legno fradicio. Non c’era una sola parte del suo corpo che non gridasse di dolore: faticava a respirare e ancora il respiro era sibilante e odoroso di sangue; la testa pulsava penosamente e, dopo un po’, si accorse di avere un enorme bernoccolo sulla nuca grosso come un melone; le gambe e le braccia erano una landa piena zeppa di escoriazioni, tagli, bruciature; il viso era tumefatto come mai era stato in tutta la sua vita. Dopo questo deprimente inventario personale, Costanza si arrischiò a muovere un braccio e l’asse di legno gemette paurosamente. Nessuno suono seguì quel rumore, segno evidente che in quella cella era sola. Sola e abbandonata nel cuore buio di Durmstrang, che bellezza! Il suo sogno ricorrente. Con precauzione, Costanza si mise a sedere e si tastò il corpo: era stata medicata di fretta e alcune bende intrise di unguento le fasciavano le mani escoriate, ma nessuno si era preso la briga di cambiarla ed aveva ancora addosso una parvenza di divisa, sbrindellata, lercia oltre ogni dire e puzzolente di fumo. La stanza in cui si trovava era un’antica e desolata cella con sbarre d metallo grosse come polsi umani; inutile dire che, senza bacchetta magica, era impossibile pensare di aprirle.

"C’è qualcuno?" tentò di dire la ragazza: dalla gola le uscì una specie di miagolio sfiatato, irriconoscibile.

Con un brivido, Costanza raccolse i piedi nudi e ghiacciati sotto le cosce e tentò di tranquillizzare il tumulto agitato dei suoi pensieri. Dopotutto, era una studentessa di Durmstrang ed era ancora viva: qualcuno si sarebbe certamente chiesto cosa le era successo, senza contare che tutti gli studenti della scuola avevano assistito alla sua fuga. Ci sarà una procedura da seguire in questi casi, pensò affannosamente. Tentava con tutto il cuore di non portare i pensieri su Sasha e Balthus: voleva solo sperare, confusamente e incoerentemente, che fossero riusciti a scappare, come poteva essere dall’ultima cosa che ricordava di aver visto.

"C’è qualcuno?" provò di nuovo con più convinzione.

Un clangore lontano e una serie di passi strascicati le fece capire che qualcuno era di guardia: per lo meno, nessuno l’aveva sbattuta lì a morire di fame, dimenticata dal mondo, pensò lugubremente. Un piccolo e rachitico elfo domestico apparve dall’oscurità del corridoio e Costanza afferrò due sbarre con le mani, appiattendo il viso fra di esse per vedere meglio.

"Che c’è?" chiese l’elfo di malagrazia fermandosi a debita distanza da lei.

"Voglio vedere mio padre." disse con autorevolezza Costanza, o almeno così le parve: in realtà la sua voce era talmente flebile e rauca che assomigliò più ad un bisbiglio che ad un ordine.

L’elfo spostò il peso da un piede all’altro, in evidente stato di agitazione.

"Temo che non sia possibile." borbottò burbero.

"Allora, voglio vedere il preside." dichiarò Costanza, rabbrividendo subito dopo.

"Sei in isolamento" rispose l’elfo girandole le spalle "Non puoi vedere nessuno."

Stava per andarsene: Costanza provò un’altra strada.

"Ho sete" si lamentò, ed era verissimo: la gola sembrava un deserto bruciato dal sole "Posso avere almeno da bere?"

L’elfo non si girò nemmeno a guardarla.

"Sei in isolamento" ripeté monocorde "Niente acqua, per quelli in isolamento."

Costanza ebbe un capogiro: possibile che Kakaroff potesse permettersi di trattare uno studente a quel modo?

"Tutto questo è inammissibile!" berciò con convinzione "E’ una violazione dei più elementari diritti umani! Voglio…"

"Chiudi il becco!" strepitò l’elfo e Costanza capì che la sua non era rabbia: l’elfo era quasi più terrorizzato di lei "Sei in isolamento. Il preside ha detto che devi stare lì finché non deciderà cosa fare."

"Ma…" iniziò Costanza, con la bocca secchissima; l’elfo era già sparito prima ancora che trovasse le parole da dire.

Di nuovo sola, immersa nel buio ostile e freddo della cella, Costanza aspettò di far tornare il suo cuore a battere normalmente, senza, in realtà, risultati apprezzabili. Aveva male dovunque, freddo e una sete del diavolo, ma soprattutto si sentiva tremendamente sola e non c’erano né Sasha né Balthus a consolarla. Chissà se Sasha era davvero riuscito a scappare…aveva una fiducia sconfinata in lui, ma Balthus era ancora così giovane e debole…e se erano caduti nel bel mezzo del Bosco, in balia dei Guardiani? E se fossero finiti nelle mani del governo bulgaro? E se li avesse presi Karkaroff? E se, invece, fossero…morti? Quell’ultimo pensiero entrò ed uscì di forza dalla mente di Costanza. No, non erano morti. Non potevano essere morti, punto e basta! Ma il panico cominciava a rosicchiare le sue deboli difese e Costanza iniziò a tremare ed a sforzarsi di non piangere. Sasha. Balthus. Inutile fingere che quelle non fossero le figure più importanti della sua vita, le più care, le più ferocemente amate… Merlino, fa che siano al sicuro, si trovò a pensare con accorata supplica. Una lenta e dolorosa lacrima le solcò il viso sporco, ma prima che fosse seguita dal mare di sorelle che premeva dietro le palpebre, Costanza ricordò le parole di Sasha.

