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Autore: robsten23    05/04/2011    15 recensioni
Elena è finalmente salva e insieme a lei tutti i suoi amici e la sua città. Klaus è stato sconfitto e adesso tutti possono godersi momenti di serenità e tranquillità, ma siamo sicuri che la pace sia tornata davvero e che Elena non corra più nessun pericolo? E poi ci sono altri problemi da affrontare per lei, problemi di cuore.
Tratto dal prologo:
“Quando hai il cuore diviso tra due persone non sai nemmeno tu chi ami davvero e ti ritrovi ad un bivio.
Acqua o fuoco, terra o cielo, razionalità o irrazionalità, destra o sinistra, finito o infinito?
Stefan o Damon?
Il buono e onesto o il cattivo e ribelle?
Per chi batte davvero il cuore di Elena Gilbert?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA RAGIONE DEL CUORE

 

Capitolo Quindici

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Pov Elena

 

Un brivido di freddo mi rubò dalle braccia di Morfeo portandomi di nuovo nel mondo reale.

Aprii gli occhi e mi resi conto che la finestra era leggermente aperta e che da essa entrava un leggero venticello. Mi coprii di più con il lenzuolo e appoggiai la mano dall’altra parte del materasso, ma non appena lo feci mi resi conto che il letto era vuoto.

Possibile che lui si fosse già alzato?

Mi voltai e ci passai sopra la mano. Le lenzuola erano fredde segno che Damon si fosse alzato già da un po’. Mi resi conto solo in quel momento che era il mio primo risveglio senza avere Damon accanto. Di solito, anche se si svegliava prima di me, restava sempre a letto a guardarmi dormire.

Un moto di tristezza si impadronii di me, ma la scaccia via subito. Se Damon non c’era significava che aveva qualcosa di importante da fare, qualcosa come risolvere il dannato problema Katherine.

A quanto mi aveva detto, Bonnie avrebbe fatto l’incantesimo al seminterrato quel giorno in modo poi da catturare la vampira per il tempo necessario a spezzare quella dannata maledizione che univa il suo corpo al mio.

Mi alzai dal letto seppur di malavoglia e infilatami una sua camicia che trovai ai piedi del letto mi diressi in bagno per farmi una doccia. Ne avevo proprio bisogno.

Feci scorrere il getto dell’acqua calda e quando mi resi conto che questa si era riscaldata mi infilai dentro permettendo all’acqua di sfiorarmi la pelle e di rilassarmi. Restai lì per un’abbondante mezz’oretta, poi uscii e mi diedi una sistemata.

Quando fui pronta sistemai il letto e poi mi chiusi la porta della camera di Damon alle spalle e scesi diretta in cucina dove presi un bicchiere di spremuta. Poi mi diressi nel salone dove trovai solo Jeremy.

“Hey, ciao fratellino. Dove sono gli altri?” domandai non appena lo vidi.

“Nello scantinato, Bonnie sta facendo l’incantesimo”.

“E tu come mai qui?”

“Aspettavo te”.

“Me? è successo qualcosa?” domandai cercando di scorgere una risposta dal suo sguardo.

“Mi chiedevo se c’è qualcosa che vorresti dirmi”.

Restai basita da quelle parole, non riuscendo a coglierne il significato.

Lo guardai stranita con la coda degli occhi, come a dirgli “è uno scherzo?”

“Ti dispiacerebbe essere più chiaro?” gli chiesi, invece, mentre sorseggiavo la mia spremuta.

“Che diavolo ci facevi nel letto di Damon?” mi domandò serio “va bene così oppure vuoi che sia ancora più chiaro?” concluse poi sarcastico.

Sputai quasi la spremuta dalla bocca e iniziai a tossire visto che mi era pure andata di traverso.

Tra tutte le domande che poteva farmi quella era l’unica che non mi aspettavo.

Cercai di riprendermi, poi lo guardai.

“Ti sei messo a spiarmi?”

“Non essere ridicola. Ero solo salito in camera a svegliarti, ma non ti ho trovato in quella di Stefan. Pensavo avessi dormito da Caroline, così mi sono diretto verso la sua camera, ma la porta della camera di Damon era socchiusa e…”

Si interruppe e non ci volle molto a capire cosa stava per dire.

“E hai pensato bene di entrare per curiosare” conclusi la frase per lui.

“A dire il vero volevo solo vedere che aspetto avesse visto che non ci sono mai entrato. E comunque non tergiversare il discorso. Ho solo aperto la porta e ti ho vista a letto che dormivi placidamente”.

“Non è come pensi” dissi e non mi resi conto nemmeno del perché lo avessi detto.

“Ah no? Cioè tu dormi nel letto di Damon e lui era uscito da quella camera si e no cinque minuti prima e non è come penso?”

Io rimasi in silenzio e abbassai lo sguardo imbarazzata.

“Elena non sono più un ragazzino. Queste scuse risparmiale per qualcun altro. Adesso ti dispiacerebbe dirmi che succede o devo scoprire da solo la verità?” mi domandò voltandosi e guardandomi negli occhi.
“Ok, è esattamente come pensi” riuscii a dire e lui strabuzzò gli occhi.

“Cioè tu e Damon, Damon e tu…voi…o mio Dio” iniziò a blaterare.

