Il suo urlo
era stato il primo suono a spezzare la più lunga alba della sua vita.
Non l’avrebbe
mai scordato, Sakura.
Non mentre, dopo aver visto Shikamaru
sparire nella notte a bordo della sua auto, era entrata nella stazione deserta
in cui era iniziato tutto – l’inizio del suo incubo.
Non vi era
nulla e nessuno, solo un vecchio televisore che anziché funzionare, emanava un
ronzio alquanto fastidioso.
Quindi Sakura uscì per raggiungere
i binari, portandosi appresso la pesante valigia.
Fissava il
vuoto, intenta a concentrarsi su altro… ma ben presto
realizzò che nella sua mente altro non c’era.
Ed eccola lì, l’enorme figura delle rovine incenerite della
fabbrica maledetta. Nonostante
tutto, era ancora lì in piedi. Come a ricordare a tutti che non ci sarebbe mai
stata una fine.
5. Broken Mirrors & Burning Dolls
Era la fine.
Chiaramente lo era.
Nonostante sapesse che Sasuke e
Shikamaru sicuramente le stavano cercando là dentro, da qualche parte, forse
addirittura a pochi metri di distanza… in cuor suo Sakura presagiva di esser
giunta al capolinea.
Fine.
Fine fra le mura umide e gelide di quella fabbrica
collocata al di là del tempo.
Fine accasciata al suolo, legata
mani e piedi, da prigioniera.
Fine con le iridi colorate del
riflesso rosso del sangue della sua migliore amica.
Fine fissando due angeli oscuri pronti a stroncare la
sua esistenza. Dolorosa, odiata, incompresa, ma tanto amata vita.
-“Tu… tu sei una pazza.”- singhiozzò Sakura,
mischiando l’ira alla disperazione, facendo leva sui gomiti per cercare di
muoversi – strisciare – in direzione della sua angelica aguzzina.
Konan si lasciò sfuggire un’aggraziata
risata, cambiando il suo percorso per dirigersi verso la sua piccola
prigioniera. La bloccò posandole un piede sul petto: fece lievemente pressione
col tacco, provocandole un dolore acuto che Sakura sfogò tramite un urlo
straziante.
-“Puoi dirmi quello che vuoi, Sakura. Sfoga pure la
tua ira, il tuo dolore, la tua frustrazione, ora che
ti è concesso; ma sappi che la colpa di quanto sta accadendo è tua, solamente
tua. La tua amica è giunta da me per cercare te, così come il tuo amato e il tuo amico. Sei stata una marionetta ubbidiente, accecata
dalle vicissitudini ingiuste della tua misera vita… provavi dolore per ostacoli
che ti sembravano insuperabili, risolvibili solo con la fuga…
ma ora, grazie a me, capirai cosa è davvero
doloroso e insuperabile. La perdita… l’oblio… la disperazione… la morte…”-
sussurrò Konan, per poi premere nuovamente con maggior forza il tacco nello
stomaco della giovane, che stavolta represse lo strazio in un gemito soffocato.
La donna sospirò con forza ma lentamente, per poi
voltarsi tirando un lieve calcio in faccia a Sakura, facendola girare d’altra
parte. Si diresse verso l’altare sacrificale, contemplando il suo scagnozzo
Deidara – estremamente vitale ed elettrizzato – mentre
sistemava quanto necessario per il rito: i pentagrammi magici al suolo,
l’antica spada sacrificale – ancora macchiata di quel sangue – le candele e i medaglioni sull’altare.
Infine, con lentezza disarmante, i suoi occhi
cristallini si posarono sulla figura di Ino,
accasciata sull’altare priva di sensi, mentre dai tagli sui suoi polsi il sangue
continuava a scorrere copioso verso i canali di scolo dell’altare.
-“Dejà vu, eh Ino?”- sussurrò Konan, con tono piatto
ed enigmatico.
-“Lo è anche per noi, eh Konan?”- tuonò di rimando una
voce maschile non individuabile, rimbombando per la grande
sala.
Konan e Deidara balzarono sull’attenti
e presero a guardarsi freneticamente intorno alla ricerca di estranei nelle
tenebre, quando uno sparo spezzò il silenzio per un brevissimo secondo. Mentre la eco dello scoppio ancora si propagava lungo tutto
l’edificio, un gemito dolorante di Deidara rantolò nel silenzio, subito seguito
dal suo accasciarsi contro al muro.
