Ciao
a tutti e ben ritrovati per il penultimo capitolo di questa storia.
Scusate se
ho tardato due settimane: l’ho riscritto ben tre volte,
talmente ero
insoddisfatto. Spero che questo vada bene.
Detto
questo, sperando nei commenti per questo e il prossimo, vi auguro buona
lettura.
Ricapitoliamo: ero andato a cercare Fenrir
e l’avevo trovato, ma avevo perso il controllo e, quando ho
pensato che fosse
giunta la fine, la volpe si è liberata ed ha cominciato a
combattere al mio
posto. La cosa non basta: mi trovavo di fronte una strana figura che
non avevo
mai incontrato in un posto curioso.
Che cosa stava succedendo? Perché mi
trovavo in quel posto? Queste erano le domande cui non riuscivo a dare
risposta
e, la testa, già piena di domande, mi stava per esplodere.
“Mi
chiedi chi sono, Sauron?” disse
quel misterioso spirito “Eppure
dovresti conoscermi meglio di chiunque altro.
Sono la voce che ti ha sempre chiamato da quando sei nato: io sono
*******”.
Rimasi sorpreso, non tanto per quello che
avevo appena sentito, ma perché non riuscissi a capire il
suo nome.
“A
quanto sembra non sono ancora riuscito a raggiungerti”
disse lui.
“Che cosa vuoi dire?” feci senza capire
“Si può sapere chi sei? Perché dici che
ti conosco quando non ti ho mai
incontrato in vita mia? Perché mi stai chiamando da quando
ero piccolo?
Non ci capisco più niente” e mi misi le mani in
testa.
“Sauron, non lasciarti prendere dallo
sconforto: non è da te” mi disse Incanto apparsomi
alle spalle e
inginocchiatosi vicino a me.
“Mi dispiace amico mio, ti ho deluso:
pensavo di potercela fare e invece non riesco in niente”
dissi sentendo come uno straccio.
“Non dire così!” mi riprese il mio
spirito
e mi mise una mano sulla spalla “Tutti hanno i loro limiti,
ma essi sono fatti
per essere superati”.
“Il
tuo spirito ha ragione Sauron” disse
l’altro “I limiti
sono fatti per essere infranti e la debolezza
è il motivo per il quale si vuole diventare forti.
Ci sono
ostacoli che sembrano così grandi e invalicabili, ma in
realtà sono i più
semplici da superare.”.
Quelle parole sembravano semplici, ma in
realtà nascondevano un significato più profondo
che in quel momento non
riuscivo a cogliere: il dubbio, la disperazione e la paura mi stavano
attanagliando e non sapevo come scrollarmeli di dosso.
“Adesso
basta piangere” disse lo
spirito avvicinandosi a me “Alzati e
rispondi alla mia domanda e devi farlo,
altrimenti la maledizione s’impossesserà
completamente di te”.
“Maledizione!” dissi mentre cercavo di
rimettermi in piedi “Intendi dire quella che era scritta
all’ingresso della
grotta’”.
“Proprio quella” rispose “Se ti stai
chiedendo quale sia: è quella del licantropo”.
Spalancai gli occhi e mi sentii mancare la
terra sotto i piedi. Come avevo fatto a non capirlo prima? La scritta
voleva
dire diventare un licantropo. Ora si che ero davvero un mostro: io, che
volevo
diventare un eroe che affronta le creature delle tenebre, ero diventato
io
stesso una di esse. Se prima ero spaventato, adesso nei miei occhi si
poteva
leggere vero terrore per ciò che avrei fatto alle persone
che mi erano vicine
alle vite che avrei distrutto senza alcuna pietà. Tutto
questo perché avevo
seguito il mio istinto e la voce di quello spirito che mi aveva sempre
chiamato.
Alzai lo sguardo e puntai con rabbia il
dito su di lui: “Perché mi hai voluto fare questo?
Già la mia vita è difficile:
adesso è davvero una maledizione. Dovrei ucciderti, ma
così diventerei davvero
un mostro”.
“Se
vorrai uccidermi, fa pure, ma prima rispondi alla mia domanda poi
agisci come
credi” disse.
“Avanti parla” dissi mentre cercavo di
trattenermi.
“Che
cosa cerchi in realtà?”
Quella domanda mi
spiazzò e tutto ciò che
avevo nella mia testa, sparì. La domanda non era qualcosa
cui non sapevo dare
una risposta.
Mi sedetti sull’erba e fissai il cielo di
quello strano mondo e poi, come sono solito fare sempre, chiusi gli
occhi.
“Allora?”
chiese lo spirito che mi si sedette accanto “Qual
è la tua risposta?”
Aprii gli occhi e li fissai nei suoi: “La
tua è una domanda cui non so dare risposta”.
“Devi darne una Sauron: non puoi
astenerti” disse Incanto “Esattamente come la notte
di otto anni fa, adesso
devi rispondere a te stesso che cosa vuoi davvero”.
