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Autore: Sakurina    31/03/2011    1 recensioni
Sakura sparisce, in una piovosa giornata di fine inverno. I problemi con la matrigna, il cuore spezzato misteriosamente da Sasuke, dietro alla sua fuga. Ino si sente inquieta, e comincia ad essere perseguitata da strani incubi legati alla scomparsa dell'amica. Ma Sasuke è troppo occupato dai suoi problemi familiari per accorgersi della scomparsa di Sakura, fino a quando degli inquietanti indizi cominciano a fargli intendere la verità. E presto Shikamaru si unirà alla sua ricerca...
[SasuSaku][ShikaIno]
A zia Eleanor, buon compleanno! *O*
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara | Coppie: Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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guardare il suo accompagnatore negli occhi per l’ultima volta

Il suo urlo era stato il primo suono a spezzare la più lunga alba della sua vita.

Non l’avrebbe mai scordato, Sakura.

Non mentre, dopo aver visto Shikamaru sparire nella notte a bordo della sua auto, era entrata nella stazione deserta in cui era iniziato tutto – l’inizio del suo incubo.

Non vi era nulla e nessuno, solo un vecchio televisore che anziché funzionare, emanava un ronzio alquanto fastidioso.

Quindi Sakura uscì per raggiungere i binari, portandosi appresso la pesante valigia.

Fissava il vuoto, intenta a concentrarsi su altro… ma ben presto realizzò che nella sua mente altro non c’era.

Ed eccola lì, l’enorme figura delle rovine incenerite della fabbrica maledetta. Nonostante tutto, era ancora lì in piedi. Come a ricordare a tutti che non ci sarebbe mai stata una fine.

 

 

 

 

5.  Broken Mirrors &  Burning Dolls

 

Era la fine.

Chiaramente lo era.

Nonostante sapesse che Sasuke e Shikamaru sicuramente le stavano cercando là dentro, da qualche parte, forse addirittura a pochi metri di distanza… in cuor suo Sakura presagiva di esser giunta al capolinea.

Fine.

Fine fra le mura umide e gelide di quella fabbrica collocata al di là del tempo.

Fine accasciata al suolo, legata mani e piedi, da prigioniera.

Fine con le iridi colorate del riflesso rosso del sangue della sua migliore amica.

Fine fissando due angeli oscuri pronti a stroncare la sua esistenza. Dolorosa, odiata, incompresa, ma tanto amata vita.

-“Tu… tu sei una pazza.”- singhiozzò Sakura, mischiando l’ira alla disperazione, facendo leva sui gomiti per cercare di muoversi – strisciare – in direzione della sua angelica aguzzina.  

Konan si lasciò sfuggire un’aggraziata risata, cambiando il suo percorso per dirigersi verso la sua piccola prigioniera. La bloccò posandole un piede sul petto: fece lievemente pressione col tacco, provocandole un dolore acuto che Sakura sfogò tramite un urlo straziante.

-“Puoi dirmi quello che vuoi, Sakura. Sfoga pure la tua ira, il tuo dolore, la tua frustrazione, ora che ti è concesso; ma sappi che la colpa di quanto sta accadendo è tua, solamente tua. La tua amica è giunta da me per cercare te, così come il tuo amato e il tuo amico. Sei stata una marionetta ubbidiente, accecata dalle vicissitudini ingiuste della tua misera vita… provavi dolore per ostacoli che ti sembravano insuperabili, risolvibili solo con la fuga… ma ora, grazie a me, capirai cosa è davvero doloroso e insuperabile. La perdita… l’oblio… la disperazione… la morte…”- sussurrò Konan, per poi premere nuovamente con maggior forza il tacco nello stomaco della giovane, che stavolta represse lo strazio in un gemito soffocato.

La donna sospirò con forza ma lentamente, per poi voltarsi tirando un lieve calcio in faccia a Sakura, facendola girare d’altra parte. Si diresse verso l’altare sacrificale, contemplando il suo scagnozzo Deidara – estremamente vitale ed elettrizzato – mentre sistemava quanto necessario per il rito: i pentagrammi magici al suolo, l’antica spada sacrificale – ancora macchiata di quel sangue – le candele e i medaglioni sull’altare.

Infine, con lentezza disarmante, i suoi occhi cristallini si posarono sulla figura di Ino, accasciata sull’altare priva di sensi, mentre dai tagli sui suoi polsi il sangue continuava a scorrere copioso verso i canali di scolo dell’altare.

-“Dejà vu, eh Ino?”- sussurrò Konan, con tono piatto ed enigmatico.

