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Autore: DreamGirl91    29/03/2011    12 recensioni
Rachel è stata definitivamente lasciata da Finn e sembra proprio che non riesca a farsene una ragione... ma è davvero Finn il ragazzo adatto a lei? [Puck/Rachel]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LOST WITHOUT YOU

8. The Next Ten Minutes I

Venerdì sera arrivò, e così l'ora del non-appuntamento.
Rachel sobbalzò sentendo il rumore di un clacson e il suo volto si distese automaticamente in un sorriso.
"Noah è arrivato, io esco!" disse ai suoi papà, prendendo la giacca.
"D'accordo piccola, divertiti e non fare troppo tardi," si raccomandò Hiram.
"E salutaci tanto Noah," gli fece eco Leroy.
Rachel sorrise e annuì.
Non aveva idea del perché i suoi papà avessero quell'incredibile adorazione per Noah, ma la cosa le faceva piacere.
"Certo," rispose. "A più tardi, vi voglio bene," aggiunse, dando un bacio a ciascuno dei due uomini e uscendo di casa.
L'auto nera di Noah era lì ad aspettarla.
Sentendosi inspiegabilmente leggera, Rachel salì.
"Ciao," salutò sistemandosi nel sedile accanto al conducente.
"Ciao, mia piccola principessa ebrea-americana," rispose un Noah particolarmente allegro.
Rachel aggrottò le sopracciglia.
"Piccola principessa ebrea-americana?" domandò guardandolo sollevando le sopracciglia. "Davvero Noah?"
Puck alzò le spalle con un piccolo ghigno.
"Mi sembra che ti si addica," disse semplicemente.
Rachel rise lievemente scuotendo la testa.
"Tu sei completamente fuori di testa..." commentò. "Proprio non capisco che cosa ci trovino i miei papà in te..."
"I tuoi papà?" chiese lui confuso.
"Non fare il finto tonto... lo sai che ti adorano," disse Rachel lanciandogli un'occhiata di traverso. "A proposito, si sono raccomandati di salutarti."
Puck annuì compiaciuto.
"Bene bene bene," disse. "Sono colpito. Naturalmente so di essere l'essere più fico e perfetto che esista sulla faccia della Terra, ma fino ad ora il mio fascino non era mai riuscito a conquistare un padre. Di solito tutti mi lanciano certe occhiate quando mi vedono con le loro figlie..."
"E ti chiedi perché?" gli domandò Rachel alzando un sopracciglio. "Se io avessi una figlia non te la farei vedere nemmeno in fotografia, ti conosco troppo bene."
"Ouch!" esclamò Puck, portandosi una mano al cuore con aria melodrammatica. "Mi ferisci, Berry..."
"Sì, certo..." rispose lei roteando gli occhi. "Senti, hai intenzione di stare qui a fare lo scemo tutta la sera, o possiamo andare?"
Lui rise.
"Possiamo andare," disse. "Ogni desiderio della mia principessa è un ordine!" aggiunse poi con un sorriso che di innocente non aveva nulla.
"Sì, è ufficiale, sei proprio cretino, Noah..." commentò Rachel, scuotendo la testa, ma lasciandosi sfuggire un sorriso. "Comunque, dove andiamo?"
Sul viso di Puck si aprì un ampio ghigno.
"Sorpresa," disse, mettendo in moto. Poi, prima che lei potesse emettere anche una sola sillaba: "E non provare a protestare. Non c'è verso che io te lo dica!"
Rachel mise il broncio.
"Dov'è finito ogni desiderio della mia principessa è un ordine?"
"Ogni desiderio della mia principessa è un ordine?" ripeté lui storcendo il naso. "Quale cretino direbbe una cosa del genere?"
Rachel gli lanciò uno sguardo truce, ma lui, semplicemente, rise.
Per tutto il viaggio, Rachel non fece altro che tentare di scoprire dove fossero diretti supplicando Puck, poi provocandolo con fare sensuale - era quasi certa che questo avesse quasi funzionato - e infine addirittura minacciandolo.
Puck da parte sua, per tutti i venti minuti - venti minuti! Non è che fossero passati dei giorni, perché quella ragazza non poteva semplicemente aspettare e vedere con i suoi occhi dove fossero diretti? - della durata del viaggio, si divertì un mondo a osservare Rachel e i suoi patetici tentativi di corromperlo... ok, doveva ammettere che quando aveva cercato di sedurlo per ottenere risposte, non era stato patetico per niente... anzi, aveva quasi ceduto, in realtà... ma era riuscito a farsi coraggio e a ignorare la vocina malefica che gli diceva: Che si fotta il piano! Saltale addosso!
Voleva conquistare Rachel e l'effetto-sorpresa era essenziale per la riuscita del suo piano.
Quando giunsero a destinazione, lei stava ancora minacciando di sottoporlo a irripetibili torture.
"...e ti giuro che se non mi dici subito dove stiamo andando, io-"
"E smettila!" la interruppe lui esasperato. "Dio, quanto sei irritante, non vedi che ci siamo fermati? Ho parcheggiato. Siamo arrivati, per la miseria! Se vuoi tanto sapere dove ti ho portata ti basta alzare gli occhi e guardare fuori dal finestrino!"
"...oh," disse Rachel, ammutolendo.
Non si era proprio accorta che si fossero fermati.
Curiosa e lievemente emozionata voltò lo sguardo.
Ciò che le si presentò davanti agli occhi la sbalordì e non poco.

