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Autore: aresian    26/01/2006    1 recensioni
Ambientazione: Dalla fine dell'Ep. IV "Una nuova speranza" alla conlcusione dell'Ep. VI "Il ritorno dello Jedi". L'animo contorto di un Sith che combatte con il risorgere di un'umanità obliata per ventitrè anni. Star Wars visto con gli occhi di Darth Vader..
Genere: Drammatico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Palpatine/Darth Sidious
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Frammenti d'anima

Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda, Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox. Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro. Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.

_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __

__ :*: Parte III – Un animo diviso in due :*: __

By Aresian.

PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.

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Niente poteva procedere, per i suoi piani, meglio di quanto non stesse accadendo ora. Darth Vader era tornato nei suoi alloggi, ove al centro troneggiava la lugubre, ma vitale, Camera Iperbarica compagna ormai da molti anni. L’Imperatore stesso gli aveva concesso la massima libertà d’azione, pur di perseguire lo scopo comune, trascinare verso il “Lato Oscuro” il padawan di Obi-wan. Vader si distese, con insaspettata spossatezza, sulla branda color antracite, spartano arredamento degli alloggi imperiali, dopo essersi liberato del mantello nero che sempre posava sulle sue spalle. Si ritrovò a considerare, con sordo rimpianto, che non con altrettanta disinvoltura poteva liberarsi della maschera che gli ricopriva il volto. Aveva scordato cosa significasse… vedere. Ciò che il visore artificiale rimandava alle sinapsi del suo cervello era un’immagine distorta, ricca di reticolati e cifre quasi intelleggibili, che solo la Forza e la memoria gli consentivano di tradurre in immagini tridimensionali dall’aspetto quasi reale. Per un istante, indefinibile e violento, lo pervase l’immagine del ricordo, di un passato obliato nelle nebbie della più cieca dimenticanza, un’immagine di cieli azzurri, prati verdi e cascate spumeggianti e rilucenti al caldo sole d’estate, l’immagine del paradiso di Naboo. Il dolore, che seguì quel ricordo, fu così intenso, così devastante d’arrestare, per alcuni istanti, il rantolo sinistro del suo respiratore. Perché quel ricordo così lontano, così fuorviante e carico di rimpianto? Rimpianto, dannazione un Sith non poteva provare rimpianto. Poi, così come l’immagine di quel remoto paesaggio sublime, un volto si fece prepotente innanzi agli occhi della mente, un volto di donna., il volto di … LEI.
“No” un gemito rantolante, mentre si rimetteva rapidamente in piedi, frustrato e confuso. Perché LEI era tornata a tormentarlo? Perché LEI non lo lasciava sprofondare, in deserta pace, con il suo marcescente orgoglio? LEI che aveva creduto di aver ucciso, LEI per cui si era dannato irrimediabilmente l’anima, LEI che aveva portato in grembo… SUO figlio. Non già il figlio del Sith conosciuto col temibile nome di Darth Vader, no, ma il sangue del sangue di Anakin Skywalker che ora, pretendeva prepotentemente di dettare regole, di riprendere il controllo di quel corpo dannato e mezzo macchina che non più gli apparteneva. Quell’IO che gli stava urlando nella testa… LUI ti ha sempre mentito, LUI ti ha solo usato, LUI sapeva che Luke era nato….
A salvarlo da quelle devastanti fratture interiori il gracchiante richiamo dell’interfono. Avevano rintracciato il Falcon, che dopo ore trascorse all’interno di un gruppo di asteroidi si era deciso ad uscire allo scoperto. Nuovamente il Sith che era in lui prese il sopravvento, scaraventando l’IO dell’altro uomo nuovamente nell’abisso della memoria, relegandolo a meno di un fastidio. L’eccitazione, subitanea, per la prossima cattura degli amici di Skywalker spazzò via ogni incertezza dal suo animo che subitamente si prestò alla formulazione del suo ben architettato piano.

