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Autore: Lucillia    04/04/2011    4 recensioni
Occorre un villaggio...
... per fare un bambino. Anche detta: "Perché Piton non dovrebbe lasciare incustodite certe pozioni in luoghi pubblici".
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Questa storia è la traduzione di un racconto umoristico di Lucillia, autrice inglese, l'originale del quale può essere trovato qui.
Qui è Elos che parla. Prima che possiate linciarmi perché non sto traducendo Harry's New Home, come invece dovrei fare, sappiate che ho già un capitolo pronto per la mia Adorabile Beta e un altro in preparazione. Non mi mangiate, perciò, e godetevi l'ironia succosa e paradossale di Lucillia.

Si ringrazia LaureDeTroyes, che si è prestata a betare ad un orario impossibile di notte, e, ovviamente, l'autrice per aver permesso che questa traduzione nascesse.
Buona lettura!




Ron ed Hermione osservarono la faccia del loro amico Harry passare rapidamente dallo choc al disgusto fino allo sbalordimento e nuovamente indietro, mentre esaminava un documento dall'aspetto ufficiale - lungo quasi come uno dei saggi di Pozioni di Hermione ad Hogwarts - che era stato recuperato, poco dopo la sconfitta di Voldemort, da uno speciale riparo contro il fuoco tra le macerie di Godric's Hollow. Era passato quasi un anno dalla fine della guerra, e le cose si erano sistemate a sufficienza da permettere ad Harry di avere il tempo di studiare gli importanti documenti che i suoi parenti avevano lasciato.
“Se Piton non fosse morto, lo ucciderei!” ringhiò Harry, sbattendo il documento che aveva appena finito di leggere contro il tavolo di fronte.
“Che cos'è, Harry?” chiese Ron.
“IL MIO CERTIFICATO DI NASCITA!” urlò Harry.

***



Quasi due decenni prima:

Severus Piton quasi cadde per la stanchezza dopo aver gettato l'ultimo ingrediente nella pozione e averla messa sotto stasi. Aveva lavorato su di essa senza fermarsi per le ultime trentasei ore: tutto per la sua amata Lily, che era venuta da lui pregandogli di procurarle l'unica cosa che quell'arrogante bastardo non poteva darle. Mentre il bambino sarebbe stato prole di Potter, ci sarebbe sempre stata la piccola consolazione costituita dal fatto che un minuscolo pezzetto di Severus sarebbe rimasto nella sua creazione. Ci sarebbe stato sempre un piccolo pezzo di lui nel bambino che non poteva negare alla sua amata, nascosto sotto alle odiate fattezze di James Potter.
Ora che era arrivato ad un punto nel quale poteva fare una pausa, si sarebbe procurato qualcosa da mangiare e si sarebbe concesso un po' di meritato riposo. Avrebbe chiamato quell'odioso cretino di Potter in mattinata per aggiungere il suo sangue e completare la pozione.
Avrebbe dovuto lasciare a Madama Rosmerta una mancia generosa per avergli permesso di occupare il laboratorio pubblico di pozioni così a lungo, malgrado il fatto che fosse raramente usato e che in genere raccogliesse polvere per gran parte dell'anno, tranne che in occasione del Raduno Annuale dei Pozionisti e degli Alchimisti.

***



“Penso che sia pronta.” disse Sirius Black mentre esaminava il calderone che Piton - dopo aver chiuso la porta del laboratorio con un incantesimo bloccante che si era dimostrato incapace di opporsi all'abilità nello spezzare-ed-entrare della pecora bianca della famiglia Black - aveva lasciato incustodito pochi istanti prima. “Remus, vieni qui e controlla se è pronta”
“Sirius, veramente non penso che dovremmo farlo.” sibilò Remus mentre guardava nervosamente verso il bancone e verso la sua abituale, chiassosa, folla dei fine settimana.
“Senti. I Malandrini condividono tutto... be', quasi tutto... Voglio dire, sarebbe, ecco, inquietante se condividessimo anche le ragazze e le mutande... e che il primo bambino dei Malandrini debba nascere per via di una pozione è destino, o qualcosa del genere. Se ci versiamo dentro il nostro sangue, lui o lei apparterrà a tutti noi.” disse Sirius in tono decisamente rassicurante.
“James ne sarà molto arrabbiato.” disse Remus, chiaramente esitando. Questa avrebbe potuto essere probabilmente la sua unica possibilità di avere mai un figlio.
“Gli passerà.” disse Sirius.
“Ancora non lo so. Cosa accade se il mio sangue...” cominciò Remus.
“Non succederà. Quella cosa del Lupo Mannaro viene con lo sputo; voglio dire che devi mordere per essere infettato. Oltretutto, il mio sangue, quello di Peter, di James e di Lily saranno lì per sopraffarla e cancellarla se dovesse esserci qualche possibilità che questo accada.” disse Sirius, interrompendolo.
“Spero che James ci perdoni.” disse Remus mentre si pungeva un dito e passava il piccolo coltello a Sirius.
“Lo farà. In effetti penserà che sia geniale e si chiederà come abbia fatto a non pensarci per primo.” replicò Sirius pungendosi il dito e passando il coltello a Peter.
“Spero che tu abbia ragione.” disse Remus mentre lui, Peter e Sirius sporgevano la punta delle dita insanguinate sopra al calderone nello stesso momento.
Mentre lasciavano il laboratorio dopo aver completato il proprio compito, a malapena notarono l'uomo con il labbro rotto che accompagnava verso l'entrata un adolescente, ovviamente sgattaiolato fuori da Hogwarts per una notte in città, che pagava ora lo scotto della sua trasgressione al prezzo di un naso sanguinante.