-“Deidara!”- sobbalzò Konan, vedendo il suo
fedelissimo tenersi la spalla che iniziava a sanguinare copiosamente.
In quel momento dal soppalco nascosto nel buio
saltarono giù Itachi e i suoi fedeli seguaci, i volti illuminati da una
sanguinosa rabbia mista all’irrefrenabile desiderio di riprendersi ciò che gli
era stato così brutalmente strappato con l’inganno.
-“Itachi. Pensavo di esser riuscita ad eliminarti due
giorni. Ma ahimè devo averti sottovalutato…”- sospirò Konan, in tutta
tranquillità, lanciando una rapida occhiata al compagno ferito –“…rischio di
pagare cara questa imperdonabile leggerezza.”- ringhiò
infine, estraendo un pugnale da sotto il mantello e lanciandolo con estrema
rapidità verso Itachi, che nonostante il riflesso scattante venne ferito alla
coscia.
-“Itachi…!”- lo richiamò il fratello.
-“Sasuke, Shikamaru! Prendete le ragazze e
andatevene. Questa è una questione fra me e lei.”- gli intimò
Itachi, prima di avventarsi sulla donna.
Afferrando la gravità della situazione, Sasuke si
lanciò senza protesta verso Sakura, tranciando i cavi con cui era stata legata
con la katana.
-“NON DATEMI GIA’ PER SCONFITTO!!!”-
tuonò una voce colma d’ira, e sollevando lo sguardo i due ragazzi videro Deidara
rialzarsi e dirigersi verso di loro come una furia. Veloce come un fulmine,
Shikamaru gli si lanciò addosso, atterrandolo, dando così il tempo a Sakura di
liberarsi e alzarsi.
I due ragazzi iniziarono un rozzo scontro a terra a
suon di pugni, mentre Sasuke divideva rapidamente il suo sguardo fra i presenti
ed elaborava un piano.
-“Sakura. Devi prendere Ino e portarla immediatamente
fuori da qui. Ha perso un sacco di sangue, se non
facciamo subito qualcosa rischia di non farcela.”- le
intimò Sasuke, buttando a terra il fodero della spada per avvicinarsi con
l’arma brandita a Deidara. –“Io e gli altri vi raggiungeremo
fuori. Ma tu ora… corri!”-
Sakura fissò con sguardo allarmato quello più intenso
ma deciso dell’Uchiha e non seppe dirgli di no. Anzi, quella sicurezza fu quasi contagiosa, e senza
contestare la ragazza si lanciò in una frenetica corsa verso l’altare.
Ino giaceva al suolo, polsi e caviglie
libere da catene – probabilmente una volta svenuta non erano più serviti
– e intorno a lei il suo sangue aveva formato una grande pozza che defluiva in
canali più piccoli.
Facendosi forza, Sakura si avventò in quel laghetto
scarlatto, afferrando un polso di Ino. Estrasse il
fazzoletto che aveva in tasca e glielo avvolse stretto intorno alla ferita,
cercando di bloccare la fuoriuscita di sangue. Per l’altro polso dovette optare per legarle scomodamente la sua intera felpa, in
mancanza di altro. L’importante era avere qualcosa che le bloccasse
le emorragie ormai inarrestabili.
Nel frattempo, poteva udire i tonfi metallici
provocati da due grosse spranghe di ferro di cui Itachi e Konan si stavano
servendo per fronteggiarsi; non fece in tempo a voltarsi che subito si udì
un’esplosione, come di un petardo, accompagnata dal sollevarsi di un denso fumo
grigio. Deidara pareva avesse con sé sotto il mantello diverse bombe, e ora
blaterava vantandosi di poter far esplodere tutta la fabbrica, se solo avesse
voluto.
Approfittando della situazione, Sakura cercò di
caricarsi Ino sulle spalle, ma a causa della debolezza si accasciò quasi subito
inginocchiata, con un gemito.
-“Dove credi di andare…?!”-
ringhiò Konan, pronta a lanciarsi verso le due fuggitive; abbassare la guardia
a quel modo fu la sua seconda leggerezza, che le costò una forte sprangata in
testa da parte di Itachi. La donna perse immediatamente conoscenza, accasciandosi
sull’altare, mentre il ragazzo volgeva il bastone di ferro verso il simpatico
bombarolo, che privato della sua mentore era caduto
nel panico più totale.