Non mollare proprio adesso. Sei la persona più coraggiosa e testarda che io conosca: ho fiducia in te.

Sasha aveva fiducia in lei, e lei non lo avrebbe deluso. Le lacrime rimasero dov’erano, ben dietro le ciglia, spinte da una indomita testardaggine e da qualcosa di vago ed etereo che somigliava stranamente a speranza. Dopo parecchie ore in quella posizione, Costanza scivolò lentamente distesa, in posizione fetale. Chiuse gli occhi, pensando ad un ragazzo che volava via a cavallo di un drago e si addormentò col sorriso sulle labbra.

* * *

Costanza fu svegliata da qualcosa di morbido e caldo che le premeva sulla guancia. Aprì faticosamente gli occhi e tentò di muovere la testa che scricchiolò come un ammasso di rami secchi. Era buio e chissà come intuì che era notte: si mise seduta scrutando attentamente attorno a sé, ma anche alla luce soffusa che filtrava dal corridoio non capì che cosa l’avesse sfiorata. Poi, qualcosa le saltò in grembo e per poco Costanza non gridò dallo spavento perché non vide assolutamente niente, pur sentendone il peso e il calore addosso. Dopo qualche attimo di furioso batticuore, un leggero ronfare di fusa le giunse all’orecchio mentre la cosa invisibile le si acciambellava sulle gambe. Con precauzione, Costanza tese una mano e a tentoni cercò di identificarla: sotto le dita, sentì un pelo morbido, un paio di piccole orecchie e lunghi baffi che le solleticarono il palmo. Indubbiamente, quella cosa era un gatto.

"Pandemonio…?" sussurrò in un lampo di intuizione, e il gatto invisibile intensificò le sue fusa, felice.

Pandemonio era il famiglio di Nadja, un bel gattone nero e altezzoso solitamente inopportuno e impiccione come la sua padrona. Incredula ma incredibilmente sollevata, Costanza accarezzò il gatto e ne tastò delicatamente le forme, scoprendo che portava appeso al collo una specie di imbracatura di fortuna che gli legava sul dorso un oggetto piccolo e rotondo e quella che era indubbiamente una bacchetta magica. Togliendola dall’imbracatura, Costanza afferrò incerta la bacchetta invisibile e mormorò "Rivela". Immediatamente, gli oggetti presero forma e Costanza li riconobbe con un tuffo al cuore: la bacchetta magica di Nadja ed il suo specchio portatile. Con dita tremanti aprì lo la custodia dello specchio e vi guardò dentro, incontrando lo sguardo azzurro e febbrile della baronessa Nadja Iliovich in trepidante attesa. Le due ragazze si guardarono per un lungo momento attraverso il piccolo specchio, incredule e senza fiato, finché Nadja, improvvisamente, scoppiò in lacrime di sollievo.

"Merlino sia lodato!!" singhiozzò imbrattando il vetro di lucenti goccioline "Sei ancora viva!"

"Nadja…" mormorò Costanza con la voce resa flebilissima dall’emozione "Sapessi che bello vederti!"

"Lo sapevo che non poteva averti ucciso!" continuò Nadja parlando a raffica con voce nasale "Karkaroff sarà anche malvagio e senza scrupoli, ma non poteva aver fatto una cosa tanto terribile! Ho stregato Pandemonio con un incantesimo difficilissimo, roba che nemmeno Frankenberg sa fare, e l’ho sguinzagliato in tutta Durmstrang alla tua ricerca…sapevo che prima o poi ti avrebbe trovato! Come stai? Sei orribile! Sembri il mostro della laguna…dove sei? C’è qualcuno con te? Se riesco a mettere le mani addosso su quel puzzide puzzesco, gli torco il collo, gli torco!"

"Sto bene, Nadja" sorrise Costanza mentre un enorme groppo di emozione le serrava la gola "Credo di essere nei sotterranei, ma non sono sicura. Non c’è nessuno a parte un elfo domestico di guardia che mi evita come se avessi una malattia infettiva contagiosa e nessuno mi ha detto cosa sta succedendo."

"Cosa sta succedendo? Un enorme casino, ecco cosa sta succedendo!" esclamò Nadja, infervorata "Karkaroff è così furibondo e agitato che speriamo tutti di vederlo schiattare da un momento all’altro per un attacco di cuore! Ci ha propinato la storia assurda di te e Sasha che siete andati fuori di testa e che complottavate contro di lui. Naturalmente, nessuno gli ha creduto, se non qualche caccola del primo anno: tutti abbiamo visto te e Sasha venire inseguiti e schiantati…a proposito, tesoro, eri meravigliosa quella notte! Sembravi una dea infuriata, assolutamente affascinante, parola mia!"

