Era un meccanismo
quello in cui mi trovavo. Un incrocio di fili spinati da cui non potevo
sottrarmi o scappare. Respirai a fondo. Diverse realtà nella mia testa, si
stavano, da giorni, scontrando, entrando in collisione, non lasciandomi scampo:
l'amore che provavo per Pierre, che per quanto mi avesse fatta soffrire, per
quanto non riuscissi a respirare la notte, ripensando a loro due, insieme nel
suo letto, che mi escludevano completamente dalle loro teste. L'imminente
incoronazione, che non avevo in alcun modo il coraggio e la tenacia di
affrontare. E infine il perdono, che pulsava forte nel mio petto, che mi faceva
esitare quando si avvicinava a me, quando semplicemente mi parlava, ma che
veniva puntualmente taciuto dal mio immenso orgoglio e dalle numerose barriere
che avevo instaurato contro di lui, in modo che non mi potesse più attaccare,
in modo che non mi potesse più fare del male. Ero ancora nel mio letto,
coinvolta da un immenso flusso di pensieri che mi facevano pulsare le tempie
dal dolore, quando la porta della camera si aprì leggermente, senza fare troppo
rumore. Vidi il passo leggero ed aggraziato di Vanilla entrare nella stanza,
appoggiandosi delicatamente accanto a me. Mi scoprii completamente dalla difesa
costruita con le coperte. Mi morsi il labbro, quando feci forza sulle braccia,
per appoggiare la schiena sulla testiera
-è qui vero?-
sussurrai piegando le gambe al petto
-lui e Houx stanno
affrontando un'accesa discussione- odiavo che fosse lui a dovermi difendere,
come se io non avessi abbastanza forza per resistere alle sue mediocri scuse
nei miei confronti, ai suoi vani tentativi di farmi capire quanto mi amasse. Ma
che fosse stata questa la verità? Non ero capace di resistere a lui, al mio
primo e unico amore, colui che non avrei mai dimenticato, che avrebbe per
sempre imprigionato la mia mente nella sua immagine perfetta?
-digli di venire qui-
farfugliai, presa nuovamente dalla morsa della confusione che aleggiava nella
mia testa, e che metteva a serio rischio la precaria calma che ero riuscita ad
ottenere da quando ci eravamo lasciati
-sei sicura?- annuii
lentamente, guardando la sua minuta figura scomparire nuovamente. Ancora poco e
sarebbe venuto da me, non da Yurika, era per me che era venuto.
Lo vidi sulla soglia,
sul suo sguardo era dipinto un velo si speranza. Entrò, chiudendosi la porta
dietro di se. Si sedé accanto a me cercando di catturare il mio sguardo, che
era fisso su un angolo della coperta
-sei venuto alla
fine...- presi un lungo sospiro -tu non devi più venire qui... devi, devi
smetterla- esordii farfugliando tristemente
-hai dormito questa
notte?- serrai le labbra, consapevole di non potergli mentire. I miei occhi
cerchiati di nero, erano un segno evidente della mia notte insonne
-non molto- mi
limitai a rispondere
-che cos'è successo?-
lo guardai stupita, non capii di cosa stesse parlando -è da quando abbiamo
fatto l'amore la prima volta che tra di noi va tutto storto, non riesco a
capire il perché- non aveva tutti i torti, è stato quel giorno che tutto è
finito, che i litigi si sono fatti più aspri e con troppa frequenza e disordine
-non è stato quello,
semplicemente io e te non andiamo più d'accordo- percepii l'ira nascere nel suo
cuore, e ne fui maledettamente fiera. Perché era quello che volevo, la sua
rabbia
-tu credi che basti
questo a far rompere tutto, a farlo crollare?!- non risposi, certo che non lo
pensavo. Ciò che avevo detto non aveva un senso concreto, solo con lui stavo
bene, ma fargli provare il dolore che stavo provando io, in qualche modo, mi
soddisfaceva, mi riscattava da tutta la sofferenza -sei impazzita forse?! Sono
quei sogni vero?! Ti hanno cambiata- feci una smorfia irritata, mostrando il
mio disappunto
-adesso ti importa?!