“Che cosa cambierebbe? Ormai il mio
destino è compiuto” dissi “Pensavo di
avere già una terribile maledizione,
invece scopro che ce n’è un’altra ancora
peggiore e me la sono andata a cercare
da solo. Ora sono un licantropo e sono condannato a uccidere tutti
coloro che
mi circondano: cosa può esserci di peggio?”
“La
maledizione è tale solo se non si ha la forza di abbatterla”
disse lo spirito “Se,
però, si ha
una giusta motivazione e la forza di andare avanti essa
sparirà e renderà
possibile la scomparsa delle altre”.
Sentii quelle parole ma mi parvero vuote e
senza senso e chiusi di nuovo gli occhi.
“Tu hai una
grande eredità!
Vai e non arrenderti mai”.
Aprii gli occhi e mi alzai in piedi: la
voce del quarto Hokage aveva raggiunto le mie orecchie.
“Quarto Hokage” dissi con un filo di voce.
“E ricorda una cosa: quando tornerai,
vieni a trovarmi, farò di te un maestro delle
energie”.
Anche la voce del signor Gray risuonò
nell’aria.
“Tu sei il mio piccolo tesoro. Qualunque
cosa accadrà io ti sarò sempre vicino”.
Anche la voce della mamma risuonò
nell’aria.
“Ah! Che credo
complicato! Dovrai lavorare duramente
per realizzarlo”.
Anche il nonno unì la sua voce alle altre.
“Promettimi questo: non disperarti mai e va avanti.
Trova te stesso e anche la tua vera metà!”
Le lacrime scesero dal mio viso e non riuscii a
fermarle: anche Selen era lì e mi stava incitando.
M’inginocchiai e piansi come mai avevo fatto.
“Le
hai sentite vero?” disse lo spirito “In questo solitario mondo
interiore in cui risiedo,
queste voci che rappresentano le tue speranze, risuonano ogni singolo
giorno e
continuano ad aumentare. Quello che sei diventato non ha cambiato
niente: ora
tutto è fermo e aspetta una tua risposta. Se sarà
sbagliata, ti perderai per
sempre, ma se la dirai col cuore e non avrai paura sarà la
tua nuova forza.
Avanti Sauron, che cosa mi rispondi?”
Mi alzai e mi
asciugai le lacrime, poi
presi un gran respiro e lo dissi: “Ciò che cerco
non si esaurisce con una sola
risposta. Tuttavia c’è una parola che riassume il
tutto: speranza. Io cerco la
speranza per il futuro, mio e di tutti coloro che mi stanno intorno.
Andrò
avanti e non mi arrenderò perché un vero eroe,
indipendentemente da quello che
è, non lo fa mai”.
“Questa
è un ottima risposta” disse lo
spirito accennando a un sorriso
“Ora
conosci la tua strada, percorrila
fino in fondo. Le zanne che usciranno da questa grotta non saranno
tinte di
odio, ma di speranza” e
sparì, lasciandomi solo con Incanto.
“Ottimo lavoro Sauron” disse Incanto.
“Grazie amico mio” dissi “Adesso torniamo
in
scena”.
Le due creature continuavano ad
affrontarsi senza sosta, segnando inevitabilmente quel luogo.
“NON MALE”
ringhiò il lupo dopo essersi distanziato.
“E NON HAI VISTO ANCORA
NIENTE,
STUPIDO LUPO”
sogghignò la volpe e avanzò.
In quel momento attivai l’Eternal Sharingan e bloccai i
movimenti del demone.
“CHE COSA!”
ruggì la volpe.
“Torna nella gabbia” dissi con forza “e
non farti più vedere fino a quando non ti avrò
chiamato io”.
“PICCOLO MOCCIOSO! COME
OSI
DARMI ORDINI”
ruggì di nuovo “NON
PUOI FARE NIENTE SENZA DI’ ME”.
“Ti sbagli” risposi “Non
c’è nulla che io
non possa fare. E adesso SPARISCI!”.
Con un urlo disperato, il demone fu
risucchiato dentro il mio corpo e risigillato e questa volta non
sarebbe mai
più uscito.
Rifeci la mia
comparsa e, senza più dubbi,
fissai Fenrir.
“Bel
numero di magia” disse il
lupo, mentre assumeva forma
umana “E adesso
che cosa
credi di fare?”
“Non è ovvio” risposi mentre mi
avvicinai
alla spada del lupo, miracolosamente salvatasi “Voglio
portarti con me”.
“Portarmi
con te?” fece
Fenrir incredulo “Non
montarti la testa moccioso: io non sono uno di quegli
stupidi botoli che ti considerano loro amico. Io sono un lupo e seguo
solo il
mio istinto”.
“E che cosa ti dice il tuo istinto?” chiesi,
mentre raccolsi la spada.
“Distruggere
tutto fino a quando l’ultima vita non si sarà
spenta”
rispose freddo.
“E’
quello che vuoi veramente oppure è una semplice
illusione?” chiesi senza
perderlo di vista.
“Vuoi
farmi dubitare di me stesso moccioso?”.