"Cosa sapete di Sasha e Balthus?" glissò Costanza, impaziente.

"Niente" si scoraggiò Nadja "Ma visto che Karkaroff è ancora così furibondo, direi che non li ha ancora trovati. Le lezioni sono state sospese e tutti gli studenti chiusi nelle loro Torri; i draghi scappati nel Bosco non sono ancora stati recuperati e Karkaroff dà fuori di matto per questo: so che ha chiamato dei tizi dalla Romania perché li catturino e li facciano sgomberare al più presto…lurido verme verminoso. Comunque, Bergil e Fifì non li troverà mai: io, Dimitri e Detlef li abbiamo nascosti in un posto sicuro nel Bosco, in accordo coi Guardiani. Brava gente quei Guardiani, dopotutto, e sinceramente affezionati al nostro preside, che Merlino lo fulmini"

"Hai idea di cosa abbia intenzione di fare Karkaroff?" domandò Costanza con urgenza.

"Karkaroff vuole farci credere che tu e Sasha siete due tipi pericolosi che hanno dato fuori di matto. I professori sono tutti molto abbottonati e spaventati quasi quanto noi, ma credo che, per prima cosa, vogliano anticipare gli esami per il Diploma. A detta di Karkaroff vogliono mandarci a casa al più presto per questioni di sicurezza."

"Balle" inveì Costanza con un ringhio "Karkaroff sa che una volta diplomati non potrete più andare a raccontare che cosa è successo qui: è un vincolo magico dei diplomati non raccontare i metodi di insegnamento della scuola"

"Lurido bastardo!" sputò fuori Nadja convinta.

"Ma…di me cosa sai?" chiese Costanza sottovoce.

"Meno che niente" sospirò Nadja "Karkaroff ha solo detto che tu e Valenskij siete stati espulsi per comportamento offensivo e pericoloso e che le autorità bulgare si stanno occupando della faccenda. Ha convocato tuo padre e la madre di Sasha: li ho visti passare oggi pomeriggio e sembravano oltremodo sconvolti, ma non ho assolutamente idea di cosa il puzzide abbia propinato loro."

Costanza rimase in silenzio, meditando alacremente.

"Costanza…come posso tirarti fuori di lì?" domandò Nadja dopo un po’, seriamente.

"Non puoi e non devi" rispose Costanza dopo una lunga riflessione "Già così mi sei stata di grandissimo conforto e non voglio che ti metta nei guai più del dovuto."

"Ma…potrei mandare un gufo a casa e…"

"Vuoi dire che Karkaroff vi lascia comunicare col mondo esterno?" domandò Costanza scettica. Il silenzio di Nadja fu più esplicativo di mille parole "Sul serio, Nadja: finché non so cosa vuol fare Karkaroff con me, è molto meglio se rimani nell’ombra."

"Ma…sei così sola, lì…e così…sciupata…vuoi che ti mandi una crema idratante?"

La preoccupazione nella sua voce era così palese che Costanza si commosse sinceramente.

"E’ un’idea, ma visto che il puzzide mi tiene a digiuno, se riuscissi a passarmi un po’ d’acqua sarebbe meglio."

"A digiuno?" strepitò Nadja, oltraggiata "Quel maledetto suino razzolante… tranquilla, tesoro mio, Pandemonio farà da tramite. Ti serve qualcos’altro?"

Costanza sospirò, così confortata dalla presenza dell’amica che quasi le tremavano le gambe.

"Bè, magari qualcosa da mangiare…un cosciotto di cinghiale, per esempio, sarebbe l’ideale. E il set da manicure, mi annoio così tanto, qui da sola! E anche qualcosa da mettermi, c’è un freddo lappone e non ho nemmeno le scarpe…Il tuo cappotto di visone sarebbe il massimo."

"Meno male che il morale è sempre alto, eh?" sorrise Nadja, commossa "Vedrò cosa posso fare, ma dubito che il mio visone passerebbe inosservato. Comunque, per qualsiasi evenienza, tieni la mia bacchetta magica: non si sa mai."

"Grazie, Nadja" sussurrò Costanza con la gola stretta dalla commozione "Sei davvero la migliore amica che io abbia mai avuto."

"Sante parole" berciò Nadja tirando platealmente su col naso "Ricordatelo quando dovrai scegliere la damigella d’onore al tuo matrimonio."

"E dove lo trovo un povero disgraziato disposto a sposarmi?" sorrise Costanza, rinfrancata.

"Mah! Magari uno di loro sta scorrazzando in giro per l’Europa in groppa ad un drago, in questo momento…ti suggerisco di non fartelo scappare: è l’ideale, più sciroccato di così non lo trovi."

Costanza rise piano, pur avendo da poco pensato che non ne sarebbe più stata capace.

"Sei una forza della natura, Nadja."

"E tu tieni duro, miss Spocchia."