Poiché l’Ammiraglio della Flotta si era dimostrato un incapace, Darth Vader aveva stabilito una nuova linea d’azione, dai militari ritenuta ben poco ortodossa ma da lui considerata … decisiva. Le informazioni che aveva preso sul pilota del trasporto Correliano lo avevano indotto a seguire una via alquanto insolita, per redimere la questione. Sulla testa di quel tizio esisteva già una cospiqua taglia, e certamente metà, se non tutti, i cacciatori di taglie della Galassia si sarebbero precipitati al suo inseguimento se avesse dato loro una traccia. In questo modo, si sarebbe risparmiato il disturbo di seguire la preda in lungo e in largo, tra i vari sistemi, pianificando, invece, nel dettaglio la trappola per il giovane Skywalker, una trappola dalla quale non sarebbe potuto fuggire…
La sua strategia si era rivelata alquanto efficace, giacchè Boba Fett aveva scoperto in Bespin, il luogo di destinazione dei fuggitivi. Con maligna soddisfazione, Darth Vader diede ordine di partire immediatamente per la città mineraria di Cloud City, gestita da tal Lando Calrissian, sapendo di avere un indubbio vantaggio sul Trasporto Correliano. Lui poteva viaggiare a velocità luce, il suo avversario… no.

La trappola era pronta, nulla poteva sfuggire al suo controllo, ne era certo. Era ansioso, perché negarlo, di trovarsi di fronte il giovane avversario. Percepì la sua presenza, ancora prima che atterrasse, ben indotto secondo il suo acuto piano, alla piattaforma. Ne percepiva la tensione e l’apprensione per gli amici, debole e deprecabile sentimento che gli avrebbe insegnato ad estirpare dall’anima una volta che ne avesse operato la conversione al “lato oscuro”. Lo “sentiva”, sapeva che era nel corridoio, poco oltre la spessa porta di metallo anti-scoppio. Una strana inquietudine si impossessò, in quell’istante, di lui. Una sensazione inaspettata, irrazionale, l’impazienza non del contendere, del combattere, no l’impazienza del vedere e del … conoscere. Era alquanto singolare che tale sentimento affiorasse al suo pensiero. Scacciando quell’insinuante desiderio, concentrò le sue facoltà, celandosi alla vista, non appena il giovane varcò la soglia e si accinse, guardingo, a penetrare all’interno della stanza, cadendo nella rete della sua affinata trappola. Celato dietro l’imponente figura di un generatore di carbonio, Darth Vader si concesse il lusso, perché tale esso era, di contemplare il volto del giovane padawan, dell’allievo di Obi-wan. Biondi capelli lisci e ribelli, occhi azzurri attenti e vigili, corpo agile e ben allenato, quello era… il figlio di Skywalker. Quel figlio che ventitrè anni prima, Padmè aveva dato alla luce, mentre lui si convertiva al “lato oscuro” e obliava se stesso. No, quel pensiero era proibito, fuorviante. LEI non doveva continuare a tormentarlo. Altra la sua priorità, ora. Senza più esitare si sporse in avanti, sulla piattaforma poco sopra il giovane, dandogli il tempo di realizzare la sua presenza, assaporando la sensazione del suo … timore. Vederlo avanzare, con la light saber stretta nervosamente tra le mani, il volto sudato come se stesse combattendo da ore, istintiva reazione alla sollecitazione della sua “Forza”, che da qualche istante già giocava con le percezioni dell’inesperto ragazzo. L’avventatezza, nient’altro poteva indurre quel giovane ad attivare la lightsaber a spingersi all’attacco. Con noncuranza attivò la propria, la “Forza” scorreva rapida e vigorosa nel giovane padawan, ma troppo inseperto per saperla dosare, lo avrebbe studiato un po’, decise, valutato le sue reali capacità, in fondo era da giorni che ardeva dal desiderio di trovarselo innanzi, per poter valutare i suoi progressi, il suo latente potenziale, per comprendere se sarebbe stato adatto al… compito. Puerili i tentativi del ragazzo di abbattere la sua difesa.
