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Autore: InuMilla    01/04/2011    8 recensioni
Cygnus Black ha l'abitudine di leggere una storia alle sue tre figlie, prima di mandarle a letto e loro hanno l'abitudine di non andare a letto, dopo ogni storia.
Il loro gioco preferito è, infatti, interpretare quei racconti, finché il sonno non le vince.
Un giorno, Cygnus legge loro la Storia dei tre Fratelli e le sorelle Black ne restano particolarmente affascinate.
A distanza di anni, le tre donne, ormai separate dagli eventi della vita, ripenseranno alla notte in cui sono state -o quasi state- le tre Sorelle con i Doni della Morte e scopriranno quanto fosse azzeccata o meno, allora, la loro scelta.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La storia delle tre sorelle





"…e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita."


La fredda voce di Cygnus Black si spense nel buio della stanza delle sue figlie, accompagnata dallo schiocco sordo del libro che aveva appena chiuso con violenza, noncurante delle meravigliose e preziosissime aggiunte sull’antica rilegatura.
L’innaturale silenzio che seguì quella frase era l’eco dell’atmosfera fiabesca che, seppur leggendo con voce priva di qualsiasi intonazione, Cygnus era riuscito a creare; le sue tre figlie, immobili nei loro letti, lo avevano ascoltato rapite, col busto leggermente inclinato in avanti, quasi fossero attratte da quel libro che riuscivano a malapena ad intravedere nell’oscurità, ma di cui avvertivano i sussurri di racconti come quello che era appena finito.
"Adesso, dormite." ordinò Cygnus, severo. Le tre bambine sembrarono riscuotersi alle sue parole. Non fecero in tempo a salutare il padre, che lui era già uscito, chiudendosi la porta alle spalle.
L’oscurità divenne assoluta.
Si sentì un frusciare di coperte, dei passi, il rumore di un cassetto che si apre e la debole luce di una candela s’accese, illuminando pochi tratti del viso di Bellatrix - rendendolo, in tal modo, un po’ spettrale – dai quali si poteva facilmente capire che la più grande delle sorelle Black non aveva alcuna intenzione di obbedire agli ordini del padre.
Bellatrix poggiò la bugia contenente la candela al centro della stanza, nello spazio delimitato dai loro letti disposti a cerchio e si sedette a gambe incrociate.
Di nuovo, ci fu un fruscio di coperte e un veloce scalpiccio: Andromeda e Narcissa imitarono la sorella maggiore e si sedettero attorno alla bugia.
Non era  la prima volta che le sorelle Black ignoravano gli ordini del padre per poter giocare a far finta di entrare in quei meravigliosi racconti che ogni sera lui stesso leggeva loro.
E si poteva capire facilmente dai volti delle tre bambine –teatri di giochi di luci e ombre, nel flebile bagliore della fiamma morente- che la Storia dei Tre Fratelli sarebbe stata il loro gioco preferito per molto tempo.
Il viso di Andromeda brillò, pallido, nell’oscurità, acceso dall’entusiasmo di poter iniziare una nuova avventura. La fiamma del lume ballò nei suoi occhi scuri, spalancati verso il mondo che si stava loro aprendo.
Narcissa sedeva rannicchiata, con le ginocchia strette al petto e lanciava frequenti e preoccupatissime occhiate alla porta, come se avesse paura che Cygnus potesse apparire da un momento all’altro sulla soglia, furente perché le figlie gli avevano disobbedito.
Bellatrix alzò gli occhi al cielo, esasperata.
Lei sapeva benissimo che nessuno sarebbe più entrato da quella porta, fino al mattino seguente.
“ Smettila di fissare quella porta, tanto non verrà. Né lui, né nessun altro.”
Le parole della sorella maggiore sembrarono rassicurare un po’ la piccola Narcissa, che non notò la nota di rancore nascosta nel tono seccato.
Andromeda, al contrario, se ne accorse.
“Bella…”
“Vorrei avere la Bacchetta.” La interruppe con forza Bellatrix, come se non avesse voluto ascoltare ciò che la sorella le avrebbe detto.
Andromeda e Narcissa la guardarono, interdette.
“La Bacchetta di Sambuco.” Continuò Bellatrix, alzando le spalle. “Se l’avessi, sarei la strega più potente. Se l’avessi, diventerei la migliore ad Hogwarts, l’anno prossimo; potrei fare gli incantesimi più difficili, senza fatica. Tutti mi ammirerebbero.” I suoi occhi brillarono di una luce strana, che spaventò un po’ Andromeda.
Calò un silenzio carico di omissioni, innaturale tra tre bambine così piccole.