Isn't that the Museum?
Have you been inside the Museum?
We should go

"...un museo?" domandò confusa fissando il grande edificio in pietra grigia.
"Sì, un museo," replicò Puck con la massima tranquillità.
Rachel si voltò a guardarlo interrogativo.
"Fai sul serio?" chiese.
"Beh?" la rimbeccò lui. "Ti sembra così strano che io voglia portarti al museo?"
"...sì."
"Beh, questo dimostra solo che non mi conosci come credi," ribatté Puck facendo il sostenuto. "Stai avendo qualche ripensamento a proposito di quella foto di tua figlia?"
"Se anche l'avessi avuto, dopo questa esilarante battuta l'avrei dimenticato."
"Sì, sì... chi disprezza compra, Berry..." rispose lui con un ghigno. "Vogliamo stare qui tutta la sera a beccarci o possiamo entrare?"
"D'accordo, entriamo," concesse lei. "Ma ti avverto che mi sembra ancora troppo strano vedere Noah Puckerman che entra in un museo."
Puck sorrise, uscendo dalla macchina e facendo una piccola corsa per poter aprire la portiera di Rachel.
"Che posso dire, Berry... sono pieno di risorse."
"E adesso fai anche il gentiluomo... sono colpita," commentò lei rispondendo al suo sorriso.
Puck festeggiò mentalmente.
Un punto in suo favore.
"Museo di che cosa?" domandò Rachel, curiosa, mentre salivano i gradini verso la porta d'ingresso.
"Storia naturale," rispose Puck, conducendola verso la biglietteria. "Ma non è per questo che siamo qui."
Lei lo guardò interrogativa.
"Che cosa vuoi dire?"
Puck le fece segno di aspettare.
"Salve," disse alla donna della biglietteria.
"Buonasera, avete prenotato?" disse lei con un sorriso affabile.
"Sì, il nome è Noah Puckerman."
"Un attimo, controllo... certo, ecco qui. Noah Puckerman. Due persone. L'evento si svolgerà nella sala conferenze del terzo piano. Per arrivarci dovete..."
"Conosco la strada, grazie," rispose velocemente Puck, che stava già trascinando Rachel verso gli ascensori.
"Evento?" ripeté lei confusa. "Noah, dove diavolo mi stai trascinando?"
"Non hai sentito?" domandò lui di rimando con un ghigno. "Sala conferenze del terzo piano!"
"Non è divertente... Noah Puckerman, ti ordino di dirmi immediatamente che cosa sta succedendo!"
Puck rise.
Rachel aveva iniziato a puntare i piedi come una bambina ed era terribilmente buffa e carina.
"D'accordo, d'accordo..." disse, chiamando l'ascensore. "Il museo è finanziato dalla comunità ebraica. E una volta l'anno organizzano un evento commemorativo per la comunità."
Rachel si sentì cascare le braccia.
"Non dirmi che mi hai portata qui a sentire una serie di noiosi sermoni su quanto sia bello essere ebrei..." protestò, incredula. "Avevi detto che ci saremmo divertiti!"
"E così sarà," rispose Puck, il sorriso che si allargava sempre di più a ogni passo verso la sala conferenze. "Quest'anno hanno deciso di organizzare un concerto... hanno ingaggiato una band che suonerà i più grandi successi dei migliori artisti ebrei. Cose come Neil Diamond... roba forte."