Costanza chiuse lo specchietto e se lo fece scivolare, insieme alla bacchetta magica, su per la manica: Pandemonio abbandonò il suo grembo con un silenzioso fruscio e ben presto Costanza rimase di nuovo sola. Ma nel suo petto era germogliato qualcosa di grande e piacevole che la scaldava.

* * *

Passò il tempo: Costanza non avrebbe saputo quantificarlo, così immersa nel buio e nella solitudine più completa. Pandemonio era tornato con una fiaschetta d’acqua, un vasetto di Pozione Corroborante e, incredibilmente, un tubetto di crema idratante. Sorridendo tra sé, Costanza l’aveva usata pensando che Nadja era veramente una persona unica al mondo e insostituibile, grazie al cielo. Dallo specchietto magico di Nadja, il mattino dopo, venne a sapere che l’amica e la sua associazione a delinquere (Detlef, Dimitri e sorprendentemente una buona parte di tutti gli studenti del settimo anno) aveva fatto in modo, durante un raid all’alba, di devastare l’aula di Pozioni. Karkaroff si era infuriato, ma Nadja aveva assicurato soddisfatta che in tutta Durmstrang non era rimasta l’ombra di Veritaserum, notizia che Costanza trovò oltremodo interessante e utile. Nel frattempo non smetteva un attimo di pensare, divisa fra l’ansia di sapere cosa stava succedendo a Sasha e il terrore di ciò che l’aspettava quando Karkaroff si sarebbe deciso a considerarla. Sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto incontrare il preside per la resa dei conti e ogni ora che passava si sentiva più pronta e più motivata. Karkaroff poteva essere momentaneamente in vantaggio, poteva averla espulsa e imprigionata, poteva avere in mano l’intera Durmstrang, ma non aveva di certo gli studenti dalla sua: la distruzione dell’aula di Pozioni e lo specchio e la bacchetta che le premevano segretamente contro il braccio ne erano la prova lampante. Costanza aspettò paziente mentre le ore scorrevano, incerta ma indomita, brancolando nel buio, ma fiduciosa. Così, quando finalmente l’elfo domestico arrivò, la sera stessa, dicendo che doveva seguirlo, sapeva esattamente cosa fare.

* * *

Uscire dalla cella e tornare finalmente nei luoghi conosciuti di Durmstrang le fece un effetto strano, a metà tra la nostalgia e il terrore più puro. L’immagine di se stessa ragazzina che attraversava quei corridoi con le braccia cariche di libri si sovrapponeva al ricordo di lei e Sasha che correvano inseguiti da Karkaroff e dagli elfi domestici, in un gioco di luci e ombre, di chiari e di scuri assolutamente inquietante. Ovviamente, Karkaroff non l’aveva convocata di giorno, sotto gli occhi di tutti: ufficialmente, lei non doveva essere nemmeno lì! Con precauzione, strinse nel palmo della mano lo specchietto di Nadja aprendone una fessura e sperando che qualcuno fosse in ascolto. Assurdamente, si sentì subito meglio, anche se era molto improbabile che Nadja intuisse le sue intenzioni. I corridoi erano bui, silenziosi e deserti e la sua passeggiata forzata per Durmstrang assomigliava moltissimo ad un viaggio verso il patibolo. Traendo forza dalla bacchetta infilata dentro la manica, Costanza si sforzò di rimanere calma e all’erta, nonostante claudicasse ancora per le lesioni subite durante la notte della fuga di Balthus e Sasha. Quando giunse davanti alla scala che portava all’ufficio di Karkaroff, però, le gambe le tremavano pericolosamente e il cuore le batteva furibondo nel petto. Si sforzava di sperare che Karkaroff fosse spaventato quanto lei e che se avesse voluto farle seriamente del male lo avrebbe già fatto, ma tutto questo non la consolava. Aveva paura come mai ne aveva avuta in tutta la sua vita: si rendeva conto di essere sulla soglia della resa dei conti definitiva e che, vincente o perdente, da quel momento in poi la sua vita non sarebbe mai più stata la stessa. L’idea che quella era forse l’ultima volta che metteva piede a Durmstrang le pungolava il petto con una triste ed insopportabile sensazione di abbandono, attutita tuttavia dall’impellente preoccupazione per la sorte di Sasha e di Balthus. Con passo lento e pesante seguì l’elfo domestico su per la scala passando davanti al ritratto del preside Hessler che la guardò sfilare con un muto sguardo disperato e attonito. Chissà dove, Costanza trovò la forza di sorridergli coraggiosamente e passò oltre, lasciandosi alle spalle l’ultima faccia amica, l’ultimo vessillo della sua vita passata. Davanti alla porta chiusa dell’ufficio di Kakrakroff, esitò. Chiuse gli occhi furiosamente, pregando senza sapere cosa e chi pregare, sperando solo di trovare una fine a quella lenta agonia. Poi, la porta si aprì e Costanza entrò.