“Io sarò il Primo fratello, quindi.” Esordì Bellatrix, quando non fu più in grado di combattere contro i suoi pensieri. Il suo sguardo si posò automaticamente su Andromeda : toccava a lei scegliere.
Narcissa si schiarì la voce, guardando la sorella maggiore con l’espressione di chi sa di dover dire qualcosa che non sarà gradita al suo interlocutore. “Bella,” iniziò  “ma il fratello con la bacchetta … muore!”
Bellatrix fece un gesto seccato con la mano, come a voler scacciare un insetto “Solo perché lui è stato tanto scemo da farsi uccidere. Io non lascerò certo che succeda. Terrò la Bacchetta al sicuro e mi nasconderò.” Rispose, con noncuranza.
Andromeda rimase in silenzio. “Il massimo sarebbe avere sia la Bacchetta che il Mantello.” Disse, infine, più a sé stessa che alle altre.
“ Ne puoi avere solo uno.”
“Lo so, Bella. Dico solo che sarebbe perfetto averli entrambi, no?”
“Ma non puoi essere due fratelli, devi per forza sceglierne uno.”
Andromeda non rispose subito. Ponderò la questione, portandosi un dito sul mento, come faceva sempre quando pensava, poi rispose: “Allora scelgo il Mantello. Sarò il terzo fratello.”
Bellatrix sbuffò, divertita. “Sempre a nasconderti tu, eh?” la sbeffeggiò.
Andromeda le rivolse una smorfia “Intanto il fratello con il Mantello se la passa meglio di tutti.”
A quel punto, entrambe posarono lo sguardo su Narcissa che si sentì improvvisamente osservata, tanto da arretrare leggermente.
“Oh, no. Non sarò io il fratello con la Pietra solo perché voi due l’avete scartato!” esclamò, indignata.
Andromeda e Bellatrix risero. “Invece si, perché sei la più piccola.” La rimbeccò la maggiore “Prendi sempre i nostri scarti."
Narcissa strinse le labbra, come se dovesse sforzarsi per trattenere le parole che lottavano per uscire. Si limitò a fissare Bellatrix con astio, senza spiccicare una sillaba.
“Bene, possiamo iniziare!” annunciò quest’ultima, battendo le mani. “Io sarò la sorella grande con la Bacchetta che governa il mondo; Andromeda sarà la sorella con il Mantello che sconfigge tutti senza farsi vedere e Narcissa …” uno sguardo pieno di malizia si abbatté sulla più piccola delle sorelle Black. “ Lei , invece sarà la sorella con la Pietra che segue il suo  amato Lucius  nel regno dei morti.”
Narcissa si alzò di scatto, afferrò con foga il primo cuscino che le capitò a tiro e si lanciò all’inseguimento di Bellatrix, urlando: “A me non piace Lucius!”
Gli inseguimenti cessarono di colpo, quando la fiamma morì nella cera fluida e il buio avvinse la stanza.








 

                                                                                                                ***

 






