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Autore: Strega_Mogana    31/01/2006    4 recensioni
Una guerra e un destino che nessuno vuole accettare.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy, Sovrannaturale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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La foresta era silenziosa, cupa e molto vasta.

Facilmente ci si poteva perdere tra quelle distese di alberi secolari, cespugli insidiosi, rovi e altre diavolerie che la natura aveva creato per proteggersi. In pochi riuscivano ad addentrarsi in profondità per attraversarla e ancor meno riuscivano ad uscirne sani e salvi.

Quella foresta era il rifugio della peggiore feccia dell’inferno, demoni, non morti, vampiri, si narrava anche di lupi mammari e strane creature indescrivibili.

Ma poteva contare su Ami che, a tracciare percorsi, era la più abile ed esperta del gruppo, si fidava ciecamente di lei, i suoi studi si erano prolungati per anni nelle antiche biblioteche del regno, aveva letto tantissimi libri, era un vero e proprio pozzo di scienza, quando non stava china sulle mappe, prendeva i suoi alambicchi e iniziava a studiare qualche veleno o altri strani intrugli di cui lei non riusciva neppure a pronunciare il nome tanto era complicato. 

Usagi guardò una dopo l’altra le sue migliori amiche, tutte e quattro pronte a sacrificare la propria vita per la loro causa.

Tutte avevano un motivo per odiare Xazumi con tutte le loro forze.

Tutte avevano perso qualcuno amato e, con loro, anche un pezzetto di loro stesse.

Ami e Minako avevano perso il padre durante la prima guerra contro le forze demoniache di quel mostro, Rei aveva perso il fratello, l’unico parente che gli era rimasto e Makoto aveva perso il suo promesso sposo.

E poi c’era lei, suo padre non era morto in battaglia, non aveva fratelli da piangere e neppure amati persi, lei non era nessuno... non aveva nulla da perdere ma doveva ripagare quel mostro con la stessa moneta con cui stava facendo soffrire la gente. Non sopportava più di vedere le persone inerme davanti al potere distruttore di Xazumi, non poteva più starsene con le mani in mano, non poteva più restare solo a guardare mentre la gente moriva sotto i suoi occhi.

Quando aveva deciso di partire l’aveva fatto contro il volere di molti, tutti le avevano urlato che era una pazza, che non poteva neppure paragonarsi ai grandi poteri di Xazumi, non sarebbe mai arrivata viva al castello nero del demone.

Molti avevano sostenuto che scappava dal suo destino.

Al castello non ci era arrivata, non aveva neppure sfiorato le Terre Maledette, ma aveva viaggiato con le sue amiche per settimane, avevano combattuto, lottato, patito la fame e il dolore per la lontananza dalle loro case.

Eppure avevano scoperto molto sul loro nemico, avevano capito cosa lo spingesse a fare tutto quel male, avevano capito come fermarlo... ma cinque ragazze non potevano farcela da sole.

Avevano bisogno d’aiuto.

Avevano bisogno dell’Alleanza.

E solo la Regina poteva riallacciare i vecchi rapporti.

- Usagi tutto bene?

- Mmmh?

La ragazza si guardò attorno smarrita, ancora intrappolata nei suoi pensieri.

Rei la stava guardando attentamente, quasi preoccupata.

- Ti ho chiesto se stai bene. – ripeté più lentamente.

- Sì, - rispose chiudendo gli occhi e respirando l’aria satura dall’odore pungente della linfa degli alberi e degli animali – stavo solo riflettendo.

Erano nella foresta da tre giorni ormai, viaggiavano molto più lentamente di quanto sperassero, i cavalli che stavano usando erano molto più adatti per percorrere lunghi percorsi di corsa e non per cambiare percorso ogni due ore. Facendo così si stancavano molto più facilmente e dovevano fermarsi in continuazione per farli riposare.

- Sei preoccupata per il nostro ritorno a casa?- chiese alle sue spalle Makoto.

- Più o meno. – rispose Usagi con un sospiro – Sto pensando a come affrontare la Regina.

- Credi che non ti darà ascolto?

- Sono certa che non mi darà ascolto. – puntualizzò con un sospiro ancora più profondo.

- Abbiamo fatto un ottimo lavoro. – constatò Ami – Perché non dovrebbe ascoltarci?

- Perché abbiamo disobbedito ad un suo preciso ordine?- insinuò Makoto.

- Beh solo in parte a dire il vero...- rifletté l’altra –infondo noi abbiamo l’ordine di proteggere...

- Silenzio. – ordinò Usagi fermando il cavallo.

Tutte le altre ammutolirono e si guardarono intorno.

- Rei. – fece Usagi portando una mano all’impugnatura della prima spada.

- Non sento nulla. – rispose pronta la ragazza afferrando due pugnali.

