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Autore: Hazel DM    11/04/2011    4 recensioni
Remus e Sirius.
Semplicemente così, dopo la mezzanotte di una notte atipica.
Primo tentativo di lemon, si accettano suggerimenti ^^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Remus/Sirius
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Dedica

 

 

Dedica

Alle WolfStar, che meriterebbero qualcosa di meglio.

 

***

 

 

DOPO MEZZANOTTE

 

 

 

Tutti sanno che per un bravo studente il periodo antecedente agli esami è il più sconsigliato per studiare, dal momento che le nozioni dovrebbero essere stipate al sicuro nella memoria già da settimane; Chi non segue questo metodo rischia di fare una gran confusione.
Remus Lupin era decisamente un bravo studente e il termine "fare confusione" proprio non gli si addiceva in alcun senso.
Per uno come lui era impensabile un eventuale ritardo.
Le sue pergamene, perfettamente raccolte in ordine alfabetico a seconda del tema trattato, erano le più ambite da tutto il gruppo studentesco dei Grifondoro da ben sette anni scolastici ed era molto difficile che potessero in qualche modo contenere un'imprecisione o una dimenticanza.

Per questo motivo quella notte si stava rivelando a dir poco frustrante.
Se James, Sirius o qualsiasi altro dei suoi compagni fosse andato in giro per i corridoi di Hogwarts gridando ai quattro venti che Remus John Lupin, Re dei Secchioni, a sole due notti dall'inizio dei M.A.G.O si trovasse in Sala Comune intento a studiare non una, ma una trentina di pergamene diverse, avrebbero sicuramente ridicolizzato l'idea.

Ecco perché aveva scelto l'ora tarda: voleva assolutamente evitare qualsiasi tipo di attenzione esterna.
Doveva ammettere a se stesso di essersi comportato da incosciente e il solo pensiero gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Perché poi?
Per assecondare le pretese di un viziato egoista con evidenti problemi di priorità.

Così, mentre un caldo appiccicoso lo opprimeva nella divisa scolastica e le lunghe dita iniziavano ad indolenzirsi, al giovane Grifondoro non restava che concentrarsi e sopportare con rassegnazione il lento scorrere dei minuti che invece avrebbe potuto sfruttare per farsi una bella dormita.
"Tutto questo è ridicolo." pensava sempre più seccato "E considerata l'attuale concentrazione, aggiungerei decisamente inutile."

Con uno sbuffo cercò di scacciare il pensiero nefasto dalla mente intorpidita e fece ricorso a tutte le sue forze per riporre piena attenzione sui "Numeri estraibili da nomi propri", tentativo totalmente vano come prevedeva.

Era tardi, gli bruciavano gli occhi e aveva caldo.
Il bruciore d'occhi e l'Aritmazia erano probabilmente le due cose al mondo che meno potevano coesisistere.
Si maledisse per aver aspettato così tanto nel ripasso.
Ma non era solo colpa sua... o almeno... lo era solo per metà.
E a giudicare dal lieve rumore che aveva rotto la quiete perfetta della desolata Sala Comune, l'altra metà doveva essere lì intorno.

Un lieve fruscio. Uno scricchiolio di porta. E un prorompente scondinzolio ai suoi piedi, alternato ad ansiti ritmati e regolari che sembravano emessi appositamente per deconcentrarlo.

"Non adesso, Padfoot.

Per un attimo Remus si domandò cosa diavolo ci facesse Sirius in Sala Comune mentre James, Peter e tutti gli altri degni compari si erano clandestinamente intrufolati nelle cucine sotterranee per compiere azioni di dubbio gusto quali rubare dagli scaffali vecchi dolcetti imputriditi che sarebbero poi serviti per qualche azione punitiva anti-Serpeverde: il fatto che Sirius non stesse partecipando al suo gioco preferito lo insospettì leggermente, ma vista la situazione, preferì fare finta di niente e ignorarlo.

Ardua impresa.

Il grande cane nero ai suoi piedi fece leva sulle zampe posteriori fino a postare il muso sulle sue ginocchia e leccargli festosamente la pancia sotto la camicia immacolata.
"Ho detto, NON ADESSO, Sirius!” ripeté Remus scostando infastidito la controparte canina dell'amico. "Non vedi? Sto studiando."