“Il mio
nome è Sauron ricordatelo bene”
dissi puntando la spada “perché, in futuro,
diventerò un eroe, degno di
camminare al fianco degli altri. E sai come lo diventerò:
spezzando le
maledizioni che affliggono tutti coloro che vivono nelle grandi
dimensioni e
non mi fermerò fino a quando non ci sarò
riuscito”.
“Bel
proclama, ma ti sei dimenticato di me”
disse il lupo.
“Tu rientri tra coloro che voglio salvare”
risposi e vidi il suo stupore “Entrambi abbiamo vissuto una
vita difficile, lo
so bene: tu dentro questa caverna, mentre io nel mondo esterno.
C’è solo una cosa che ci rende diversi: io
non ho smesso di arrendermi e di sperare.
Sono qui per liberarti dall’odio che
attanaglia il tuo cuore e darti ciò che non si
può mai estinguere: la speranza.
Che cosa mi rispondi?”
Per lunghi istanti Fenrir rimase immobile:
i suoi occhi erano persi nel vuoto; i suoi muscoli erano tesi, ma non
si
mossero. Poi, dopo aver recuperato il sangue freddo mi fissò
gelido: “Dici di
essere venuto qui a portarmi speranza? Vuoi liberarmi
dall’odio che ho dentro e a portarmi fuori da qui?
Spiacente, ma ormai
non ho più niente: sono solo un guscio vuoto in cui
albergano le tenebre
assolute. Io non ho più speranza”.
“Ti sbagli! La speranza non muore mai”
dissi “Ti aiuterò a trovarla con l’unico
modo che conosco: distruggendo il tuo
odio”.
“In
pratica mi stai sfidando!” fece
Fenrir “Se
è lo scontro che vuoi, ti accontento subito”
e si lanciò all’attacco, menando un potente
fendente.
Alzai la spada e parai il colpo restando
perfettamente dritto e mantenni gli occhi fermi su di lui.
“Smettila
di fissarmi”
ruggì Fenrir e si allontanò.
“Sai mi ero sbagliato” dissi materializzando
la mia armatura “Io non mi limito a creare la
realtà. Ciò che posso fare
veramente materializzare la mia essenza. I am the bone of my
sword!”
“Sta
zitto!”
ruggì Fenrir e lanciò un fendente devastante.
L’attacco andò a scontrarsi con lo scudo
d’Incanto esteso più di cinque metri.
“Che
cosa?” fece il
lupo stupito.
“Nella mia creazione albergano un numero
infinito di armi. Infinite come l’universo stesso.
Questa dimensione si chiama” alzai la mano
sinistra in avanti e chiusi gli occhi “Unlimited Blades
Work!”
Il mio Reality Marble riapparve più grande
di prima. Questa volta, però, avevo deciso di usarlo in modo
completamente
diverso: alzai la spada che avevo in mano e concentrai le mie nuove
energie
sull’intera creazione, ordinando a tutte le armi di riunirsi.
Ogni oggetto presente in quel luogo si
alzò e mi avvolse in un’enorme spirale metallica,
facendomi momentaneamente sparire.
Tutte le armi sparirono e si fusero
all’interno della spada del lupo, dandole un nuovo
incredibile potere, anche se
esteriormente non cambiò; dopodiché il Reality
Marble sparì.
“Si
può sapere che diavolo hai combinato?”
chiese il lupo seccato.
“Ho ricreato questa spada, fondendola con
tutte le armi contenute nella mia creazione” risposi
“Quella che vedi adesso,
non è più la spada che conoscevi: ora
è diventata parte di me”.
“Che
sciocchezze!”
ringhiò Fenrir “Hai
rinunciato a quell’arsenale per una sola arma? Sei
davvero un folle”.
“Non ho perso niente” risposi con un
leggero sorriso “il mio Reality Marble si è
già riempito di nuove armi e
continuerà a farlo fino a quando avrò vita e
considerando ciò che sono diventato,
vivrò molto a lungo. Ciò che sono
l’abbraccio: perché lo trasformerò in
qualcosa di nuovo che mi permetterà di cambiare le cose.
Adesso basta parlare. Iniziamo Fenrir.
Pensi di avere abbastanza forza per tenermi a bada” e mi
lanciai all’attacco.
“Non
ti montare la testa moccioso” e si
lanciò all’attacco.
Attaccai senza esitazioni, ruotando la
lama con assoluta leggerezza e precisione.
Fenrir non riusciva a stare al passo e
arretrò sempre di più fino a ritrovarsi con le
spalle al muro. Alla fine,
furioso, calò un potente fendente che mi costrinse a
indietreggiare, ma mi
ripresi e, continuai ad attaccare.
“Non
ci posso credere” disse
mentre parava “Mi sto
facendo battere” e mi
spinse via con un
calcio, ma atterrai bene “Da un
misero
MOCCIOSO” e con una
ferocia inaudita si lanciò in
avanti ripetendo la parola “Maledetto” ogni volta
che calava la spada.
La spada di Fenrir brillò di una luce
bianca e calò un fendente ghiacciato che
m’investì in pieno, ma riuscii a
difendermi con lo scudo di Incanto e a limitare i danni.