Intuendo che i due fratelli potevano cavarsela
benissimo da soli, Shikamaru si lanciò verso le ragazze, sollevando Ino fra le braccia mentre Sakura si tirava su in piedi.
Il ragazzo lanciò uno sguardo interrogativo agli Uchiha, che cercavano un modo di disarmare Deidara senza
danneggiare i chili di tritolo che lo vestivano.
Shikamaru riuscì a scambiarsi un cenno d’assenso con
Sasuke, che non sfuggì a Sakura: dovevano fuggire senza farsi vedere da quello
svitato, prima che gli partisse il neurone e decidesse di far saltar in aria
tutti.
Senza farsi prendere dal panico, il
Nara indicò l’uscita di emergenza posta in fondo al grande androne:
fortunatamente la parete che vi conduceva era completamente immersa nell’ombra,
rendendo la fuga molto più rapida e semplice.
–
-“D-dove sono andate?! DOVE?! DOV’E’ FINITA
Furono queste le sue ultime parole. Parole devote al
progetto in cui aveva creduto fino alla fine e per il
quale aveva sacrificato tutto, pure la vita stessa.
Finì tutto con un acuto dolore, inesplicabile a
parole: la lucente lama di quella katana che fino a pochi secondi prima lo fissava
come fosse un cobra pronto all’attacco, ma intimorito dalle sue bombe, ora
affondava nelle sue carni, trapassando il suo corpo da parte a parte,
strappandogli la vita così come aveva fatto al suo compagno Sasori:
velocemente, freddamente, senza cortesia. Trattandole come delle mere bambole.
Deidara si accasciò al suolo, e lì vi rimase,
esalando i suoi ultimi rapidi respiri di vita prima di tacere per sempre.
-“Bravo, se lo beccavi un po’ più a destra saltavamo
tutti in aria.”- grugnì il poliziotto lanciando un’occhiataccia al fratellino
troppo avventato, totalmente indifferente al crimine appena commesso.
Sasuke lo ignorò con indifferenza; osservò per
qualche attimo la sua lama insanguinata, mentre Itachi si accovacciava al
fianco della vittima per tastarne il polso e accertarne la morte.
Il suo volto riflesso su quel
sangue… chissà perché gli fece uno strano effetto. Un effetto fatale.
Scostò lo sguardo dalla lama, per tornare a
contemplare il fratello che si sollevava tranquillamente con un sorriso in
volto.
La vide arrivare da dietro di lui, come una furia.
Lei, che fino a poco prima era
accasciata e priva di sensi.
Lei, il volto insanguinato, l’antica
spada dell’altare brandita in mano.
L’urlo che tardò ad arrivare, Itachi che tardò ad accorgersi di lei.
Con un grido di furia e piacere sadico, Konan affondò
la lama di quell’antica arma nel corpo di Itachi, con
potenza quasi sovrumana.
Sasuke non urlò.
Il suo cuore cadde in un doloroso silenzio, mentre il
suo odio lo portava a sguainare la katana e a colpire
con un fendente il collo della donna.
Itachi si accasciò al suolo, sanguinante e
agonizzante. Konan si accasciò sull’altare, mentre il sangue che zampillava
dalla sua giugulare ricadeva a fiotti su quello di Ino
già versato.
Sasuke abbandonò la katana, lanciandosi verso il
corpo del fratello, che tremante agonizzava nel suo sangue che si allargava a
macchia d’olio sul pavimento.
-“Itachi… Itachi, resisti…”- annaspò Sasuke, cercando
di sollevare il fratello di peso, ancora sconvolto dalla rapidità degli
avvenimenti.
Ma qualcosa interruppe la sua
disperazione. Degli inquietanti bagliori blu si innalzavano
dall’altare, dove il sangue prima versato a terra stava cominciando a
sollevarsi, come se fosse animato, racchiudendo l’altare e la ormai morente
Konan in una specie di morsa senza ritorno, una bolla di sangue animata.
-“Il… sangue… di Konan… deve esser riuscito a…
attivare… il rituale…”- sospirò Itachi, agonizzante. –“Sa… Sasuke… questo… non
deve accadere… altrimenti… la mia vita… sarebbe stata i…
inutile…”-
-“Lo fermerò io, stai tranquillo!”- ringhiò il
ragazzo.