* * *

Sembrò strano trovare l’ufficio di Karkaroff immutato, con le solite pile di pergamene e vari oggetti sparsi sulla scrivania. Sembrò ancora più strano vedere l’alta e arcigna figura del preside di spalle ritta contro la finestra. Chissà perché, Costanza si aspettava di trovarlo pronto a balzarle alla gola, emettendo fumo dalle narici. Quella calma apparente non fece altro che spaventarla ancora di più: rimase radicata al suolo, al centro della stanza, tesa e con tutti i sensi all’erta mentre Karkaroff ruotava lentamente su se stesso e la guardava. I suoi occhi sprizzavano scintille di pura furia, la bocca era atteggiata in una smorfia malvagia…ma cos’era quell’ombra che premeva dietro la rabbia? Con enorme stupore, Costanza sospettò che fosse paura.

"Signorina Malatesta"

La sua voce controllata risultò lo stesso più potente di una fucilata: Costanza si obbligò a non rabbrividire e a sostenere il suo sguardo con determinazione.

"Preside Karkaroff" rispose con voce arrugginita, congratulandosi con se stessa per il fatto di essere riuscita a non farla tremare "Voglio vedere mio padre."

Aveva pensato molto a cosa dire a Karkakoff per prima cosa e un attacco le era sembrata la tattica più giusta. Sfortunatamente, il preside sembrò ignorare la sua richiesta: con due lunghi passi nervosi si sedette dietro alla scrivania, sempre con lo sguardo lampeggiante incollato a lei.

"Si sieda, signorina." ordinò perentorio. Costanza rimase ostinatamente in piedi e lo sfidò con lo sguardo.

"Voglio vedere mio padre." ripeté con un convincente tono da vera miss Spocchia.

"Dopo" si decise a dire Karkaroff, trattenendo a stento la collera "Adesso si sieda. Vuole bere qualcosa?"

Con la mano, indicò una invitante caraffa d’acqua appoggiata sulla sua scrivania e Costanza ringraziò fervidamente Nadja ed i suoi rifornimenti segreti, senza i quali non avrebbe saputo resistere all’offerta.

"No, grazie." rispose altezzosa e lo sguardo di Karkaroff lampeggiò ancora di più.

"Come vuole" berciò con un sorriso infido "Volevo informarla sugli ultimi sviluppi della situazione e sulle conseguenze della vostra fuga. Oh, pardon…volevo dire tentata fuga."

Costanza si aspettava un attacco diretto: sbatté appena le ciglia e lo interruppe con voce secca.

"Io voglio vedere mio padre."

Karkaroff sbatté i pugni sul tavolo facendola sobbalzare e digrignò i denti in un ringhio ferino.

"Suo padre è stato convocato" sibilò con un ghigno satanico "Era oltremodo sconvolto e dispiaciuto dalla condotta della figlia e del figliastro. Non era affatto felice di sapere che il suo nome, per colpa vostra, sarebbe stato disonorato e infangato e non ha espresso nessun desiderio di vederla, signorina."

Fece una breve pausa durante la quale sperò forse che Costanza si dispiacesse della notizia, cosa che non avvenne poiché la giovane si aspettava esattamente quel tipo di comportamento dal padre.

"Quando potrò tornare a casa?" chiese invece con profonda calma. Un perfido sorriso stiracchiò le labbra di Karkaroff.

"Oh, questo è un altro discorso" sibilò malignamente "Vede, signorina Malatesta, forse non si è resa conto che le accuse contro di lei sono piuttosto gravi. Oltre a tentare la fuga, ha distrutto parte della struttura scolastica ed ha deliberatamente attentato alla vita del personale della mia scuola."

Fece una pausa, come aspettando che Costanza assimilasse le sue parole. Poi continuò, con un sorriso infido.

"Dovrebbe sapere che questi sono crimini puniti con la detenzione ad Azkaban, per tutti i maghi maggiorenni."

Il suo sorriso si accentuò quando Costanza sbatté le ciglia, investita con forza dalla notizia e dall’orrore conseguente.

"E…lei è maggiorenne, Malatesta. Vero?"

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Ormai, siamo in dirittura d’arrivo. Direi un paio di capitoli più epilogo, e tanti saluti alla prova del drago.

Magnifico. Era ora, dopo più di 40 capitoli!! Bene. Ottimo.

Perché, allora, mi viene da piangere?!?!

 

 

 

Armonia: Eh, mi dispiace averti shoccato, ma qui a Durmstrang non andiamo mica tanto per il sottile, eh? Anche tu ti srotoli la calza pe Sasha? Te lo credo che poi rimane tutto il giorno allupato, povero ragazzo: ovunque si giri, c’è una bella ragazza con una calza in mano! Vuoi un uovo di drago da crescere e allevare? Buon Dio, chiama l’Ente Romeno per la cura e tutela delle creature magiche e te lo mandano subito per metropolvere, se gli dici garantisco io per te. Non anticipo niente sui capitoli a venire, perché ormai sono pochissimi ed è meglio che lo scopriate da soli. Comincio già ad avere nostalgia del presente, sapendo che tra una settimana avrò finito la storia e non potrò più drogarmi con le vostre recensioni…BWAAAA!!! Scoppierò in lacrime ogni volta che entrerò il EFP, lo so!! Super bacioni, bella, a presto!!