***



“T'tto bene.” farfugliò un Damocle Belby piuttosto ubriaco mentre faceva sdraiare un giovane Barty Crouch Jr. (il naso del quale stava sanguinando profusamente sopra al calderone), prima di allontanarsi in cerca di qualcosa. “L'ultimo 'ngrediente è comunque sangue, cossì stiamo aiutando il tizio. Che io sia dannato se ricordo coscia ci va ora, ma so che il tuo sangue non farà danno. Ti rimettiamo a posto 'pena trovo quel fottuto kit di primo scioccorso.”
Mentre superava il calderone una terza volta nella sua ricerca da ubriaco, vi lasciò distrattamente cadere dentro un po' di sangue dal labbro spaccato.
Come riuscì a lanciare un Incanto di Stasi sul calderone, nello stato in cui si trovava, poté essere attribuito solo alla fortuna che sembra esser posseduta dagli sciocchi, dagli ubriachi, e dai ragazzi chiamati Harry Potter.

***



Lucius Malfoy sospirò e proseguì lungo la sua strada dopo aver gettato un'occhiata verso una coppia di ubriachi, privi di conoscenza, che erano ovviamente stati coinvolti nella zuffa da poco scoppiata nella sala. Era stato informato dal cognato Rodolphus che Piton aveva messo in piedi da quelle parti un negozio, dopo quella sfortunata esplosione occorsa nel suo laboratorio - che avrebbe richiesto almeno un'altra settimana per essere sistemato.
Raggiunta la sistemazione provvisoria di Piton, scoprì che non riusciva a trovare da nessuna parte il giovane Maestro di Pozioni. La pozione che aveva richiesto a Piton era sistemata sotto ad un Incantesimo di Stasi. Comunque, mancava ancora l'ingrediente finale, prima che potesse essere meticolosamente girata in un preciso ordine che al momento non riusciva proprio a ricordare, e poi lasciata a sobbollire lentamente per altre dodici ore: il sangue.
Pungendosi il dito e sperando che la Felix Felicis che gli scorreva attraverso il corpo non avrebbe danneggiato il risultato, aggiunse il proprio sangue alla pozione e la sistemò nuovamente sotto stasi per permettere a Piton di terminarla non appena fosse ritornato. Uscendo, lasciò a Piton una nota.
Avrebbe tenuto questa pozione come riserva nel caso in cui ne avesse avuto bisogno, piuttosto che usarla immediatamente come aveva pensato all'inizio, quando l'aveva richiesta: perché gli era stato confermato quel pomeriggio che Narcissa stava aspettando un bambino, quasi certamente maschio.

***



Gideon e Fabian Prewett avevano portato loro cognato Arthur ai Tre Manici di Scopa perché era chiaro che il poveruomo aveva bisogno di una notte fuori, tra ragazzi, lontano da Molly e dai bambini. Stavano provando a vedere quanti bicchieri sarebbero occorsi prima che Arthur svenisse e che loro potessero tirare fuori il rossetto e la cipria, quando videro Malfoy puntare verso il retro, diretto o ai bagni o al laboratorio pubblico di pozioni che veniva raramente usato: lì erano stati creati molti dei loro scherzi durante gli anni di scuola, prima che si diplomassero e che cedessero lo scettro ai Malandrini.
Decisero di investigare, e trascinarono Arthur con loro.
Dopo aver visto la pozione che si trovava nel laboratorio in cui Lucius si era brevemente fermato, prima di proseguire lungo la propria strada, e cosa c'era scritto sul biglietto accanto ad essa, Gideon e Fabian si guardarono l'un l'altro e sorrisero malvagiamente.
Non vedevano l'ora di scoprire che faccia avrebbe fatto Malfoy quando il suo piccolo erede fosse venuto fuori con i capelli o del Fragola di stampa Prewett o del Rosso di marca Weasley.
Dopo aver aggiunto il proprio sangue e quello di Arthur alla mistura, Fabian prese il mestolo. Prima che potesse cominciare a mescolare ci fu dell'agitazione al di fuori del laboratorio, e una fiala di cristallo volò attraverso la porta e si infranse contro il soffitto, spedendo quel che poteva essere o poteva non essere sangue a disperdersi attraverso la stanza.
Si allontanarono rapidamente, Fabian lasciando cadere il mestolo là dove l'aveva trovato e Gideon lanciando in fretta un Incanto di Stasi mentre uscivano.
Nessuno dei due notò che il bigliettino era caduto dal tavolo e, appiccicatosi alla sporcizia sulla suola della scarpa di Arthur, era diventato praticamente illeggibile nel momento in cui era scivolato via attraverso la porta.