Puck aprì una bella porta in mogano rivelando quella che tutto sembrava, eccetto la sala conferenze di un museo. Una decina di riflettori illuminavano un piccolo palco su cui erano stipati una batteria, una tastiera, un amplificatore al quale era appoggiata una chitarra e un microfono. Sulle pareti c'erano illustrazioni rappresentanti fossili e e scheletri di dinosauri. Un centinaio di persone giovani e meno giovani se ne stavano seduti, in attesa. Rachel aprì la bocca, sbalordita. Era lo spettacolo più strano e più bello al quale avesse mai assistito in tutta la sua vita.
"Che ne pensi?" chiese Puck.
"Scherzi?" disse Rachel, palesemente elettrizzata. "E' fantastico, lo adoro!"
I punti salgono a due!, pensò Puck, annuendo soddisfatto, e la condusse fino alla prima fila.
"Addirittura posti riservati ai VIP?" domandò lei, mentre leggeva il cartello attaccato al suo sedile prima di prendere posto.
Puck alzò le spalle.
"I VIP della comunità ebraica sono solo vecchi rabbini noiosi..." disse. Poi aggiunse, con un ghigno: "...e giovani particolarmente meritevoli come il sottoscritto, naturalmente."
"Certo, certo..." commentò lei sarcastica. "Confessa: quanta gente hai dovuto minacciare e ricattare per ottenere questi posti?"
"La tua totale mancanza di fiducia in me mi ferisce profondamente, Berry," disse lui, fingendosi offeso. "Ti basti sapere che l'organizzatore mi doveva un favore. Uno bello grosso. In effetti, non era il solo a dovermi un grosso favore..."
"Che cosa vuoi dire?" domandò Rachel, chiedendosi se dovesse essere preoccupata.
Il tono di Puck di certo non aveva nulla di anche solo lontanamente rassicurante...
"Lo scoprirai presto, Berry," rispose lui.
L'espressione misteriosa che aveva assunto era se possibile ancor meno rassicurante del tono di prima.
"Noah, ma che...?" ma non fece in tempo a finire la frase, perché la band era salita sul palco e tutti avevano iniziato ad applaudire.
Il cantante solista presentò a band al pubblico e fece un breve elenco dei cantanti che sarebbero stati omaggiato quella sera.
Puck aveva assolutamente ragione, era roba forte.
Oltre a Neil Diamond c'erano grandi nomi come Bob Dylan e Leonard Cohen.
"...e ora, prima di iniziare, un breve omaggio ad un'altra grande artista ebrea, Barbra Streisand, per il quale passeremo il microfono ad un'ospite speciale, che ci allieterà con la bellissima Warm All Over."
Rachel non poté che provare una fitta di invidia per la sconosciuta che stava per cantare quella canzone così bella, davanti a tutte quelle persone. Chissà chi era... magari una delle ragazze che aveva incontrato in uno dei suoi tanti provini...
"Fate un bell'applauso alla nostra personalissima stella ebrea..." continuò il cantante. "...la signorina Rachel Berry!"
Rachel si sentì mancare un battito e trattenne il respiro.
Lei?
Ma com'era possibile che...
In un lampo di comprensione si voltò verso Puck, con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata, ma lui si limitò a restituirle un piccolo ghigno soddisfatto mentre batteva le mani insieme agli altri.
Guardando l'espressione stupita di lei, gli occhi che le brillavano, il volto che le si illuminava, Puck non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso.
Ormai la somma dei punti che aveva conquistato era incalcolabile.