Saphira: Oh, mia diletta dilettissima! Davvero non volevi che la storia finisse? Mi rende felice sapere di far soffrire i miei lettori (e questo non so bene cosa renda me…forse stronza?). Capitoli? Dopo questo, direi un paio, tra al massimo. Sequel? Direi di no, ma bisogna vedere: se, finito The Runners, mi torna voglia di scrivere di Costanza, avrei già la storia in mente. Davvero fichissima, tra l’altro!! Ma adesso non avrei le energie per scriverla. Nooooo, Sasha non se l’è filata!! Sapeva che non aveva scelta: entrambi nelle mani di Karkaroff sarebbe stata la loro fine. E’ stato coraggioso e davvero molto bravo, il mio Sasha. Guarda, l’hai fatto piangere! Chiedi scusa, dai. Ricambio i kisses, io e tutta la banda di pazzi scalcinati di Durmstrang!!

Virgi: Non so se a Durmsrtrang sono permesse maledizioni senza perdono….a Hogwarts sì, però! Senza voler spoilerare troppo, nel sesto libro se ne fa un ampio uso, negli ultimi capitoli. Quindi, mi sono sentita perfettaamente IC (qualsiasi cosa voglia dire questa nebulosa sigla…). No, nessuno ha visto Caccaroff che cruciava Costanza, a parte Sasha e Balthus che non ha il dono della parola (grazie a Dio: invadente com’è, se dovesse anche parlare l’avrei già sbattuto in forno con le patate novelle, eh!). I professori, poveretti, sono un po’ in balia delle circostanze…ho preferito tenerli fuori dalle scatole, per adesso. Ti mando tanti baci, da chi del cazzeggio ne ha fatto un’arte (che quasi certamente mi porterà al licenziamento…).

Nisi Corvonero: Buondì a voi, mia edibile fanciulla! Non so per quale contorta alchimia, sentire che qualcun altro soffre i morsi della fame come me mi fa stare meglio. Mal comune mezzo gaudio o semplice stronzaggine cronica? Non saprei. La bretzel!! Ne ho mangiate un quintale all’Oktoberfest e siccome era salata bevevo birra e siccome la birra faceva venir fame mangiavo Bretzel…risultato, vomitai anche lo stinco di maiale del capodanno precedente, ma dopo, almeno, riuscii a godermi Monaco che è ddavvero una sorprendente e bellissima cittadina. Sai, ho una strana avversione per i tedeschi che proprio non mi riesco a spiegare. Sarà per i crauti? Mah. Passiamo a noi: schisceta? Ma come parlate voi a Milano!?!? Si pronuncia skisheta o scisketa? Ma noi, più prosaicamente, si dice "mangiare sul banchino", cosa che io faccio regolarmente (anzi, io mi abbuffo sul banchino…). Con la zucca ci faccio dei tortelli che sono una prelibatezza, dovresti provarli (in periodo post-dieta, ovviamente). A proposito, la tua come procede? Io, dopo due settimane di sofferenze e cilici chiodati, sono ingrassata di mezzo chilo. Deve essere lo stress, mi ha detto la dietologa, al che io l’ho dietologicamente mandata a fare in culo e la dieta me la autogestisco io a zero spese. Peccato per la tua assurda gelosia con Lele bello: quando vorrà fuggire da una tale soffocante virago digli che qui sarà sempre ben accetto (terrò da parte il rametto di rosmarino…). Grazie per le dritte culinarie, ti sbaciuzzo tutta e, come sempre, grazie di esistereeee!!!

Mewsana: Amore mio!! Ma che mente perversa hai? Propinarmi nientemeno che "La corazzata Potemkin"…perché era di questo che si trattava, vero? Ovviamente, tu hai beccato in pieno "Some like it hot", lasciandomi oltremodo ammirata della tua cultura cinefila (o cinofila? Mi confondo sempre…Comunque, i cani ti piacciono, no?). Passiamo all’argomento "ti picchio perché sei stronzo anche se mortalmente fico". Era una tecnica che usavo anche io, ma non ha dato grandi frutti. Se vuoi colpirlo, prova con una scollatura vertiginosa, rimarrà senza parole…Sennò, chiamami che gliela do io una svegliata, mezzo deficiente che non si accorge di una così meravigliosa creatura (tu, ovviamente). Ti amo ogni giorno di più, mia adorata, anche per i tuoi complimenti immeritati ma gustosissimi. Quindi, contrattacco con una vera gemma dell’universo cinematografico, vediamo se la becchi…

Giungla asiatica. Rumore di draghi in volo da tutte le parti. Plotone di scrittrici in divisa e in attesa di ordini. Arriva Mewsana, molto cazzuta con cappello da marines, occhiali RayBan e petto nudo (con reggiseno olimpico, và…). Mewsana si guarda intorno, coi pugni sui fianchi e dice ferocemente:

" Mi piace l’odore dello zolfo alla mattina. Profuma di vittoria".

E’ così facile che non ti do nemmeno un indizio, se non il regista del film: F.F. Coppola…capito?

A presto, must woman, ti adoro!!