Non quando eri a letto con un'altra?! Non quando io ero qui a chiedermi come mi
sarei potuta far perdonare per il tuo compleanno, quando volevo partire con te,
soli, in modo da recuperare in qualche modo il nostro rapporto?!- stavo di
nuovo piangendo disperatamente
-quando due persone
si amano, non c'è niente da recuperare-
-e allora perché
litigavamo sempre?! perché non siamo stati capaci di stare insieme?-
-Chocola, ne siamo
stati capaci per cinque anni- mi strinse a lui, e non mi opposi, mi aggrappai a
quel corpo caldo, che mi smorzava il respiro, che mi tagliava, feriva. Sentii
le sue labbra scendere dalle tempie fino alla mia guancia, sfiorando appena le
mie gote bagnate dalle lacrime che scendevano copiose -io non ti lascerò- lo
sentii premere il viso sui miei capelli -ti amo, sei l'unica persona per cui
provo qualcosa, l'unica che non vorrei mai lasciare- premei il naso contro il
suo collo, sentendone il profumo buono e seducente
-e allora perché sei
stato con lei? non riesco a capire...- farfugliai cominciando nuovamente a
versare lacrime. Sentendo le nostre vite nuovamente intrecciate, divenire
nuovamente una, come doveva essere
-perché ho avuto
paura... Credevo di perderti, credevo che il tuo modo di fare fosse solo un
invito ad allontanarmi, ho cercato di rivivere le stesse forti sensazioni che
mi fai provare tu, quando stiamo insieme- rimasi senza parole, sentendo che non
mentiva, che la sua voce era limpida, sincera, priva di ogni menzogna. Davvero gli
avevo fatto credere di volerlo fuori da me, dalla mia vita? Mi diede un bacio
sulla fronte
-e se questa storia
non finisse? Se continuassi ad avere questi incubi e quindi ad essere
costantemente nervosa che faresti?- si avvicinò al mio viso. Con le labbra mi
sfiorò appena il volto, prima di arrivare all'orecchio. Serrai la mascella,
sentendolo così vicino
-vuol dire che la
notte veglierò su di te, in modo che tu possa star bene, e il giorno, se saremo
nervosi, tireremo i piatti- c'era una punta di ironia nella sua voce, e questo
mi piacque terribilmente, più di quanto non dovesse. Sorrisi, e lo percepì,
poiché si posizionò di nuovo di fronte a me, guardandomi negli occhi. Un
brivido mi solcò la schiena. Ero stanca di quella situazione, richiedeva fin
troppe energie. Non volevo più combattere contro me stessa, con le menzogne,
lui mi amava, perché allora indugiare ancora? Non aveva senso. Mi avvicinai di
più a lui, ero nervosa, era da molto che non avevamo nessun contatto. Con
lentezza palesemente volontaria, gli intrecciai le braccia al collo, lui fece
lo stesso sulla mia vita. Vedevo che mi bramava, bramava le mie labbra, bramava
me. Mi diede un leggero bacio, delicato quanto bellissimo. Dopo un secondo
tornammo a guardarci, sorridendo. A entrambi era mancato quel contatto. Lo
ripresi a baciare con più foga e passione. Sentivo la sua lingua nella mia
bocca, iniziare a cercarmi. Non c'era niente di sbagliato, eravamo noi,
finalmente. Tutto il resto del mondo non c'era più. La porta della mia stanza
si aprì indiscretamente. Non volevo distaccarmi, non mi interessava se qualcuno
ci stesse guardando. Mi allontanò da se delicatamente. Mi morsi il labbro
appoggiando nuovamente il viso sul suo petto, aderiva perfettamente. Notai
Vanilla sulla soglia, mi sorrise dolcemente. La calma era finalmente tornata,
aleggiava nell'aria, la potevamo percepire nei nostri polmoni
-avete fatto pace-
affermò estasiata. Lei non aveva un ragazzo, non ne aveva mai avuto uno. Ed era
felice per noi, per me e Pierre, me e il mio Principe, non aveva senso. Annuii
ancora frastornata da ciò che era successo. Quando gli avevo chiesto ti farlo
entrare, pensavo di cacciarlo, dolorosamente, fuori dalla mia vita. Uscì,
pensando forse, con quanta indiscrezione era entrata. Tornai a guardarlo. Era sorridente,
più rilassato
-quindi è di nuovo
tutto a posto?- mi chiese con naturalezza. Forse sì, ma il fatto che mi aveva
tradita, era solo una parte dei problemi presenti, a prescindere del nostro
rapporto. Annuii, mi baciò ancora, ma finì presto, troppo presto
-i suoi baci erano
come i miei?- tornai sui miei passi, chiedendogli con sguardo febbrile,
riferendomi a Yurika
-non ci si avvicinano
nemmeno- sorrisi mordendomi il labbro
-spero in modo
positivo- mi fece sdraiare ancora
-dovresti dormire-
sentenziò carezzandomi una guancia in un gesto ritmico e particolarmente dolce.
