Capitolo
Quindici
u
Pov
Elena
Un brivido di freddo mi
rubò dalle braccia di Morfeo portandomi di nuovo nel mondo reale.
Aprii gli occhi e mi resi
conto che la finestra era leggermente aperta e che da essa entrava un leggero
venticello. Mi coprii di più con il lenzuolo e appoggiai la mano dall’altra
parte del materasso, ma non appena lo feci mi resi conto che il letto era
vuoto.
Possibile che lui si fosse
già alzato?
Mi voltai e ci passai
sopra la mano. Le lenzuola erano fredde segno che Damon si fosse alzato già da
un po’. Mi resi conto solo in quel momento che era il mio primo risveglio senza
avere Damon accanto. Di solito, anche se si svegliava prima di me, restava
sempre a letto a guardarmi dormire.
Un moto di tristezza si
impadronii di me, ma la scaccia via subito. Se Damon non c’era significava che
aveva qualcosa di importante da fare, qualcosa come risolvere il dannato
problema Katherine.
A quanto mi aveva detto,
Bonnie avrebbe fatto l’incantesimo al seminterrato quel giorno in modo poi da
catturare la vampira per il tempo necessario a spezzare quella dannata
maledizione che univa il suo corpo al mio.
Mi alzai dal letto seppur
di malavoglia e infilatami una sua camicia che trovai ai piedi del letto mi
diressi in bagno per farmi una doccia. Ne avevo proprio bisogno.
Feci scorrere il getto
dell’acqua calda e quando mi resi conto che questa si era riscaldata mi infilai
dentro permettendo all’acqua di sfiorarmi la pelle e di rilassarmi. Restai lì per
un’abbondante mezz’oretta, poi uscii e mi diedi una sistemata.
Quando fui pronta sistemai
il letto e poi mi chiusi la porta della camera di Damon alle spalle e scesi diretta
in cucina dove presi un bicchiere di spremuta. Poi mi diressi nel salone dove
trovai solo Jeremy.
“Hey, ciao fratellino.
Dove sono gli altri?” domandai non appena lo vidi.
“Nello scantinato, Bonnie
sta facendo l’incantesimo”.
“E tu come mai qui?”
“Aspettavo te”.
“Me? è successo qualcosa?” domandai cercando
di scorgere una risposta dal suo sguardo.
“Mi chiedevo se c’è
qualcosa che vorresti dirmi”.
Restai basita da quelle
parole, non riuscendo a coglierne il significato.
Lo guardai stranita con la
coda degli occhi, come a dirgli “è uno scherzo?”
“Ti dispiacerebbe essere
più chiaro?” gli chiesi, invece, mentre sorseggiavo la mia spremuta.
“Che diavolo ci facevi nel
letto di Damon?” mi domandò serio “va bene così oppure vuoi che sia ancora più
chiaro?” concluse poi sarcastico.
Sputai quasi la spremuta
dalla bocca e iniziai a tossire visto che mi era pure andata di traverso.
Tra tutte le domande che
poteva farmi quella era l’unica che non mi aspettavo.
Cercai di riprendermi, poi
lo guardai.
“Ti sei messo a spiarmi?”
“Non essere ridicola. Ero
solo salito in camera a svegliarti, ma non ti ho trovato in quella di Stefan.
Pensavo avessi dormito da Caroline, così mi sono diretto verso la sua camera,
ma la porta della camera di Damon era socchiusa e…”
Si interruppe e non ci
volle molto a capire cosa stava per dire.
“E hai pensato bene di
entrare per curiosare” conclusi la frase per lui.
“A dire il vero volevo
solo vedere che aspetto avesse visto che non ci sono mai entrato. E comunque non
tergiversare il discorso. Ho solo aperto la porta e ti ho vista a letto che
dormivi placidamente”.
“Non è come pensi” dissi e
non mi resi conto nemmeno del perché lo avessi detto.
“Ah no? Cioè tu dormi nel
letto di Damon e lui era uscito da quella camera si e no cinque minuti prima e
non è come penso?”
Io rimasi in silenzio e
abbassai lo sguardo imbarazzata.
“Elena non sono più un
ragazzino. Queste scuse risparmiale per qualcun altro. Adesso ti dispiacerebbe
dirmi che succede o devo scoprire da solo la verità?” mi domandò voltandosi e
guardandomi negli occhi.
“Ok, è esattamente come pensi” riuscii a dire e lui strabuzzò gli occhi.
“Cioè tu e Damon, Damon e
tu…voi…o mio Dio” iniziò a blaterare.
Non dissi nulla. Conoscevo
Jeremy e sapevo che questo era il momento in cui avrebbe iniziato a
sproloquiare fino a quando, esaurite tutte le parole, tutti i concetti, si
sarebbe zittito guardandomi con uno sguardo di rimprovero aspettando impaziente
che io aprissi la bocca per spiegargli tutta quella situazione.
Faceva sempre così. Fin da
quando era piccolo e crescendo non era cambiato di una virgola.
A volte mi bastava
chiudere gli occhi per qualche secondo per riuscire a rivederlo nel ragazzo che
mi stava di fronte il bambino che era un tempo, il mio piccolo, ma protettivo
fratellino.
