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Autore: Elosaliceverso    08/04/2011    6 recensioni
Il dolore dei bambini nati senza padre è come una lunga spina spuntata piantata da qualche parte appena sopra lo stomaco, un dolore ottuso, svuotato, che certe giornate non si avverte nemmeno; ma poi ci sono momenti in cui la ferita si gonfia, pulsa, si stringe attorno alla spina e lo stomaco duole, fa male il cuore.
Ad Hanako quel dolore è un dolore familiare, perché lei non ha ricordo alcuno dell'odore di suo padre, della sua voce, non ha ricordi di giorni passati sulle spalle di qualcun altro. Suo padre era uno sconosciuto per la sua stessa figlia, sua madre non ha avuto il tempo, l'interesse, di tenerla tra le braccia. Hanako vorrebbe che per Shisui quei ricordi ci fossero: vorrebbe dare Itachi a Shisui, ma Itachi non c'è, Itachi è andato dove lei e il bambino non possono raggiungerlo, dall'altra parte del vento.
[...]
Una raccolta di storie sull'infanzia (e forse anche altro) di Itachi, Shisui e Sasuke. Frammenti di giornata e di dettagli di tre vite spezzate raccolte in un caleidoscopio senza pretese di completezza, verità o perfezione. Collegato a Il Giardino dei Mandorli e Cronache dalle Terre di Suna - Tagliavento.
Elos&Salice
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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[Kisame, Shisui Jr, Natsumi]