“Muori
maledetto moccioso”,
ruggì Ferir portandosi alle mie spalle
e calando la spada verso la mia schiena, ma usai le sabbie del Tempo e
mi
allontanai da lui.
“Non
mi sfuggirai”
ruggì e cambiò forma in lupo umanoide.
“Vediamo se questo ti calma un po’” dissi
abbassando la spada fino a toccare il pavimento “Attacco
Aereo del Falco” e
usai la tecnica di Shan Yu.
Il lupo fu colpito ma l’attacco lo ferì di
striscio: i suoi riflessi l’avevano salvato.
“Adesso
tocca a me”
ruggì Fenrir e, spalancate le fauci
lanciò un soffio ghiacciato.
“Non ci casco una seconda volta” dissi e
attivai Amaterasu per proteggermi dall’attacco.
“Che
quelle fiamme nere siano maledette”
ringhiò il lupo.
“Quelle che vedi, sono le fiamme infernali
da cui nulla si salva, nemmeno l’acqua le può
spegnere” dissi annullando la
tecnica e asciugandomi la lacrima di sangue “Il solo evocarle
è una maledizione
per l’utilizzatore: ne causa la cecità”.
“La
cecità?” fece
Fenrir chiudendo un occhio “Vuoi
dire che più lo usi, più la tua vista si
abbassa?”
“In teoria dovrebbe essere così”
confermai
“Nel mio caso, però, non succede: ho raggiunto lo
stadio finale della mia
abilità innata e non subisco più gli effetti
collaterali”.
“Capisco!”
fece il lupo “Tuttavia,
vedo che
il suo utilizzo ti stanca molto”.
“Così come l’hanno fatto tutte le altre
mosse che ho usato” risposi “Comunque neanche tu
sei messo bene, vero?”
“Queste
ferite non sono niente rispetto a quello che ho passato. Mi
basterà mangiare
qualcosa per riprendermi” disse
mentre si leccava le labbra.
“Spiacente, ma non sono compreso nel
menù!” dissi con un sorriso di sfida.
“Aspetta
ancora un po’ e poi ne riparliamo”
ruggì e si lanciò
all’attacco.
“Voglio proprio vedere” risposi mentre
feci altrettanto.
Anche se cominciavo a
sentire la
stanchezza, continuai ad attaccare: non potevo fermarmi, non adesso che
ero
riuscito a trovare l’oggetto della mia ricerca.
Nella mia mente si disegnò l’immagine di
un’arma alquanto curiosa: l’elsa era una pistola
nera e la lama era bianca e lunga.
Non riuscivo a spiegarmi da dove fosse uscita una cosa simile, ma
decisi di
materializzare quell’arma singolare e usai la spada del lupo
come modello e la
resi reale; poi
puntai la lama verso
Fenrir e premetti il grilletto.
Dalla lama partì una palla di fuoco che si
diresse verso il lupo che, vedendola, la schivò
all’ultimo momento.
“Wow!” esclamai dopo averla osservata
meglio “Certe volte mi stupisco di me stesso: senza nemmeno
essermene accorto
ho creato un Gunblade”.
“Moccioso!
Che diavolo hai fatto?”
ringhiò Fenrir.
“Semplice: ho creato un Gunblade, la
fusione tra una spada e una pistola.” Risposi “Ti
piace?”
“La
trovo disgustosa”
ringhiò.
“Davvero?” feci “Beh ognuno ha i suoi
gusti” e puntai di nuovo verso Fenrir.
A quel punto la sfida
entrò nel vivo: da
una parte c’ero io che mi tenevo a distanza e sparavo sfere
di energia,
dall’altra il lupo dell’abisso che scansava e
lanciava soffi di ghiaccio per
colpirmi.
Anche se ero in vantaggio, non potevo
ancora cantare vittoria: cominciavo a sentire la stanchezza e, se
avessi
continuato in quel modo, avrei perso.
A quel punto mi venne un’idea e
materializzai la pistola d’Incanto nella mano sinistra e
concentrai la mia
energia dentro di essa, per renderla qualcosa di più forte.
“Che
cosa credi di fare”
ringhiò Fenrir.
“Ora lo vedrai!” risposi.
Drizzai il braccio e aumentai la
concentrazione, generando delle potenti scariche elettriche che lo
invasero
interamente. Alla fine la pistola mi ricoprì tutto il
braccio, assumendo la
forma di un enorme cannone blu notte che finiva con delle ali
d’angelo
all’altezza della spalla sinistra.
“E
quello che diavolo è?” fece il
lupo stupefatto.
“Ti presento l’Angel Arm: l’evoluzione
finale della mia anima. Considerati onorato: non ho mai provato ad
usarla, ma
cercherò di controllarne il potere distruttivo; non
è mia intenzione farti del
male”.
“Hai
ancora il coraggio di dire quest’assurdità”
ruggì Fenrir “TI RIDUCO
IN BRICIOLE” e assunse le sue reali
dimensioni, dopodiché
spalancò le fauci e caricò un’enorme
sfera di energia bianca.