-“No… non puoi… non pu… oi…
fratellino… dammi la tua katana… colpirò… Deidara… quando
tu sarai fuggito… e salterà tutto in aria… e questa storia maledetta… finirà.”-
sussurrò il fratello, stringendo il minore per il braccio.
-“No… Itachi… io non
posso…”-
-“Vattene, Sasuke… vai da Sakura e… vivi…solamente…
vivi…”-
–
Quella potente esplosione portò Sakura a fermarsi,
voltandosi all’indietro immediatamente.
-“Sasuke…”-
-“Sakura, sbrigati! Non fermarti!”- urlò Shikamaru, già ammaliato dalla luce dell’alba che si intravedeva in fondo a quell’ultimo
corridoio senza fine.
-“Ma… l’esplosione… Sasuke… Itachi...”- cercò di protestare la ragazza, con le lacrime
agli occhi, dividendo lo sguardo fra il fumo nero che li stava raggiungendo
velocemente e la luce invitante dalla parte opposta.
-“Sanno il fatto loro, sono sicuro che ce la faranno!
Debole come sei non potresti essergli di nessun aiuto!”- aggiunse Shikamaru irritato, ma subito il suo sguardo infuriato si
tramutò in uno sorpreso, fissando qualcosa dietro alle
spalle dell’Haruno.
Indotta da quel cambiamento improvviso, la ragazza si
voltò immediatamente per vedere Sasuke uscire di corsa
dalla coltre di fumo, dirigendosi verso di loro.
-“Muovetevi, usciamo di qua
prima che crolli tutto!!!”- gli urlò l’Uchiha.
Senza farselo ripetere, Shikamaru
strinse a sé Ino con maggior forza e si diresse verso l’uscita ormai prossima,
seguito a ruota da Sakura e Sasuke.
Lei gli regalò un sorriso di sollievo, allungando la
mano verso la sua, e lui gliela strinse con forza, quasi gli fosse
d’aiuto in quella folle fuga.
-“Ti amo, Sakura.”-
Lo disse così, senza alcuna intonazione,
come se fosse naturale dirlo.
Il cuore della ragazza ebbe un sussulto improvviso, e
si voltò sconvolta verso il ragazzo che, imperterrito, continuava la corsa al
suo fianco.
Gli sembrava il momento adatto a certe cose?!
Ma del resto…lui era Sasuke. E lei era Sakura. E nonostante tutto… si
amavano. Anche – anzi, soprattutto – nei momenti
di difficoltà. E per quando paradossale potesse sembrare quella situazione… Sakura pensò che non ci fosse momento migliore per sentirsi
sussurrare certe parole. E nel momento in cui lo
pensava, la luce abbagliante del primo sole, che non vedeva da secoli, le
bruciò le iridi atrofizzate dalle tenebre come una salutare fiammata.
Si fermò e inspirò a fondo.
L’aria non le era mai sembrata così fresca e
profumata.
Si voltò radiosa verso Sasuke, il suo salvatore, il suo migliore amico, il suo grande amore.
Un ghigno soddisfatto si spaziò sul volto del
ragazzo, che si avvicinò a lei, fissandola intensamente.
E poi.
E poi.
E poi.
Furono come aghi argentati. Sbucarono rapidamente dal
buio corridoio alle sue spalle. Ma non erano aghi, no. Era sottili fili
di ferro. Quelli di Sasori. Non avrebbe potuto
confonderli con null’altro al mondo.
Animati di vita propria, cinsero Sasuke al collo, ai
polsi e alle gambe.
L’ultimo sguardo fugace fu per lei.
-“SCAPPA SAKURA!”- le ordinò Sasuke, prima di esser
soffocato dalla stretta dei fili che, con uno strattone sovrumano, lo
trascinavano con loro all’interno della fabbrica con una velocità altrettanto
soprannaturale, facendolo svanire nella coltre di fumo cupa che ormai
fuoriusciva da ogni fessura dell’edificio in fiamme.
-“SASUKEEEEEEEEE!!!”-
E il suo urlo fu il primo suono a
spezzare la più lunga alba della sua vita.
…to be
continued…
*Angolo di Luly*
Hasta
banana [?] con l’epilogo di questa brutta faccenda.
Grazie
infinite a Mirie, CHOCMyself_ e
Kry333 per le vostre bellissime recensioni. Mi avete
reso questo aggiornamento estremamente tardivo meno
inutile di quanto pensavo che fosse. <3
Ja nee
Luly