Il ragazzino raggiunse la casa che gli era stata indicata: era una bella villa circondata da un giardino curato, con tanto di stagno delle carpe, ponticello di legno e sentieri di pietra tra l'erba. Molte porte scorrevoli erano aperte per lasciar passare la calda brezza estiva, e diverse domestiche camminavano avanti e indietro, trasportando involti o chiacchierando tra loro. Il bambino sollevò un sopracciglio biondo: non era il tipo di abitazione che si era aspettato.
In realtà, stando a quello che gli aveva raccontato sua madre, non sapeva esattamente cosa aspettarsi da colui che era stato per lungo tempo un compagno di suo padre. Di certo, però, non si era aspettato una tranquilla villetta da mercante arricchito, colma di domestici. Si guardò attorno, ma non c'erano altre case nei paraggi. Doveva essere per forza quella.
Avanzò con fare deciso, stringendo le dita sugli spaghi che gli legavano alle spalle il suo bagaglio. Qualche vestito da allenamento, perlopiù, e un piccolo ventaglio ripiegato, ricordo di sua madre.
Quando raggiunse la casa, attirò l'attenzione di un paio di cameriere, che lo fissarono perplesse. Una di loro, dall'aria materna, gli si avvicinò per parlargli:
- Dimmi piccino, ti sei perso? -
Lui scosse il capo, scompigliando i capelli biondi e sottili.
- Sto cercando Kisame Hoshigaki. Abita qui? -
Cercò di mantenere un tono educato, come gli era stato raccomandato di fare. Al villaggio vicino a casa sua conosceva tutti da quando era nato, e non era abituato a parlare con gli estranei. Il villaggio era parecchio al di fuori di tutte le rotte commerciali, e la sua casa si ergeva solitaria ancora più lontano, come il nido di un animale selvatico.
La donna lo fissò un po' stupita, e si girò di corsa per poi voltarsi indietro a metà strada, come se si fosse ricordata solo in un secondo momento che lui era ancora lì, perplesso.
- Aspetta qui. - E sparì nei meandri della casa.
Lui rimase immobile, obbediente, e chiuse gli occhi. Inspirò profondamente, mentre cercava di “vedere” le correnti d'aria che lo circondavano. Le percepì una ad una, familiari come quando si esercitava a casa ma allo stesso tempo diverse. Era come nuotare in un fiume differente da quello in cui si è cresciuti. Le seguì piano, tirandole come fili, fino a che non ne trovò una che portava con sé delle voci che erano poco più di un parlottio, da dietro la casa. Erano due donne che parlavano:
- … un bambino biondo... -
- Lo sapevo che prima o poi si sarebbe portato dietro un piccolo bastardo... -
- E la padrona? Non che la sua condotta sia irreprensibile, ma sai come è facile all'ira! -
- Potrebbe punirci se scopre che sappiamo qualcosa. -
- Sì, la cosa migliore è far finta di niente! -
Le voci si spensero e il bambino sobbalzò quando un rumore di passi al galoppo tornò verso di lui.
Aprì gli occhi e si trovò di fronte la donna di prima, visibilmente agitata:
- Seguimi, la padrona vuole vederti. -
Lui aggrottò le sopracciglia, perplesso. Aveva chiesto di Kisame Hoshigaki, e lo portavano da questa “Padrona”? Comunque non fece domande. Piuttosto si guardò intorno, perché quella casa elegante tutta in legno era ben diversa dal posto in cui era vissuto. C'era molto sole in quella zona, e pareva quasi che l'acqua fosse un lusso. La zona non era desertica, ma l'estate aveva reso marrone l'erba dei prati, e solo i più agiati avevano potuto sprecarla per mantenere un giardino verdeggiante come quello che circondava il porticato di legno.
Dopo aver attraversato quasi tutto il portico che circondava la casa, la donna aprì una porta scorrevole, si inchinò e si dileguò veloce come il vento. Il bambino la fissò stupito per qualche istante, per poi rivolgere l'attenzione alla stanza.
Seduti ai due lati di un tavolino basso e quadrato, sedevano un uomo e una donna. L'uomo era enorme; aveva spalle ampie e un volto squadrato, per nulla gentile. Gli occhi erano piccoli e inquisitori, rotondi, fissati su di lui. La bocca era larga e sottile, e dava l'impressione di avere una fila spaventosa di denti al suo interno. Come se non bastasse la pelle aveva uno strano colorito, innaturalmente bluastra. Forse era per via di qualche bizzarra combinazione di genetica ninja. Sua madre gli aveva accennato qualcosa, a riguardo.
Quello era sicuramente Kisame Hoshigaki.
La donna non era meno eccezionale, a modo suo. Era decisamente alta, e si intuiva nonostante fosse inginocchiata. Aveva capelli folti e neri, con alcune bande grigie che dalle tempie scendevano verso il basso, per tutta la lunghezza della chioma. Aveva un bel volto ovale, e due occhi di un nero ardente, fissati su di lui anche se non ostili. Portava un kimono elegante, molto colorato¹, e lo fissava, palesemente incuriosita. Che fosse lei la padrona?
Avanzò di un passo, schiarendosi la gola, aspettandosi che fosse la donna a parlare, ma il primo ad apostrofarlo fu l'uomo:
- Stavi cercando Kisame Hoshigaki? -
- Sì signore. -
L'uomo rimase in silenzio per qualche istante, fissandolo. Sapeva cosa stava vedendo Kisame: aveva otto anni compiuti da sei mesi, capelli sottili e di un biondo che sua madre definiva “come la sabbia del deserto”. Il deserto che lui non aveva mai visto. Gli occhi erano scuri e, anche se sua madre non glielo aveva mai detto, lui sapeva che erano identici a quelli di suo padre. La aveva vista cambiare espressione talvolta, quando lo guardava, e scrutare poi l'orizzonte per molto tempo.
- Come ti chiami? - Abbaiò di nuovo l'uomo, decisamente serio e facendolo tornare di corsa alla realtà.
- Shisui, signore. -
L'uomo sollevò un sopracciglio solo e assottigliò leggermente gli occhi rotondi.
- Shisui Uchiha? -
- Shisui e basta, signore. -
Kisame emise uno strano ghigno, che poteva sembrare una sorta di sorriso spaventoso.
- Sei tale e quale a tua madre. -