Ami prese una freccia e tese arco mentre Makoto strinse la presa attorno al suo bastone.

Usagi si guardava attorno tesa, aveva sentito solo un debole fruscio... solitamente non avrebbe dovuto preoccuparsi ma quel bosco era ingannevole e dovevano tenere sempre aperti gli occhi.

Un fruscio poco lontano le fece scattare verso destra, tutte concentrate sul bersaglio, tutte all’erta e pronte a combattere, i muscoli tesi pronti per lo scatto, le orecchie dritte alla ricerca di qualche suono insolito, gli occhi sbarrati per captare anche il più misero ed insignificante movimento.

Usagi respirava piano, cercava di fare il meno rumore possibile, improvvisamente si sentì un rumore molto più forte e un’ombra precipitò dal ramo di un albero e si accucciò a terra.

Stavano quasi per colpire quando Ami fermò tutte.

- E’ Minako!

La ragazza bionda alzò lo sguardo, tutte e quattro tenevano ancora puntate contro di lei le rispettive armi.

- Ehi! – fece scandalizzata – Tenete giù quelle armi!

- Maledizione a te Minako! – imprecò sotto voce Usagi rimettendo a posto la spada – Fai più rumore quando torni dalle tue vedette.

Minako era la più atletica e veloce di loro, forse perché un suo antichissimo avo era un elfo. 

Creature meravigliose gli elfi, abili lottatori, forti, resistenti e dalla straordinaria bellezza. Minako aveva solo una piccola parte di sangue elfico nelle vene, ma aveva ereditato la loro velocità, la resistenza, la vista acuta e la loro bellezza. Ora non c’erano più tracce di quelle creature così perfette, solo nelle canzoni dei menestrelli, in qualche poesia e in alcuni racconti: le storie narravano di quanto fossero felici sulla terra degli umani ma, col passare degli anni, gli uomini divennero egoisti ed invidiosi verso al loro fortuna e li cacciarono dalle loro terre costringendoli ad emigrare in zone irraggiungibili dall’uomo.

Minako amava le storie degli elfi e raccontava sempre quella del suo avo, dell’amore che lo legava ad una donna umana, della sua decisione di abbandonare le sue radici elfiche solo per stare con lei, del loro forte legame e della dinastia che nacque con la loro unione. Dal luogo dove venivano lei era una delle ragazze più gettonate: ammirata dalle giovani fanciulle e amata da uomini di tutte le età.

Minako era un perno portante della loro squadra, mentre loro proseguivano nel viaggio lei correva più avanti, saltava sugli alberi e scrutava l’orizzonte per assicurarsi che la strada fosse sicura.

- Tu dici sempre che devo esser silenziosa per non farmi beccare!- tentò di giustificarsi lei andando verso il suo cavallo che galoppava accanto a quello di Makoto.

- Sì, ma solo quando stai spiando i demoni. – ribatté Usagi che non era arrabbiata ma solo spaventata all’idea che avrebbe potuto far del male ad una sua amica. 

- Mi stavo allenando! – rispose l’altra salendo in groppa all’animale.

- Devi sempre avere ragione tu!

- Avanti basta scherzare. – fece Ami – Minako cos’hai visto?

- Un accampamento dei soldati di Xazumi a un paio di miglia da qui, verso nord.

- Cioè vicino alle terre di Re Tobias. – ragionò Ami prendendo il taccuino e segando quella nuova nozione – Fino ad ora non si erano mai addentrati così in profondità.

- Magari staranno cacciando. – presuppose Makoto.

- No, - rispose Minako – era come se stessero cercando qualcuno. Continuavano a borbottare strane frasi nella loro stupida lingua.

- Che genere di frasi?- chiese immediatamente Rei.

La ragazza bionda provò a ripetere quello che aveva sentito, più che altro erano grugniti e strani versi rauchi che, se sentiti la prima volta, potevano esser molto divertenti.

- Allora cosa vogliono dire Rei?- domandò Ami che aveva estratto dalla borsa la sua immensa mappa.

La ragazza mora socchiuse gli occhi traducendo le frasi che aveva sentito.

- Beh.. é molto confuso... Minako non é stata molto brava a ripetere le frasi.

- Grazie mille!- fece offesa l’altra.

- Da quello che ho capito: qualcuno é scappato dalle terre di Tobias, qualcuno che stavano spiando da giorni... e che Xazumi vuole la sua testa mozzata ai suoi piedi.

 - Non c’é modo di sapere chi sia allora. – valutò Minako – Sono molti i nomi sulla lista nera di Xazumi.

- Ami, - fece Usagi che aveva ascoltato tutto il racconto in silenzio – quanto ci porta fuori strada questa nuova deviazione?

La ragazza scese da cavallo e aprì completamente la cartina, prese le sue penne, l’inchiostro e i numerosi suoi strumenti per segnare il percorso e calcolare il tempo.