Non dissi nulla. Conoscevo Jeremy e sapevo che questo era il momento in cui avrebbe iniziato a sproloquiare fino a quando, esaurite tutte le parole, tutti i concetti, si sarebbe zittito guardandomi con uno sguardo di rimprovero aspettando impaziente che io aprissi la bocca per spiegargli tutta quella situazione.

Faceva sempre così. Fin da quando era piccolo e crescendo non era cambiato di una virgola.

A volte mi bastava chiudere gli occhi per qualche secondo per riuscire a rivederlo nel ragazzo che mi stava di fronte il bambino che era un tempo, il mio piccolo, ma protettivo fratellino.

“Cioè, ma dico siete pazzi. E se Stefan vi avesse visti come la mettiamo? Diavolo Elena, ma usala la testa ogni tanto. Poi sotto lo stesso tetto, ma almeno abbiate il buon gusto di farlo fuori di qui. Dio, mia sorella fa sesso con il fratello del suo ragazzo. Non ci posso credere” continuò a ciarlare con espressione sbigottita.

“No, no, frena fratellino” lo bloccai dopo ciò che aveva detto.

Non aveva capito nulla.

“Cosa c’è da frenare? La situazione è chiara come il sole”.

“Jeremy ti dispiacerebbe calmarti? Ti sei fatto un’idea totalmente sbagliata della situazione”.

Mi guardò negli occhi per qualche secondo, poi sembrò tranquillizzarsi.

“Ok, mi calmo, ma voglio che mi spieghi tutto”.

“Avrei dovuto parlartene fin da subito, ma so quanto poco sai mentire e sapevo che involontariamente avresti detto tutto a Bonnie e volevo essere io a farlo non appena avrei potuto”.

“Parlarmi di cosa?”

“Io e Damon stiamo insieme”.

“L’ho capito questo Elena, credimi. L’ho capito eccome” mi disse con espressione scandalizzata.

“No, non hai capito. Io e Damon stiamo insieme nel senso che ci siamo messi insieme”.

“Scusa?”

Dalla sua espressione vedevo tanta confusione. Perché doveva sempre complicarsi la vita quando tutto era chiaro come il sole?

“Hai presente quando ami una persona e credi che sarà per sempre e poi ti rendi conto che quel per sempre l’hai sottovalutato? Che in fondo non sarà per sempre perché all’improvviso capisci che ami un’altra persona?” gli domandai.

Lui non rispose subito, sembrò fissare il vuoto come se stesse pensando a qualcosa. Dopo qualche secondo, però, tornò a guardarmi e prese a parlare.

“Si, più o meno mi è successo con Anna. Quando Vicki è scomparsa credevo che non avrei mai più potuto amare nessuno in vita mia, poi ho scoperto che era morta è tutto si è spento in me. Sembrava come se i miei sentimenti non esistessero più, poi è arrivata Anna ed è stata come la luce in quel tunnel buio che stavo attraversando. Mi sono reso conto che Vicki sarebbe rimasta dentro di me sempre, ma che non l’avrei amata per sempre perché mi ero reso conto di amare Anna”.

“Ecco, non è proprio la mia stessa situazione, ma più o meno hai capito cosa voglio dire”.

“Mi stai dicendo che ti sei innamorata di…di Damon?”

“Più di ogni altra cosa al mondo. Ho cercato di negarlo per tanto tempo, di non ammetterlo nemmeno con me stessa, ma alla fine quando i sentimenti diventano troppo forti non riesci più a contenerli e quello che provo per lui è uscito fuori senza che io me ne accorgessi davvero”.

“E…e Stefan?”

“Ci siamo lasciati. Gli ho detto la verità e lui mi ama troppo per tenermi legata a lui, mi ha lasciato andare perché per lui la mia felicità conta più di ogni altra cosa”.

“E sa di te e Damon?”

“Certo che lo sa. Lo ha capito senza che io dicessi nulla”.

“Quindi tu e…” provò a dire, ma io lo interruppi.

“Si, io e Damon stiamo insieme”.

“Tanto per la cronaca, chi è che lo sa?”

“Stefan, Caroline, Rick e Jenna”.

“Dio Elena, quando imparerai a raccontarmi le cose prima che sia io a scoprirle?”

Era stizzito dalla situazione.

“Volevo farlo, ma tu non sai mentire e la tua ragazza sembra leggerti l’anima”.

“Perché non l’hai detto a lei?”

“Perché? Davvero me lo chiedi?”

Jeremy annuii impercettibilmente e io ripresi a parlare.
“Bonnie odia Damon più di ogni altra cosa al mondo. È intollerante a lui adesso, immagina quando saprà che ci sto insieme. Come minimo ci uccide entrambi”.

“Forse o forse no”.

“Jeremy?” lo canzonai.

“Ok, hai ragione. Vi ucciderà, anzi lo ucciderà. Penserà che ti ha soggiogata o chissà che altro”.

“Grazie per l’incoraggiamento”.

“Sono solo realista”.

“Comunque tu non dirle nulla, glielo dirò io al più presto. Non ho più intenzione di nascondermi. Io Damon lo amo sul serio”.

“Mi dici come hai fatto a innamorarti di lui? Lo odiavi prima”.

“Ti ricordi cosa diceva sempre mamma?”

Lui sembrò rifletterci su poi mi sorrise.

