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Autore: Elrilin    09/04/2011    7 recensioni
"Il mio nome è Isabella, Sovrana dei Sette Mari, figlia del Dio Poseidone dal quale ha avuto l'incarico di regnare nei profondi abissi dal momento in cui egli creò gli oceani, quindi dall'inizio dei tempi" una storia con i personaggi di Twilight ma con una Bella completamente diversa e con uno scopo preciso...
Genere: Fantasy, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo XX

Buio. E’ il buio che mi avvolge, quella strana sensazione di essere sospesa in un limbo immenso di oscurità, di essere ovunque e in nessuna parte. Gli unici rumori che sento sono  il mio respiro lento e il battito del mio cuore scandito ritmicamente che sembra rimbombare in questo silenzio assurdo. Non sento le braccia, non sento la coda, non sento l’acqua sul mio viso che mi accarezza dolcemente, non odo le onde del mare che si infrangono sugli scogli o i salti dei delfini intenti a giocare. Sono nel buio, nel vuoto, è forse questa la morte? Può darsi.

Sono morta. Lo posso accettare, in fondo non ho niente da rimpiangere. Ho avuto una vita lunga, forse anche troppo, stimata dal mio popolo per il quale ho sacrificato la mia eterna esistenza. Ho vissuto momenti difficili ma sono stati ripagati da quelli contraddistinti dalla gioia e dalla serenità, in fondo le tempeste servono a farci godere meglio il sole no?

Felicità, forse è questa l’unica cosa che mi è mancata. Credo di non essere mai stata felice in vita mia o forse giusto in qualche attimo, c’è stato qualche piccolo frammento di tempo in cui sono stata felice? La risposta mi viene dritta dal cuore “Sì”. C’è stato un momento, un secondo, un attimo di questi secoli in cui sono stata felice, durante il quale ho scoperto cosa sia la vera felicità, lo stesso attimo in cui ho scoperto anche cos’è l’amore.

Amore, sentimento tanto elogiato e decantato da poeti, romanzieri, pittori, cantanti e altri artisti. Il sentimento intorno a cui gira l’intero universo direbbe qualcuno, forse è vero. Sono stata amata dal popolo del mare, sono stata amata da coloro che erano al mio fianco ma ho conosciuto anche un altro tipo di amore. Quell’amore immenso che ti prende l’anima, quell’amore  capace di portarti in un attimo sulla più alta vetta terrestre e in un secondo scaraventarti nel più profondo abisso marino. Ho amato in quell’attimo di felicità, ho amato e sono stata amata da lui. Edward.
Solo al pensare il suo nome il rimbombo del mio cuore diventa più forte, squarcia il silenzio assurdo del vuoto in cui mi trovo ed è piacevole. So di esserci, non so dove ma ci sono. E mi aggrapperò a questo suono per non perdermi nel vuoto, nel buio e nel silenzio e nei momenti di maggiore sconforto mi basterà pensare a lui per non sentirmi sola. Edward, Lui è stato il mio attimo, il mio secondo. Ne è valsa la pena dare la vita per questo attimo? Si. Non c’è dubbio, un solo attimo ha riempito millenni di esistenza incentrata sul sopravvivere più che al vivere. Quindi non ho rimpianti, non posso averne.

Forse avrei preferito avere più tempo per vivere quell’attimo, ma l’importante è averlo vissuto. Almeno ho dato un senso alla mia esistenza. Certo, ero un potente regina, avevo tutto ma allo stesso tempo non avevo niente. Il possedere tutto, l’essere ricchi di oggetti materiali porta ad un’esistenza vuota perché ti viene a mancare un elemento importante per la tua anima: il desiderio.
Desiderare qualcosa ardentemente ti porta a vivere per essa. Ti porta a sperare di raggiungere il tuo obiettivo, ti porta a far sacrifici pur ottenerla, ti porta a combattere, in poche parole, ti riempie la vita. Ed io lo so, perché avevo tutto ma non avevo niente. Non potevo desiderare nulla perché lo potevo ottenere nel momento stesso in cui lo pensavo.
Ma quell’attimo mi ha fatto capire che c’è qualcosa di più. Qualcosa che non puoi toccare, che non puoi vedere che non puoi ottenere con un semplice schiocco di dita. Qualcosa che mi era mancata per millenni e che ho forse in cuor mio ho sempre cercato, ma non lo conoscevo per poter dargli un nome. L’amore. L’unica cosa che continui a desiderare anche quando l’hai ottenuta perché desideri che duri, che non finisca mai, ti impegni ad alimentarlo giorno per giorno ma non in solitudine, questa volta c’è qualcuno con te che percorre lo stesso cammino.

Ora che so cos’è, ora so cosa significa amare qualcuno incondizionatamente, e adesso che il mio cuore ne è stracolmo posso morire? Si. Perché morirei appagata, completa. Potrei dire che veramente non mi è mancato nulla nella vita. Ho avuto tutto ciò che ritenevo importante, l’amore prima di tutto. E quindi posso continuare a fluttuare nel nulla, posso continuare ad ascoltare il mio respiro anche se non ne percepisco l’aria che entra ed esce dai polmoni, posso continuare ad udire la dolce melodia del mio cuore.
Un melodia, come la stessa che mi ora mi sta tornando in mente. Dolce, leggera, con un pizzico di malinconia. Sembra che scorri nel tempo senza pretese, che mi avvolga completamente in un tenero abbraccio. Che bella questa melodia, è la mia ninna nanna, mi culla dolcemente e sono serena. L’ha composta lui, Edward. E di nuovo il mio cuore  si fa sentire più forte che mai, è lui che mi culla, è lui che mi stringe tra le braccia, sembra quasi di sentirlo. Che dolce la morte se posso sentire il mio amore che mi stringe a se in eterno, non mi sento più sola, il buio sembra svanire e al suo posto compare un’intensa luce ad avvolgermi, è la luce del mio amore, è lui la mia luce.

Non so neanche da quanto tempo sono qua, si può dare tempo alla morte? No. Possono essere passati pochi secondi come possono essere passati anni o addirittura secoli, forse dovrei abituarmi a non avere più una concezione di tempo. Dovrei scandirlo con i battiti del mio cuore? Ma ormai ne ho perso il conto dal momento in cui ne ho avuto percezione, lo stesso vale per il mio respiro e per il ritmo della mia ninna nanna che scorre nella mia mente. Con cosa potrei scandire il tempo?
Isabella…” una voce, forse con una voce che mi chiama potrei farlo. Una voce che mi chiama ripetutamente e che sto sentendo sempre più forte. “Isabella..”  Si voce, continua a chiamarmi, continua a ripeterti così potrò attribuirti ogni volta  un secondo del tempo che scorre.

Isabella…” un secondo…

Isabella…” due secondi…

“Isabella...” tre secondi…

Isabella… svegliati!” e apro gli occhi.
 
Ma che senso ha continuare una storia dopo più di un anno??? Nessuno!!! Lo so, lo so, mo devo vergognare di me stessa. Vi prego di scusarmi ma ho avuto tanti problemi che mi hanno portata ad abbandonare “in fondo al mar”, oggi ho trovato il tempo e l’ispirazione per scrivere un nuovo capitolo ed eccolo qua. A quando il prossimo? Non lo so, ma vi assicuro che non tarderà molto.
Scusatemi!

  
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