Ma Padfoot, com'era prevedibile, non sembrava assolutamente toccato dalla nobiltà delle sue intenzioni.
Accostò il lungo muso umido sull'incavo del collo e scodinzolando continuò a ansimargli nell'orecchio, provocando quel solletico insopportabile che mai come in quel momento a Remus era sembrato inopportuno.
"E' proprio necessario?" chiese il ragazzo in tono stizzito, ricordandosi tristemente che di fronte a lui c'era un elemento per il quale, nella maggior parte dei casi, le suppliche erano fiato sprecato.

Appunto.

Il cane gli rivolse uno sguardo falsamente imbronciato, puntando i grandi occhioni argentati dritti nei suoi.
"Non ti puoi sempre vendere così. Quando dico no è no.” disse Remus secco.
L'arma della compassione... credeva davvero che fosse così ingenuo?

...

Un lieve “pop”.
Il fruscio di una camicia e il tocco leggero della lunga ciocca di capelli scuri sulla sua nuca.
Sirius era alle sue spalle, le lunga dita affusolate che gli sfioravano il collo.
"Perché ti sei messo a studiare a quest'ora?" chiese rauco.

Mhh... vediamo... forse finora sono stato troppo impegnato ad “approfondire l’amicizia “ con te?
Che domanda idiota.
Degna del miglior Sirius.

Remus fece mostra di un sorriso sarcastico, che Sirius non colse dal momento che era tutto intento a passargli le dita tra i capelli con fare provocatorio, nello sguardo un luccichio famelico.
"Non sto studiando. In verità stavo cercando di studiare, ma a quanto pare ho calcolato male le mie intenzioni dal momento che la tua presenza e le tue mani lunghe mettono a dura prova la mia concentrazione."
"Stavi cercando di studiare a mezzanotte inoltrata?"
Il tono di Sirius esprimeva diabolica perplessità.
"Ebbene sì. Allora, Sirius, cosa sei venuto a fare veramente?"
"Veramente passavo di qua per caso."
"Ah, certo, capisco."

 

Remus si arrese.

Se fosse esistito un modo per tagliare corto con Sirius, in quel momento si sarebbe sforzato il più possibile di metterlo in pratica, ma purtroppo un modo non esisteva e se esisteva, lui non sapeva proprio quale fosse.
Sperava solo che Sirius lo capisse da solo.
In fondo, che diamine, era anche e soprattutto colpa sua se si era ridotto in quel modo due notti prima degli esami!
Il suo unico sbaglio era stato permettergli di sviarlo da ciò che era più importante in quel momento, ma a tutto c'è una fine.
Ora non era più il momento di giocare.
Avrebbe completato con successo la sua sessione di studio, anche a costo di cacciare Sirius a suon di Maledizioni.
Dicono che l'arma dell'indifferenza funzioni quasi sempre. Ovviamente con Sirius era tutto da stabilire, ma almeno poteva tentare. Sarebbe andato a studiare in un posto più tranquillo e soprattutto perfetto per chi non volesse essere scovato da un ipotetico qualcuno decisamente troppo invadente.
Forse lo stanzino delle scope. Forse la Torre di Astronomia. Ovunque, l'unica cosa importante era che tenersi alla larga da tutti, e soprattutto da Sirius.

La cui presenza non mancava mai di quella potente forza deconcentrante che ogni volta riusciva a spiazzaro e fargli dimenticare tutti i suoi buoni propositi.



Con un movimento brusco Remus si alzò dalla poltrona di chintz che lo aveva ospitato sino a quel momento e raccolse rapidamente tutte le pergamene e i foglietti sparsi qua e là.
Sirius lo guardava accigliato.
"Benissimo. Credo per stasera di aver studiato abbastanza. Ora me ne vado a dormire perché sono proprio stanco."
Si prodigò in un lungo e altrettanto finto sbadiglio e stiracchiandosi forse troppo vistosamente, fece per raggiungere la porta che lo avrebbe temporaneamente condotto al suo dormitorio.

Magari.

Sirius chiaramente voleva la sua compagnia.
O portarselo a letto, opzione ancora più credibile.