Rachel fu praticamente trascinata sul palco mentre continuava a guardare Puck smarrita e senza nemmeno sapere bene come si ritrovò con un microfono in mano.
Prima che potesse mettere insieme qualcosa di intelligente da dire, la base della canzone partì e tutto ciò che poté fare lei fu cantare, senza lasciare gli occhi di Puck.
"Warm all over, warm all over, everytime you smile you get me warm all over..." mentre lui la guardava con quel suo sorrisetto soddisfatto, Rachel non poté impedirsi di sentire un gran calore farsi strada nel petto. Era vero, quando Noah sorrideva, qualcosa in lei si scaldava.
Anzi, a pensarci bene non era solo quando sorrideva...
Anche quando era disperata per via di Finn, e sentiva tutto quel gelo nel cuore, lui era arrivato e l'aveva sciolto semplicemente standole accanto. Così, come se niente fosse, senza nemmeno rendersene conto.
"...when I touch your hand I'm home, home again and warm all over..."
Ancora una volta, la canzone non mentiva.
Si era sentita serena quando aveva stretto la mano di Noah nella sua. Era naturale, giusto, come se la sua mano fosse stata creata al solo scopo di stringere quella di lui. Era una sensazione bella. Sapeva di casa. E tornava quel calore...
Puck, dal canto suo, non riusciva a staccare gli occhi da Rachel, che ormai si era impadronita del palco come solo lei sapeva fare e stava già incantando tutti. Sentiva i commenti mormorati dai vecchi rabbini seduti dietro di lui, che giuravano di non aver mai sentito una voce così bella e percepiva gli sguardi ammirati di tutta la platea. Era praticamente certo che stesse facendo strage di cuori tra i ragazzi del pubblico. Il pensiero lo infastidì non poco. Chi si credevano di essere, quegli stupidi perdenti, per mettersi in competizione con il grande Puckzilla? Rachel era sua.
Ancora non lo sapeva, ma era sua.
E non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via.
Mentre la canzone finiva, Rachel incrociò nuovamente il suo sguardo e Puck si esibì nel suo miglior sorriso mozzafiato - con tanto di sopracciglio alzato da conquistatore, naturalmente.
"...so warm all over with a tender love for you."
Una volta finita la canzone, Rachel fece del suo meglio per mostrarsi carina agli occhi del pubblico. Sorrise, ringraziò ripetutamente e fece tutte le cose che ci si aspettava che facesse. Ma la sua mente era altrove.
Tender love, diceva la canzone.
E lei aveva istintivamente guardato Noah.
Amore e Noah.
Era strano che quelle due parole stessero nella stessa frase... Noah era suo amico... uno dei suoi migliori amici, a dirla tutta. E lei non provava nulla per lui se non una grande amicizia, giusto?
Giusto.
E allora... allora perché quelle due parole sembravano stare così bene, sembravano essere così perfette una accanto all'altra?
Rachel non aveva una risposta.
Ma sapeva una cosa: che Noah la faceva sentire bene, la scaldava.
E non avrebbe rinunciato ad averlo accanto nemmeno per tutti ruoli da protagonista a Broadway.
Da quando Rachel tornò al suo posto accanto a Puck, la serata proseguì molto velocemente.
La musica era davvero bella e i ragazzi della band bravi.