“Cioè, ma dico siete
pazzi. E se Stefan vi avesse visti come la mettiamo? Diavolo Elena, ma usala la
testa ogni tanto. Poi sotto lo stesso tetto, ma almeno abbiate il buon gusto di
farlo fuori di qui. Dio, mia sorella fa sesso con il fratello del suo ragazzo.
Non ci posso credere” continuò a ciarlare con espressione sbigottita.
“No, no, frena fratellino”
lo bloccai dopo ciò che aveva detto.
Non aveva capito nulla.
“Cosa c’è da frenare? La
situazione è chiara come il sole”.
“Jeremy ti dispiacerebbe
calmarti? Ti sei fatto un’idea totalmente sbagliata della situazione”.
Mi guardò negli occhi per
qualche secondo, poi sembrò tranquillizzarsi.
“Ok, mi calmo, ma voglio
che mi spieghi tutto”.
“Avrei dovuto parlartene
fin da subito, ma so quanto poco sai mentire e sapevo che involontariamente avresti
detto tutto a Bonnie e volevo essere io a farlo non appena avrei potuto”.
“Parlarmi di cosa?”
“Io e Damon stiamo
insieme”.
“L’ho capito questo Elena,
credimi. L’ho capito eccome” mi disse con espressione scandalizzata.
“No, non hai capito. Io e
Damon stiamo insieme nel senso che ci siamo messi insieme”.
“Scusa?”
Dalla sua espressione
vedevo tanta confusione. Perché doveva sempre complicarsi la vita quando tutto
era chiaro come il sole?
“Hai presente quando ami
una persona e credi che sarà per sempre e poi ti rendi conto che quel per
sempre l’hai sottovalutato? Che in fondo non sarà per sempre perché
all’improvviso capisci che ami un’altra persona?” gli domandai.
Lui non rispose subito,
sembrò fissare il vuoto come se stesse pensando a qualcosa. Dopo qualche
secondo, però, tornò a guardarmi e prese a parlare.
“Si, più o meno mi è
successo con Anna. Quando Vicki è scomparsa credevo che non avrei mai più
potuto amare nessuno in vita mia, poi ho scoperto che era morta è tutto si è
spento in me. Sembrava come se i miei sentimenti non esistessero più, poi è
arrivata Anna ed è stata come la luce in quel tunnel buio che stavo
attraversando. Mi sono reso conto che Vicki sarebbe rimasta dentro di me
sempre, ma che non l’avrei amata per sempre perché mi ero reso conto di amare
Anna”.
“Ecco, non è proprio la
mia stessa situazione, ma più o meno hai capito cosa voglio dire”.
“Mi stai dicendo che ti
sei innamorata di…di Damon?”
“Più di ogni altra cosa al
mondo. Ho cercato di negarlo per tanto tempo, di non ammetterlo nemmeno con me
stessa, ma alla fine quando i sentimenti diventano troppo forti non riesci più
a contenerli e quello che provo per lui è uscito fuori senza che io me ne
accorgessi davvero”.
“E…e Stefan?”
“Ci siamo lasciati. Gli ho
detto la verità e lui mi ama troppo per tenermi legata a lui, mi ha lasciato
andare perché per lui la mia felicità conta più di ogni altra cosa”.
“E sa di te e Damon?”
“Certo che lo sa. Lo ha
capito senza che io dicessi nulla”.
“Quindi tu e…” provò a
dire, ma io lo interruppi.
“Si, io e Damon stiamo
insieme”.
“Tanto per la cronaca, chi
è che lo sa?”
“Stefan, Caroline, Rick e
Jenna”.
“Dio Elena, quando
imparerai a raccontarmi le cose prima che sia io a scoprirle?”
Era stizzito dalla
situazione.
“Volevo farlo, ma tu non
sai mentire e la tua ragazza sembra leggerti l’anima”.
“Perché non l’hai detto a
lei?”
“Perché? Davvero me lo
chiedi?”
Jeremy annuii
impercettibilmente e io ripresi a parlare.
“Bonnie odia Damon più di ogni altra cosa al mondo. È intollerante a lui
adesso, immagina quando saprà che ci sto insieme. Come minimo ci uccide
entrambi”.
“Forse o forse no”.
“Jeremy?” lo canzonai.
“Ok, hai ragione. Vi
ucciderà, anzi lo ucciderà. Penserà che ti ha soggiogata o chissà che altro”.
“Grazie per
l’incoraggiamento”.
“Sono solo realista”.
“Comunque tu non dirle
nulla, glielo dirò io al più presto. Non ho più intenzione di nascondermi. Io
Damon lo amo sul serio”.
“Mi dici come hai fatto a
innamorarti di lui? Lo odiavi prima”.
“Ti ricordi cosa diceva
sempre mamma?”
Lui sembrò rifletterci su poi
mi sorrise.
“L’odio è solo l’inizio di
una storia d’amore” dicemmo entrambi all’unisono ricordando le parole di mamma.
“Continuo a non
spiegarmelo però”.
“Jeremy, tu come hai fatto
a diventare suo amico?”
Era una risposta che
attendevo da tanto tempo. Come si fa a diventare amico di qualcuno che ti ha
ucciso?
“Bella domanda” mi rispose
lui “Damon è un tipo particolare, difficile e stronzo se vogliamo, ma se riesci
a perforare l’armatura sei a posto perché riesci a vedere il suo vero essere e
obiettivamente quella del cinico vampiro è solo una maschera”.
