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Autore: Lorelei95    07/04/2011    6 recensioni
Come dice il titolo ho deciso di vedere come sarebbe stato il Devil May Cry 10 anni dopo la sconfitta di Abigail(mi riferisco all'anime).
Come vivrebbe ora Dante? Sentirebbe la mancanza di Patty dopo così tanti anni o continuerebbe la sua esistenza da eterno scapolo ed invincibile devil hunter?
La mia prima ff su questo anime che mi ha completamente stregato e che spero di essere riuscita a rendere realmente.
Genere: Azione, Dark, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Dante, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Devil May Cry (10 anni dopo)


Il cigolio della porta del Devil May Cry accolse un nuovo cliente nel grigio e polveroso salone.
Dante aprì un occhio, mentre il suo corpo riposava allungato sulla scrivania.
Era entrata una giovane dai lunghi capelli biondi e dagli occhi azzurri.
Il devil hunter ascoltò la sua storia, accettando sgarbatamente il lavoro che gli veniva offerto, chiedendo un'immensa somma di denaro che quella ragazza sicuramente non possedeva.
Quando se ne fu andata ordinò una pizza, trangugiandola in pochi minuti e buttando il cartone che la conteneva a terra.
Osservò distaccato la sporcizia che si era accumulata in quel posto, pensando che presto avrebbe dovuto chiamare un'impresa di pulizie.
Ricordava bene il tempo in cui queste faccende non lo riguardavano, quando ancora Patty si prendeva cura del locale, ma anche di lui, a suo modo.
Era sempre tutto ordinato e sembrava un luogo abitabile e non il covo di un cacciatore di demoni.
Quante volte lo aveva colpito con lo spazzolone affinché togliesse le lattine di birra che lasciava in giro?
E quante volte, come premio, gli preparava lo Strawberry Sundae?
Ormai erano passati ben 10 anni e credeva non sarebbe riuscito a riconoscere quella bambina viziata, amante delle telenovele.
Ma non per questo, quando incontrava una giovane bionda che doveva avere la sua stessa età, non la fissava intensamente, per rivedere quel  blu profondo dei suoi occhi, lucente come uno zaffiro prezioso.
Per quanto cercasse di nasconderlo gli mancava Patty, gli mancava il suo essere assillante ma presente...
La sua preoccupazione malcelata nel suo sguardo, mentre lui usciva per lavoro...
La sua voce cristallina e gracchiante quando lo rimproverava...
Con un moto di stizza prese il cappotto e si caricò in spalla la custodia della chitarra, essendo ancora giorno, per dirigersi al solito bar dove avrebbe ordinato la solita coppa gelato.
Quando però gliela servirono gli si chiuse la bocca dello stomaco e deglutì invano, sommerso dai ricordi.


-Dante! Posso un altro Strawberry Sundae?-
-Se hai soldi per prenderlo, pagatelo da sola...-
-Ma come sei antipatico! Sgobbi come un mulo e poi non porti uno straccio di ricompensa a casa!-
La bambina gonfiò le guance ed incrociò le braccia al petto. Però poi saltò improvvisamente sul posto e spalancò gli occhi con spavento.
-Dante!! Un demone dietro di te!-
L'uomo si girò per riflesso e lei gli rubò il gelato che doveva ancora finire.
-Ehi!- Esclamò l'altro.
-I soldi forse non li avrò ma me lo sono presa da sola come mi avevi detto!-
Patty gli fece una linguaccia e affondò il cucchiaino nella panna bianca, abbuffandosi con l'appetito tipico della sua età.
Dante sbuffò e appoggiò il mento alla mano, concedendosi di sorridere di nascosto, divertito dal carattere lesto della bambina.