 
Quella notte era innaturalmente silenziosa, come se ogni cosa tacesse, trattenendo il fiato, nel terrorizzato ascolto della voce acuta e fredda che stava parlando, che stava minacciando con meravigliosa apatia.
“Io-n-no-so!” l’uomo in ginocchio sul freddo pavimento di pietra supplicò, di nuovo, balbettando le poche parole che conosceva nella nostra lingua. Il suo volto era deformato dal dolore, le guance erano solcate dalle lacrime di un condannato a morte.
“Io ho informazioni molto diverse, signor Gregorovich.” I fastidiosi scongiuri furono messi a tacere da questa semplice frase che, benché pronunciata senza intonazione, risuonava delle più temibili minacce.
E il silenzio fu squarciato da un grido.
Stupido, inetto Gregorovich. Non comprendeva l’immenso onore che gli era stato concesso; non capiva che il suo aiuto poteva essere determinante per Lord Voldemort, impegnato nella ricerca di una bacchetta che finalmente non avrebbe intralciato i suoi piani.
Quell’ometto insignificante aveva la possibilità di diventare un tassello importante nella sconfitta di Harry Potter, un onore per cui ogni Mangiamorte sarebbe stato disposto a uccidere.
E anche a morire.
Fu allora che un improbabile ricordo occupò prepotentemente i miei pensieri.
“Vorrei avere la Bacchetta….La Bacchetta di Sambuco.”
Sorrisi come non mi capitava da molto tempo.
Non era cambiato niente. A distanza di tanti anni, avrei scelto di nuovo la Bacchetta, ma non l’avrei tenuta per me …
“Rubata!” sibilò Lord Voldemort, facendo vibrare quell’unica parola di tutta la rabbia umanamente immaginabile.
Un altro insuccesso. La bacchetta che Lord Voldemort stava cercando sembrava straordinariamente abile nello sfuggirgli.
Se solo avessi potuto davvero avere la Bacchetta di Sambuco, avrei messo fine a quell’insoddisfacente e strenua ricerca e sarei stata onorata, sopra tutti gli altri.
Se solo la Bacchetta fosse esistita … 




 

***








 

 
La costa inglese si allontanava lentamente e con lei la nostra casa, le nostre ricchezze, la nostra vecchia vita.
Era quasi un dolore fisico quello che mi attanagliava il petto al solo pensiero di ciò che ci stavamo lasciando alle spalle, ma mi bastava spostare lo sguardo su Draco e Lucius per avere  un po’ di sollievo.
La nave ci cullava dolcemente, quasi a voler rendere meno arduo il viaggio verso la terra del nostro esilio.
Era stato molto difficile convincere Lucius che quella era la soluzione migliore; ma non per me, né per lui.
Passai le dita tra i capelli biondissimi di Draco e lui fece un gesto quasi impercettibile con la testa, come fa un gatto che va in contro alla mano di chi lo sta accarezzando, in cerca di conforto.
Aveva a stento parlato, da quando lo avevamo trovato ad Hogwarts, dopo la battaglia, e non aveva detto nulla sulla nostra decisione di lasciare l’Inghilterra.
Erano passati solo pochi giorni dalla caduta dell’Oscuro Signore, ma a me sembravano passati già secoli.
Draco sospirò, voltando il viso verso di me.
Chiuse gli occhi, come se stesse cercando di mettere a tacere un pensiero sbagliato. Poi, i suoi occhi si aprirono, e mi scrutarono dentro. I suoi occhi erano un pozzo in cui non potevo evitare di sprofondare.
E allora capii. Percepii quel pensiero che voleva soffocare quasi come se fosse appartenuto a me.
Aveva paura.
Aveva paura di ciò che avremmo trovato e di ciò che stavamo lasciando.
Avrei voluto dirgli che anche io avevo una paura tremenda, ma tacqui. Stavamo facendo la cosa giusta, ne ero sicura.
Lui avrebbe potuto decidere di tornare in Inghilterra, un giorno, ma prima dovevo assicurarmi che la sua vita non sarebbe stata segnata dai nostri errori.
Dovevo proteggerlo, metterlo a sicuro da ogni pericolo che avrebbe potuto portarmelo via di nuovo.
Inspiegabilmente, il più remoto dei miei ricordi riaffiorò dalla più recondita regione della mia mente, imponendosi nei miei pensieri con prepotenza.
“Non sarò il fratello con la Pietra solo perché voi l’avete scartato!” “Si, invece!”
Sorrisi, pensando che, dopo tanti anni, mi sarei rifiutata di nuovo di accettare la Pietra, se avessi potuto davvero scegliere.
No. Il Dono che avrei voluto, in quel momento, era il Mantello.
Il Mantello che, nelle mani di Draco, lo avrebbe protetto persino dalla Morte, finché lui avrebbe deciso di seguirla …







 