"Aspetta."
La sua mano, più rapida del previsto, lo afferrò per un braccio e con presa salda lo tirò a sé facendolo quasi inciampare.
Remus si sentiva leggermente ridicolo, tra le braccia di Sirius come una donnetta qualunque.
"Che cosa c'è ora?" chiese seccato.
"Niente di particolare... " rispose Sirius in tono vago. "E' che solo che sei qui... e sono qui anche io. Magari potevi... cambiare programma"aggiunse cambiando drasticamente tono di voce e sorridendo lascivamente, cinque dita avvinghiate al nodo ben fatto della sua cravatta e le altre cinque premute sui suoi capelli.
Remus lo guardò basito.
"Sirius, non è che se tu ed io ci troviamo nello stesso posto dobbiamo necessariamente andare a letto assieme. E' un po' più complicato..." butto lì mentre osservava la mano destra del suo interlocutore liberare i bottoni dalle asole della camicia uno dopo l'altro.
"E perché?" soffiò Sirius a un centimetro dalle sue labbra "Io lo trovo banalmente ovvio."
"Beh, non sai quanto ti sbagli." disse Remus secco, scostandolo con fermezza e svicolando con non poca difficoltà.

Qualcosa lo tratteneva.
Forse la sua indole poco propensa alla codardia.
Forse l'assenza di chiarezza che da tempo cercava in quello strano rapporto.
O forse, ammise, quella sensualità feroce che Sirius sembrava sempre emanare da tutti i pori.

Ora aveva temporaneamente smesso di braccarlo come una preda e Remus dovette riconoscere che la cosa lo infastidiva leggermente. Cercò di mantenere quel silenzio fatto di sguardi indecifrabili fino a che Sirius non parlò di nuovo.

"Potrei interrogarti."
"Sì certo. E chi mi assicura che non mi salteresti addosso alla prima occasione?"
Sirius sembrò soppesare con attenzione quella domanda, il mento raccolto tra l'indice e il pollice in un gesto spontaneamente elegante.

"Il fatto che non sei poi così irresistibile, nonostante le tue convinzioni." rispose poi maligno, strappando le pergamene di mano a un Remus visibilmente agghiacciato.

Si sedette con noncuranza sulla poltrona e riordinando malamente gli appunti del compagno gli fece segno di avvicinarsi e prendere posto sulla sedia di fronte a lui.
Remus non riuscì a trovare una scusa valida per rifiutare l'invito. In fondo, rifletté, non era poi un'idea così malvagia.
Se Sirius davvero non lo trovava così irresistibile forse avrebbe evitato di assalirlo come una bestia in calore e lui avrebbe approfittato della situazione per rispondere a qualche domanda dei test e concludere in bellezza il ripasso serale.
Quindi si sedette, convinto di aver preso la decisione più giusta. Non che l'avesse del tutto presa lui, ma che importava?

"Allora. Come si ottiene la Quintessenza?"
"Sommando il numero dell'Espressione al numero del Destino."
"E come si ottiene il numero del Destino?"
"Ehm... facile. Riducendo a una sola cifra i numeri che indicano giorno e mese e anno di nascita."
"Scomponi qua. fece Sirius allungando il vecchio libro polveroso di Aritmanzia in direzione di Remus e accennando con il lungo indice a un'equazione lunga quasi un paragrafo e praticamente impossibile da risolvere.
"Sirius, per l'amor del cielo!” gemette Remus girando a sua volta il tomo in direzione del suo interlocutore “Leggi meglio. “Esercizi passatempo per insegnanti preparatissimi”. Questi non sono i NOSTRI esercizi!”
Sirius sembrava offeso.
“Ti prego di perdonarmi... disse con un sorriso sghembo. “Evidentemente ti ho sopravvalutato come studente."
"Evidentemente ti ho sopravvalutato come amico."
"Evidentemente non sei poi così bravo e intelligente come credevi."
"Evidentemente sono solo tue supposizioni, visto che io non mi sono mai considerato tale."
"E allora perché mi propini sempre queste palle ben motivate secondo le quali non avresti nemmeno cinque minuti da dedicarmi?"
"Perché non mi dai mai tregua!" sibilò Remus.
"Credevo di piacerti proprio per questo."
"Evidentemente ti sei sbagliato."
"Forse." disse infine Sirius.