Lo guardai e sorrisi.
“Non avrei saputo
spiegarmi meglio”.
Anche lui ricambiò il mio
sorriso.
“E così tu e lui state
insieme. Wow, faccio fatica a crederci, giuro”.
“Io no. Mi viene naturale
come respirare”.
Lui rimase colpito dalla
mia frase. Si avvicinò a me e quando fu ad una spanna dal mio viso si fermò per
osservarmi attentamente negli occhi.
“Non ti ho mai vista più
sicura di una cosa come in questo momento”.
“Non sono mai stata più
innamorata come in questo momento”.
“Lo vedo e mi sento uno
stupido a non averlo capito prima. In fono di segnali ne ho visti abbastanza,
soprattutto dopo la festa a casa di Tyler”.
“Siamo stati bravi a non
farci scoprire”.
“No, sono io che sono
un’idiota di fratello”.
“Hey, nemmeno io mi sono
accorta subito di cosa stava succedendo tra te e Bonnie” gli dissi dandogli una
gomitata.
“È diverso”.
“No, non lo è”.
“Si, che lo è. In quel
periodo avevi un Originale che ti stava alle calcagne e una psicopatica che non
si capiva da che parte stava. Non potevi certo accorgerti di me e Bonnie”.
“Avrei dovuto farlo lo stesso. Comunque se per questo la psicopatica è ancora
presente, quindi anche tu sei giustificato”.
Lui mi guardò e sorrise.
“La solita testarda” mi
disse scompigliandomi i capelli.
“Come la vedi?” gli chiesi
poi.
“Cosa?”
“Questa storia, me e
Damon”.
“Come devo vederla? Lui ti
ama e questo anche un cieco lo avrebbe capito, tu ami lui. È tutto apposto.
Dovete solo cercare di essere felici. In tutti i casi vampiro o no se ti fa
soffrire lo infilzo con un paletto”.
Lo guardai e sorrisi.
L’aveva presa molto meglio di quanto mi aspettassi.
“Lui è tutto ciò che
voglio e tutto ciò che non pensavo di volere” riuscii a dire alla fine
guardandolo negli occhi.
Per me era importante che
Jeremy capisse, non volevo che pensasse male di me e del fatto che mi fossi
messa con Damon, ma ciò che non avevo ancora capito era che ero solo una sciocca.
Jeremy aveva perdonato
Damon fin dall’inizio per ciò che gli aveva fatto, anzi, forse non c’è l’aveva
mai davvero avuta con lui ed ora era felice perché aveva capito che con lui lo
sarei stata anche io.
Mi guardò e mi sorrise,
poi si avvicinò a me e mi strinse forte in un abbraccio, uno di quegli abbracci
fraterni che ti scaldano il cuore, uno di quegli abbracci che mi faceva capire
che Jeremy sarebbe stato mio fratello sempre, a prescindere dai legami di
sangue.
“Riunione di famiglia?”
disse una voce dietro di noi, la voce di Caroline.
Ci staccammo e sorridemmo
alla vampira notando poi che insieme a lei erano arrivati in salone anche
Bonnie, Stefan e Damon e fu proprio su di lui che si soffermò il mio sguardo.
Dio, era bello come il
sole, no, molto di più.
Aveva dei pantaloni neri e
un maglione a V che lo rendeva etereo fasciandogli i suoi muscoli perfetti. Su
tutto quel nero che erano i suoi vestiti c’era una cosa che più di tutte
spiccava, i suoi fantastici occhi di un azzurro identico al ghiaccio.
Mi domandavo se poteva
esistere qualcuno più bello, sexy e affascinante di lui, ma ero certa che no,
non esisteva.
Bonnie venne verso di me
per abbracciarmi e in quel momento Damon ne approfittò per farmi l’occhiolino
in modo del tutto malizioso. Avrei dovuto ricordargli di evitare di comportarsi
così se non voleva che gli saltassi addosso davanti a tutti.
“Sistemato tutto?” chiese
Jeremy quando poi Bonnie si staccò da me.
“Si, dovrebbe funzionare”.
“Quando mi toccherà fare la
mia parte?” domandai poi io seria.
Damon, fino a quel momento
tranquillo mentre si versava del whisky in un bicchiere, si voltò verso di me
con sguardo furente.
Sapevo che seppur avesse
accettato la cosa, non la digeriva per nulla, ma prima o poi l’avremmo dovuta
fare, quindi non aveva senso aspettare oltre. Prima risolvevamo il problema,
meglio era.
“Credo che sia arrivato il
momento” mi rispose Stefan abbassando lo sguardo.
Neppure lui era molto
convinto di questo mio intervento in quello che entrambi ritenevano un piano
folle.
“Bene” riuscii solamente a
dire prima di dirigermi verso la scrivania, dove sapevo che i due fratelli tenevano
dei paletti.
“Frena un attimo” disse
all’improvviso Damon e tutti ci voltammo a guardarlo.
“Prima o poi deve farlo”
disse Bonnie schierandosi dalla mia parte.
“Non ho chiesto il tuo
parere mi sembra”.
“E nessuno mi vieta di
esprimerlo”.
“Smettetela prima ancora
di iniziare” alzai leggermente la voce io.
“Che hai in mente?”
domandò Stefan a Damon ignorando bellamente ciò che avevo appena detto.