“L’odio è solo l’inizio di una storia d’amore” dicemmo entrambi all’unisono ricordando le parole di mamma.

“Continuo a non spiegarmelo però”.

“Jeremy, tu come hai fatto a diventare suo amico?”

Era una risposta che attendevo da tanto tempo. Come si fa a diventare amico di qualcuno che ti ha ucciso?

“Bella domanda” mi rispose lui “Damon è un tipo particolare, difficile e stronzo se vogliamo, ma se riesci a perforare l’armatura sei a posto perché riesci a vedere il suo vero essere e obiettivamente quella del cinico vampiro è solo una maschera”.

Lo guardai e sorrisi.

“Non avrei saputo spiegarmi meglio”.

Anche lui ricambiò il mio sorriso.

“E così tu e lui state insieme. Wow, faccio fatica a crederci, giuro”.

“Io no. Mi viene naturale come respirare”.

Lui rimase colpito dalla mia frase. Si avvicinò a me e quando fu ad una spanna dal mio viso si fermò per osservarmi attentamente negli occhi.

“Non ti ho mai vista più sicura di una cosa come in questo momento”.

“Non sono mai stata più innamorata come in questo momento”.

“Lo vedo e mi sento uno stupido a non averlo capito prima. In fono di segnali ne ho visti abbastanza, soprattutto dopo la festa a casa di Tyler”.

“Siamo stati bravi a non farci scoprire”.

“No, sono io che sono un’idiota di fratello”.

“Hey, nemmeno io mi sono accorta subito di cosa stava succedendo tra te e Bonnie” gli dissi dandogli una gomitata.

“È diverso”.

“No, non lo è”.

“Si, che lo è. In quel periodo avevi un Originale che ti stava alle calcagne e una psicopatica che non si capiva da che parte stava. Non potevi certo accorgerti di me e Bonnie”.
“Avrei dovuto farlo lo stesso. Comunque se per questo la psicopatica è ancora presente, quindi anche tu sei giustificato”.

Lui mi guardò e sorrise.

“La solita testarda” mi disse scompigliandomi i capelli.

“Come la vedi?” gli chiesi poi.

“Cosa?”

“Questa storia, me e Damon”.

“Come devo vederla? Lui ti ama e questo anche un cieco lo avrebbe capito, tu ami lui. È tutto apposto. Dovete solo cercare di essere felici. In tutti i casi vampiro o no se ti fa soffrire lo infilzo con un paletto”.

Lo guardai e sorrisi. L’aveva presa molto meglio di quanto mi aspettassi.

“Lui è tutto ciò che voglio e tutto ciò che non pensavo di volere” riuscii a dire alla fine guardandolo negli occhi.

Per me era importante che Jeremy capisse, non volevo che pensasse male di me e del fatto che mi fossi messa con Damon, ma ciò che non avevo ancora capito era che ero solo una sciocca.

Jeremy aveva perdonato Damon fin dall’inizio per ciò che gli aveva fatto, anzi, forse non c’è l’aveva mai davvero avuta con lui ed ora era felice perché aveva capito che con lui lo sarei stata anche io.

Mi guardò e mi sorrise, poi si avvicinò a me e mi strinse forte in un abbraccio, uno di quegli abbracci fraterni che ti scaldano il cuore, uno di quegli abbracci che mi faceva capire che Jeremy sarebbe stato mio fratello sempre, a prescindere dai legami di sangue.

“Riunione di famiglia?” disse una voce dietro di noi, la voce di Caroline.

Ci staccammo e sorridemmo alla vampira notando poi che insieme a lei erano arrivati in salone anche Bonnie, Stefan e Damon e fu proprio su di lui che si soffermò il mio sguardo.

Dio, era bello come il sole, no, molto di più.

Aveva dei pantaloni neri e un maglione a V che lo rendeva etereo fasciandogli i suoi muscoli perfetti. Su tutto quel nero che erano i suoi vestiti c’era una cosa che più di tutte spiccava, i suoi fantastici occhi di un azzurro identico al ghiaccio.

Mi domandavo se poteva esistere qualcuno più bello, sexy e affascinante di lui, ma ero certa che no, non esisteva.

Bonnie venne verso di me per abbracciarmi e in quel momento Damon ne approfittò per farmi l’occhiolino in modo del tutto malizioso. Avrei dovuto ricordargli di evitare di comportarsi così se non voleva che gli saltassi addosso davanti a tutti.

“Sistemato tutto?” chiese Jeremy quando poi Bonnie si staccò da me.

“Si, dovrebbe funzionare”.

“Quando mi toccherà fare la mia parte?” domandai poi io seria.

Damon, fino a quel momento tranquillo mentre si versava del whisky in un bicchiere, si voltò verso di me con sguardo furente.

Sapevo che seppur avesse accettato la cosa, non la digeriva per nulla, ma prima o poi l’avremmo dovuta fare, quindi non aveva senso aspettare oltre. Prima risolvevamo il problema, meglio era.

“Credo che sia arrivato il momento” mi rispose Stefan abbassando lo sguardo.

Neppure lui era molto convinto di questo mio intervento in quello che entrambi ritenevano un piano folle.

“Bene” riuscii solamente a dire prima di dirigermi verso la scrivania, dove sapevo che i due fratelli tenevano dei paletti.