La rabbia che ardeva in me, solo pochi giorni prima, era scomparsa. Forse
quando sarei andata a casa sua e sarei entrata nella sua camera, mi sarei
arrabbiata ancora, forse allora le nostre vite unite in un intreccio, si
sarebbero sciolte nuovamente, e sarei di nuovo sprofondata, senza alcun
rispetto, senza riuscire a tirarmi fuori dal baratro oscuro, che avrei
costruito con le mie mani per isolarmi da tutto, proteggendomi dalla sofferenza,
creandone altra. Mi cominciò a sfiorare il viso con piccoli baci, non voleva
altro, solo condividere quel momento, e io non pretendevo nulla di più
-credevi di
perdermi?- sussurrai presa da quelle attenzioni, che facevano sì che il mio
cuore battesse all'unisolo con il suo, in un movimento forte e frenetico
-sì- rispose
semplicemente senza distaccarsi da me -e tu non immagini ciò che si prova-
incrociò i suoi occhi con i miei -e tu che hai provato quando hai visto Yurika
davanti la porta?-
mi voleva mettere
alla prova, era solo un tentativo per vedere a che punto sarei arrivata
-assolutamente niente-
sibilai continuando a fissarlo -solo dolore, non sentivo nulla, non riuscivo
neanche ad odiarla, neanche ad odiare te... è stato strano, le lacrime
scendevano e io non me ne rendevo conto. è arrivato tutto quanto dopo- aggrottò
le sopracciglia, stupito nel sentirmi parlare così -forse sarebbe stato meglio
se fossi arrivata una, due ore dopo. Almeno non avrei saputo niente e non avrei
dovuto portarti rancore, arrivare a pensare di odiarti profondamente-
-sai che te l'avrei
detto, non ti avrei mai tenuto nascosta una cosa del genere- gli passai una
mano sulla pelle bianca e perfetta del volto. Amavo quei suoi capelli biondi,
quelle ciglia lunghe, quelle labbra dannatamente perfette. Continuammo a
guardarci, senza stancarci del reciproco aspetto. Fece scivolare la mano sotto
la mia schiena, passandola gentilmente fino a raggiungere la mia nuca. Si
avvicinò al mio orecchio -io non ti lascerò mai- mi feci trascinare da
quell'avvolgente sensazione di trasporto. Una lacrima di pura felicità, mi
solcò il viso. La asciugò con l'indice della mano destra, gli sorrisi felice
-mi piace quando sei rilassata, sento che posso dirti qualsiasi cosa- perché
queste cose non ce le eravamo mai dette, perché non ero riuscita a capire ciò
che aveva provato? che fossi stata davvero così egoista?
-anche per me è
così...- mi baciò ancora
-e allora dimmi che
cos'hai? svelami che cosa ti fa tanto innervosire- mi abbracciò, stringendomi
forte. Le lacrime mi bagnavano le guance
-io... non lo so-
feci una pausa -insomma, tutto. Vorrei stare con te in ogni secondo della
giornata, ma quando ti vedo con qualcun'altra, o quando mi parli di qualche
altra ragazza, non lo so che mi prende, ma è come se tu non mi appartenessi
più, mi si presenta davanti la realtà, cioè che tu potresti anche innamorarti
di un'altra- mi faceva male il petto, di nuovo. Se ne accorse anche lui, per
cui mi guardò apprensivo. Emisi un gemito soffocato, non ce la facevo ad andare
avanti in quel modo
-io ho solo te in
testa... Non riesco a pensare a nessun'altra- il suo costante bisogno di
attenzioni, che siano pure da ragazze magari sconosciute, mi faceva
preoccupare. Sapevo della profonda solitudine di cui aveva sofferto Pierre, non
me lo faceva pesare, credeva non me ne accorgessi che tutti quei complimenti,
quei gesti interessati, fossero solo un modo per scacciare l'amarezza che gli
covava nel cuore, quel senso di incompletezza, quella consapevolezza che le
uniche persone che lo avevano fatto sentire parte di qualcosa, che gli avevano
dato una certa importanza, non erano più interessate a lui. Erano rinchiusi,
accartocciati, nella loro parte di mondo, in quel lugubre e tetro impero delle
tenebre: di certo i Malefici non sospettavano nemmeno di mancargli a tal punto.
Lo baciai, ancora e ancora. C'ero io, non lo avrei mai escluso, non mi sarei
mai rinchiusa in me stessa, abbandonandolo in un angolo del mio cuore, che
avrei seppellito con l'affluenza, sempre più alta, degli incubi e il mio
continuo stato d'animo. Non avrei permesso che accadesse
-mi sei mancato- gli
sussurrai sinceramente. Lo amavo, non ce l'avrei fatta ancora senza di lui.
Commenti dell'autore:
non mi piace tanto
come capitolo. Sono stata un po' tanto sdolcinata! Lo so, lo ammetto, ma spero
vi sia piaciuto il modo in cui gli ho fatto fare pace. So che non è da me
essere così smielosa... Però, boh, in qualche modo, la sera, a volte mi piace
rileggerlo, mi addolcisce, mi da più zucchero. Però, vorrei far presente che,
se voi, mie furbe lettrici, non mi date un parere sincero TUTTE, vi giuro che
interrompo la storia! Uffi, voglio sapere che ne pensate di questo chapterrrr!!
:) ci mettero qualche giorno in più ad aggiornare il prossimo capitolo poiché
mi sto deidicando alla mia altra storia, ma non vi allrmate, non ci metto un
mese, si parla al massimo di due settimane, niente di più! Volevo avvisarvi,
scusate, ma con la new story mi voglio impegnare, mentre in questa ormai siamo
agli sgoccioli, mancano pochi cappy alla fine.
Bacio Marmelade