“C’è un altro modo per
attirare Katherine in trappola, un modo più astuto e innocente che non farà del
male a nessuno se non a lei stessa”.
Vidi le labbra di Damon
curvarsi in un sorriso sardonico prima di avvicinare il suo whisky alle labbra e
per un momento mi domandai cosa davvero avesse in mente.
“A volte mi fai paura”
commentò Caroline osservando l’espressione diabolica che aveva in volto.
“A volte?” domandò
sarcastico lui.
“A parte la modestia
infinita che ti ritrovi, ci spieghi cosa ti passa per la testa?” domandai io,
mentre il suo sguardo si posò sul mio.
“Semplice. Se il tuo corpo
è legato a quello di Katherine tu e lei dovreste provare le stesse cose. I
tagli fanno male a te, ma non a lei e la psicopatica punta su questo. Ebbene,
noi punteremo su quella che per lei è una debolezza, mentre per te non lo è”.
“Verbena?” chiese Stefan
che sembrava essere l’unico ad aver capito il piano del fratello.
“Esattamente”.
“Giusto. Come abbiamo
fatto a non pensarci prima?” fece notare Caroline.
“Una tisana può andare?”
domandò Bonnie.
“No, una non basterebbe.
Katherine beve un po’ di verbena al giorno per essere più forte, quindi
bisognerà farne assumere ad Elena una quantità più elevata” spiegò Stefan.
“Jeremy in cantina ci sono
un sacco di piante alla verbena. Prendi dell’acqua, non troppa però, e
diluiscici quanta più verbena puoi, poi torna qui”.
Mio fratello ascoltò le
parole di Damon e poi corse a fare quanto gli era stato detto. Di certo era un
lavoro che non avrebbe potuto fare né il mio fidanzato né gli altri due vampiri
presenti.
“Credi che funzionerà?”
domandò Stefan al fratello.
“Katherine è abituata a
bere qualche sorso di verbena diluito con l’acqua, un po’ come facciamo noi, ma
in questo caso non sarà la verbena ad essere diluita con l’acqua, ma il
contrario. L’acqua ci serve solo per farla digerire a Elena, il contenuto deve
essere prevalentemente verbena”.
“Spero tu sia di stomaco
forte” scherzò Caroline e io sorrisi insieme a lei e Bonnie.
“Mi duole ammetterlo, ma
hai avuto un’idea geniale” disse proprio la mia amica strega a Damon stupendo
tutti.
“Io ho sempre idee
geniali”.
Io e Caroline ci guardammo
e scoppiammo a ridere di gusto.
“Mmhh quanta modestia”
dicemmo entrambe all’unisono volgendo lo sguardo in altro prima di riprendere a
ridere.
Anche Stefan e Bonnie si
unirono a noi, mentre Damon senza far trapelare nulla continuò a bere il suo
amato whisky.
In effetti la sua idea era
stata ottima, avremmo potuto così indurre Katherine nella trappola senza farle
capire nulla. Avrei solamente spiegato la cosa dicendo che con la verbena mi
sentivo più sicura, ma non avevo idea che potesse nuocere anche a lei.
Qualche minuto dopo Jeremy
tornò con in mano un bicchiere che avrebbe dovuto essere acqua, ma già dal
colorito si capiva quanto verbena ci stava dentro. Aveva un colorito
giallognolo che mi faceva venire il voltastomaco solo a guardarlo.
Damon lo prese in mano e
odorò il contenuto, poi lo passò a Stefan.
Entrambi fecero la stessa
faccia disgustata e sofferente quasi. Possibile che quel miscuglio fosse
talmente intriso di verbena da infastidire quei due solo con l’odore?
Stefan passò poi il
bicchiere a Caroline, ma l’espressione della mia amica fu eloquente.
“No, grazie, io passo. Mi
fido di voi” furono le sue uniche parole.
Presi io il bicchiere
pronta per bere, ma Stefan non me lo permise.
“Aspetta. È meglio che
Jeremy e Bonnie vadano via. Se Katherine arriva sarebbe pericoloso soprattutto
per Bonnie e comunque vedendola qui potrebbe capire la trappola” spiegò mentre
io annuii.
Mio fratello e la sua
fidanzata salutarono tutti e si dileguarono in fretta visto che anche Damon e
Caroline si erano mostrati favorevoli all’idea di Stefan.
“Adesso che si fa?”
domandò la bionda.
“Dobbiamo far credere a
Katherine che ha campo libero con Elena, quindi deve pensare che è da sola.
Lei, quindi, scende sotto e beve il miscuglio, noi, invece, restiamo di sopra
in modo che se Katherine arriva non percepisce la nostra presenza. Quando si
dirige lì arriviamo noi e la rinchiudiamo. Siamo in tre, dovremmo farcela”
propose Stefan.
“Perfetto” dicemmo io e
Caroline.
“Mi sembra un piano
stupido. Lasciare Elena da sola, insomma, non so fino a che punto convenga”.
Guardai Damon e notai che
stava guardando nella mia direzione, poco convinto dalle parole del fratello.
“È perfetto così. Saprò
cavarmela, fidati” gli dissi per convincerlo e a quel punto lui abbassò il capo
come ad acconsentire.
In fondo si trattava di
pochissimo tempo, un paio di minuti al massimo.
Mi avvicinai a lui e gli
diedi un bacio a fior di labbra, poi presi il mio miscuglio e scesi in cantina,
mentre loro tre salirono su.