“Frena un attimo” disse all’improvviso Damon e tutti ci voltammo a guardarlo.

“Prima o poi deve farlo” disse Bonnie schierandosi dalla mia parte.

“Non ho chiesto il tuo parere mi sembra”.

“E nessuno mi vieta di esprimerlo”.

“Smettetela prima ancora di iniziare” alzai leggermente la voce io.

“Che hai in mente?” domandò Stefan a Damon ignorando bellamente ciò che avevo appena detto.

“C’è un altro modo per attirare Katherine in trappola, un modo più astuto e innocente che non farà del male a nessuno se non a lei stessa”.

Vidi le labbra di Damon curvarsi in un sorriso sardonico prima di avvicinare il suo whisky alle labbra e per un momento mi domandai cosa davvero avesse in mente.

“A volte mi fai paura” commentò Caroline osservando l’espressione diabolica che aveva in volto.

“A volte?” domandò sarcastico lui.

“A parte la modestia infinita che ti ritrovi, ci spieghi cosa ti passa per la testa?” domandai io, mentre il suo sguardo si posò sul mio.

“Semplice. Se il tuo corpo è legato a quello di Katherine tu e lei dovreste provare le stesse cose. I tagli fanno male a te, ma non a lei e la psicopatica punta su questo. Ebbene, noi punteremo su quella che per lei è una debolezza, mentre per te non lo è”.

“Verbena?” chiese Stefan che sembrava essere l’unico ad aver capito il piano del fratello.

“Esattamente”.

“Giusto. Come abbiamo fatto a non pensarci prima?” fece notare Caroline.

“Una tisana può andare?” domandò Bonnie.

“No, una non basterebbe. Katherine beve un po’ di verbena al giorno per essere più forte, quindi bisognerà farne assumere ad Elena una quantità più elevata” spiegò Stefan.

“Jeremy in cantina ci sono un sacco di piante alla verbena. Prendi dell’acqua, non troppa però, e diluiscici quanta più verbena puoi, poi torna qui”.

Mio fratello ascoltò le parole di Damon e poi corse a fare quanto gli era stato detto. Di certo era un lavoro che non avrebbe potuto fare né il mio fidanzato né gli altri due vampiri presenti.

“Credi che funzionerà?” domandò Stefan al fratello.

“Katherine è abituata a bere qualche sorso di verbena diluito con l’acqua, un po’ come facciamo noi, ma in questo caso non sarà la verbena ad essere diluita con l’acqua, ma il contrario. L’acqua ci serve solo per farla digerire a Elena, il contenuto deve essere prevalentemente verbena”.

“Spero tu sia di stomaco forte” scherzò Caroline e io sorrisi insieme a lei e Bonnie.

“Mi duole ammetterlo, ma hai avuto un’idea geniale” disse proprio la mia amica strega a Damon stupendo tutti.

“Io ho sempre idee geniali”.

Io e Caroline ci guardammo e scoppiammo a ridere di gusto.

“Mmhh quanta modestia” dicemmo entrambe all’unisono volgendo lo sguardo in altro prima di riprendere a ridere.

Anche Stefan e Bonnie si unirono a noi, mentre Damon senza far trapelare nulla continuò a bere il suo amato whisky.

In effetti la sua idea era stata ottima, avremmo potuto così indurre Katherine nella trappola senza farle capire nulla. Avrei solamente spiegato la cosa dicendo che con la verbena mi sentivo più sicura, ma non avevo idea che potesse nuocere anche a lei.

Qualche minuto dopo Jeremy tornò con in mano un bicchiere che avrebbe dovuto essere acqua, ma già dal colorito si capiva quanto verbena ci stava dentro. Aveva un colorito giallognolo che mi faceva venire il voltastomaco solo a guardarlo.

Damon lo prese in mano e odorò il contenuto, poi lo passò a Stefan.

Entrambi fecero la stessa faccia disgustata e sofferente quasi. Possibile che quel miscuglio fosse talmente intriso di verbena da infastidire quei due solo con l’odore?

Stefan passò poi il bicchiere a Caroline, ma l’espressione della mia amica fu eloquente.

“No, grazie, io passo. Mi fido di voi” furono le sue uniche parole.

Presi io il bicchiere pronta per bere, ma Stefan non me lo permise.

“Aspetta. È meglio che Jeremy e Bonnie vadano via. Se Katherine arriva sarebbe pericoloso soprattutto per Bonnie e comunque vedendola qui potrebbe capire la trappola” spiegò mentre io annuii.

Mio fratello e la sua fidanzata salutarono tutti e si dileguarono in fretta visto che anche Damon e Caroline si erano mostrati favorevoli all’idea di Stefan.

“Adesso che si fa?” domandò la bionda.

“Dobbiamo far credere a Katherine che ha campo libero con Elena, quindi deve pensare che è da sola. Lei, quindi, scende sotto e beve il miscuglio, noi, invece, restiamo di sopra in modo che se Katherine arriva non percepisce la nostra presenza. Quando si dirige lì arriviamo noi e la rinchiudiamo. Siamo in tre, dovremmo farcela” propose Stefan.

“Perfetto” dicemmo io e Caroline.

“Mi sembra un piano stupido. Lasciare Elena da sola, insomma, non so fino a che punto convenga”.