-“Lo è anche per noi, eh Konan?”- tuonò di rimando una voce maschile non individuabile, rimbombando per la grande sala.

Konan e Deidara balzarono sull’attenti e presero a guardarsi freneticamente intorno alla ricerca di estranei nelle tenebre, quando uno sparo spezzò il silenzio per un brevissimo secondo. Mentre la eco dello scoppio ancora si propagava lungo tutto l’edificio, un gemito dolorante di Deidara rantolò nel silenzio, subito seguito dal suo accasciarsi contro al muro.

-“Deidara!”- sobbalzò Konan, vedendo il suo fedelissimo tenersi la spalla che iniziava a sanguinare copiosamente.

In quel momento dal soppalco nascosto nel buio saltarono giù Itachi e i suoi fedeli seguaci, i volti illuminati da una sanguinosa rabbia mista all’irrefrenabile desiderio di riprendersi ciò che gli era stato così brutalmente strappato con l’inganno.

-“Itachi. Pensavo di esser riuscita ad eliminarti due giorni. Ma ahimè devo averti sottovalutato…”- sospirò Konan, in tutta tranquillità, lanciando una rapida occhiata al compagno ferito –“…rischio di pagare cara questa imperdonabile leggerezza.”- ringhiò infine, estraendo un pugnale da sotto il mantello e lanciandolo con estrema rapidità verso Itachi, che nonostante il riflesso scattante venne ferito alla coscia.

-“Itachi…!”- lo richiamò il fratello.

-“Sasuke, Shikamaru! Prendete le ragazze e andatevene. Questa è una questione fra me e lei.”- gli intimò Itachi, prima di avventarsi sulla donna.

Afferrando la gravità della situazione, Sasuke si lanciò senza protesta verso Sakura, tranciando i cavi con cui era stata legata con la katana.

-“NON DATEMI GIA’ PER SCONFITTO!!!”- tuonò una voce colma d’ira, e sollevando lo sguardo i due ragazzi videro Deidara rialzarsi e dirigersi verso di loro come una furia. Veloce come un fulmine, Shikamaru gli si lanciò addosso, atterrandolo, dando così il tempo a Sakura di liberarsi e alzarsi.

I due ragazzi iniziarono un rozzo scontro a terra a suon di pugni, mentre Sasuke divideva rapidamente il suo sguardo fra i presenti ed elaborava un piano.

-“Sakura. Devi prendere Ino e portarla immediatamente fuori da qui. Ha perso un sacco di sangue, se non facciamo subito qualcosa rischia di non farcela.”- le intimò Sasuke, buttando a terra il fodero della spada per avvicinarsi con l’arma brandita a Deidara. –“Io e gli altri vi raggiungeremo fuori. Ma tu ora… corri!”-

Sakura fissò con sguardo allarmato quello più intenso ma deciso dell’Uchiha e non seppe dirgli di no. Anzi, quella sicurezza fu quasi contagiosa, e senza contestare la ragazza si lanciò in una frenetica corsa verso l’altare.

Ino giaceva al suolo, polsi e caviglie libere da catene – probabilmente una volta svenuta non erano più serviti – e intorno a lei il suo sangue aveva formato una grande pozza che defluiva in canali più piccoli.

Facendosi forza, Sakura si avventò in quel laghetto scarlatto, afferrando un polso di Ino. Estrasse il fazzoletto che aveva in tasca e glielo avvolse stretto intorno alla ferita, cercando di bloccare la fuoriuscita di sangue. Per l’altro polso dovette optare per legarle scomodamente la sua intera felpa, in mancanza di altro. L’importante era avere qualcosa che le bloccasse le emorragie ormai inarrestabili.

Nel frattempo, poteva udire i tonfi metallici provocati da due grosse spranghe di ferro di cui Itachi e Konan si stavano servendo per fronteggiarsi; non fece in tempo a voltarsi che subito si udì un’esplosione, come di un petardo, accompagnata dal sollevarsi di un denso fumo grigio. Deidara pareva avesse con sé sotto il mantello diverse bombe, e ora blaterava vantandosi di poter far esplodere tutta la fabbrica, se solo avesse voluto.

Approfittando della situazione, Sakura cercò di caricarsi Ino sulle spalle, ma a causa della debolezza si accasciò quasi subito inginocchiata, con un gemito.