Raggiunsi in fretta il
seminterrato e quando arrivai a destinazione mi fermai sedendomi a terra e
iniziando a bere la verbena.
Dopo il primo sorso quasi
mi venne da rimettere, faceva proprio schifo, ma strinsi i denti e continuai a
bere e lo feci tutto d’un sorso. Quando ebbi finito mi alzai e posai il
bicchiere su un tavolino dove facevano bella mostra di sé un sacco di piantine
di verbena.
Spinta dalla tentazione ne
toccai qualcuna non potendo fare a meno che domandarmi se tutto quella messa in
scena avrebbe funzionato o meno. Staccai un ramoscello di verbena e tornai a
sedermi nella stanza a cui era stato fatto l’incantesimo.
Mi rigirai tra le mani la
verbena notando che aveva una sorta di effetto calmante su di me e osservai la
stanza intorno a me, quella stanza in cui era successe tante cose. La stanza
dove Stefan aveva rinchiuso Damon non appena era tornato a Mystic Falls, la
stanza dove io e il maggiore dei fratelli avevano rinchiuso Stefan quando
sembrava essere diventato un drogato di sangue umano e la stanza dove lui
stesso si era rinchiuso con Katherine per farsi spiegare i motivi che l’avevano
indotta a tornare in città. E adesso quella stessa stanza l’avrebbe accolta di
nuovo, o almeno lo avrebbe fatto se tutto fosse andato per il meglio.
Mi resi conto che era
passato già parecchio tempo e quando, ormai, iniziai a credere che il nostro
piano fosse miseramente fallito sentii un urlo provenire da sopra e non mi fu
difficile capire che si trattava di Katherine.
In pochissimi istanti,
infatti la vampira apparve nello scantinato a pochi metri da me e mi guardò con
sguardo furente, ma allo stesso tempo dolorante.
Solo pochi passi la
dividevano da quella stanza dalla quale non ne sarebbe più uscita, almeno non
fino a quando avremmo spezzato l’incantesimo.
Nonostante i suoi occhi
facevano intravedere il suo dolore, non si scompose più di tanto. Si parò a
qualche metro di distanza da me mettendo le mani sui fianchi e guardandomi con
fare omicida.
Io assunsi un’espressione
spaventata, come se davvero non mi aspettassi di vederla.
“Che diavolo stai facendo?”
mi domandò furente.
“Ka…Katherine” dissi
fingendomi sorpresa.
“Cosa ti salta in mente
sciocca, insulsa umana? Bere verbena, credi davvero che questo possa bastare a
mettermi fuori gioco” disse prendendo a
tossire.
Ero certa che se non fosse
stata abituata a prendere regolarmente la verbena a quest’ora sarebbe stata sdraiata
a terra in preda agli spasmi.
“Io…io non sapevo facesse
effetto anche su di te. Era un modo per sentirmi al sicuro” mentii rigirandomi
tra le mani la foglia di verbena che avevo preso poco prima.
Katherine urlò dal dolore
e si contorse un po’ e fu in quel momento che notai le sue mani. Erano
ustionate. Il mio giochetto involontario con la verbena le stava facendo male e
io non avevo neppure pensato alla cosa.
“Ahi, brucia” disse più a
se stessa che a me “butta quello schifo” mi urlò poi contro.
Io non lo feci, anzi
continuai a rigirarla tra le mani e fu allora che in una frazione di secondo la
vidi proprio accanto a me che mi teneva ferma la mano in cui avevo l’erba.
Solo in quel momento la
buttai a terra e sorrisi, sorrisi come non avevo mai fatto in sua presenza.
“Che diavolo ridi?”
Mi lasciò andare il polso
e la mia risata aumentò a dismisura.
“Credevo che dopo esserti
fatta fregare una volta, non avresti permesso che succedesse anche la seconda”
le spiegai tra una sorriso e l’altro “non sei poi così furba come dici di
essere” conclusi e in quel momento la vidi guardarmi con sguardo di fuoco.
Le bastò una frazione di
secondo per collegare insieme le mie parole, poi scattò verso l’uscita della
stanza, ma si rese subito conto che c’era come un vetro che non gli permetteva
di uscire.
“Spiacente, non si va da
nessuna parte”.
Avrei riconosciuto quel
tono beffardo ovunque. Mi voltai verso l’ingresso e vidi Damon, Stefan e
Caroline.
Era stato il mio fidanzato
a parlare e sorrideva soddisfatto.
“Non potete farmi questo”.
“Oh si che possiamo,
l’abbiamo appena fatto” continuò lui.
“Cosa avete in mente?”
“Resterai chiusa qui sotto
fino a quando non troveremo il modo di spezzare l’incantesimo che ti tiene
legata ad Elena. Solo quando ci saremmo riusciti sarai libera di uscire di qui”
gli spiegò Stefan.
“Si, ti faremo uscire e
poi ti pianteremo un paletto nel cuore” disse Caroline spavalda più che mai.
“Hey Barbie, non rubarmi
le battute” la beffeggiò Damon ridendo mentre tutti e due si scambiavano uno
sguardo d’intesa.
Katherine alternava il suo
sguardo sul volto di tutti e tre i vampiri di fronte a lei come se non riuscisse
a capacitarsi di quanto fosse appena successo.