Era dannatamente serio. Chiuse il libro con entrambe le mani e lo gettò con noncuranza a terra. In un balzo estremamente rapido fu praticamente sopra Remus, la mani poggiate sui pomelli della sedia, il viso a un centimetro dal suo.
"O forse... ti piaccio perché nessun altro potrebbe mai darti quello che invece ti do io?"
"E questo da cosa l'hai dedotto, di grazia?"
"Te l'ho già spiegato, non sei così irresistibile come credi. Io porto un po' di gioia nelle tue grigie giornate da studenteLLO ritroso e tu per questo non fai che ringraziarmi, non è così?"
Remus alzò gli occhi al cielo, arreso.
Staccare lo sguardo da quelle labbra così pericolosamente vicine era un' impresa ardua anche per un Grifondoro come lui. Era qualcosa che sconfiggeva le leggi universali e qualsiasi autocontrollo, anche se frutto di sforzi estenuanti. Lasciò che Sirius gli prendesse la mano e la conducesse rapida sulle sue labbra, baciandone il palmo in un modo quasi feroce.
"Ehi!” disse improvvisamente facendo pressione sul petto di Sirius con la mano libera “Se la memoria non mi inganna, hai appena detto di non trovarmi così irresistibile da saltarmi addosso alla prima occasione!"
Sirius lo fissò intensamente, mentre un sorriso spontaneo gli illuminava rapidamente la faccia.
"Non dicevo sul serio. Lo sai che ti trovo bellissimo."
"Dici così solo perché vuoi qualcosa in cambio." disse Remus sperando che il tono di voce non sembrasse troppo triste. Le mani si liberarono istantaneamente dalla salda presa del ragazzo.
"Ancora mi chiedo come diavolo faccio a trovare attraente un simile rompipalle. disse Sirius senza smettere di fissarlo intensamente.

Remus era completamente sconfitto.
Quando Sirius si comportava così diventava impossibile, ma non sapeva perché non riuscisse mai a dirgli di no. Anzi, purtroppo lo sapeva, e la cosa non gli piaceva per niente.
"Forse perché ti sei innamorato di me!” tentò condendo la frase con una nota sarcastica.
Sirius rise divertito. “Naa, impossibile. Se troppo perfettino per i miei gusti.”
Remus sorrise a sua volta, ma sapeva di mentire a se stesso. Ogni volta che lui e Sirius parlavano di relazione o affini il risultato era sempre lo stesso. Che per Sirius loro erano troppo diversi, che una loro eventuale storia avrebbe spezzato inequivocabilmente l'equilibrio perfetto dei Malandrini, che non aveva intenzione di impegnarsi fino ai cinquanta eccetera eccetera.
Storia vecchia.

"Ti voglio. disse Sirius.
Remus lo guardò intensamente negli occhi chiari, donandogli un casto bacio sulla fronte.
"Anche io ti voglio. Ma non possiamo sempre stare ai tuoi comodi."
Per Sirius evidentemente quel lamento non costituiva niente di importante.
"Sai, Remus, tu mi piaci davvero. Tu, i tuoi libri infeltriti e la tua divisa sempre in ordine... sussurrò il ragazzo sbottonando delicatamente la camicia e lasciando che una mano solcasse lentamente il petto bianco, fino a toccarne il costato solcato da qualche cicatrice. "I tuoi occhi strani... Non credo nemmeno che tu sia così dolce e indifeso come sembri, ma forse è la cosa che più mi attrae. ”
Remus soppresse una risatina isterica con uno sbuffo, mentre Sirius si appoggiava sulla sua spalla per mordergli delicatamente il collo.
"Perché non ti lasci andare, Moony? Tutte le volte mi sbatti davanti questo sguardo triste, questo tuo essere sempre affaccendato... tu stai sfuggendo da me, o da qualcosa che ti terrorizza.”
Remus sinceramente non sapeva cosa rispondere. Forse aveva ragione. Forse erano le sue stranezze a spaventarlo, il suo essere così disarmante e maledettamente... Sirius.
Forse erano quelle domande che ogni volta lo lasciavano di ghiaccio, incapace di formulare risposte sensate.

"James e Peter potrebbero tornare."
"No. Ho già parlato con James. E guarda un po', magicamente si tratterrannò in cucina per molto, molto tempo."
"Oh, e così pare che opporti resistenza non serva assolutamente a niente, mi sbaglio?"
"Non sbagli, Moony.”
"Non sai nemmeno tu quello che vuoi, Sirius.”
Sirius tacque per un istante, sciogliendo delicatamente il bottone che stringeva l'attaccatura dei pantaloni dalla sua asola.

Io so pefettamente quello che voglio.”

 

 

***

 

 

 

Sirius quella notte era un fiume in piena.
Lo stava letteralmente divorando con la bocca e con gli occhi, penetrandolo con talmente tanta forza da fargli male.
Non che a Remus quella foga non piacesse, solo che non la concepiva del tutto.
DOVEVA amarlo.
Non poteva fare l'amore così con tutti.
Il corpo di Sirius tra le lenzuola era un’irruente danza di muscoli, arti in tensione, fremiti di piacere disperato. Spingeva con violenza dentro di lui, in un compendio di eccitazione e possessione quasi dolorosa.
Remus lo lasciò fare. Anche volendo non sarebbe riuscito a prendere una qualche iniziativa, meno che mai il predominio. Sirius sembrava in uno stato di trance, gli occhi semichiusi e le labbra dischiuse.
Spingeva con forza e intensità crescente dentro di lui, leccando via due gocce irriverenti che erano fuoriuscite dagli angoli degli occhi.