Quando il concerto finì, Puck prese la mano di Rachel e insieme si avviarono verso l'auto senza dire nulla - non senza essere fermati più volte da qualcuno che voleva congratularsi con lei per la "magnifica interpretazione".
Nessuno dei due parlò veramente finché, mentre si dirigevano verso casa di Rachel, Puck non le domandò:
"Allora? Ti sei divertita?"
Rachel gli lanciò una breve occhiata.
"Sì," rispose. "Se non altro ho capito cosa intendevi quando dicevi che l'organizzatore non era l'unico a doverti un grosso favore..."
Un sorriso attraversò il volto di Puck.
"Piaciuta la sorpresa?"
"E me lo chiedi?" domandò lei di rimando infervorandosi. "E' stata la cosa più strabiliante che qualcuno abbia mai fatto per me, inclusa quella volta in cui i miei papà mi hanno portato a New York a vedere Wicked per il mio undicesimo compleanno! Insomma... quella canzone meravigliosa... come facevi a sapere che è una delle mie preferite?"
"Beh, ovviamente dato che grazie a noi due adesso Hummel sta con l'uomo dei suoi sogni, non poteva negarmi il suo aiuto... doveva ripagare in qualche modo l'enorme debito che sentiva di avere nei miei confronti!"
Rachel alzò un sopracciglio.
"Enorme debito che sentiva di avere nei tuoi confronti?" ripeté scettica. "Ma se ci ha costretto a cucinare i pancakes sia a lui che a Blaine!"
"Dettagli insignificanti," replicò Puck. "Ho i miei metodi di persuasione."
Lei considerò le sue parole e la sua espressione per un secondo.
"Non voglio sapere," decretò infine. "Certe cose non dovrebbero mai essere svelate e soprattutto non ad una persona sensibile e innocente come me."
Il ghigno di lui si allargò.
"Sensibile e innocente?" rise. "Ma sentila... chi è che ha mandato quella ragazzina in un covo di drogati per non vedersi togliere i suoi preziosi assoli?"
"Ehi! Questo è un colpo basso!" protestò lei. "E' stato mesi fa e non avevo idea che fosse un posto pericoloso!"
"Già, già... dicono tutti così, cara la mia Berry!" commentò Puck. "Eccoci qui!" aggiunse poi, fermandosi davanti al vialetto della casa di Rachel.
Lei aggrottò le sopracciglia.
Oh... di già?
Era stata bene con Noah e, per quanto non fosse disposta ad ammetterlo davanti a lui, avrebbe voluto rimanere in sua compagnia un altro po'.
"Abbiamo fatto presto," commentò, slacciandosi di malavoglia la cintura di sicurezza.
"C'era poco traffico..." rispose lui.
...purtroppo, non poté fare a meno di aggiungere mentalmente.
"Già, immagino di sì... beh, buonanotte Noah. Grazie della bella serata e... beh... di tutto."
Rachel uscì dall'auto e, con un ultimo sorriso, chiuse la portiera.
Puck la guardò andare via lentamente.
Si era ripromesso di dire tutto a Rachel entro fine serata.
Doveva dirglielo.
Non avrebbe avuto un'occasione migliore di questa, non ci sarebbe stato momento più perfetto.
"Ehi Rachel!" la chiamò, uscendo dalla macchina a sua volta e andando verso l'imboccatura del vialetto dei Berry.
"Sì?" ripose subito lei, voltandosi a guardarlo.
Strano, pensò lui.
Sembrava agitata e ansiosa almeno quanto lui.
"Dovrei... devo parlarti di una cosa," disse lui.
"Sì, Noah... dimmi," rispose lei, muovendosi più velocemente di quanto Puck avesse mai sospettato che potesse fare e tornando accanto a lui. "Che cosa c'è?"