Non si aspettava nulla di
tutto ciò. Credeva di averci in pugno, ma adesso si ritrovava con le spalle al
muro.
“Elena esci fuori, adesso”
disse poi Stefan rivolgendosi a me.
Mi alzai e mi diressi
verso l’uscita, ma in quel momento una risata agghiacciante si diffuse in tutta
la stanza, la risata malefica e cattiva di Katherine.
“Credi davvero di poter
uscire da qui?” mi domandò inchiodandomi al muro con le poche forze che aveva
visto che era parecchio debole per via della verbena “se questa è la mia
prigione, beh sappi che sarà anche la tua” mi disse poi lasciandomi libera.
Raggelai a quelle parole.
Non avevamo valutato quella ipotesi o meglio nessuno l’aveva mai presa in
considerazione visto che nessuno di loro mi aveva detto di entrare lì dentro,
ero stata io l’ingenua a farlo.
Mi bastò un secondo prima
di sentire il ringhio di Damon che si propagava nell’aria.
Lo guardai e la sua
espressione mi raggelò all’istante. Aveva gli occhi che sembravano essergli
diventate due palle da golf, la bocca dischiusa in un ghigno e l’espressione
furente.
Percepii dalla sua
espressione che stava scattando, ma vidi Caroline trattenerlo per il maglione,
mentre io mi avvicinai quel poco che Katherine mi permetteva.
“Non farlo. Che nessuno si
azzardi ad entrare” dissi seria più che mai.
Damon mi ignorò bellamente
e cercò di strattonare Caroline per farsi lasciare andare, ma Stefan diede
manforte alla mia amica e gli bloccò il passaggio.
“Toglietevi dai piedi”
ringhiò.
“Damon tu non entrerai qui
dentro, né tu né nessun altro. Se entri non puoi più uscire e devi restare lì
fuori. Gli altri hanno bisogno del tuo aiuto per spezzare questo dannato
incantesimo” cercai di convincerlo.
“Katherine hai tre secondi
per farla uscire di qui” urlò.
La vampira in risposta
riprese a ridere malefica.
“Altrimenti che fai? Entri
e mi impaletti?
Mi avvicinai all’uscita,
ma Katherine non me lo permise bloccandomi per un polso. Mi fermai e guardai
Damon dritto negli occhi.
“Starò bene e sarà per
poco. Giusto il tempo per trovare un modo per spezzare la maledizione” provai a
dirle.
“Non ti lascerò qui
dentro”.
“Si, che lo farai”.
“No.
“Damon, Katherine non può
farle niente. Ha bevuto un sacco di verbena e ci metterà giorni a smaltirla e
gliene porteremo altra se sarà necessario, motivo per cui non potrà cibarsi di lei
e ucciderla, beh ucciderla non le conviene. Se uccide Elena sa per certo che noi
uccideremo lei prima che possa rendersi conto di quello che ha fatto”.
“Caroline ha ragione. Katherine
non potrà bere il suo sangue e nessuno gliene porterà e pian piano si
indebolirà sempre di più. Ad Elena, invece, daremo tutto ciò che gli serve.
Pian piano la psicopatica si indebolirà e faremo uscire lei da qui dentro”
provò a convincerlo Stefan.
“Speraci” fu l’unica
parole della vampira pronunciata con un ghigno cattivo.
“Ascoltali. Stanno dicendo
la verità. Starò bene, te lo prometto” lo guardai intensamente negli occhi
ignorando le parole della psicopatica.
“Toccala e giuro che la
tua morte sarà lenta e dolorosa” ringhiò Damon contro la vampira.
Io lo ringraziai con lo
sguardo, mentre la vampira in tutta risposta gli rise in faccia.
Guardai Damon negli occhi
e senza che nessuno se ne accorgesse gli mimai un “ti amo”. Non lo sussurrai
perché ci avrebbero sentiti, mi limitai a mimarlo e lui lo vide e mi sorrise
debole.
Sapevo quanto quella
situazione gli costasse, quello che non sapevo era fino a quando avrebbe
sopportato la cosa.
“E così io e te passeremo
molto tempo insieme” mi disse Katherine avvicinandosi a me e girandomi attorno
“credo che mi divertirò parecchio” continuò “e nessuno potrà disturbarci”
concluse poi maliziosa, una malizia perfida, disumana.
Rabbrividii a quelle
parole, consapevole che per quanto avessi cercato di convincere Damon, ero io
la prima a dover auto convincermi che sarebbe andato tutto bene.
Dopo aver parlato andò a
sedere sull’unica sedia presente nello scantinato e si mise a fissare i tre
vampiri fuori con sguardo diabolico.
Damon e Stefan ringhiarono
mentre Caroline la fissava preoccupata.
Ero certa che avesse
qualcosa in mente, ma non riuscivo a capire cosa e avevo paura, paura che un
qualunque suo gesto avrebbe fatto scattare uno dei tre lì fuori costringendoli
ad entrare.
Non potevo permetterlo
perché chiunque tra loro sarebbe entrato lì dentro non ne sarebbe uscito, non
senza permettere anche a lei la fuga.
Ad un certo punto
Katherine prese a ridere diabolica, una risata che sembrò riecheggiare per
tutta la grande casa, una di quelle risate che difficilmente si possono
dimenticare, ma che al contrario si impregnano nella pelle non andandosene mai
più.