***


Dopo alcuni minuti erano seduti tutti e tre al basso tavolino, di fronte ad altrettante tazze di tè ghiacciato. Quando la domestica – quella di prima, ancora agitata – aveva posato le porcellane sul legno, i cubetti di ghiaccio avevano fatto eco alle campane a vento appese sulla porta, che tintinnavano nella calda brezza estiva.
- Dunque tu sei il figlio di Tagliavento -
Esordì con voce roboante Kisame.
- Hanako, Kisame. Hanako. - Lo redarguì con noncuranza la donna, che aveva detto di chiamarsi Natsumi. Doveva essere una donna formidabile, se si era scelta come compagno il famoso Kisame Hoshigaki. L'uomo non le diede retta, e fece un vago gesto con la mano, concentrandosi su di lui.
- E perché tua madre ti ha mandato da me? - Chiese, quasi sospettoso.
- Mi ha detto di mostrarvi quello che so fare, signore. Che sarebbe stato un onore per me essere addestrato dall'uomo che è stato più vicino a mio padre negli ultimi anni della sua vita. - Secco e conciso, non gli riusciva di parlare molto, normalmente. In quella situazione poi, con due estranei a fissarlo, era ancora peggio.
Alla donna brillarono gli occhi alle sue parole, e sorrise verso il ninja, trionfante.
- Te lo avevo detto, che non si sarebbe dimenticata. -
Kisame non le rispose, ma le scoccò un'occhiataccia, tornando a guardare lui:
- Sentiamo, soldo di cacio, cosa sapresti fare? -
Shisui non rispose, ma chiuse gli occhi e si concentrò: prese a tirare leggermente l'aria, afferrando la corrente che si muoveva leggera attorno alla porta, muovendola in cerchio, fino a far girare come impazzita la campana di bambù appesa alla porta. Quando riaprì gli occhi la donna lo fissava interessata, mentre l'uomo sembrava più seccato che altro.
- Ancora quella robaccia. Tagliavento. - Bofonchiò, scuotendo il capo. - Pensi che ti possa addestrare in quello? Certo, tua madre era un genio, con quei suoi... Ventagli – Pronunciò l'ultima parola quasi con disgusto, proseguendo un istante dopo: - Ma non è roba per me. Avrebbe fatto meglio ad addestrarti lei stessa. - Parlava in modo duro, ma lo sguardo non era malvagio, decise Shisui. Lo fissò ancora per un istante. Sua madre gli aveva raccontato cose incredibili su suo padre, e ancora di più su quell'uomo.
- Attaccatemi. - Disse all'improvviso, conscio del fatto che voleva davvero mostrargli quello che sapeva fare.
- Come? -
- Attaccatemi, signore. Per davvero, per favore, o non potrò fare sul serio. -
All'improvviso le dita gli pizzicavano dalla voglia di dimostrare cosa sapeva fare. L'uomo mugugnò ma si alzò in piedi, e lui fece altrettanto. Con noncuranza e gesti precisi, Kisame aprì uno stipetto e ne estrasse una spada enorme, tutta fasciata.
Shisui deglutì, ma si impose di rimanere fermo. Sua madre gli aveva parlato anche di quello. Era pronto.
Senza preavviso, l'uomo si voltò roteando la spada proprio all'altezza della sua testa. Shisui si piegò all'indietro; se non avesse avuto i riflessi prontissimi, gliel'avrebbe staccata di netto, e tanti saluti alla sua dimostrazione. Senza indugiare oltre Shisui richiamò il vento tra le sue dita, e lo spedì verso l'avversario. Non voleva colpire lui, oh no. Sarebbe stato come fare aria ad una montagna. Si concentrò invece sull'armadio dietro all'uomo, rimasto ancora aperto. Lo tirò e lo spinse, finché non riuscì ad abbatterlo sulla schiena del grosso ninja, distraendolo. Fatto questo, rotolò di lato, finendo sotto il tavolino quadrato giusto in tempo per vedere un paio di piedi affusolati svanire oltre una porta. La signora si era saggiamente allontanata.
La spada venne calata con forza sul legno, schiantandoglielo a pochi centimetri dal corpo e investendolo con una pioggia di schegge. Con un ansito Shisui strisciò via dai resti del tavolo e fissò l'uomo, concentrandosi di nuovo: le iridi scure si fecero di un rosso sangue, e una sottile virgola nera le attraversava. Puntò lo sguardo verso Kisame, e all'improvviso fu quasi come se il tempo rallentasse. L'aria era più solida e densa, come minestra. I movimenti del ninja che aveva di fronte continuavano ad essere ampissimi e mortali, ma ora gli era facile scorgerne la traiettoria e schivarli. Si piegò evitando un fendente, e balzò di lato quando Kisame spinse la spada verso di lui.
All'improvviso l'uomo si bloccò, tenendo l'arma con una mano sola, come se fosse cosa da poco. Di certo quella spada era più alta di lui, otto anni e sei mesi.
- Fammi vedere gli occhi. - Ordinò Kisame, e lui si avvicinò, tenendoli bene aperti, anche se ora gli lacrimavano. Dopo qualche istante il rosso prese a scurirsi, tornando nero liquido.
- Uchiha. - Sussurrò l'uomo, e vedere quella massa di muscoli bisbigliare era uno spettacolo decisamente inquietante.
- Tua madre voleva che tu mi mostrassi questo, ragazzo. -
- Signore? Posso diventare suo allievo, signore? -
- Se vali anche solo la metà di tuo padre e di tua madre, ragazzo, sarai un ninja eccezionale. - Gli rispose, criptico, e Shisui decise che doveva essere una sorta di “sì”.
L'uomo non lo degnò comunque di uno sguardo in più, ma si limitò a sporgersi verso la porta e a urlare:
- Natsumi, credo che avrai ospiti per un po' -