“VEDIAMO SE CI’ RIESCI” gridai
“PRENDI
QUESTO!” e lanciai il colpo e Fenrir fece lo stesso.
La caverna
saltò in aria e il monte della
bestia fu completamente raso al suolo dall’incredibile
deflagrazione creata
dallo scontro.
Ciò che rimasero in piedi fummo io e
Fenrir entrambi ansimanti e poco propensi a cedere.
“Mi
complimento” fece il
lupo “La tua
forza di volontà è impressionante: non ti pieghi
di fronte a niente eh?”
“Vedo che l’hai capito” dissi
“Non sono il
tipo che si arrende e non lo farò mai: è questo
il modo di agire di un eroe”.
“Aspiri
a diventare un eroe, nonostante la maledizione che ti sei andato a
cercare con
le tue stesse mani” fece il
lupo divertito “Non
esaudirai mai un sogno simile: ormai ti è impossibile
da raggiungere”.
“Ti sbagli!” ribattei “Io
diventerò un
eroe e spezzerò la mia maledizione e quelle degli altri e
farò lo stesso con la
tua”.
“Illuso!”
ringhiò Fenrir assumendo forma umana “Una
cosa come questa è impossibile”.
“La parola “impossibile” non
esiste” ribattei
con un sorriso “Solo i limitati la usano” alzai la
spada, tornata alla sua vera
forma e la puntai verso di lui “E adesso te lo
dimostrerò”.
“Mi
hai seccato! Sparisci!” fece
Fenrir e calò la spada
travolgendomi in pieno.
“Sei tu che mi hai stancato” dissi e
sparii in una miriade di corvi.
“Cosa!”
fece Fenrir.
“Io sono qui” gridai spuntando dal terreno
e calai un potente fendente che colpì Fenrir in pieno petto.
Fenrir cadde all’indietro e crollò a terra
senza riuscire a muovere un muscolo.
“A quanto sembra ho vinto io” dissi
avvicinandomi a lui.
“Maledetto,
come diavolo hai fatto?”..
“Semplice” dissi “Il mio attacco, in
realtà era un bluff: il mio scopo era riuscire a farti
fermare e a colpirti con
un’illusione che ti facesse credere di avermi colpito. In
realtà mi sono
nascosto sotto le macerie e ho aspettato il momento giusto per
colpirti. Adesso
ti è chiara la situazione?
Come vedi non mi sono arreso e ho
continuato a lottare e, alla fine, ho vinto”.
“Niente
male” sorrise
Fenrir “Il
tuo piano ha funzionato e io ci sono cascato come uno stupido. MA LA
PARTITA
NON E’ ANCORA FINITA” e con uno sforzo
inaudito si rialzò e, diventando
lupo umanoide, si lanciò all’attacco e
calò gli artigli colpendomi allo sterno
e lanciandomi all’indietro.
Persi la presa sulla spada e crollai a terra senza
riuscire ad attutire la caduta: le mie energie erano ormai agli
sgoccioli.
Ansimante, Fenrir si avvicinò: nel suo sguardo si
vedeva la sua fame di carne e di violenza.
“Adesso
vengo a mangiarti, piccolo moccioso” disse
mentre avanzava lentamente.
Era la fine! Non riuscivo a muovere
nemmeno un muscolo
e non avevo idee. Quel che era peggio: era che avevo liberato un essere
terribile e desideroso di distruggere tutto.
Per colpa mia tutto sarebbe sparito e le persone a me
care avrebbero fatto una fine orribile.
Alla fine svenni.
“Vuoi davvero arrenderti” disse una voce.
Aprii gli occhi e rimasi senza parole.
“Dove mi trovo?” pensai.
Il luogo in cui mi trovavo era immenso, non se ne vedeva
la fine: illuminato da migliaia di stelle e da nuvole a forma di
spirali dove
ruotavano strane sfere colorate.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH!” gridai spaventato
“MA
QUESTO E’ L’UNIVERSO!”
“Esatto!” disse di nuovo la voce.
Mi voltai di scatto e rimasi senza parole: davanti a
me c’era un uomo mediamente alto, avvolto da una mantella
nera con nuvole
rosse, ciò che potevo vedere bene era il suo viso pallido
come la luna, messo
in maggiore evidenza dai capelli corvini legati a coda dietro la
schiena; ciò
che davvero m’ipnotizzò di lui erano i suoi occhi
neri che mi osservavano
penetranti.
Non avevo mai visto quell’uomo in vita mia, eppure
qualcosa nel profondo mi diceva che lo conoscevo benissimo.
“Tu chi sei?” chiesi senza parole “Per
caso sei lo
spirito della spada che si è evoluto?”
La mia ipotesi era assurda, ma in quel momento non
riuscivo a collegare la bocca col cervello.
Un sorriso si disegnò su quel bellissimo e ipnotico
viso mentre si avvicinò a me: “No Sauron, io non
sono lo spirito della spada
che bloccava la bocca di Fenrir: lui ricomparirà in un
futuro prossimo.