“Che diavolo hai da
ridere?” chiese Stefan furioso tanto quanto lo era Damon.
La vampira non rispose
subito, ma continuò a ridere aumentano ogni secondo di più il suo tono e
rendendosi alle nostre orecchie sempre più indisponente. L’avrei volentieri
uccisa in quel preciso istante, anche a costo di morire io stessa.
“Credete davvero che
l’incantesimo possa essere spezzato?” domandò retorica “si, ci credete, ma
siete solo degli sciocchi. Non esiste un modo, o meglio, esisteva, ma l’ho
eliminato. Non credete anche voi di quanto inutili possano essere le streghe
senza i loro stupidi poteri?” domandò.
Li stava provocando, ne
ero certa, ma non gli avrei permesso di prendersi così deliberatamente gioco di
loro e di tutti noi.
“Smettila” le urlai.
“Ma sentitela. Un’insulsa
umana che vuole darmi degli ordini. Non finirò mai di stupirmi”.
“La sciocca sei tu se
pensi che non troveremo un modo per liberarci di te”.
Caroline parlò con voce
ferma e risoluta, come se stesse parlando con un suo pari e sorrisi per questo.
Lei a differenza di Damon
e Stefan aveva timore della vampira. Gli incuteva una paura che lei non era in
grado di affrontare per quanto si sforzasse di provarci, ma oggi si stava
comportando egregiamente bene.
Ero fiera di lei.
“Bene, allora correte a
cercarlo, mentre io mi diverto con la mia “gemella” buona”.
Riprese a ridere, mentre
vidi Damon ringhiare più forte.
Era meglio che se ne
andassero. Non ero certa che avrebbe resistito a lungo.
“Possibile che non
l’abbiate ancora capito? Alla fine che lo vogliate o meno sono sempre io quella
a vincere” disse poi riprendendo a ridere sguaiatamente prima di mettersi il
braccio in bocca e strapparsi la pelle con un morso.
Urlai dal dolore
controllandomi il polso e ritrovandolo sporco di sangue. Dio se bruciava, ma
non feci scendere nemmeno una lacrima. Non gliel’avrei data vinta, per questo
la guardai con sguardo sprezzante.
“Damon no” urlò Caroline.
Mi voltai per capire cosa
stesse succedendo e ciò che vidi mi raggelò all’istante.
Proprio dentro la stanza,
a pochi passi da me, c’era Damon che mi guardava sofferente.
Non feci in tempo a dire
nulla che sentii un urlo da parte di Katherine.
Mi voltai e la vidi
sbattuta al muro con Damon che la teneva per la gola. Indebolita com’era dalla verbena
aveva difficoltà a muoversi e a liberarsi dalla presa.
“Fallo di nuovo e giuro
che ti faccio pentire di avermi incontrato sulla tua strada” le ringhiò contro
stringendole di più il collo.
In quel momento mi sentii
soffocare e iniziai a tossire.
“Diavolo Damon fermati, la
stai strozzando” urlò Stefan che si stava precipitando dentro se non fosse
stato per Caroline che lo fermò per la maglietta.
A quelle parole il mio
fidanzato si voltò e non appena si rese conto che involontariamente stava
facendo del male anche a me lasciò la presa facendo cadere la vampira a terra.
In meno di una frazione di
secondo era già in ginocchio davanti a me che cercava di capire come stavo.
“Mi dispiace, non ho
pensato che anche questo facesse male a te” furono le sue uniche parole mentre
i suoi occhi sembravano l’immagine della sofferenza.
Cercai di prendere aria e
poi lo guardai sorridendogli, ma mi bastò poco per smettere di farlo, giusto il
tempo di rendermi conto che lui era lì, che era entrato in quella stanza per
proteggermi da quella psicopatica e che, quindi, non sarebbe più potuto uscire.
“Sei un’idiota” gli urlai.
“Mi…mi dispiace” continuò
lui mortificato quasi riferendosi ovviamente al fatto che stava per strozzarmi.
“Sei entrato, diavolo sei
entrato” ripetei più a me stessa che a lui “sei un’idiota, un’idiota,
un’idiota, un emerito idiota” continuai a imprecare urlando iniziando a colpire
il suo petto con dei pugni, pugni che sul suo corpo di marmo risultavano essere
delle carezze.
Dio, non poteva averlo
fatto sul serio. Non poteva essere entrato. Non ne sarebbe uscito. Come avrei
fatto senza di lui? No, non poteva essere, non adesso che tutto stava andando
così bene.
Katherine iniziò a ridere
senza riuscire a contenersi mentre io smisi di prenderlo a pugni e adagiai la
mia faccia al suo petto bagnando il suo maglione con le lacrime, con milioni di
lacrime.
Lui mi strinse a se e
prese ad accarezzarmi la testa, ma quelle carezze, quelle carezze non
bastavano, non adesso.
Io avevo bisogno di lui e
adesso lui non c’era.
“Non potevo fare altrimenti”
mormorò in un sussurro.
Non riuscivo più a vedere
una via d’uscita. Quel tunnel buio aveva solo una luce, la sua. Era grazie a
lui, alla sua presenza che lottavo ogni giorno la battaglia Katherine, ma
adesso non serviva più a nulla.