Obi-wan ti ha insegnato bene” si ritrovò a dire, come a voler blandire lo spirito confuso del suo avversario. Percepì il disagio e il fastidio generati, nel giovane, da quelle parole e pertanto gliene riservò delle altre, più confidenziali, più dirette, non sapeva il perché di quel dialogo a senso unico, strano e anomalo, ma sentiva di voler esternare le proprie sensazioni, voleva elogiarlo e al contempo sminuirlo, come ad impartigli la prima lezione da Sith.
Non male, giovanotto, ma non sei ancora un Jedi” per poi sospingerlo, usando la “Forza”, verso il Congelatore di Carbonio, convinto di avere visto abbastanza, quasi deluso dalla facilità di quello scontro. Ma Luke non era caduto nella trappola, senza farsi prendere dal panico aveva reagito ed ora, irato per quel subdolo raggiro, si stava avventando contro di lui, avventato e veemente. Sì, c’era potere latente, vigore, in quel giovane. Ne percepiva l’essenza, l’entità con tale precisa sensibilità da stupirsene.
Notevole, davvero notevole”.
Un’ elogio spontaneo, privo di calcolo, sgorgato da quell’antro deprecabile ove regnava il rimasuglio umano che sempre si affacciava a rimembrargli che grazie ad esso aveva fallito, grazie ad esso non aveva acquisito il potere ultimo dei Sith. Con fermezza scacciò quelle sensazioni nuovamente nell’oblio della dimenticanza, incassando, per la distrazione, un breve attacco del ragazzo che lo indusse a predisporre una variazione al piano originario. Eludendo le percezioni, per altro confuse, del padawan, lo attirò verso un’altra zona della base. Ad un tratto, senza neanche rendersene conto, non gli importava più imprigionarlo nella graffite, non gli interessava più condurlo come un trofeo al Signore dei Sith. Impeto ora nei suoi attacchi, spingerlo a tirare fuori tutto quello che aveva dentro, spronarlo a mostrargli tutto il coraggio, l’impeto, lo spirito di conservazione, metterlo alle corde, indurlo alla resa, questo ora era importante per lui. Disarmarlo, averlo impotente ed indifeso ai propri piedi, leggere lo smarrimento in quelle iridi azzurre così profonde e cariche di confusione. Percepire la sua paura, eppure la sua ribellione….
Sei stato sconfitto, non lasciare che ti distrugga come Obi-wan. Vieni con me
Il saettare rapido della spada, aveva nuovamente esitato e punito per questo era stato, una scottatura alla spalla, una lieve ferita provocata dalla lightsaber del giovane, ma sufficiente a scatenare l’ira del Sith che era in lui. Nessun calcolo, nessuna remora, con violenza scagliarsi contro di lui, abbattere ferocemente la propria lightsaber sulla sua, perforarne la difesa e… affondare la lama nelle carni vulnerabili e innocenti del suo giovane braccio, amputandogli una mano, di netto. L’urlo di dolore del giovane a penetrare tra le nebbie di quell’ira accecante, la stessa che ventitrè anni prima lo aveva spinto a scagliarsi contro di LEI… Vederlo ritrarsi impaurito, indifeso, consapevole dell’ineluttabile sconfitta…
Sei potente, ma io potrò completare la tua istruzione, non conosci il potere del “lato oscuro”. Vieni con me”.
Lo aveva tentato, lo stava blandendo, puntando sul suo istinto di conservazione, sulla sua confusione, poteva trascinarlo con sé, indurlo a seguirlo, non avrebbe rinunciato a lui, non adesso… Ma il ragazzo non voleva cedere, non voleva arrendersi all’inevitabile, lo sentiva. No, non poteva distruggerlo, non ancora una volta, non di suo pugno. Darth Vader osservava, il braccio teso, il giovane Skywalker ritrarsi sempre più debole, stanco e spaventato in quell’angolo, senza via d’uscita, ove lo aveva condotto. L’arto leso stretto al petto e gli occhi azzurri sgomenti e confusi. Non puoi tradirmi, non ora Luke, ho bisogno di te, della tua “Forza” tu solo puoi aiutarmi a condurre a termine il mio disegno. Tu, devi seguirmi…
