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Autore: Aerith1992    10/04/2011    2 recensioni
Aluan nel caos, un Imperatore malvagio, un compagno d'armi con manie di eroismo. Riuscirà Arthur, cercato dallo stesso Imperatore, a salvare il suo fratellino Peter? Potenti nemici e nuovi alleati si profilano ad un poco sereno orizzonte...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland, Russia/Ivan Braginski
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 13 - Il viaggio di Alfred inizia!

 

-Whoah! Sono uscito dalla foresta!- esclamò Alfred rivolto al nulla, alzando le braccia in un gesto di trionfo, immerso nella luce del giorno. Piegate le braccia dietro la testa, si godette per un minuto il calore e la luce che tra gli alberi della foresta erano mancati, e osservò l’orizzonte, dove iniziavano le dune sabbiose del deserto. Era stano che un posto così freddo come il Regno dei ghiacci fosse così vicino a un posto caldo come il deserto, ma Arthur gli aveva spiegato che dipendeva dall’influenza che le creature magiche esercitavano sul luogo. Le fate, aveva detto, usavano la loro magia per dare forma al paesaggio che a sua volta le nutriva e le teneva al riparo. Alfred non ci aveva creduto nemmeno un po’, obiettando che le fate non esistevano, facendo così infuriare Arthur. Gli occhi di Alfred si spostarono dal magico ed esotico paesaggio desertico alle pendici delle montagne, dove con un po’ di fortuna avrebbe trovato un villaggio prima del calare del sole e avrebbe potuto riposare e ricevere informazioni. Alfred si sentiva euforico.  Si stava avvicinando ad Arthur, presto sarebbe giunto alla Capitale e l’avrebbe salvato, sconfiggendo il malefico Imperatore Ivan e l’avrebbe portato tra le sue braccia, mentre gli occhi smeraldini del mago lo guardavano riconoscenti ed adoranti, poi al tramonto avrebbero avuto il loro momento romantico all’orizzonte… Aspetta, che diamine stava immaginando?

Il filo dei pensieri di Alfred si interruppe bruscamente non appena si profilò alla sua vista un piccolo villaggio. Lanciata un’esclamazione di gioia, che tra l’altro ribadiva quanto fosse dannatamente grande, corse con la sua alabarda stretta in mano fino a quando non si scontrò con un ragazzo, che finì a terra. -Ehi, scusa! Non ti avevo proprio visto!- esclamò porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi. -Non lo fa nessuno- mormorò l'altro ragazzo, accettando l'aiuto. -Io sono l'eroe!- Il ragazzo, che in piedi raggiungeva la sua stessa altezza, lo osservò perplesso con i suoi occhi violetti. Aveva i capelli della stessa sfumatura di quelli di Alfred, ma lunghi e mossi, che davano al suo volto ovale un aspetto delicato, e una corporatura simile a quella del ragazzo, muscolosa ma non troppo, che per questo non sembrava però stonare con il volto. -Sono Alfred F. Jones- si presentó all'altro, prendendogli ancora una volta la mano. Il ragazzo la strinse -Matthew Williams- -Bene Matt, ti posso chiamare Matt, vero? C'é qualche locanda dove potrei riposare stanotte in questo villaggio?- Matthew, sorpreso dalla loquacità di Alfred, annuì solamente e lo guidò alla locanda. -Mi sono perso nella foresta, pensa, mi ci sono voluti giorni per uscirne! Dovrei andare alla Capitale, ma non so nemmeno dove sono!- Matthew lo guardò incredulo, ma non disse una parola e Alfred, ignaro di tutto, continuò a parlare. Gli era davvero mancata la compagnia, anche se per pochi giorni!

-Questa è la locanda- disse Matthew davanti ad un piccolo ma grazioso edificio di legno. Alfred gli diede una poderosa pacca sulla schiena, esclamando contento -Grazie Matt! Ci vediamo presto!- aggiunse, andando verso la locanda e scomparendo al suo interno. Accertatosi che non lo stesse in qualche modo spiando, Matthew corse difilato verso la casa della Nonna, la saggia anziana del suo villaggio. Lei avrebbe saputo cosa fare. Bussò timidamente alla porta della sua abitazione, ed una volta fatto entrare, spiegò la situazione. -Nonna, è arrivato uno strano tipo nel villaggio, che mi somiglia tantissimo- -Non vedo dove sia il problema- replicò la donna. -È armato, ha una enorme alabarda, viene dalla foresta e vuole andare alla Capitale!- La Nonna lo osservò incuriosita e preoccupata. Questo nuovo ragazzo veniva sicuramente dal Regno dei Ghiacci e poteva essere chiunque, da un membro della Resistenza a una Guardia Reale e si sarebbe potuto rivelare un elemento pericoloso per la loro piccola comunità. Da segreti sostenitori della Resistenza, dovevano essere molto cauti verso i visitatori, che, con i tempi che correvano, si erano ridotti. Sospirò -Dobbiamo capire le sue intenzioni. Matthew, parlami meglio di lui, e vediamo cosa fare-