Con forza ritornò alla realtà, rendendosi conto di non aver minimamente toccato il gelato.
La sua mano chiusa a pugno attorno al cucchiaio gli faceva notare come quei ricordi lo turbassero.
Allontanò il bicchiere di vetro per unire le mani e poggiare i gomiti sul legno liscio, chiudendo gli occhi: non riusciva a dimenticarla, non riusciva a scordare il rumore della sua risata quando lo vinceva a poker.
Non aveva paura di alcun demone eppure temeva di essere stato dimenticato.
Voleva vederla e saperla cresciuta, ormai donna...
Voleva spettinarle i capelli ed offrirle uno Strawberry Sundae...
Peccato non sapesse che fine avesse fatto.
Morrison gli aveva detto che si erano spostate, lei e la madre, in un luogo più tranquillo, privo di demoni, anche se sapevano meglio di chiunque altro che era impossibile scappare da quelle creature e che le avrebbero trovate ovunque.
Il suo "imprenditore" gli aveva consegnato una lettera da parte di Patty che lui non aveva mai aperto; aveva semplicemente fatto finta che non esistesse e l'aveva lasciata in un cassetto pieno di riviste inutili.
La ragazza si sarebbe sicuramente arrabbiata sapendo ciò, ma ormai non era più affar suo, Dante non era più affar suo.
Lo stesso hunter sapeva che sarebbe stato altamente stupido cercarla.
Che cosa le avrebbe detto nel caso? "Sono Dante, quel mezzo demone che ti ha salvato e che ti ha ospitato in casa sua."?
Impossibile.
Non si sarebbe mai abbassato a quello.
Tra tutte le cose meschine che aveva fatto non aveva il coraggio di rincontrarla e quella sicuramente era la peggiore di tutte.
-Dante, qualcosa non va?-
La cameriera che lo aveva sempre servito con gentilezza ed esuberanza lo fissava preoccupata.
L'uomo si specchiò nei suoi occhi e si vide diverso, spaventato.
-No, nulla...-
Si alzò rapido e pagò in altrettanto modo, per uscire quindi senza una parola, mentre la ragazza dai vivaci capelli arancioni guardava prima il gelato abbandonato, poi la sua schiena incurvata, pensando che quello che stava passando Dante doveva impensierirlo parecchio.
L'uomo tornò al suo ufficio in fretta, senza guardarsi intorno.
Arrivato, buttò a terra il cappotto e mise la custodia dello spadone in un angolo, buttandosi sul divano ed allungandosi come suo fare.
Niente, la sua mente non voleva pensare ad altro se non a Patty.
Con la testa appoggiata alle braccia incrociate, si voltò un poco verso la scrivania, guardando in particolare il vano in cui aveva messo la lettera della bambina.
Attese un'ora e poi un'altra, ma non trovava la forza per raggiungere quel traguardo lontano.
Sbuffò irritato e lasciò perdere, chiudendo gli occhi per provare a riposare ma, dietro le sue palpebre, il ricordo di lei era ancora più vivido.
Si alzò di scatto, e camminò con passo di marcia verso il centro della stanza, tirando con troppa forza  il cassetto e facendolo uscire dai binari.
Lanciò con rabbia le riviste fino a quando non trovò una bianca busta immacolata, corrosa agli angoli per la cattiva conservazione.
Dante la prese con reverenza, accarezzandola piano e trovandosi irreparabilmente stupido.
Perchè non l'aveva mai fatto prima?
Perchè trovava sempre qualcosa che occupava i suoi pensieri ma, quel fatidico giorno, no.
Prese un taglia carte e l'aprì, sfilando delicatamente il foglio intriso di scritte.
Fece un profondo respiro, poi ne lesse il contenuto.



Note dell'autore: All'inizio era nata come one-shot, ma poi la storia si è scritta da sè e non ho avuto il coraggio di cambiarla.
A dir la verità non so neanche come continuarla ma non me ne preoccupo, perchè quello che ho scritto mi anima d'ispirazione.
Essendo la mia prima ff su Devil May Cry, spero di aver rispettato il suo personaggio, o almeno quello presente nell'anime.
Pregando in un vostro commento positivo vi saluto, Lorelei95.

  
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