***


Fuori dalla porta, Natsumi aveva già ordinato alle cameriere terrorizzate di preparare un altro futon nella stanza degli ospiti. Le donne avevano annuito tremanti ed erano corse via, lasciandola segretamente soddisfatta: più erano spaventate da tutto il caos creato da Kisame, meno avrebbero avuto da spettegolare sulle possibilità che Shisui fosse il figlio bastardo del suo amante. Nessuno sano di mente avrebbe mai potuto pensare che quel ranocchietto smagrito potesse essere suo figlio, ma i pettegolezzi erano il passatempo della servitù. Sorrise tra sé e sé mentre già pensava a che scusa avrebbe dovuto inventare per spiegare a suo marito l'assenza del tavolino, ma non era importante: il figlio di Tagliavento era arrivato.

.



1. Non ho una fonte certa, ma da quello che ne ho evinto leggendo molti manga, anche storici, più un kimono era colorato e decorato con fantasie, più veniva considerato elegante, probabilmente per l'alto costo necessario a tingere la stoffa e realizzare i disegni, allo stesso modo in cui un abito medioevale era elegante in proprozione ai colori usati, le stoffe e le gemme preziose applicatevi.




Sproloqui dell'autrice: rieccomi dopo molto tempo... Purtroppo non è un periodo particolarmente facile della mia vita, anzi... Ma non voglio tediarvi con le mie menate! Questa fanfiction è stata scritta mesi fa, e spero che vi piaccia. Devia di molto dalla storia del manga, mi rendo conto, ma così è venuta, seguendo la naturale prosecuzione della bellissima "Cronache dalla terra di Suna - Tagliavento" di Elos. Natsumi qui fa la sua comparsa ufficiale, sebbene sia nata dalla mia mente già da un po' di tempo. E' perchè io amo Kisame, che sentivo il bisogno di affiancargli una donna adeguata, ma nessun personaggio del manga mi sembrava adatto. E così è nata lei. Non voglio dirvi di più, perchè accarezzo l'idea di poter scrivere di loro un giorno, anche se al momento non ho certezze. Spero che vi sia piaciuta!
Ringrazio tutti coloro che hanno commentato le storie fin'ora, quelli che hanno letto, e soprattutto quelli che continuano ad attendere fiduciosi i nuovi frammenti di capitoli, grazie!


Vostra Salice
Credits immagine : taglio di Itachi By TianXia su Deviantart
  
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