Obi-wan ti ha detto di tuo padre?”.
Lo aveva percepito, più che visto, sussultare, folgorato da quella domanda a bruciapelo. Un lampo di odio attraversare le sue iridi azzurre e cristalline, velate di dolore.
Mi ha detto abbastanza, che sei stato tu ad ucciderlo” gli aveva riversato in faccia, quasi con astio. Perché? Cosa volevi ottenere con questo, Obi-wan? Mi hai messo contro lei ed ora vuoi mettermi contro mio figlio? No, non te lo permetterò, non ti intrometterai ancora nella mia vita.
No. Io sono tuo padre”.
Lo aveva detto con una freddezza e una lucidità di cui si riteneva fiero, ma che segnava ugualmente il fallimento di Vader. Non era stato il Sith a parlare, ma l’IO deplorato e schiacciato dalla foga omicida dettata dalla sua immane fornace d’odio interiore. Nulla contava ora, se non convincere il figlio a porsi al suo fianco, unico modo per salvarlo da se stesso e da Palpatine. Non gli importava lo sgomento che percepiva in lui, la sua quasi incapacità di accettare ciò che lui neanche osava confessare a se stesso. Lui era … Anakin Skywalker.
Non è vero
Perché ti ostini a negarlo? Perché mi rifiuti? Io sono tuo padre. Ho sacrificato la mia esistenza per te. Perché non comprendi?
Cerca dentro di te, tu sai che è vero. La “Forza” scorre potente in te, tu puoi distruggere l’Imperatore e questo lui lo ha previsto. Vieni con me, Luke. Insieme potremmo sconfiggerlo e porre fine a questa guerra. Governeremo la Galassia come padre e figlio”.
Ogni espediente buono pur di indurlo a cedere, anche l’illusione di eliminare l’Imperatore, pur di trascinarlo nel suo stesso abisso, per non sentirsi privato di qualcosa che adesso desiderava avere accanto a sé. No, quell’affermazione non era una menzogna ad arte, era l’esternazione del più intimo desiderio di Anakin Skywalker. Con LEI avrebbe voluto governare la Galassia, ciò non era stato possibile ma ora, Luke poteva farlo al suo posto. Doveva farlo. Quella mano protesa, inconsapevole richiamo di un’agonizzante animo lacerato dai rimorsi, di quell’Anakin Skywalker non già schiavo dell’oscurità ma di essa fedele persecutore. Quell’Anakin che ora regnava sovrano, anche se per pochi miserandi istanti, in quel corpo che un tempo era stato suo potente custode. Una mano a protendersi verso l’infinito, forse verso un’esecrata salvezza che si perse nel silenzio di una risposta mancata. Con un profondo senso di smarrimento interiore, il Sith vide il figlio precipitare nel vuoto, così orripilato dalla sua oscura presenza da rifiutare la verità e il fato predestinato. Una mano persa nel vuoto, che rimase ad attendere un contatto che non si sarebbe consumato. Così si spegneva la speranza di Anakin Skywalker, e Vader tornava sovrano di se stesso e del proprio marcescente odio, per il mondo, per i Jedi, per Obi-wan che glielo aveva messo contro. Eppure, da qualche parte, Anakin Skywalker continuava a cercare il figlio, a chiamarlo incessantemente, legato ormai ad esso da un fato irrinunciabile, unico faro verso la luce oltre le tenebre di un gioco malefico e spietato che egli stesso, anni addietro, aveva consapevolmente accettato.

- continua -

NOTE: Ambientato nel corso dell’Episodio V “L’Impero colpisce ancora”. Le frasi in corsivo sono espliciti richiami alle battute del flms, anche se talune volte leggermente modificate, e pertanto sono frutto del genio di Lucas e non mio.

Grazie a tutti coloro che stanno leggendo questa fanfictions. Spero che questo capitolo possa catturare la vostra attenzione e grazie anche a chi ha recensito i precedenti.

  
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