Ebbene
sono viva, vegeta e in forma. Dopo la lunga ritirata da EFP sono
tornata alla ribalta, completando grazie al cielo il capitolo. Mi
devo scusare con voi lo so, ma avevo avvertito che non avrei postato
finchè non avessi avuto un capitolo decente per continuare la storia
e no  renderla banale. Però non preoccupatevi, non sono stata con le
mani in mano. Ho scritto un bel pezzo che sarà nei prossimi
capitoli: come la confessione tra Elizabeth e Jeremy e la storia
completa di Elizabeth. Spero di non avervi fatto incazzare con il mio
ritardo bestiale. Un saluto.

Marta

Capitolo 9

-Enfin, je retrouvé Elizabeth-.

No! non poteva essere vero?

Il mio sguardo si posò su una figura esile, con i lunghi capelli color grano, appoggiata sullo stipite della porta della cucina.

Fra tutto quello che poteva capitare, una sua visita era l'ultima della lista.

C'eravamo viste non più di trent'anni fa.

Non era passato molto per i suoi standard.

Perché si era presentata di punto in bianco?

So che non gli piace la tecnologia, ma almeno una lettera la sa mandare.

-Je ne m'attendais pas à vous revoir toi tôt- le feci seria. (non mi aspettavo di rivederti così presto)

 -Une petite surprise- rispose. (una piccola sorpresa)

 -Alors! Vous ne me dites rien?-. La sua domanda era prevedibile. Jenevieve era sempre stata curiosa di certe cose, soprattutto se la cosa si riferiva a me.

(allora! non mi racconti niente)

 -Vous ne voulez pas attendre dans le salon-. L'unica cosa da fare, adesso, era prendere tempo. (non vuoi accomodarti in salotto)

-Votre famille a été très généreux de nous accueillir-. Continuò inclinando la testa di lato. (la tua famiglia è stata molto generosa ad accoglierci)

-Je suis plaisir-. (ne sono felice)

Jenevieve mi sorrise. Mi stava prendendo in giro, e questo la divertiva molto.

-Mi sei mancata-, disse infine venendomi ad abbracciare.

Quando si staccò mi fece voltare lentamente soppesandomi.

-Ti trovo bene Elizabeth-.

Mi prese sottobraccio ed incominciò a camminare lentamente per la casa.

-Perchè questa visita a sorpresa?-.

-Perchè mi mancavi-, la sua voce avrebbe fregato tutti. -E perchè, come tu sai, tra poco più di un mese ci sarà il gran ballo. Ed io volevo assicurarmi 

che venissi, e non mi dessi buca come l'ultima volta-. Lo sapevo che era venuta soltanto per attirarmi a quel raduno di scapestrati.

-Abbiamo avuto molto da fare e questo lo puoi approvare tu stessa-.

-Potevate venire con loro. Ma tu hai convinto Carlisle che non era il caso-.

-Erano neonati, un nonnulla e sarebbe successo il finimondo-, cercai di farla ragionare, -e poi io non ho convinto nessuno. La decisione è stata unanime-.

-Elizabeth-.

Quella furia aveva saputo. Ed adesso chi l'avrebbe fermata?

Davanti a noi apparve un Alice tutta contenta che saltellava a destra e a sinistra.

-Tua sorella è strana Elizabeth-.

Jenevieve diceva sempre quello che pensava e ad alta voce. Dopotutto chi meglio di lei poteva capire una persona, aveva più di un millennio 

di esperienza alle spalle.

Anche se per Alice non contava, anche la gente capiva che era pazza.

-Perchè non mi hai mai parlato di questo ballo?-.

-Perchè sapevo quale sarebbe stata la tua reazione-.

-Sciocchezze sarà fantastico-.

-Appunto-, mormorai trascinando Jenevieve in salone dove c'era tutta la famiglia e gli altri due ospiti.

-Dominique, Leò-, li salutai.

Leò era il fratello gemello di Jenevieve.

Erano stati trasformati da un vampiro in punto di morte a 16 anni. Il motivo non glielo aveva mai detto, li aveva tenuti con se fino ai quattro anni di vita.

Poi li aveva letteralmente cacciati, dicendogli di vivere la loro vita.

Dominique invece, aveva incontrato Leò a caccia, e quando aveva visto Jenevieve non li aveva più lasciati. I due piccioncini si misero insieme 

dopo 4 settimane.