-“Dove credi di andare…?!”- ringhiò Konan, pronta a lanciarsi verso le due fuggitive; abbassare la guardia a quel modo fu la sua seconda leggerezza, che le costò una forte sprangata in testa da parte di Itachi. La donna perse immediatamente conoscenza, accasciandosi sull’altare, mentre il ragazzo volgeva il bastone di ferro verso il simpatico bombarolo, che privato della sua mentore era caduto nel panico più totale.

Intuendo che i due fratelli potevano cavarsela benissimo da soli, Shikamaru si lanciò verso le ragazze, sollevando Ino fra le braccia mentre Sakura si tirava su in piedi.

Il ragazzo lanciò uno sguardo interrogativo agli Uchiha, che cercavano un modo di disarmare Deidara senza danneggiare i chili di tritolo che lo vestivano.

Shikamaru riuscì a scambiarsi un cenno d’assenso con Sasuke, che non sfuggì a Sakura: dovevano fuggire senza farsi vedere da quello svitato, prima che gli partisse il neurone e decidesse di far saltar in aria tutti.

Senza farsi prendere dal panico, il Nara indicò l’uscita di emergenza posta in fondo al grande androne: fortunatamente la parete che vi conduceva era completamente immersa nell’ombra, rendendo la fuga molto più rapida e semplice.

 

 

                                                                                     

 

 

-“D-dove sono andate?! DOVE?! DOV’E’ FINITA LA VIT---“-

Furono queste le sue ultime parole. Parole devote al progetto in cui aveva creduto fino alla fine e per il quale aveva sacrificato tutto, pure la vita stessa.

Finì tutto con un acuto dolore, inesplicabile a parole: la lucente lama di quella katana  che fino a pochi secondi prima lo fissava come fosse un cobra pronto all’attacco, ma intimorito dalle sue bombe, ora affondava nelle sue carni, trapassando il suo corpo da parte a parte, strappandogli la vita così come aveva fatto al suo compagno Sasori: velocemente, freddamente, senza cortesia. Trattandole come delle mere bambole.

Deidara si accasciò al suolo, e lì vi rimase, esalando i suoi ultimi rapidi respiri di vita prima di tacere per sempre.

-“Bravo, se lo beccavi un po’ più a destra saltavamo tutti in aria.”- grugnì il poliziotto lanciando un’occhiataccia al fratellino troppo avventato, totalmente indifferente al crimine appena commesso.

Sasuke lo ignorò con indifferenza; osservò per qualche attimo la sua lama insanguinata, mentre Itachi si accovacciava al fianco della vittima per tastarne il polso e accertarne la morte.

Il suo volto riflesso su quel sangue… chissà perché gli fece uno strano effetto. Un effetto fatale.

 

Scostò lo sguardo dalla lama, per tornare a contemplare il fratello che si sollevava tranquillamente con un sorriso in volto.

 

La vide arrivare da dietro di lui, come una furia.

 

Lei, che fino a poco prima era accasciata e priva di sensi.

 

Lei, il volto insanguinato, l’antica spada dell’altare brandita in mano.

 

L’urlo che tardò ad arrivare, Itachi che tardò ad accorgersi di lei.

 

Con un grido di furia e piacere sadico, Konan affondò la lama di quell’antica arma nel corpo di Itachi, con potenza quasi sovrumana.

 

Sasuke non urlò.

 

Il suo cuore cadde in un doloroso silenzio, mentre il suo odio lo portava a sguainare la katana e a colpire con un fendente il collo della donna.

 

Itachi si accasciò al suolo, sanguinante e agonizzante. Konan si accasciò sull’altare, mentre il sangue che zampillava dalla sua giugulare ricadeva a fiotti su quello di Ino già versato.

 

Sasuke abbandonò la katana, lanciandosi verso il corpo del fratello, che tremante agonizzava nel suo sangue che si allargava a macchia d’olio sul pavimento.

 

-“Itachi… Itachi, resisti…”- annaspò Sasuke, cercando di sollevare il fratello di peso, ancora sconvolto dalla rapidità degli avvenimenti.

Ma qualcosa interruppe la sua disperazione. Degli inquietanti bagliori blu si innalzavano dall’altare, dove il sangue prima versato a terra stava cominciando a sollevarsi, come se fosse animato, racchiudendo l’altare e la ormai morente Konan in una specie di morsa senza ritorno, una bolla di sangue animata.

-“Il… sangue… di Konan… deve esser riuscito a… attivare… il rituale…”- sospirò Itachi, agonizzante. –“Sa… Sasuke… questo… non deve accadere… altrimenti… la mia vita… sarebbe stata i… inutile…”-

-“Lo fermerò io, stai tranquillo!”- ringhiò il ragazzo.