Will you share your life with me
For the next ten minutes?
For the next ten minutes
And if we make it till then
Can I ask you again
For another ten?

Puck prese un profondo respiro e affondò le mani nelle tasche, imbarazzato.
"Ecco, io..." iniziò, non sapendo nemmeno lui esattamente che cosa volesse dire. "Vorrei che stessi con me ancora per dieci minuti."
"Stare..." ripeté lei confusa. "Noah, che cosa...?"
"Senti, è stata una bella serata e non voglio che finisca subito... sono solo dieci minuti, non è un dramma. I paparini non ti sgrideranno per soli dieci minuti."
"D'accordo," concesse Rachel, ancora incerta su dove lui volesse andare a parare. "E quando i dieci minuti saranno passati?"
Puck sbuffò.
"Devi sempre programmarti tutta la vita, Berry? Non puoi semplicemente goderti il momento? Non puoi - che so? - pianificare la vita di dieci minuti in dieci minuti? Magari... magari quando i dieci minuti saranno passati potremmo starcene qui per altri dieci minuti."

And if you in turn agree
To the next ten minutes
And the next ten minutes
Till the morning comes
Then just holding you
Might compel me to
Ask you for more

Rachel sorrise, ma aggrottò le sopracciglia.
"Non ha molto senso," disse. "Potremmo andare avanti così fino a domani mattina, di dieci minuti in dieci minuti."
"E chi te lo dice che non siano le mie intenzioni?" rispose Puck mentre un minuscolo ghigno si faceva strada sulle sue labbra. "Ascolta, non lo so che cosa voglio fare dopo questi dieci minuti, o dopo i dieci minuti che verranno dopo questi... si dà il caso che non sia uno psicopatico con gravi manie di controllo, io. Ma so che... li vorrei passare con te, questi dieci minuti. E i dieci minuti dopo. E quelli ancora dopo."
Rachel sentì il cuore accelerare, iniziando a capire quello che stava cercando di dirle Noah.
"Anche... anche se sono una psicopatica con gravi manie di controllo?" chiese, trattenendo il respiro.
Puck sorrise lievemente.
"Le tue manie di controllo sono la parte migliore," disse, alzando le spalle. "Non voglio dire che a volte non mi piacerebbe che tu fossi almeno un pochino normale... ma, ehi, se fossi normale non saresti la mia Berry. La mia pazza, arrivista, imbranata, logorroica star maniaca del controllo. Non so che cosa mi piaccia di tutto questo... probabilmente qualche rotella fuori posto ce l'ho anche io... o magari è qualche forma inconscia di autolesionismo o roba del genere, ma Rachel... tu mi piaci. Sul serio."
Rachel lo guardò stranita.
Sì, decisamente aveva qualche rotella fuori posto...
Ed era arrogante, egocentrico e si credeva la cosa migliore mai capitata sul pianeta Terra...
E Rachel sentiva che si sarebbe dovuta offendere almeno un po' per il discorso della pazza, arrivista, imbranata e blablabla... ma non poteva.
Noah le stava dicendo una cosa molto precisa: che provava qualcosa per lei. E non perché fosse bellissima, dolcissima e perfetta... ma perché era pazza, arrivista e aveva il naso decisamente un po' troppo grosso.
...ok, questo non l'aveva detto, ma il punto era un altro.
Il punto era che lei piaceva a Noah esattamente per come era.
E, guardandosi dentro, Rachel non poté che capire che ricambiava in pieno il sentimento.
Noah le piaceva e le piaceva perché era arrogante ed egocentrico, e sapeva farla sorridere come nessun altro al mondo.
Rachel prese timidamente le mani di Puck nelle sue.
"E... se dopo quei famosi dieci minuti ti chiedessi di rimanere qui per altri dieci?"
Lui sorrise.
"Non faresti altro che incoraggiarmi a chiederne altri dieci dopo," disse. "Ho un ego smisurato, Berry... amo essere desiderato."
Rachel alzò gli occhi al cielo, ma rise e abbracciò Puck, appoggiandosi contro il suo petto e chiudendo gli occhi.
Puck, sorpreso ma per nulla dispiaciuto, la strinse, dicendosi che se il tempo si fosse fermato in quell'istante non sarebbe stato poi così male.

I could protect and preserve
I could say no and goodbye
But why, Jamie, why?
There are so many lives I want to share with you
I will never be complete until I do
I do