***



Mundungud Fletcher fissò scioccato la chiazza rossa e le schegge di ametista che avevano costituito il suo maggior guadagno potenziale fino a quel momento.
In quella piccola ampolla si credeva fosse stato contenuto il sangue di Re Artù, attentamente preservato: e adesso era stata distrutta da quello zoticone incurante che aveva voluto discutere con lui a proposito di certi ingredienti per pozioni un po' meno che legali e decisamente meno che freschi.
Non sapendo cos'altro fare, si appoggiò al muro più vicino e scoppiò in lacrime.

***



Lord Voldemort sogghignò mentre superava l'abituale rissa delle tre del mattino il venerdì notte, che poi era tecnicamente la rissa del sabato mattina. Se avesse saputo che sarebbe stato costretto a fare una deviazione e a mescolarsi con la plebaglia per parlare con il suo giovane Prodigio delle Pozioni, quando gli aveva lanciato la Cruciatus durante un momento critico nella produzione di una di esse, si sarebbe trattenuto; o, almeno, avrebbe aspettato i trenta secondi necessari a rendere la pozione meno volatile.
Il fatto che fosse vicino ad Hogwarts e che non volesse attrarre indesiderata attenzione, che avrebbe potuto rovinare certi piani che aveva in moto al momento, fu tutto quel che fermò la sua mano mentre tre teste rosse gli passavano accanto.
Essendo entrato nelle stanze temporanee del giovane Piton, notò i segni del fatto che la rissa delle tre del mattino fosse arrivata fin lì; non trovò invece il ragazzo, che avrebbe pagato amaramente, molto presto, per la sua assenza.
Stava contemplando l'ipotesi di cercare tra la ressa nella locanda un qualche suo seguace minore, così da poter convocare Piton, quando notò il biglietto coperto di fango e decise che non valeva la pena di sprecare il suo tempo.
Il biglietto sembrava recare le istruzioni per quel che lui avrebbe dovuto fare se fosse arrivato prima del ritorno di Piton: il primo passo pareva essere “Aggiunte tre gocce di sangue”. Tutto il resto era illeggibile.
Si punse un dito e aggiunse l'ammonto di sangue richiesto, prima di riposizionare rapidamente la pozione sotto al campo di stasi.
“Sarà meglio che questa pozione sia pronta per il Rituale, o ci sarà l'inferno da pagare.” mormorò Voldemort mentre lasciava il laboratorio di pozioni e raggiungeva la porta sul retro; non voleva farsi strada tra i litiganti o rischiare di venir colpito da un boccale volante.

***



Alberforth Silente - che si era nascosto sotto un Incanto di Disillusione durante le ultime dodici ore, così da poter informare quel bastardo di suo fratello di che cosa il giovane Piton stesse progettando - doveva andare sul serio al bagno, e sembrava che la strada fosse libera. Lasciando cadere l'incantesimo, si mosse dall'angolo nel quale era arrivato dannatamente vicino ad addormentarsi e puntò verso la porta.
“Eh, all'inferno,” disse, mentre superava il calderone che aveva costituito per lui una notevole fonte di intrattenimento nell'ultima ora; il che l'aveva ricompensato per aver dovuto passare undici ore ad ascoltare Piton lagnarsi e piagnucolare a proposito della sua “Amata Lily” e del dolore che si sarebbe trovato ad affrontare domani grazie a tale Grande Amore.
Fece una breve pausa per rimuovere l'Incanto di Stasi, aggiungere i suoi due zellini... ehm, gocce di sangue, e riposizionare l'incantesimo prima di puntare verso la porta.
Quel moccioso Potter si sarebbe trovato con una diavolo di sorpresa, nove mesi più tardi.

***



Il presente... ehm, in qualche momento nel 1999, più o meno:

“Cosa c'è di così spaventoso nel tuo Certificato di Nascita, Harry?” chiese Hermione mentre Ron raccoglieva il documento in questione per esaminarlo per conto proprio.
“Farai meglio a leggere questo, prima.” disse Harry mentre allungava all'amico una lettera che era stata scritta da sua madre.
“Dannazione!” strillò Ron. “Qui c'è scritto che tu sei Harry James Piton Lupin Black Minus Crouch Belby Malfoy Prewett Weasley Prewett Pendragon Riddle Dumbledore Lestrange Nott Smith Black Flint Goyle...”





Note: Un genere di umorismo piuttosto inglese, ma quanto ho riso... x°D
Avendo assegnato alla storia il genere Comico, ovviamente, considero l'IC in funzione del racconto: e questa è la ragione per la quale non trovate OOC fra gli avvertimenti.
  
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