-“No… non puoi… non pu… oi… fratellino… dammi la tua katana… colpirò… Deidara… quando tu sarai fuggito… e salterà tutto in aria… e questa storia maledetta… finirà.”- sussurrò il fratello, stringendo il minore per il braccio.

-“No… Itachi… io non posso…”-

-“Vattene, Sasuke… vai da Sakura e… vivi…solamente… vivi…”-

 

 

 

 

Quella potente esplosione portò Sakura a fermarsi, voltandosi all’indietro immediatamente.

-“Sasuke…”-

-“Sakura, sbrigati! Non fermarti!”- urlò Shikamaru, già ammaliato dalla luce dell’alba che si intravedeva in fondo a quell’ultimo corridoio senza fine.

-“Ma… l’esplosione… Sasuke… Itachi...”- cercò di protestare la ragazza, con le lacrime agli occhi, dividendo lo sguardo fra il fumo nero che li stava raggiungendo velocemente e la luce invitante dalla parte opposta.

-“Sanno il fatto loro, sono sicuro che ce la faranno! Debole come sei non potresti essergli di nessun aiuto!”- aggiunse Shikamaru irritato, ma subito il suo sguardo infuriato si tramutò in uno sorpreso, fissando qualcosa dietro alle spalle dell’Haruno.

Indotta da quel cambiamento improvviso, la ragazza si voltò immediatamente per vedere Sasuke uscire di corsa dalla coltre di fumo, dirigendosi verso di loro.

-“Muovetevi, usciamo di qua prima che crolli tutto!!!”- gli urlò l’Uchiha.

Senza farselo ripetere, Shikamaru strinse a sé Ino con maggior forza e si diresse verso l’uscita ormai prossima, seguito a ruota da Sakura e Sasuke.

Lei gli regalò un sorriso di sollievo, allungando la mano verso la sua, e lui gliela strinse con forza, quasi gli fosse d’aiuto in quella folle fuga.

-“Ti amo, Sakura.”-

Lo disse così, senza alcuna intonazione, come se fosse naturale dirlo.

Il cuore della ragazza ebbe un sussulto improvviso, e si voltò sconvolta verso il ragazzo che, imperterrito, continuava la corsa al suo fianco.

Gli sembrava il momento adatto a certe cose?!

Ma del resto…lui era Sasuke. E lei era Sakura. E nonostante tutto… si amavano. Anche – anzi, soprattutto – nei momenti di difficoltà. E per quando paradossale potesse sembrare quella situazione… Sakura pensò che non ci fosse momento migliore per sentirsi sussurrare certe parole. E nel momento in cui lo pensava, la luce abbagliante del primo sole, che non vedeva da secoli, le bruciò le iridi atrofizzate dalle tenebre come una salutare fiammata.

Si fermò e inspirò a fondo.

L’aria non le era mai sembrata così fresca e profumata.

Si voltò radiosa verso Sasuke, il suo salvatore, il suo migliore amico, il suo grande amore.

Un ghigno soddisfatto si spaziò sul volto del ragazzo, che si avvicinò a lei, fissandola intensamente.

E poi.

E poi.

E poi.

Furono come aghi argentati. Sbucarono rapidamente dal buio corridoio alle sue spalle. Ma non erano aghi, no. Era sottili fili di ferro. Quelli di Sasori. Non avrebbe potuto confonderli con null’altro al mondo.

Animati di vita propria, cinsero Sasuke al collo, ai polsi e alle gambe.

L’ultimo sguardo fugace fu per lei.

-“SCAPPA SAKURA!”- le ordinò Sasuke, prima di esser soffocato dalla stretta dei fili che, con uno strattone sovrumano, lo trascinavano con loro all’interno della fabbrica con una velocità altrettanto soprannaturale, facendolo svanire nella coltre di fumo cupa che ormai fuoriusciva da ogni fessura dell’edificio in fiamme.

-“SASUKEEEEEEEEE!!!”-

 

E il suo urlo fu il primo suono a spezzare la più lunga alba della sua vita.

 

to be continued

 

 

 

 

 

 

*Angolo di Luly*

 

Hasta banana [?] con l’epilogo di questa brutta faccenda.

Grazie infinite a Mirie, CHOCMyself_ e Kry333 per le vostre bellissime recensioni. Mi avete reso questo aggiornamento estremamente tardivo meno inutile di quanto pensavo che fosse. <3

 

Ja nee

Luly

 

  
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