A dire la verità, questo non è il mio vero
aspetto:
l’ho assunto per poter parlare con te.
L’uomo che vedi è qualcuno che ha permesso la tua
venuta in questo mondo”.
“Allora
chi
sei?” chiesi col cuore che batteva a mille “E chi
è questa persona di cui hai
assunto le sembianze”.
“Lo vuoi davvero sapere?” mi disse con voce pacata.
“Sì!” risposi.
“Io sono l’Universo” nel sentirlo
spalancai gli occhi,
ma la vera sorpresa doveva ancora arrivare “E
l’uomo di cui ho assunto le
sembianze, è chi dovresti chiamare padre: Itachi
Uchiha”.
Sentii un brivido scorrermi in
tutto il corpo: non
solo mi trovavo dinanzi all’universo, cioè la
fonte dell’immenso potere di cui
solo quattro persone ogni generazione possono disporre, ma finalmente
potevo
vedere il volto di mio padre.
Ciò che sentivo dentro è tuttora indescrivibile:
il
solo pensarlo mi fa scoppiare la testa.
“So cosa stai pensando
ragazzo, ma …” s’interruppe.
Guidato dall’istinto, feci ciò che non avevo mai
pensato di poter fare: corsi verso di lui e lo abbracciai cominciando a
piangere senza vergogna.
“Finalmente so qual è il suo viso” e,
anche se
percepivo un’energia che superava l’umana
concezione, strinsi più forte: quello
fu uno dei momenti più belli della mia vita.
“Piccolo Sauron” disse l’Universo
mettendomi una mano
sulla testa “Comprendo pienamente i tuoi sentimenti e non
vorrei rovinare il
momento, ma devi lasciarmi o rischi di morire”.
“Si!” e, a malincuore, mi staccai e mi asciugai le
lacrime “Perdonami”.
“Non ti preoccupare” mi disse con un dolce sorriso
e
mi chiesi se mio padre avesse mai sorriso in quel modo
“Adesso siediti e
ascoltami, non abbiamo molto tempo”.
Mi sedetti nel vuoto e ascoltai quello che mi doveva
dire.
“Immagino che tu lo sappia già, ma lo
dirò ugualmente,
figliolo. Tra le infinità di esseri viventi che mi popolano,
solo quattro
persone hanno l’enorme onore di poter usare del mio potere e
sono io a
sceglierle.
Sauron tu hai tutti i requisiti per diventare un
guerriero universale ed essere uno di quelli che, un giorno,
distruggeranno il
male puro”.
“Mi offri qualcosa che non credo di meritare” dissi
abbassando gli occhi “Io sono stato maledetto e dubito che
qualcuno mi
accetterà adesso. Sono diventato un mostro per sempre
condannato a fare del
male ai miei compagni.
Non mi ritengo degno di un simile onore”.
“Non è vero ragazzo” ribatté
l’universo “Tu, proprio
come ha detto lo spirito, puoi piegare questa maledizione e renderla
qualcosa
di meglio. Non sei stato tu a dire che un vero eroe non si arrende di
fronte a
niente?”
“E’ vero, ma …” la mano
dell’universo mi toccò la
fronte e alzai lo sguardo.
“La tua paura è infondata: ti trasformerai solo
quattro volte l’anno, quindi ogni tre mesi per un solo
plenilunio; è questo che
voleva dire l’iscrizione.
Inoltre le zanne d’odio, non sono le tue, ma quelle di
Fenrir: è il lupo dell’abisso che soffre e che
solo tu puoi placare quella
sofferenza, perché l’hai vissuta sulla tua pelle.
Per finire, non sarai mai da solo: la tua famiglia
sarà sempre con te e, presto farai la conoscenza di amici
che non ti
giudicheranno per ciò che nascondi dentro, ma per quello che
sei veramente.
Non devi mai perdere la speranza, perché è quella
la
tua vera forza che ti rende capace di fare qualsiasi cosa”.
Per lunghi momenti, osservai quella figura senza dire
una parola; alla fine, compreso che avevo ancora molte cose da fare e
molte
persone da incontrare, annuii.
“Sei pronto a non arrenderti mai?” mi chiese
l’universo alzatosi in piedi.
“Certo che sono pronto” risposi facendo lo stesso
“Non
sono il tipo da arrendersi così. Continuerò ad
andare avanti e a sperare nel
futuro e cambierò i destini delle persone che
incontrerò. Questa è una
promessa”.
“Allora non ho più nulla da dirti”
sorrise l’universo
“Vai e non arrenderti mai: io sarò sempre con
te” e sparì insieme alla visione.
Riaprii gli occhi e mi ritrovai alzato davanti a uno
stupito Fenrir.
“Piccolo
moccioso, come fai a rimetterti in piedi?”
ringhiò il lupo.
“Perché ho molte cose da fare” risposi
“E adesso
spezzerò la catena d’odio che
t’impedisce di vedere le cose come sono
realmente”.