"Ehi, Noah..." disse Rachel, separandosi da lui quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi. "Dopo... dopo quello che è successo con..." si fermò, ancora determinata a non pronunciare quel nome, certa che Noah avesse già capito comunque. "Io pensavo che... che sarebbe stato difficile, sai... legarsi a qualcun altro... che nessuno sarebbe riuscito a farmi di nuovo sentire così, a conquistare la mia fiducia e..."
"Rachel," la interruppe Puck. "Io non sono lui. Non sono così idiota da lasciarti scappare."
Rachel sorrise. Questa era una delle tante cose che le piacevano di Noah. Era sicuro, diretto.
Era difficile che si perdesse in smancerie e probabilmente non sarebbe stato facile estorcergli un ti amo quando fosse stato il momento... ma era completamente onesto e sincero. Lo era sempre. Forse era questo quello che glielo faceva trovare estremamente dolce anche nei momenti in cui dolce non lo era per nulla.
"Lo so," replicò Rachel. "E' quello che volevo dire. Che pensavo che fosse impossibile, che probabilmente per chiunque altro sarebbe stato impossibile... ma non per te. Chiunque altro l'avrei già liquidato con buonanotte e ci vediamo in giro... ma non te. Perché dovrei liquidarti? Sei il mio Noah, mi fai ridere, mi rendi felice e so che non potresti fare mai niente per ferirmi."
Puck strinse la presa su di lei senza dire nulla, e lei pensò che fosse esattamente questo ciò che intendeva.
Chiunque altro le avrebbe promesso di non ferirla, di non lasciarla mai... un po' come aveva fatto Finn.
Noah invece no. Lui si limitava a stringerla e a guardarla con quei suoi intensi occhi scuri, senza dire una parola. E quel suo silenzio, in quel momento, sembrava molto più sincero di tante promesse inutili.
"Voglio che tu sia mia, Rachel," disse lui alla fine, scrutandola seriamente. "Voglio stare con te e non me ne andrò di qui finché non avrò avuto una risposta affermativa."
Rachel sorrise.
"Lo sai, vero, che il sapere che un mio no è l'unica cosa che ti trattenga ancora qui non mi invoglia per niente a dire sì?"
"Stai cercando di fare la furba con me?" chiese Puck riducendo gli occhi a due fessure.
Lei rise piano.
"Facciamo così: io ti dico di sì, ma tu stai qui altri dieci minuti, ti pare un buon compromesso?"
"Ah, non lo so Berry..." disse lui sospirando, fintamente pensieroso, con gli occhi che gli brillavano. "Lo sai come va questa cosa dei dieci minuti... rischieremmo di rimanere qui fino a domani mattina."
"Sono più che disposta a correre il rischio."
Puck sorrise.
"Ogni desiderio della mia principessa è un ordine..."
E la baciò.




AUTHOR'S NOTES

Ciauuu^^
Stavolta sono stata brava, dai... non ci ho messo tanto e vi ho scritto un capitolo lungo lungo... con bacio, per giunta!;)
Prima di tutto, la dedica: questo capitolo è per la mia schiavista Tem_93, grazie alla quale i miei capitoli non tardano troppo ad arrivare e che attendeva questo capitolo da circa un mese...^^

Sappiate che mi sono fatta del male fisico guardando un pezzo della 2x14 in italiano e l'ho fatto solo per voi u.u
Volevo vedere esattamente come avessero tradotto in italiano "my little hot jewish american princess" per inserirlo nella ficcy... noterete che mi sono rifiutata di scrivere "principessina" e ho optato per "piccola principessa"... sì, principessina mi sapeva troppo di bimba... u.u ah, poi alla fine il tutto è stato sintetizzato in un semplice "principessa" perché era troppo lungo per lasciarlo tutto intero, ma troppo bello per non metterlo più. u.u xD

Poooi, ah sì, la canzone cantata da Rachel, come ho detto nel capitolo, è "Warm All Over".
Infine, ci tengo moltissimo a ringraziare tutti voi che mi seguite... siete meravigliosi, vi adoro*-*
Ecco, ora posso sbavare... aaaaaaaaaaaaaaaw dolci Puck e Rachel... perché non possono stare insieme nella serie, perchééééééééééé??ç___ç
Ok, smetto di lagnarmi e posto il capitolo, avete atteso questo bacio a sufficienza...^^

Hugs&Butterfly Kisses

DreamGirl<3
PS: Il grande argomento Puck dolce. Sì, lo so... sembra un po' strano. Ma io credo che Puck innamorato sia molto dolce... abbiamo visto dei piccoli sprazzi di questo suo lato più tenero con Quinn e (anche se molto meno) con Rachel... e ora, beh, con Lauren si è trasformato in una specie di zerbino - cosa, tra l'altro, che disapprovo completamente, sia perché non mi piace la coppia (W Puckleberry), sia perché non mi piace questo cambiamento davvero troppo radicale del nostro Noah...
Spero di non averlo reso zerbino ma solo più dolce e che le battute cretine abbiano aiutato a non rendere il personaggio troppo OOC... nel caso non fosse così, prendetevela con gli sceneggiatori che rendendo Puck uno zerbino mi hanno tolto l'ispirazione u.u (scarichiamo la colpa xD)
  
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