Guardai Damon e notai che stava guardando nella mia direzione, poco convinto dalle parole del fratello.

“È perfetto così. Saprò cavarmela, fidati” gli dissi per convincerlo e a quel punto lui abbassò il capo come ad acconsentire.

In fondo si trattava di pochissimo tempo, un paio di minuti al massimo.

Mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio a fior di labbra, poi presi il mio miscuglio e scesi in cantina, mentre loro tre salirono su.

Raggiunsi in fretta il seminterrato e quando arrivai a destinazione mi fermai sedendomi a terra e iniziando a bere la verbena.

Dopo il primo sorso quasi mi venne da rimettere, faceva proprio schifo, ma strinsi i denti e continuai a bere e lo feci tutto d’un sorso. Quando ebbi finito mi alzai e posai il bicchiere su un tavolino dove facevano bella mostra di sé un sacco di piantine di verbena.

Spinta dalla tentazione ne toccai qualcuna non potendo fare a meno che domandarmi se tutto quella messa in scena avrebbe funzionato o meno. Staccai un ramoscello di verbena e tornai a sedermi nella stanza a cui era stato fatto l’incantesimo.

Mi rigirai tra le mani la verbena notando che aveva una sorta di effetto calmante su di me e osservai la stanza intorno a me, quella stanza in cui era successe tante cose. La stanza dove Stefan aveva rinchiuso Damon non appena era tornato a Mystic Falls, la stanza dove io e il maggiore dei fratelli avevano rinchiuso Stefan quando sembrava essere diventato un drogato di sangue umano e la stanza dove lui stesso si era rinchiuso con Katherine per farsi spiegare i motivi che l’avevano indotta a tornare in città. E adesso quella stessa stanza l’avrebbe accolta di nuovo, o almeno lo avrebbe fatto se tutto fosse andato per il meglio.

Mi resi conto che era passato già parecchio tempo e quando, ormai, iniziai a credere che il nostro piano fosse miseramente fallito sentii un urlo provenire da sopra e non mi fu difficile capire che si trattava di Katherine.

In pochissimi istanti, infatti la vampira apparve nello scantinato a pochi metri da me e mi guardò con sguardo furente, ma allo stesso tempo dolorante.

Solo pochi passi la dividevano da quella stanza dalla quale non ne sarebbe più uscita, almeno non fino a quando avremmo spezzato l’incantesimo.

Nonostante i suoi occhi facevano intravedere il suo dolore, non si scompose più di tanto. Si parò a qualche metro di distanza da me mettendo le mani sui fianchi e guardandomi con fare omicida.

Io assunsi un’espressione spaventata, come se davvero non mi aspettassi di vederla.

“Che diavolo stai facendo?” mi domandò furente.

“Ka…Katherine” dissi fingendomi sorpresa.

“Cosa ti salta in mente sciocca, insulsa umana? Bere verbena, credi davvero che questo possa bastare a mettermi fuori gioco” disse prendendo a

tossire.

Ero certa che se non fosse stata abituata a prendere regolarmente la verbena a quest’ora sarebbe stata sdraiata a terra in preda agli spasmi.

“Io…io non sapevo facesse effetto anche su di te. Era un modo per sentirmi al sicuro” mentii rigirandomi tra le mani la foglia di verbena che avevo preso poco prima.

Katherine urlò dal dolore e si contorse un po’ e fu in quel momento che notai le sue mani. Erano ustionate. Il mio giochetto involontario con la verbena le stava facendo male e io non avevo neppure pensato alla cosa.

“Ahi, brucia” disse più a se stessa che a me “butta quello schifo” mi urlò poi contro.

Io non lo feci, anzi continuai a rigirarla tra le mani e fu allora che in una frazione di secondo la vidi proprio accanto a me che mi teneva ferma la mano in cui avevo l’erba.

Solo in quel momento la buttai a terra e sorrisi, sorrisi come non avevo mai fatto in sua presenza.

“Che diavolo ridi?”

Mi lasciò andare il polso e la mia risata aumentò a dismisura.

“Credevo che dopo esserti fatta fregare una volta, non avresti permesso che succedesse anche la seconda” le spiegai tra una sorriso e l’altro “non sei poi così furba come dici di essere” conclusi e in quel momento la vidi guardarmi con sguardo di fuoco.

Le bastò una frazione di secondo per collegare insieme le mie parole, poi scattò verso l’uscita della stanza, ma si rese subito conto che c’era come un vetro che non gli permetteva di uscire.

“Spiacente, non si va da nessuna parte”.

Avrei riconosciuto quel tono beffardo ovunque. Mi voltai verso l’ingresso e vidi Damon, Stefan e Caroline.

Era stato il mio fidanzato a parlare e sorrideva soddisfatto.

“Non potete farmi questo”.

“Oh si che possiamo, l’abbiamo appena fatto” continuò lui.

“Cosa avete in mente?”

“Resterai chiusa qui sotto fino a quando non troveremo il modo di spezzare l’incantesimo che ti tiene legata ad Elena. Solo quando ci saremmo riusciti sarai libera di uscire di qui” gli spiegò Stefan.

“Si, ti faremo uscire e poi ti pianteremo un paletto nel cuore” disse Caroline spavalda più che mai.