Bea_chan: Mia carissima…ma che recensioni pazzesche mi lasci? Sono tramortita dalle risate, really! Bathus ringrazia per la standing ovation con una potente fiammata di entusiasmo (Elfie si assenta per spegnere il fuoco con l’estintore, faccia rassegnata (Prima o poi lo tolgo di mezzo, maledetta lucertola)). Non caricatelo troppo che poi si esalta e mi dà fuoco alla casa, grazie…Ho visto the Phantom of The Opera e, ovviamente, anche io parteggiavo per il fantasma (mooolto fico, con la maschera…fin troppo!). Però non ce l’ho particolarmente coi cavalli, li immagino sempre come unicorni (che dolci!). Ma passiamo ad un argomento che mi preme sviscerare: posso mandarti per posta prioritaria Detlef-Chad al più presto? Non lo sopporto più: da quando ha letto la tua entusiastica risposta non fa altro che girare in tondo come un invasato, strillando "Bea è mia!!" oppure, orribilmente in rima "Bea la mia Dea!!" o, in pieno delirio " sono il suo orsacchiottooooo!". Terribile. Sto andando in depressione, ti prego, liberami di lui!! Grazie, sei una vera amica…Baci baci

Diandraflu: Ovviamente, non anticipo nulla della fine della storia, anche perché nel prossimo capitolo direi che si spiega tutto (o il prossimo o quello dopo, vediamo come va con la diarrea verbale di cui sfortunatamente sono vittima). Comunque, ti ringrazio ancora di cuore per i complimenti, effettivamente i capitoli d’azione mi escono molto "fluidi" (spiegazione tremenda, ma vera!). Nelle scene d’amore, per esempio, mi inceppo continuamente, mi lambicco il cervello per cercare sinonimi o frasi non scontate…invece, le scene d’azione si scrivono da sole, non ho nemmeno bisogno di correggerle, dopo (cosa che non faccio mai, e si vede!). Ricambio con un "RAH!" bello infuocato ed entusiastico, insieme ad un bacione babbano che fa sempre bene. Ciao!!

Maharet: Effettivamente, quando ho letto il sesto libro ci sono rimasta un po’ di merda: ma come!! Blaise è di colore?!? E quel cognome italiano, porca vacca, cosa c’entra? Dopo vari anatemi alla Rowling, ho deciso che le cose sono andate così: il fratello di Rudolph Zabini ha adottato un piccolo ghanese, che poi sarebbe diventato il padre di Blaise. Ok, come spiegazione fa schifo, ma di meglio non ho trovato…a parte le abluzioni con la candeggina, che ho valutato seriamente. Comunque, grazie per la fiducia!! E per i complimenti, sono commossa…esaltata… A quando le spille cambiafaccia e gli striscioni promozionali? Prendi un’Elfie e ne paghi due! Vote for Elfie, ci rimetterai anche la camicia!! Uhm…forse dovrei cambiare slogan?

Marikotter: Non è vero, io non sono crudele: sono autoritaria! Le vite di Sasha e Costanza mi appartengono e posso fare di loro ciò che mi aggrada. Ovviamente, essendo di buon cuore, non lo farò schiattare fra mille sofferenze: mi limiterò a qualcosa di pulito e definitivo, molto tragico e strappalacrime…uhm…non convinco nemmeno me stessa, che pessima bugiarda che sono!! Ricambio con forza i bacioni, e grazie di tutto!!

Rik Bisini: Solito sospirone di sollievo: esame passato! Effettivamente, per la scena della fuga di Sasha e Costanza mi sono un po’ rifatta al quinto libro durante la battaglia all’ufficio misteri…un po’ a quello, un po’ al terzo girone dell’inferno, che non ricordo quale fosse e chi contenesse ma sicuramente rappresentava qualcosa di adatto alla mia situazione…Effettivamente, hai azzeccato in pieno la personalità che volevo imprimere al mio personalissimo Karkaroff: arraffone, subdolo, meschino e anche fondamentalmente vigliacco. Concetto che verrà ovviamente spiegato alla resa dei conti, cioè il prossimo capitolo (soooob!). Ebbene sì, siamo alla fine e ancora avrei migliaia di cose da scrivere, ma è molto meglio se ci do un taglio o rischio di prendermi troppo sul serio. Non vedo l’ora di tornare ad occuparmi di una ff originale che sto pubblicando…ho davvero fatto il pieno di magie ed incantesimi!! Comunque, fossi in te proseguirei davvero quella one shot così promettente che ho recensito. Prova magari con una trama breve, che non ti impegni da qui all’eternità, ma proseguila, per favore, secondo me è davvero ottima. Ti mando tanti baci appassionati (no, questa era Nadja che sta organizzando quel famoso pullman…hai mica degli amici disponibili?) sperando di sentirti presto. Ciao!!

MoaningMyrtle: Tu che imprechi e salti sulla sedia…è una scena bellissima!! Posso venire anche io a dire a tutti quelli che passano "è merito mio!!" piena di sacro orgoglio? Ormai siamo alla resa dei conti: tieni gli insulti per l’ultimo capitolo, và…Baci baci!!