-Ma petit demoiselle-. (la mia piccola bambina/donzella)

Fece Dom facendo un leggero bacia-mano. Lui era sempre stato un uomo di gran classe. Al contrario di....

-Ehilà maladroit-. (ciao goffa)

-Bastar-.

Feci ignorando l'occhiataccia di mamma-Esme.

-Incompetente come te la cavi?-.

Io e Leò abbiamo passato l'intera convivenza a battibeccare su ogni cosa. Semplicemente si divertiva a lanciarmi frecciatine che sapeva che non 

sarebbero state schivate dalla sottoscritta.

-Meglio di quanto credi-.

-Fratello, non qui-.

Jenevieve mi si avvicinò prendendomi sotto braccio.

-Sbaglio o hai una nuova sorella?- chiese Jenevieve guardando Bella.

-O si. Lei è Isabella Swan, la moglie di Edward-. Bella sorrise leggermente, forse in imbarazzo.

-Isabella-, ripeté Jenevieve, -è un piacere fare la tua conoscenza-.

-Piacere mio-.

Jenevieve la fissava, e questo poteva risultare molto controproducente.

-Spero verrai al ballo, sarai mia ospite desiderata-.

Appunto.

-Emm..-.

Rifiuta.

-Certo...molto volentieri-.

Merda.

Jenevieve mi sorrise.

-Visto, è tutto sistemato-.

-Sei odiosa quando fai così-, sussurrai facendo sentire solo a lei. Cosa alquanto complicata in una casa con altri nove vampiri in ascolto.

Edward non faceva parte del conteggio.

Mi sedetti sul divano. Questa sarebbe stata una lunga giornata.

JEREMY POV

Mi aveva buttato fuori dalla sua vita.

Definitivamente.

Mi dispiace. Per tutto. Ma adesso devo tornare a casa. E lo stesso devi fare anche tu.

Non riuscivo a capirne il senso. Amava così tanto stare da sola?

Non era un comportamento normale.

Una persona a sedici anni dovrebbe pensare a divertirsi, a stare con gli amici.

Ma lei evita tutti.

Non ha senso!

Entro in casa col morale a pezzi. Per poco non mi accorgo di Lucy che mi salta in braccio.

-Jemy, papà è arrabbiato-.

Arrabbiato?

-Non sono arrabbiato Lucy-, mio zio usci dalla cucina venendo a prendere Lucy in braccio, -sono solo preoccupato- e posò gli occhi su di me.

Quegli occhi così simili ai miei e a quelli di mio padre.

Ogni volta mi mettevano disagio.

-Di cosa?-.

-Di te. C'è qualcosa che non va?-. Ecco lo sapevo che aveva avvertito qualcosa.

Non gli sfugge niente.

-No-. La mia prontezza nel rispondere non è stata molto furba, visto che si insospettì ancora di più.

-Vai con la mamma tesoro-, disse mentre metteva giù Lucy.

Vidi mia cugina correre contenta verso il vialetto, dove mia zia l'aspettava per uscire. Forse anche io ero così da bambino.

Ma non me lo ricordo.

-Ne vuoi parlare Jeremy?-.

-Di cosa?-. Domandai mentre una leggera rabbia mi montava dentro.

-Di quello che c'è stato prima dell'incidente-.

-Non è stato un incidente. E non ne voglio parlare-.

Cercai di andare verso le scale me mio zio mi afferrò per un braccio.

-Devi sforzarti. Non puoi lasciar perdere, devi affrontare quello che è accaduto-. Comincia a tirate col braccio, cercando di liberarmi, ma la sua presa 

era troppo forte per me.

Perchè dovevo ricordare il dolore e la disperazione?

-Lasciami-, sussurrai.

-Jeremy mi ascolti?-.

-LASCIAMI-.

Questa volta urlai. Non volevo parlare di quello che era successo alla mia famiglia, loro erano morti, assassinati, io ero vivo.

Non c'era niente di quei parlare.

Volevo salire in camera, volevo rimanere da solo.

Ma mio zio mi teneva ancora, stringendomi a se, perchè io avevo completamente perso il senso; nella mia testa riemergevano tratti di vita sfocati, 

di quella che un tempo era la mia vita.

Ma quando rividi il volto di mia madre qualcosa dentro di me si spezzò, facendomi crollare nel buio.

Ecco a voi i nuovi personaggi 

  DOMINIQUE