“Hey Barbie, non rubarmi le battute” la beffeggiò Damon ridendo mentre tutti e due si scambiavano uno sguardo d’intesa.

Katherine alternava il suo sguardo sul volto di tutti e tre i vampiri di fronte a lei come se non riuscisse a capacitarsi di quanto fosse appena successo.

Non si aspettava nulla di tutto ciò. Credeva di averci in pugno, ma adesso si ritrovava con le spalle al muro.

“Elena esci fuori, adesso” disse poi Stefan rivolgendosi a me.

Mi alzai e mi diressi verso l’uscita, ma in quel momento una risata agghiacciante si diffuse in tutta la stanza, la risata malefica e cattiva di Katherine.

“Credi davvero di poter uscire da qui?” mi domandò inchiodandomi al muro con le poche forze che aveva visto che era parecchio debole per via della verbena “se questa è la mia prigione, beh sappi che sarà anche la tua” mi disse poi lasciandomi libera.

Raggelai a quelle parole. Non avevamo valutato quella ipotesi o meglio nessuno l’aveva mai presa in considerazione visto che nessuno di loro mi aveva detto di entrare lì dentro, ero stata io l’ingenua a farlo.

Mi bastò un secondo prima di sentire il ringhio di Damon che si propagava nell’aria.

Lo guardai e la sua espressione mi raggelò all’istante. Aveva gli occhi che sembravano essergli diventate due palle da golf, la bocca dischiusa in un ghigno e l’espressione furente.

Percepii dalla sua espressione che stava scattando, ma vidi Caroline trattenerlo per il maglione, mentre io mi avvicinai quel poco che Katherine mi permetteva.

“Non farlo. Che nessuno si azzardi ad entrare” dissi seria più che mai.

Damon mi ignorò bellamente e cercò di strattonare Caroline per farsi lasciare andare, ma Stefan diede manforte alla mia amica e gli bloccò il passaggio.

“Toglietevi dai piedi” ringhiò.

“Damon tu non entrerai qui dentro, né tu né nessun altro. Se entri non puoi più uscire e devi restare lì fuori. Gli altri hanno bisogno del tuo aiuto per spezzare questo dannato incantesimo” cercai di convincerlo.

“Katherine hai tre secondi per farla uscire di qui” urlò.

La vampira in risposta riprese a ridere malefica.

“Altrimenti che fai? Entri e mi impaletti?

Mi avvicinai all’uscita, ma Katherine non me lo permise bloccandomi per un polso. Mi fermai e guardai Damon dritto negli occhi.

“Starò bene e sarà per poco. Giusto il tempo per trovare un modo per spezzare la maledizione” provai a dirle.

“Non ti lascerò qui dentro”.

“Si, che lo farai”.

“No.

“Damon, Katherine non può farle niente. Ha bevuto un sacco di verbena e ci metterà giorni a smaltirla e gliene porteremo altra se sarà necessario, motivo per cui non potrà cibarsi di lei e ucciderla, beh ucciderla non le conviene. Se uccide Elena sa per certo che noi uccideremo lei prima che possa rendersi conto di quello che ha fatto”.

“Caroline ha ragione. Katherine non potrà bere il suo sangue e nessuno gliene porterà e pian piano si indebolirà sempre di più. Ad Elena, invece, daremo tutto ciò che gli serve. Pian piano la psicopatica si indebolirà e faremo uscire lei da qui dentro” provò a convincerlo Stefan.

“Speraci” fu l’unica parole della vampira pronunciata con un ghigno cattivo.

“Ascoltali. Stanno dicendo la verità. Starò bene, te lo prometto” lo guardai intensamente negli occhi ignorando le parole della psicopatica.

“Toccala e giuro che la tua morte sarà lenta e dolorosa” ringhiò Damon contro la vampira.

Io lo ringraziai con lo sguardo, mentre la vampira in tutta risposta gli rise in faccia.

Guardai Damon negli occhi e senza che nessuno se ne accorgesse gli mimai un “ti amo”. Non lo sussurrai perché ci avrebbero sentiti, mi limitai a mimarlo e lui lo vide e mi sorrise debole.

Sapevo quanto quella situazione gli costasse, quello che non sapevo era fino a quando avrebbe sopportato la cosa.

“E così io e te passeremo molto tempo insieme” mi disse Katherine avvicinandosi a me e girandomi attorno “credo che mi divertirò parecchio” continuò “e nessuno potrà disturbarci” concluse poi maliziosa, una malizia perfida, disumana.

Rabbrividii a quelle parole, consapevole che per quanto avessi cercato di convincere Damon, ero io la prima a dover auto convincermi che sarebbe andato tutto bene.

Dopo aver parlato andò a sedere sull’unica sedia presente nello scantinato e si mise a fissare i tre vampiri fuori con sguardo diabolico.

Damon e Stefan ringhiarono mentre Caroline la fissava preoccupata.

Ero certa che avesse qualcosa in mente, ma non riuscivo a capire cosa e avevo paura, paura che un qualunque suo gesto avrebbe fatto scattare uno dei tre lì fuori costringendoli ad entrare.

Non potevo permetterlo perché chiunque tra loro sarebbe entrato lì dentro non ne sarebbe uscito, non senza permettere anche a lei la fuga.