Non avrei più avuto un
attimo da sola con lui, avrei dovuto ponderare ogni parola, ogni gesto perché
lei ci sarebbe stata sempre. Non avrei più goduto il sapore dei suoi baci,
delle sue carezze, dei suoi “ti amo”, di tutti quei piccoli gesti che solo lui
era in grado di regalarmi.
L’avrei dovuto dividere
con lei e Dio solo sapeva quanto questo mi faceva paura. Damon l’aveva amata,
tanto, troppo forse. Aveva sacrificato tutta la sua vita nella possibilità di
liberarla e nonostante adesso sembrava la odiasse non potevo essere certa che
passando del tempo con lei le cose non potessero tornare quelle di prima.
E se avesse scoperto di
amarla ancora? Se avesse scelto lei a me?
No, non potevo lasciarlo
lì.
Era entrato lì per me, per
aiutarmi, per farla smettere, per liberarmi dalle grinfie di quella stronza, ma
a che valore? La mia libertà valeva davvero un prezzo tanto alto?
Damon prese il mio volto
tra le sue mani e asciugò ogni mia singola lacrima e quando terminò mi baciò
sulla fronte, esattamente con la stessa intensità usata il giorno in cui ero
morta per noi tornare in vita grazie all’anello.
Mentre le sue labbra
toccarono la mia pelle mi passarono davanti tutti quei giorni con lui, tutti i
momenti meravigliosi trascorsi in quelle due settimane con lui, momenti che non
avrei mai potuto scordare.
Fu in quel momento che una
lacrima, una sola e solitaria lacrime uscii dai miei occhi, bagnò le mie ciglia
e mi attraversò le guance. Damon non fece nulla per asciugarla, forse
consapevole che quella lacrima era diversa, era unica proprio come lo era il
nostro amore.
Sentivo Katherine
continuare a ridere, ma non me ne curai più di tanto. Non mi vergognavo a
piangere davanti a lei.
Le lacrime sono il balsamo di chi soffre. Jenna lo ripeteva sempre e io stavo soffrendo, in
quel momento soffrivo talmente tanto da non riuscire a vedere più nulla
lucidamente.
“Vai adesso” mi sussurrò
dolcemente all’orecchio invitandomi ad uscire.
Alzai lo sguardo per
incastrare i miei occhi ai suoi e percepii chiaramente come quella situazione
facesse soffrire anche lui.
Era in prigione, costretto
a restare lì dentro senza poter scappare.
Una volta avevo letto in
un libro una cosa che mi aveva colpito e a ripensarci adesso mi venivano i
brividi: La prigione è una fabbrica che
trasforma gli uomini in animali. Le probabilità che uno esca peggiore di quando
c'è entrato sono altissime.
No, non sarebbe successo.
Damon sarebbe uscito da lì dentro esattamente com’era adesso. Katherine non
avrebbe avuto su di lui nessun effetto, lei non avrebbe fatto scomparire l’umanità
che con fatica gli avevo tirato fuori, quell’umanità che Damon adesso aveva
mostrato e che avrebbe mostrato per sempre e soprattutto lui non si sarebbe di
nuovo innamorato di lei, no perché lui amava me.
Non l’avrei permesso, per
nessuna cosa al mondo.
Damon era mio e lo sarebbe
stato per sempre. Punto.
Robsten23
SPAZIO AUTRICE:
Eccomi qui con il capitolo quindici.
Non mi uccidete ok, è stato già
abbastanza difficile scrivere un capitolo così. Povero il mio Damon. Questo
proprio non ci voleva.
Cosa non si fa per amore.
E così il nostro Damon è rinchiuso lì dentro con Katherine. Che succederà?
Povera Elena, non vorrei proprio essere nei suoi panni.
Ho notato un calo delle recensioni. Mi
domandavo come mai? La storia non piace più come prima? Mi auguro di no, ma
credo sia così visto che le recensioni sono diminuite.
Se c’è qualcosa nella storia che non
va ditelo, cercherò di migliorare. Le critiche quando sono costruttive aiutano
sempre.
Come sempre vi lascio sempre una
piccola immagine come spoiler del nuovo capitolo e anche un piccolissimo
pezzettino:
“Oh si, invece. Te ne stai raggomitolato in
quell’angolino da giorni, senza dire né fare nulla e sappiamo entrambi perché
lo fai”.
“Ah si? E sentiamo perché?”
“Hai paura di me, di quello che potrebbe succedere.
Lo sappiamo entrambi che tu non mi hai mai dimenticata, così come non l’ha
fatto Stefan. Con lui c’era amore, con te, con te c’era la passione” fece un
attimo di pausa, poi mi sembrò sentirla muoversi “ricordi come ci divertivamo
io e te?”
[…]
“Katherine sta zitta” ripeté nuovamente lui.
“A volte tu e Stefan siete così simili” sbuffò lei,
ma poi riprese a parlare “però vi divide una grossa differenza. Stefan è
razionale ed è perfettamente in grado di controllarsi, tu, invece sei
irrazionale, non sei in grado di gestire i tuoi istinti”.
Damon dovette fare un’espressione strana in volto,
perché la vampira continuò.
“Cos’è non ci credi? Posso dimostrartelo”.
Volevo ringraziare tutti coloro che
leggono la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in
quelle da ricordare. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti
coloro che recensiscono.
Un bacione e grazie ancora.
Prossimo aggiornamento: Martedì 12 Aprile