“Ancora
con queste sciocchezze!” fece Fenrir.
“Le consideri sciocchezze, perché credi che
nessuno
possa capirti” dissi “Ma io so cosa
provi”.
“….” Il lupo rimase senza parole.
“Fin da bambino sono stato allontanato da tutti: ero
considerato un mostro, perché figlio di assassino privo di
ogni sentimento;
inoltre nel mio corpo è stata sigillata la creatura contro
cui hai combattuto
poco prima. Per sei anni della mia vita sono stato visto con odio e
sono
sprofondato in un baratro. Solo la presenza di mia madre e di mio nonno
mi
hanno impedito d’impazzire.
Poi ho incontrato qualcuno come me, che soffriva come
me ed è diventata la mia nuova forza, rendendomi quello che
sono.
Adesso sono qui per realizzare una promessa che ho
fatto a me stesso e a quella persona: sono venuto qua per darti
speranza e
portarti via da questo luogo di solitudine.
Vieni con me e butta tutto il resto alle spalle” e
tesi la mano in avanti.
Il lupo dell’abisso mi
osservò con senza fiato, poi
esplose in un feroce ruggito: “IO
NON VOGLIO LA TUA COMPASSIONE, TANTOMENO LA TUA AMICIZIA. TI
FARO’ SPARIRE PER
SEMPRE” e,
ignorando il dolore,
si lanciò contro di me.
“Allora non mi lasci altra scelta” dissi.
“Puoi contare sempre su di me” disse la voce
dell’universo.
Annuii e guardai con risolutezza Fenrir che si stava
avvicinando: “Adesso ti farò vedere il potere che
può cambiare il destino.
UNIVERSAL POWER”.
Il cielo si aprì e una colonna di luce gialla con
tratti neri mi avvolse: sentii un’incredibile forza crescermi
dentro ed era
inarrestabile”.
“COSA!”
fece Fenrir “Impossibile!”
“Se ci credi davvero, niente è
impossibile” dissi e,
con un passo rapido, arrivai davanti a lui e lo colpii allo stomaco con
un
pugno, fiondandolo verso le macerie.
Con uno sforzo inaudito, Fenrir si rialzò nuovamente e
divenne gigantesco: “ADESSO
TI
AMMAZZO!” e calò la zampa verso di
me, ma la bloccai con una mano e
spinsi in avanti.
Il gigantesco lupo fu spinto all’indietro, ma
riuscì a
mantenersi in equilibrio e ad attaccare di nuovo, ma io fui
più veloce e lo
colpii alla mascella con un pugno volante facendolo finire con la testa
tra le
rocce.
Ancora più furioso, Fenrir si rialzò e
spalancò le
fauci verso di me.
“Finiamola qui” dissi e lanciai il mio ultimo
attacco
“TEMPESTA LUNARE” e lanciai una tempesta argentata
di pugni che poi si
riunirono in un solo colpo simile a un meteorite lunare.
Il colpo andò a segno e Fenrir fu sollevato da terra e
volò in verticale per qualche centinaio di metri e poi
precipitò verso una
serie di spuntoni naturali, ma io non volevo ucciderlo e lo presi
mettendolo
delicatamente a terra.
“Perché?”
fece con un filo di voce “Perché
mi hai salvato?”
“Te l’ho detto, io non voglio ucciderti, ma
liberarti
dall’odio che attanaglia il tuo cuore” e, allungata
la mano, accarezzai il suo
morbido pelo.
“Che cosa credi di poter guadagnare?” chiese
cambiando
tono di voce.
Ritirai la colonna di luce e gli sorrisi gentilmente:
“Niente e parte un nuovo amico” e continuai ad
accarezzarlo.
“Amico?”
chiese.
“Certo!” risposi “E, se lo vorrai, una
famiglia che ti
darà calore e amore”.
Dai suoi occhi gialli scesero copiose delle grandi
lacrime e sentii il suo enorme cuore battere leggero.
“Sei davvero un ragazzino strano, Sauron Folgore
Sandtimes” disse Fenrir “Questa tua stranezza,
però, è il tuo più grande pregio
e virtù. Forse c’è qualcosa che questo
stupido lupo divino può ancora fare per
rendere la migliore la sua vita: d’ora in avanti ti
sarò sempre vicino e
proteggerò te e coloro che ami per sempre” e
tirata fuori la lingua mi leccò la
faccia e parte del corpo.
“Ah Ah!” risi “Allora ben venuto nella
famiglia” e
presi due pillole della vita che ci fecero tornare come nuovi.
Fenrir assunse le dimensioni di un
lupo di circa due
metri e m’invitò a salire sul suo dorso.
“Allora?” chiese “Dove andiamo, piccolo
lupo”.
“A casa!” dissi “E, ti prego, chiamami
Sauron”.
“Ti ci vuole un piccolo soprannome, ragazzo e credo
che “il Lupo” ti calzi a pennello”, disse
lui.
“Sauron il Lupo” dissi meditabondo “Mi
piace!”
“Allora andiamo Sauron il Lupo, torniamo a casa” e
si
mise a correre verso sud.
