Hermione,
what love feels like?
Sentiva le
lacrime di pura gioia pizzicarle le palpebre
mentre procedeva a lavarsi le mani e le braccia.
Era un miracolo.
Un vero miracolo. Non ci stava negli schemi
che le avevano insegnato da bambina, era fuori ogni logica. Era la
perfezione
della natura che veniva fuori nel suo modo inspiegabile e doloroso.
Aveva appena
fatto nascere il suo primo bambino.
E aveva appena capito che no, tutte quelle ore
di corse tra una lezione e l’altra, tra una corsia e
l’altra del San Mungo, non
erano state una perdita di tempo. Come diceva sua madre? Il gioco
valeva la
candela. Completamente.
Crack!
“Hermione!”
“Harry,
che accidenti ci fai qui?” Harry riusciva a vedere i
pupazzetti nella testa dell’amica indicare quel bel cartello
all’esterno della
porta: ‘Solo personale addetto.’ Ma doveva. Aveva
assolutamente bisogno di
parlare con lei. Aveva una domanda da farle, e solo Hermione conosceva
tutte le
risposte. Il suo sguardo di puro terrore doveva essere sufficiente a
farle
comprendere la gravità della situazione.
“Perché non sei con gli altri di là?
E’ successo qualcosa?”
“Ginnyhadettochemiama”
sputò tutto d’un fiato, senza sapere
bene dove lo avrebbe condotto mostrare tutta questa
vulnerabilità. Ma era
Hermione, e anche se era terribilmente imbarazzante, la sua
Hermione conosceva già
tutta la sua vulnerabilità.
“Oh,”
riuscì a rispondere lei, a metà tra un sorriso di
derisione, e un sospiro di comprensione. “E tu hai risposto
…”
“Grazie.”
“Non
è quella la risposta giusta.” Scosse la testa, ora
trattenendo
a stento una risata. Non era giusto ridere sulle
‘disavventure’ di Harry. No.
Non lo era per niente. Sembrava così disperso, coi suoi
occhioni enormi
dubbiosi e fragili.
“Già
…” morse quel monosillabo insieme al suo labbro
inferiore. “Com’è? Voglio dire, cosa si
prova? Di cosa sa l’amore? Quell’amore?”
Quella
sì che era una domanda. Una di quelle su cui
riflettere una vita intera, una di quelle per cui la risposta corretta
non
esisteva. “Ci facciamo un giro?” lo
invitò indicando la porta. Harry annuì, con
un mezzo ‘yep’ morsicato. Uscirono in corridoio,
stanze di neomamme e presto
mamme da una parte e dall’altra facevano loro da cornice.
Era ovvio. Era
ovvio che avesse così tanta confusione
sull’argomento e che entrasse nel panico dopo una tale
dichiarazione di Ginny.
Era Harry! Non era ancora abituato
ad
esplicite dimostrazioni d’affetto, era ancora
convinto che tutto quello che il mondo gli dovesse fosse un soldatino
nero in
uno sgabuzzino buio, sotto le scale. Maledetti
Dursley! Con Harry bisognava andare piano: prendergli
delicatamente la mano
e stringerla forte, o gettargli le braccia al collo, solo in situazioni
di
estremo pericolo – morte imminente per mano di maghi oscuri,
e robe così.
E non valevano a
niente tutti i discorsi di Silente sul
sacrificio, e l’amore di Lily Evans. Perché Harry
non lo ricordava. Non del
tutto perlomeno. Agli occhi di un estraneo sarebbe parso un paradosso
– il
paladino della Luce contro il Male, armato di solo Amore, non era
capace di
dire ‘ti amo’. Agli occhi di un estraneo, non ai suoi occhi.
“Ascolta.”
Ricominciò lui, mentre Hermione rimuginava una
risposta da dargli – sembrava quasi cercarla vagando con gli
occhi tra il suo
sguardo terso, e i fiocchi colorati appesi alle porte attorno a loro.
“Lo so
che … tu e Gin, e Ron, e Teddy, … voi
… siete … capito, no?” Sì.
Hermione
annuì, sorridendo. Poteva incartarsi in eterno, Hermione
avrebbe capito
comunque. “Ma non … in quel modo. Come faccio ad
essere sicuro che sia amore?”
Di
cosa sa l’amore, Hermione? Rispondi
al tuo migliore amico, al tuo fratellino, rispondi.
“Harry,
oh, è … come … una nuova vita. Ti
completa, e … ti
terrorizza … ma è … vieni, ti
spiace?” Quando rinunciò all’idea di
trovare le
parole giuste, gli porse la mano, che lui accettò volentieri.
Harry si
lasciò condurre dovunque Hermione ritenesse
dovessero andare; purché gli avesse dato una mano a
risolvere il suo dilemma si
sarebbe diretto anche in capo al mondo. Forse, in capo al mondo era
proprio il
posto in cui avrebbe voluto trovarsi in quel momento.
“Oh,
‘Arrì! ‘Ermione!” Harry
spalancò lo sguardo. Non
avrebbe mai creduto di poter osservare da vicino Fleur Delacour-Weasley
con un
capello fuori posto. E invece, ora era in un stato disastroso e
… splendente.
Splendente? Sembrava brillare. O forse era quel fagottino che aveva tra
le
braccia a brillare.
“Harry,
Hermione ti ha raccontato del suo indispensabile
aiuto stamattina?” Hermione arrossì un poco e
abbassò lo sguardo – era il suo
lavoro dopotutto, non c’erano meriti particolari di cui
vantarsi. “Abbiamo
appena finito di fare la presentazione ufficiale con tutti i Weasley,
mancavi
solo tu.” Scherzò Bill.
“Saluta
Oncle ‘Arrì,
e Tante ‘Ermione, amore.” Bisbigliò
Fleur verso il suo fagottino brillante,
prima di porgerlo a Bill.
Il fagottino
conteneva un confetto rosa, con occhi e pugni
stretti. Piccola da far spavento. Bella come nient’altro.
Bill era
semplicemente estasiato.
Mentre si
sporgevano a salutare la piccolina, Hermione gli
sussurrò nell’orecchio: “E’
così. L’amore. Sa di questo.”
Parliamo
onestamente. Non so bene se io debba vergognarmi o
vantarmi di aver scritto questa cosa. E’ più un
sogno senza senso che una vera
e propria one-shot. Ed effettivamente è nata
così, come un’ immagine prima di
addormentarmi. La risposta a quella domanda, che mi tormentava da
quando l’avevo
letta in una fanfiction era proprio questa: una bimba tutta rossa,
appena nata.
Ovviamente
la domanda “What loves feels like?” E la risposta
“It feels like this” sono molto più
esplicite in inglese, e non ho idea del
perché io abbia tradotto con ‘Di cosa sa
l’amore?’, ma mi stuzzicava la
metafora con i sapori … sono strana.
Questa
one-shot è anche la dimostrazione che io posso
concepire storie allegre, e persino canon, e che Harry e Hermione
insieme son
perfetti anche come sorellina e fratellino J
Cosa ne pensate?
Dovrei vergognarmene o andare in giro tutta
fiera di aver immaginato un plot così zuccheroso? A voi la
sentenza.