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-Natalia- la voce di Ivan ancora risuonava severa nelle sue orecchie. L’aveva chiamata al suo cospetto il giorno dopo che i bastardi della Resistenza avevano attaccato lei e Yekaterina e avevano preso il mago, mandando in fumo i suoi sforzi. -Mi hai profondamente deluso- Erano quelle poche parole che l’avevano fatta e la facevano ancora soffrire, anziché farle provare terrore per una prossima punizione. Per niente al mondo avrebbe mai voluto deludere suo fratello, eppure adesso l’aveva fatto e odiava ancora di più i ribelli per questo. -Ti avevo detto che il mago venisse da solo a me, senza aiuto né sostegni, adesso è protetto dalla Resistenza. Ma so che l’hai fatto in buona fede per me, quindi non ti punirò. Ricordati però che non ammetto altri errori- Natalia, obbligata e riconoscente al fratello, si era inchinata. -Non sbaglierò mai più- aveva detto, adorante. Ivan, seduto sul suo trono, si era mosso a disagio e l’aveva mandata subito via. Natalia era sicura che non avrebbe sbagliato di nuovo, in nome dell’amore che provava per il fratello. Una volta che fosse finita la caccia ai maghi e non ci fossero state altre distrazioni, Ivan sarebbe stato suo, si disse. Per sempre insieme. Con rinnovata veemenza, lanciò uno dei coltelli con i quali si stava esercitando nel magnifico giardino del Palazzo contro un albero. Il coltello vi si piantò dentro, aiutato dalla magia che vi era stata impressa. -La sconfitta brucia, eh?- Natalia si girò di scatto e tirò un nuovo coltello in direzione del nuovo interlocutore, un tronfio e ghignante Gilbert, che lo evitò in tempo. -Mi vorresti uccidere, Natalia? Tuo fratello Ivan non approverebbe per nulla…  E poi, è già abbastanza deluso da te, non credi?- Natalia trattenne la rabbia che le stava montando in corpo, e gli lanciò uno sguardo gelido, capace di spaventare persino Ivan. Gilbert, infatti, indietreggiò di mezzo passo. -Non prenderti tutta questa confidenza, sei ancora il giocattolino di mio fratello, ma presto si stancherà di te- disse. Il ghigno arrogante di Gilbert non scomparve, anche se Natalia poté notare nei suoi occhi un’ombra di rabbia ed odio. -Io almeno faccio il mio dovere- rispose in un tono tra il serio e il provocatorio che nascondeva qualcosa, ma Natalia, presa dalla furia non se ne accorse. Strinse nelle mani i suoi coltelli, sapendo che non si poteva nemmeno permettere di ferirlo né toccarlo in quel momento. Ivan era l’unico… La gelosia fu quella che guidò Natalia, facendole tirare un coltello addosso ad un nuovo albero, fingendo che fosse Gilbert. Il vero Gilbert si voltò e se ne andò senza nemmeno osservarla. Per quanto potesse esserlo con Ivan nei paraggi, al momento era al sicuro, Natalia era stata messa al guinzaglio, mentre Ivan stava programmando qualcosa per scovare la Resistenza e riprendersi il mago.  Gilbert camminò velocemente verso la sua camera, raramente utilizzata e spoglia di qualsiasi effetto personale se non alcuni vestiti, e la trovò stranamente fredda. Chiamò il suo fedele Gilbird e, aspettando il suo arrivo, scrisse un messaggio veloce su quello che aveva scoperto. Pochi minuti dopo, il piccolo pulcino giallo era in volo verso Francis ed Antonio, nascosti chissà dove. Un sorriso sincero, diverso dai soliti ghigni, comparve sul volto di Gilbert al pensiero dei suoi due migliori amici. Si appoggiò sul letto che aveva usato ben poche volte nonostante fosse il suo, e si lasciò andare all’immaginazione. Una volta che sarebbe finito tutto, ore, giorni, mesi o anni, era più che certo che lui Francis ed Antonio si sarebbero ritrovati in una qualche bettola fuori mano a bere qualcosa insieme, causare qualche rissa, ricordare i bei vecchi tempi, quelli in cui Gilbert non era ancora diventato una spia al Palazzo, e vivere quelli nuovi. Gilbert sentì un tremolio nell’aria e si guardò intorno. Niente. Sentiva però l’ombra di un cattivo presagio avvicinarglisi sempre di più. Alzò le spalle. Non era nel suo carattere preoccuparsi di sensazioni illusorie, ma vivere il più possibile il presente. Dalla finestra della sua camera, che si affacciava sul giardino ora deserto, Gilbert vide spuntare la luna. La sera lasciava spazio alla notte ed era arrivato il momento che andasse ad Ivan per i loro soliti “incontri”. Si alzò da letto e camminò senza né frenesia né esitazione verso la camera di Ivan, con un unico sospiro. Era il compito che si era scelto e che doveva portare a termine, si disse.