Ruka88: Eh, Karkaroff è particolarmente bastardo, ma tutti i presidi sono più o meno così, vero? Almeno, questa è la sincera opinione di tutti gli studenti del mondo, quindi non infierire, dai. E’ come sparare sulla Croce Rossa, è come inveire contro un arbitro…Comunque, tornando a noi, non so se ci saranno vere e proprie dichiarazioni: vedremo!! Intanto, beccati un bacione, a presto!!

Romina: Mia Adorata!! Che triste sorte si accanisce su di noi, che aneliamo ad un sano far nulla e siamo invero obbligate a lavorare e produrre…noi tapine!! Oramai mancano pochissimi capitoli, due direi, anche se li devo ancora scrivere. Meno male, perché non ce la facevo più: day and night a Durmstrang, mi sognavo anche gli esami di Pozioni per il MAGO!! Basta, per favore! Garrie, arrivoooooo….( il biondino è tornato sorridente dopo la tua ultima dichiarazione: ha detto che ci ama tantissimo tutte e due e che ci aspetta a braccia aperte. Io vado, tu fai un po’ quello che credi…). Bacissimi!!

Helen Lance: Ah, non capisci di cosa parlo…allora, è solo un caso se il tizio che i ha chiesto l’ora si è beccato una scudisciata in faccia da dodici punti di sutura? Comunque, davvero bella l’idea del perizoma!! E poi, il viola è il mio colore preferito!!

Green Apple: Mi è piaciuta la tua esclamazione iniziale: OMG, OMG…ma sei tu o sono io ad aver usato organismi geneticamente modificati? Non l’ho capito bene, sorry…Karkaroff lo puoi menare come e quanto vuoi, ma dopo che la mia storia è finita: per il momento, lo devo menare io, uaz uaz!! A presto, mia succosa Renetta! ( è la mia mela preferita…te l’avevo già detto?)

Maura85: Noooo…Gressonay non è in Fronscia? Ma cosa disci, disgraziat? Adesso vorrai anche dir che la Sardegn non è una provinscia della Corsic? E che le Trenten alto Adije non fa part dell’Allemagne? Questi italiens…queste loro manie di grandess, che volgaritè (Fiorello docet). Allora, mia cara, mi hai fatto venire un’idea: corso collettivo di danza del ventre, con o senza i sette veli a scelta (io chiederò i dodici lenzuoloni, che forse è meglio). Quindi, non ti sei spupazzata nessun valdostano, eh? Peccato: quei montanaroni ben ossigenati, ehm…comunque, se vuoi tornarci da sola e lasciarmi in affido il tuo ragazzo per un paio di giorni, credo che troveremo qualcosa per passare il tempo….ho il Risiko, la Play…qualche aggeggino sadomaso…e altre cose. Chiedigli se a lui va bene: se sì, bon voyage!! Bisou

Yeran: Guarda, il titolo di miss Perfidia te lo lascio (non mi calza, lo devo ammettere molto a malincuore). Trovane un altro, dai!! Le mie amiche hanno proposto miss Faina, che mi sembra più calzante: più che perfida, sono subdola (una volta all’anno, quando mi mordono le caviglie, allora mordo anche io, ma faccio piano…). Davvero hai cominciato a leggere The Runners?!? WOWOWOWOW!!! E come ti sembra? Lo so, i primi capitoli sono un po’ ostici perché si deve entrare nel meccanismo della storia, ma dopo c’è sempre il mio modo di scrivere e dei personaggi a cui sono così affezionata che ho già previsto un sequel. Ah, il mio Garrie-O…Passiamo a noi, o mia adorabile miss Perfidia: Balthus ringrazia sentitamente anche perché qui tutti attentano alla sua vita e adesso chissà dove è finito, magari in Siberia, porello…che ne dici di fondare un ente per la protezione dei Draghi? Ah…c’è già? Marò, non puoi pensare ad una stronzata senza che l’abbia già fatta qualcun altro. Potrebbe essere consolante, invece per me è solo deprimente! Per gli elfi domestici, mi sono ovviamente presa qualche libertà letteraria, qualche "licenza poetica". E poi, gli elfi di Durmstrang sono molto diversi da quelli di Hogwarts: sono infidi, incazzosi ed è stato concesso loro di usare gli schiantesimi per liberarsi dei numerosi ratti che infestano i sotterranei della scuola. Va bene come spiegazione…? Per i brani di miei commenti, don’t worry, faccio così anche io ed è capitato anche a me di lasciare dei brandelli…forse perché la mia mente è a brandelli, oramai. Baci e bisi, mia adorata!! P.S.: Sasha con la RyanAir…come ti salta in mente??!? Non fa scali in Bulgaria, informati.

Minako-chan: Eh, che vuoi farci…siamo alla fine, Sasha chissà dov’è, Costanza è più di là che di qua, Karkaroff sarebbe meglio se non ci fosse…ma, per fortuna, siamo qui anche noi, no? Ancora un paio di capitoli e la storia finisce. Sob! Come farò a vivere senza di voi?!?!

  
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