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Autore: Mork    10/04/2011    2 recensioni
Il viaggio di un Personaggio Letterario alla ricerca del proprio Autore. Si ringrazia S. King per l'ispirazione! :3
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Le sue mani afferrarono un lembo di terra melmosa e viscida, e con un po’ di fatica riuscì a infrangere la superficie della pozza, con rivoli di parole che gli scorrevano lungo il corpo. Fece per prendere un grande respiro, ma si bloccò a metà quando si accorse che l’aria non era propriamente fresca e pulita; tutt’intorno aleggiava uno strano odore, non sgradevole ma intenso e soffocante. Dopo il concerto di frasi che aveva rimbombato nella sua testa per un bel po’ di tempo, al Personaggio sembrò che il silenzio che regnava sulla riva avesse qualcosa di misterioso e inquietante.
Si guardò intorno: il cielo era di una sfumatura grigio-violacea, con stralci di nubi scure che marciavano lugubremente sopra di lui, addensandosi all’orizzonte. Il mare che si stendeva alle sue spalle era verde e rigonfio di lunghe onde torbide. Davanti a lui si srotolava una spiaggia grigia, disseminata di legno fradicio e altri detriti, che poi si innalzava in collinette sabbiose; alla sua destra, non molto distante, un fiumiciattolo stagnante andava a morire nel mare, circondato da piccoli scogli; alla sua sinistra, con un tuffo al cuore, il Personaggio scorse una figura alta e nera.
Si alzò tremante e mosse qualche passo in quella direzione, abbracciandosi le spalle. Da quando era uscito dalla pozza le sue percezioni corporee erano leggermente aumentate, perciò ora era in grado di avvertire il freddo che spirava dalle montagne nere che si elevavano in lontananza, nonostante l’aria fosse ferma e per niente rinfrescante. Avvicinandosi, i connotati della figura si delineavano con sempre maggior chiarezza attraverso la foschia che aleggiava bassa sulla riva: era un uomo sulla trentina, con corti capelli neri e un pallido viso allungato; era piuttosto alto, e sostava dritto di fronte al mare come una statua, stringendo tra le mani un oggetto verde cupo, di circa venti centimetri.
Quando il Personaggio gli fu a pochi metri, l’uomo voltò di poco la testa, come se si pentisse di distogliere lo sguardo dalle acque; gli lanciò un’occhiata in tralice con discreto interesse, ma una volta squadratolo da capo a piedi tornò a guardare il mare, indifferente.
«Scusi... scusi, signore», mormorò il Personaggio, indeciso.  Era la prima volta che parlava, e si stupì del suono della sua voce e di come suonava diversa da quella che sentiva nella sua testa. Rimase un attimo in silenzio, meditando sulla faccenda. Quando si accorse che l’uomo lo stava di nuovo fissando di sottecchi, riprese a parlare, imbarazzato: «Scusi, signore, è lei il mio Autore?».
L’uomo corrugò leggermente la fronte: «No...», rispose, e sembrava sul punto di aggiungere qualcosa, ma evidentemente aveva qualche dubbio al riguardo, perché rimase zitto.
Non era molto incoraggiante, pensò il Personaggio. Non sapeva cos’altro chiedere, né se quell’uomo poteva essergli di qualche aiuto. Tanto per fare qualcosa mentre pensava, seguì lo sguardo di quello strano figuro, e si mise a guardare la pozza: era difficile dire se sembrava più grande vista dall’esterno o dall’interno.
«Non ti conviene rimanere a lungo qui, con le mani in mano», suggerì l’uomo dopo qualche minuto di silenzio. Aveva una voce bassa che sarebbe potuta sembrare cortese, se solo avesse sorriso un po’.
«Perché no?»
«Di questo passo il tuo Autore non ti troverà mai»
«Vuole dire... che qui ci sono altre persone oltre lei?»
L’uomo inarcò lievemente il sopracciglio: «Mi pare ovvio».
«È che questo posto sembra così desolato... dove devo cercare?»
L’uomo lo fissò meditabondo: «Ogni volta arriviamo in posti diversi, a seconda di quello che cerchiamo, e da dove lo cerchiamo. Solo quelli come me che non possono più andare da nessuna parte di là scendono alla stessa riva. Ma, del resto, uno come me non potrebbe mai essere l’Autore di un nuovo Personaggio.»
Quest’ultimo lo guardò confuso: quei discorsi erano davvero incomprensibili.
«Ad ogni modo, da quella parte», e indicò con la testa verso il rigagnolo melmoso, «scende sempre un signore di mia conoscenza. È qui da più tempo di me, forse lui potrà esserti di qualche aiuto»
 Il Personaggio guardò nella direzione indicatagli: al di là del fiumiciattolo la costa curvava in un’insenatura, e la riva dall’altra parte era nascosta da una foresta tenebrosa, che si arrampicava sulle colline scomparendo nella nebbia che scendeva dalle montagne. Al Personaggio quest’atmosfera lugubre non piaceva affatto, e sospettava che chiunque scendesse su quel tratto di costa doveva essere un tipo inquietante tanto quanto – o forse anche peggio di – quello che aveva al suo fianco.
«La ringrazio molto per il suo consiglio, signore»
«Nessun problema», rispose laconico l’Autore, prima di togliere una mano dall’oggetto che aveva stretto fino a quel momento (il Personaggio vide di sfuggita una statuetta verde raffigurante uno strano mostro alato dotato di numerosi tentacoli, che sedeva accucciato tra misteriosi simboli) e tenderla verso il nuovo arrivato, «È stato un piacere conoscerti, Nuovo Personaggio. Ti auguro di trovare presto il tuo proprietario.»
Il Personaggio guardò in faccia l’Autore: i suoi occhi neri erano inespressivi, ma le labbra si erano appena distese in un sorriso gentile.
«Anche io sono felice di averla incontrata, signore. Grazie di cuore», rispose sorridendo, e strinse quella mano fredda come il ghiaccio.
Il sorriso dell’Autore svanì in fretta, e tornò a impugnare la bizzarra scultura e a guardare il mare.
Il Personaggio capì di essere stato congedato definitivamente, e si avviò verso la foresta.
«Un’ultima cosa!», lo richiamò l’uomo vestito di nero, «Quando incontrerai l’Autore che sosta in quella riva, ricordati di porgergli gli ossequi di Howard Philips Lovecraft»
«Howard Philips Lovecraft», ripeté il Personaggio per mandarlo a memoria «Lo farò senz’altro!»
E, agitando una mano in segno di saluto, si voltò e corse via sulla sabbia gelata.
H. P. Lovecraft lo seguì per un po’ con lo sguardo, poi lo alzò al cielo e avvistò un corvo che volava basso nella stessa direzione del Personaggio. Abbozzò un sorriso di comprensione e ritornò a scrutare pensieroso l’orizzonte.
  
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