Ad un certo punto Katherine prese a ridere diabolica, una risata che sembrò riecheggiare per tutta la grande casa, una di quelle risate che difficilmente si possono dimenticare, ma che al contrario si impregnano nella pelle non andandosene mai più.

“Che diavolo hai da ridere?” chiese Stefan furioso tanto quanto lo era Damon.

La vampira non rispose subito, ma continuò a ridere aumentano ogni secondo di più il suo tono e rendendosi alle nostre orecchie sempre più indisponente. L’avrei volentieri uccisa in quel preciso istante, anche a costo di morire io stessa.

“Credete davvero che l’incantesimo possa essere spezzato?” domandò retorica “si, ci credete, ma siete solo degli sciocchi. Non esiste un modo, o meglio, esisteva, ma l’ho eliminato. Non credete anche voi di quanto inutili possano essere le streghe senza i loro stupidi poteri?” domandò.

Li stava provocando, ne ero certa, ma non gli avrei permesso di prendersi così deliberatamente gioco di loro e di tutti noi.

“Smettila” le urlai.

“Ma sentitela. Un’insulsa umana che vuole darmi degli ordini. Non finirò mai di stupirmi”.

“La sciocca sei tu se pensi che non troveremo un modo per liberarci di te”.

Caroline parlò con voce ferma e risoluta, come se stesse parlando con un suo pari e sorrisi per questo.

Lei a differenza di Damon e Stefan aveva timore della vampira. Gli incuteva una paura che lei non era in grado di affrontare per quanto si sforzasse di provarci, ma oggi si stava comportando egregiamente bene.

Ero fiera di lei.

“Bene, allora correte a cercarlo, mentre io mi diverto con la mia “gemella” buona”.

Riprese a ridere, mentre vidi Damon ringhiare più forte.

Era meglio che se ne andassero. Non ero certa che avrebbe resistito a lungo.

“Possibile che non l’abbiate ancora capito? Alla fine che lo vogliate o meno sono sempre io quella a vincere” disse poi riprendendo a ridere sguaiatamente prima di mettersi il braccio in bocca e strapparsi la pelle con un morso.

Urlai dal dolore controllandomi il polso e ritrovandolo sporco di sangue. Dio se bruciava, ma non feci scendere nemmeno una lacrima. Non gliel’avrei data vinta, per questo la guardai con sguardo sprezzante.

“Damon no” urlò Caroline.

Mi voltai per capire cosa stesse succedendo e ciò che vidi mi raggelò all’istante.

Proprio dentro la stanza, a pochi passi da me, c’era Damon che mi guardava sofferente.

Non feci in tempo a dire nulla che sentii un urlo da parte di Katherine.

Mi voltai e la vidi sbattuta al muro con Damon che la teneva per la gola. Indebolita com’era dalla verbena aveva difficoltà a muoversi e a liberarsi dalla presa.

“Fallo di nuovo e giuro che ti faccio pentire di avermi incontrato sulla tua strada” le ringhiò contro stringendole di più il collo.

In quel momento mi sentii soffocare e iniziai a tossire.

“Diavolo Damon fermati, la stai strozzando” urlò Stefan che si stava precipitando dentro se non fosse stato per Caroline che lo fermò per la maglietta.

A quelle parole il mio fidanzato si voltò e non appena si rese conto che involontariamente stava facendo del male anche a me lasciò la presa facendo cadere la vampira a terra.

In meno di una frazione di secondo era già in ginocchio davanti a me che cercava di capire come stavo.

“Mi dispiace, non ho pensato che anche questo facesse male a te” furono le sue uniche parole mentre i suoi occhi sembravano l’immagine della sofferenza.

Cercai di prendere aria e poi lo guardai sorridendogli, ma mi bastò poco per smettere di farlo, giusto il tempo di rendermi conto che lui era lì, che era entrato in quella stanza per proteggermi da quella psicopatica e che, quindi, non sarebbe più potuto uscire.

“Sei un’idiota” gli urlai.

“Mi…mi dispiace” continuò lui mortificato quasi riferendosi ovviamente al fatto che stava per strozzarmi.

“Sei entrato, diavolo sei entrato” ripetei più a me stessa che a lui “sei un’idiota, un’idiota, un’idiota, un emerito idiota” continuai a imprecare urlando iniziando a colpire il suo petto con dei pugni, pugni che sul suo corpo di marmo risultavano essere delle carezze.

Dio, non poteva averlo fatto sul serio. Non poteva essere entrato. Non ne sarebbe uscito. Come avrei fatto senza di lui? No, non poteva essere, non adesso che tutto stava andando così bene.

Katherine iniziò a ridere senza riuscire a contenersi mentre io smisi di prenderlo a pugni e adagiai la mia faccia al suo petto bagnando il suo maglione con le lacrime, con milioni di lacrime.

Lui mi strinse a se e prese ad accarezzarmi la testa, ma quelle carezze, quelle carezze non bastavano, non adesso.

Io avevo bisogno di lui e adesso lui non c’era.

“Non potevo fare altrimenti” mormorò in un sussurro.

Non riuscivo più a vedere una via d’uscita. Quel tunnel buio aveva solo una luce, la sua. Era grazie a lui, alla sua presenza che lottavo ogni giorno la battaglia Katherine, ma adesso non serviva più a nulla.