Mentre sentivo il vento spettinarmi
i capelli,
osservai la spada del lupo che avevo raccolto: mi sentivo rinato a
nuova vita.
Non importava ciò che ero diventato, ciò che ero
e che
tuttora sono, resterà il mio fardello e lo
sopporterò continuando a sperare nel
futuro: perché è questo che fa un eroe.
Nel
prossimo
capitolo.
Tornato a
casa, Sauron presenta Fenrir alla sua famiglia e spera di essere
accettato
dalla madre, che non tarderà a dargli una risposta positiva.
Per l’aspirante
eroe la vita comincia a cambiare e, dopo due anni, giunge il momento di
lasciare la terra in cui è nato e ricominciare tutto daccapo.
Questo e
altro nel prossimo capitolo.
Angolo
dell’autore:
enciclopedia del Fantasy.
Anemone
(inchino): “Questa
è l’ultima puntata, quindi concludiamo alla
grande, spiegando che cosa sia il
potere universale.
Lo Universal Power è l’energia
stessa dell’universo, che avvolge il corpo
dell’eletto, donandogli un potere
quasi divino, capace di dissipare la peggiore oscurità.
Ci sono però dei limiti al
suo utilizzo: un corpo non abituato, rischia di collassare, inoltre
può essere
usato solo in momenti particolari indicati dall’istinto.
Non si sa per quanto tempo
si possa utilizzare, ma è consigliato il minimo
indispensabile per ragioni che saranno
spiegate nei capitoli della storia principale, quindi pazientate e li
saprete
tutti.
Una cosa che bisogna
tenere bene a mente è che non si nasce guerrieri universali:
è l’universo
stesso che sceglie il suo utilizzatore, apparendogli nei momenti di
massima
disperazione sotto forma di persone che hanno inciso su di loro.
I guerrieri universali che
abbiamo incontrato finora sono:
1)
Nick Nibbio Blu;
2)
Naruto Uzumaki;
3)
Jaden Yuki;
4)
Sauron Folgore Sandtimes;
5)
Un altro guerriero che
apparirà nel seguito.
L’autore
manda a dire che
ce ne saranno degli altri, provenienti da diverse dimensioni e
generazioni,
quindi ci troveremo pieni di tipi curiosi. Non vedo l’ora
d’incontrarli.
Personalmente non saprei
che altro dire, quindi direi che possiamo chiudere”.
Kaeleena
(si fionda nello
studio in lacrime): “Non è giusto. Il radar che
Babbo Natale mi ha regalato si
è rotto”.
Anemone (la guarda
preoccupata): “Davvero? Fai vedere” dopo un
po’ “La causa è stato un forte
flusso di energia che ha danneggiato l’apparecchio”.
Kaeleena: “Come è
possibile? Le istruzioni dicono che può sopportare
un’energia paragonabile a
dieci mila bombe atomiche. Che diavolo è
successo!” e piange come una fontana.
Anemone: “Direi che c’è
stato un flusso d’energia che superava quello
prescritto”.
Kaeleena (a terra in
lacrime): “Il mio piccolo Sauron! Dove sarà a
quest’ora?”
Anemone: “Tranquilla, è un
ragazzo in gamba, sono sicura che starà bene”.
Kaeleena è al massimo
della disperazione e prende un pugnale affilato.
Anemone (spaventata): “FERMA!
CHE VUOI FARE?”
Kaeleena: “Quello che
avrei dovuto fare molto tempo fa”.
Anemone
(cerca di calmarla
con un massaggio): “E cosa sarebbe?”
Kaeleena (appare un
tendone ed entra): “Ovvio!” si sente uno strappo e
poi quando esce, ho un
grembiule da cuoco “Imparare a cucinare per il mio
bambino”.
Anemone (°_°): “Che cosa
c’entra?”
Kaeleena (in lacrime): “Tutto!
Mi ha sempre detto che gli piacerebbe mangiare qualcosa preparato da me
e non
dalla servitù, ma io non so cucinare. Imparerò e
lo farò tornare disperdendo nell’aria
il profumo del suo cibo preferito: le alette di pollo” e
corre via.
Anemone
(°______°): “Nemmeno
all’ultima puntata riesco a stare tranquilla. È
proprio destino”.
Tranquilla
Kaeleena,
il tuo ragazzo sta tornando con un amico, ma l’idea
d’imparare a cucinare non è
poi così cattiva. In bocca al lupo (XD).
Alla prossima
con l’ultimo capitolo.
L’Angel
Arm è
un omaggio all’arma speciale usata dal protagonista
dell’anime Trigun.
Il
Gunblade è
un mio omaggio a Final Fantasy VIII, uno dei miei preferiti.
Lo
spirito che
è apparso a Sauron è la sua Zampakutò
che si rivelerà nella seconda stagione
della storia: Millennium Falcon La storia di Nick Nibbio Blu.
Sarà la terza
Zampakutò ad apparire davanti al suo padrone.
L’ispirazione
di quest’arma è l’anime di Bleach.