Da quanto tempo erano lì?
Ore, minuti o secondi?
Remus aveva perso la cognizione del tempo, l'unica cosa che gli interessava era scoprire cosa c'era che non andava. Non era granchè eccitato. Anzi, a dirla proprio tutta Sirius gli stava facendo piuttosto male, con quelle spinte talmente rudi da farlo cozzare con violenza contro il materasso ruvido. Dovette fare più volte pressione con i piedi e spingersi verso il basso per evitare di sbattere la testa contro la testata in ferro del letto. Qualche volta aveva sentito indistintamente le unghie conficcarsi con forza nella sua spalla, aggiungendo piccoli segni rossastri alle cicatrici ben visibili e non era riuscito a trattenere un debole grido che Sirius aveva soffocato con l'ennesimo bacio.
Lo aveva morso, lo aveva rovesciato, lo aveva preso con forza sbattendolo dalla parte opposta del letto e gli aveva gettato la testa all'indietro assalendo il suo collo con le unghie e con i denti.

C'era qualcosa di molto diverso.
Il corpo di Sirius, quel profilo elegante e slanciato sembrava così... adatto.
Sì, adatto. Stavano bene insieme, fisicamente.
In quel momento Remus si accorse che ne era geloso.
Sirius lo teneva saldamente per la vita, aggrappandosi con forza alla pelle arrossata per i troppi morsi.
Non voleva lasciarlo andare.
Afferrò Remus per i capelli e tenne premuta la testa sul cuscino, mentre spingendo con ancora più forza iniziava ad avvertire indistintamente l'apice che stava per raggiungere forse troppo presto.

"Ti amo” ,gridò, e mentre con la bocca lambiva la clavicola di Remus, l'orgasmo lo assalì con la potenza di una tempesta. Venne dentro di lui con un lungo gemito strozzato, mentre pervaso dal piacere strinse con forza il corpo di Remus premendolo contro il suo.

Era in un bagno di sudore e si vergognava per la rapidità con cui aveva concluso il tutto.
Remus non era riuscito a venire ed era accasciato esanime sotto il suo peso, il corpo esile scosso dai fremiti, gli occhi chiusi e le labbra che si dischiudevano a ritmi irregolari. Il rimbombo di quelle due parole, che, ne era sicuro, non erano frutto della sua immaginazione, risuonava insistentemente dentro di lui.
Tutto il resto taceva.
Ne era sicuro.
C'era qualcosa di strano, in Sirius, che doveva assolutamente sapere.

"Hai... hai detto ti amo."

Sirius non rispose. Gli occhi vitrei fissi sul soffitto, i capelli arruffati sul cuscino, il respiro che piano piano si faceva regolare. Ma a Remus non sfuggì quel sussulto malcelato che le sue parole avevano provocato.

Forse erano state le classiche parole preorgasmiche.
Forse una momentanea perdita di coscienza.
Forse si era davvero immaginato tutto.

Rimasero in silenzio per un tempo interminabile, gli occhi di Sirius stavolta fissi nei suoi.

O forse, per la prima volta, qualcosa era davvero andato diversamente.

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

Note finali:

 

In realtà c'è ben poco da aggiungere.
La fic è volutamente senza troppe pretese e il finale è volutamente "aperto" a varie interpretazioni.
Ringrazio tutte quelle persone che mi hanno incoraggiato e bacchettato (ebbene sì, sono circondata da maniaci armati di forchette e coltelli!XD), senza le quali avrei fatto ben poco.
Grazie alle WolfStar che hanno amato questa fic, la dedico a loro con tutto il mio cuore.
Inoltre, un grosso grazie a coloro che leggeranno, un grazie ancora più grande a coloro che recensiranno (potrei anche pagarvi XDD), e un grazie enorme a coloro che realmente apprezzaranno questa one shot, che nonostante qualche luogo comune del fanfiction verse, è difficile da scrivere tanto e forse più di una fic a capitoli.
In poche parole, grazie a tutti coloro che mi hanno dato, mi danno e mi daranno fiducia per le fic a venire.
Grazie di cuore.

 

Hazel DM

 

 

 

  
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