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-Alfred, ehi apri!- Il sole era sorto già da qualche ora e Matthew era lì da un buon quarto d’ora a bussare alla porta del ragazzo. La proprietaria della locanda gli aveva assicurato che Alfred non era uscito , quindi doveva essere ancora addormentato. Matthew, annoiato, aveva appena iniziato a prendere in considerazione l’idea di mollare tutto, quando la porta della camera si aprì lentamente. Dietro di essa lo accolse un Alfred sbadigliante e spettinato, gli occhi ancora del sonno che vagarono su di lui per qualche minuto, prima che lo riconoscesse -Ah, Matt! Non pensavo saresti venuto così preeeesto a trovarmi!- disse facendolo entrare nella camera. Matthew alzò gli occhi al cielo, preferendo non rispondere che era tutt’altro che presto e optando per un -Pensavo che fossi già sveglio- mormorato. Alfred ridacchiò, mentre si accomodava sul comodo e sfatto letto -Ero parecchio stanco, i giorni scorsi il mio compagno mi ha fatto alzare sempre presto- -Compagno? Pensavo fossi da solo- replicò piano Matthew. Se erano in due sarebbe stato peggio, pensò. -Infatti lo sono!- rispose Alfred, gli occhi celesti per un attimo tristi e persi nel vuoto -È una storia lunga- Matthew si chiese cosa fosse successo, ma non era il momento giusto per chiederlo. Aveva cose molto più importanti da fare. -Alfred, volevo sapere una cosa- disse in un tono curioso. -Chiedimi tutto quello che vuoi! Io sono l’eroe!-

Matthew alzò gli occhi al cielo, ringraziando il fatto che Alfred non se ne fosse accorto. -Perché vai alla Capitale? E cosa ci facevi nel Paese dei Ghiacci?- Alfred fece una risata forzata. -Matt, queste sono due cose- disse, ma allo sguardo serio di Matthew sembrò capire che non poteva aggirare l’argomento. Aveva anche il presentimento che se avesse detto la verità sarebbe stato aiutato, e decise di ignorare la vocina nella sua testa, tanto simile a quella di Arthur, che gli diceva che solo perché lui tendeva a fidarsi subito di una persona non era detto che questa fosse buona. C’era qualcosa in Matthew che gli diceva che si poteva fidare, forse l’aspetto simile al suo o i lineamenti dolci del viso, questo Alfred proprio non lo sapeva. E poi, non sembrava proprio un sostenitore di Ivan! -Il mio compagno, ricordi, quello che ti ho detto che mi faceva alzare presto…- Matthew annuì -Beh, è un mago ed è stato rapito da Natalia, uno sgherro di Ivan. Devo andare a salvarlo!- -Chi mi dice che non sei una Guardia Reale?- chiese Matthew sospettosamente. Alfred sembrò pensarci su. -A parte il fatto che io sono l’eroe, niente direi- Il ragazzo lo osservò per qualche minuto, soppesando quello che avrebbe dovuto fare, fino a decidersi -Come pensi di fare? Entrare da solo nel Palazzo è un suicidio- -Troverò il modo! Io sono l’eroe!- Matthew alzò ancora una volta gli occhi al cielo. Quel ragazzo non aveva proprio speranza. Povero il mago che deve essere salvato, pensò ironicamente. Alfred era così fisso nell’idea di salvarlo che non aveva effettivamente pensato come farlo! Si alzò dalla sedia sulla quale si era precedentemente seduto -Prepara le tue cose, ci vediamo tra un’ora giù- disse, aggiungendo alla sua voce un tono autoritario che non aveva mai utilizzato prima. -Cosa?- chiese Alfred perplesso. -Ti accompagno. Ho dei contatti alla Capitale con chi ti potrebbe aiutare. Andremo a trovare la Resistenza-





***coffangoloautricecoff***

Alfred: Un capitolo dedicato tutto a me! Finally!

Matthew: Vedi che ci sono anche io...

Gilbert: Non ignorare la mia magnifica presenza!

Matthew: Che fine ha fatto l'autrice?

Gilbert: è rimasta colpita dalla mia magnificenza!

Matthew: ... o qualche indizio lasciato su di te.

Gilbert: ... ehm...

Alfred: Cosa? Che indizi? Io non ho visto niente!

Matthew: meglio così

Gilbert: kesesesese!

Matthew: Comunque, questo è un messaggio dell'autrice: grazie alla consulenza di Starnie e Fuecchan, che ringrazia profondamente...

Gilbert: Non penso che io vi ringrazierò.

Matthew: In uno dei prossimi capitoli IL RATING AUMENTERà A ROSSO

Alfred: Perché sono troppo eroico per un normale rating!

Glbert: Niente affatto.

Natalia: Perché diventerò una cosa sola con il mio fratellone!

Alfred, Matthew e Gilbert: AAAH!

Alfred: Da dove sei comparsa?

Natalia: Tacete. Dov'è Ivan?

Matthew: ... non è qui...

Natalia: Addio.

Matthew: Non vi diremo su chi sarà il rating rosso, ma ci sono alcuni indizi negli ultimi capitoli, quindi non sarà una sorpresa.

Gilbert: Al prossimo capitolo, allora! Un attimo solo... Tu chi sei?

Matthew: ... sono comparso in questo capitolo...

Gilbert: Ah.

Natalia: (ricompare) RECENSITE. E guai a chi supporta quel pupazzo di neve con gli occhi rossi.

  
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