***

 






 
TED TONKS
Nato il 12-11-1950 Morto il 23-03-1998
 
NINFADORA TONKS
Nata il14-04-1973 Morta il 2-06-1998
 
Sfioravo quelle due lastre di marmo con estrema dolcezza.
Ma, in realtà, le odiavo.
Le odiavo da morire, perché erano impenetrabili e vere; erano la prova inconfutabile che Ted e Dora erano lì, davanti a me, intrappolati nella terra, freddi, immobili, inconsapevoli di ciò che si erano lasciati alle spalle.
Ma quelle pietre erano anche il muro insormontabile che mi separava da mia figlia e mio marito e mi impediva di raggiungerli.
Lo scalpiccio del piccolo Teddy azionò automaticamente le mie mani che asciugarono le lacrime calde sul mio viso, come se fossero qualcosa di scandaloso.
Teddy mi superò, senza guardarmi. Si avvicinò alle lapidi dei suoi genitori –accanto a quella di Dora, c’era quella di suo marito- e sfiorò i loro nomi con la manina, lettera per lettera, quasi come se volesse accarezzarli.
Poi indietreggiò e rimase a fissare quelle fredde pietre. Non riuscivo a vedere il suo viso, ma vedevo le sue piccole spalle, scosse da singhiozzi regolari e silenziosi, perché “Io non devo piangere, davanti a loro. A papà non piacerebbe”  aveva detto una volta.
Anche io mi ero ripromessa di non piangere mai davanti a lui, ma entrambi ci stavamo prendendo in giro da soli.
Nessuno dei due, quel giorno, riuscì a mantenere la propria promessa.
Le lacrime tornarono a bagnarmi le guance, e questa volta non mi preoccupai di nasconderle.
Riuscivo a sentire il dolore di Teddy, il mio.
Ma sentivo anche il dolore della mia Dora, che non sarebbe mai stata la mamma che avrebbe voluto essere; quello di Ted, che non sarebbe mai stato chiamato nonno e che non sarebbe invecchiato con me; e quello di Remus, che non avrebbe mai insegnato nulla a suo figlio.
Forse riuscivo a sentire così bene la loro sofferenza perché a loro, nel mondo oltre le lapidi, era proibito soffrire.
La presenza di Teddy mi impedì di sperare di nuovo di raggiungerli.
Se solo loro avessero potuto tornare …
Non richiesto, l’eco di parole lontanissime risuonò nelle mie orecchie, allontanandomi momentaneamente dal presente.
“Allora scelgo il Mantello.”
Tra le lacrime, affiorò un sorriso amaro.  Erano passati tanti anni. Allora non avrei mai potuto prevedere l’impetuoso e impietoso fiume di tragedie che mi avrebbe colpita.
Da bambina non avrei mai pensato che sarei arrivata a sperare di avere la Pietra della Risurrezione tra le mani…
 
 










Angolo di Mills.
Ho poco da dire su questa storia:
1- E' dedicata alle tre persone che aspettano le mie storie:
Davide, Vicky e Lisa. Vi voglio tanto bene, guys.
2- E' stata scritta per un contest, il BB contest, indetto sul forum da HarryPotterianaDOC e si è classificata quinta.
Questo è il giudizio:


QUINTA CLASSIFICATA
Inu__Mills – La storia delle tre sorelle
Grammatica: 9/10
Originalità: 15/15
Trama: 9/10
IC: 10/10
Punti prompt: 4/12
Punti citazione: 0/5
Gradimento personale: 9/10
Per un totale di 56 punti.
La grammatica è molto buona, l’ originalità c’è e la trama è sviluppata bene. Le tre sorelle sono esattamente IC e perciò il gradimento è molto alto.
Ciò che ha abbassato il tuo punteggio sono stati i prompt, dato che non ne hai utilizzati due, e la citazione, che come tu stessa hai detto non sei riuscita ad inserire.
La tua storia meritava di finire molto, ma molto più in alto. Infatti è bellissima e commovente, e davvero tanto
originale. Consiglio a tutti di fare un salto da te, questa storia merita davvero.

 

 

Detto ciò...
alla prossima!

 
 
   
 
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