Non avrei più avuto un attimo da sola con lui, avrei dovuto ponderare ogni parola, ogni gesto perché lei ci sarebbe stata sempre. Non avrei più goduto il sapore dei suoi baci, delle sue carezze, dei suoi “ti amo”, di tutti quei piccoli gesti che solo lui era in grado di regalarmi.

L’avrei dovuto dividere con lei e Dio solo sapeva quanto questo mi faceva paura. Damon l’aveva amata, tanto, troppo forse. Aveva sacrificato tutta la sua vita nella possibilità di liberarla e nonostante adesso sembrava la odiasse non potevo essere certa che passando del tempo con lei le cose non potessero tornare quelle di prima.

E se avesse scoperto di amarla ancora? Se avesse scelto lei a me?

No, non potevo lasciarlo lì.

Era entrato lì per me, per aiutarmi, per farla smettere, per liberarmi dalle grinfie di quella stronza, ma a che valore? La mia libertà valeva davvero un prezzo tanto alto?

Damon prese il mio volto tra le sue mani e asciugò ogni mia singola lacrima e quando terminò mi baciò sulla fronte, esattamente con la stessa intensità usata il giorno in cui ero morta per noi tornare in vita grazie all’anello.

Mentre le sue labbra toccarono la mia pelle mi passarono davanti tutti quei giorni con lui, tutti i momenti meravigliosi trascorsi in quelle due settimane con lui, momenti che non avrei mai potuto scordare.

Fu in quel momento che una lacrima, una sola e solitaria lacrime uscii dai miei occhi, bagnò le mie ciglia e mi attraversò le guance. Damon non fece nulla per asciugarla, forse consapevole che quella lacrima era diversa, era unica proprio come lo era il nostro amore.

Sentivo Katherine continuare a ridere, ma non me ne curai più di tanto. Non mi vergognavo a piangere davanti a lei.

Le lacrime sono il balsamo di chi soffre. Jenna lo ripeteva sempre e io stavo soffrendo, in quel momento soffrivo talmente tanto da non riuscire a vedere più nulla lucidamente.

“Vai adesso” mi sussurrò dolcemente all’orecchio invitandomi ad uscire.

Alzai lo sguardo per incastrare i miei occhi ai suoi e percepii chiaramente come quella situazione facesse soffrire anche lui.

Era in prigione, costretto a restare lì dentro senza poter scappare.

Una volta avevo letto in un libro una cosa che mi aveva colpito e a ripensarci adesso mi venivano i brividi: La prigione è una fabbrica che trasforma gli uomini in animali. Le probabilità che uno esca peggiore di quando c'è entrato sono altissime.

No, non sarebbe successo. Damon sarebbe uscito da lì dentro esattamente com’era adesso. Katherine non avrebbe avuto su di lui nessun effetto, lei non avrebbe fatto scomparire l’umanità che con fatica gli avevo tirato fuori, quell’umanità che Damon adesso aveva mostrato e che avrebbe mostrato per sempre e soprattutto lui non si sarebbe di nuovo innamorato di lei, no perché lui amava me.

Non l’avrei permesso, per nessuna cosa al mondo.

Damon era mio e lo sarebbe stato per sempre. Punto.

Robsten23

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Eccomi qui con il capitolo quindici.

Non mi uccidete ok, è stato già abbastanza difficile scrivere un capitolo così. Povero il mio Damon. Questo proprio non ci voleva.

Cosa non si fa per amore.
E così il nostro Damon è rinchiuso lì dentro con Katherine. Che succederà? Povera Elena, non vorrei proprio essere nei suoi panni.

Ho notato un calo delle recensioni. Mi domandavo come mai? La storia non piace più come prima? Mi auguro di no, ma credo sia così visto che le recensioni sono diminuite.

Se c’è qualcosa nella storia che non va ditelo, cercherò di migliorare. Le critiche quando sono costruttive aiutano sempre.

Come sempre vi lascio sempre una piccola immagine come spoiler del nuovo capitolo e anche un piccolissimo pezzettino:

 

 

“Oh si, invece. Te ne stai raggomitolato in quell’angolino da giorni, senza dire né fare nulla e sappiamo entrambi perché lo fai”.

“Ah si? E sentiamo perché?”

“Hai paura di me, di quello che potrebbe succedere. Lo sappiamo entrambi che tu non mi hai mai dimenticata, così come non l’ha fatto Stefan. Con lui c’era amore, con te, con te c’era la passione” fece un attimo di pausa, poi mi sembrò sentirla muoversi “ricordi come ci divertivamo io e te?”

[…]

“Katherine sta zitta” ripeté nuovamente lui.

“A volte tu e Stefan siete così simili” sbuffò lei, ma poi riprese a parlare “però vi divide una grossa differenza. Stefan è razionale ed è perfettamente in grado di controllarsi, tu, invece sei irrazionale, non sei in grado di gestire i tuoi istinti”.

Damon dovette fare un’espressione strana in volto, perché la vampira continuò.

“Cos’è non ci credi? Posso dimostrartelo”.

 

 

 

Volevo ringraziare tutti coloro che leggono la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in quelle da ricordare. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti coloro che recensiscono.

Un bacione e grazie ancora.

 

Prossimo aggiornamento: Martedì 12 Aprile

 

 

 

  
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