- Credo che ci vorrà un po’ di tempo. – sorrise Usagi notando la precisione con cui Ami segnava ogni cambiamento – Makoto ci accampiamo qui.

- Perfetto... giusto un’ora fa mi é venuta in mente una ricetta per stasera. – sorrise e si strofinò le mani scendendo dall’animale – Avevo proprio voglia di provarla.

Usagi annuì e scese anche lei da cavallo:

- Rei, Minako...- fece osservando le due interpellate – cercate di capire se i demoni si bloccheranno con le ricerche per la notte e cercate di capire chi cercano. Se é dalla parte nostra potremmo collaborare.

Le due ragazze annuirono e si addentrarono nel bosco in silenzio.

Usagi prese le tende dalla borse appese sui fianchi degli animali e iniziò a preparare l’accampamento, le sue amiche erano fondamentali, senza di loro non sarebbe neppure sopravvissuta un giorno intero.

Minako non era l’unica ragazza “speciale” tra loro, anche Rei aveva doni speciali.

Ma, a differenza della prima, nelle vene di Rei circolava sangue demoniaco.

Da piccola, quando i demoni avevano iniziato la guerra, era stata morsa. Solitamente i morsi dei demoni sono letali ma, miracolosamente, la bambina si riprese. Inizialmente non si vide nessun cambiamento ma, con l’arrivo dell’adolescenza, Rei si era resa conto di riuscire a sentire le auree malvagie dei demoni, capiva la loro strana lingua di ruggiti e, con i demoni più deboli, riusciva anche ad entrare nelle loro menti. Fortunatamente il sangue infetto del demone non aveva attaccato anche il suo cuore puro e la sua anima innocente.

Ognuna di loro era importante, anche Ami con la sua intelligente fuori dal comune e Makoto con la sua forza pari solo a quella di un uomo.

Ognuno era fondamentale nella squadra.. forse, l’unica che non aveva un ruolo ben delineato, era proprio lei.

Aveva seguito per anni i suggerimenti di persone più esperte di lei, aveva lasciato la sua esistenza nelle mani di gente di cui si fidava, aveva lasciato che ognuno prendesse una decisione al posto suo... fino a quando non aveva capito che era stata solo una marionetta, uno strumento da usare come si vuole.

Allora si era ribellata, aveva spezzato le catene che la tenevano imprigionata, aveva iniziato una vita di combattimenti, aveva preso la sua strada... eppure qualcosa dentro di lei urlava che non era ancora finita.

 

***

 

- Quanto mi fanno schifo i ragni!- esclamò con una smorfia disgustata Zoisite togliendosi l’ennesimo aracnide a otto zampe dalla spalla.

- Femminuccia. – lo prese in giro Kunzite con un sorriso beffardo sulle labbra sottili – Per fortuna sei il generale di un esercito.

- Cosa ci posso fare se mi terrorizzano? – cercò di giustificarsi l’altro diventando paonazzo – E, comunque, combatto contro i demoni... non contro i ragni.

- Devi ammettere che i demoni sono molto più brutti dei ragni!- sorrise Jadeite che cercava di non ridere.

- Loro non hanno otto zampette pelose... non camminano silenziosamente verso di te...   –Zoisite rabbrividì tornando a concentrarsi sulla bussola che portava al polso.

Mamoru scosse il capo non sapendo se ridere o pingere: Kunzite e Zoisite trovavo un argomento su cui discutere ogni minuto, anche mentre combattevano.

Il generale si guardò attorno scoraggiato, avevano preso la strada più lunga per arrivare al Regno Argentato, una volta era sufficiente attraversare le loro terre ora, con tutti quei nemici, erano costretti e superare il regno passandoci accanto, attraversando la Valle Rossa e risalendo lungo il fiume Sang... insomma una bella scampagnata! Senza contare che i demoni avevano attaccato il palazzo la notte stessa in cui avevano deciso di partire, erano riusciti a scappare ma non avevano portato con loro molte provviste... detto in poche parole: erano in guai seri.

- Zoisite quanto ci vorrà per uscire da questo posto?- chiese Mamoru guardandosi attorno circospetto.

Il generale scrutò a lungo davanti a se, osservò un attimo la mappa che possedeva, scrisse quattro conti su un misero foglio di carta e poi sospirò scoraggiato.

- Una settimana.... se tutto va bene.

- Il che vuol dire se i demoni non ci trovano e non siamo costretti a cambiare percorso, esatto? – disse Nephrite.

- Sì, esatto. – confermò l’altro.

- Fantastico. – mormorò sarcastico l’amico – Solitamente adoro le foreste ma questa mi mette i brividi.

- Cerchiamo di marciare il più possibile. – disse Mamoru risoluto – Più andremo avanti, più i nostri nemici si stancheranno di cercarci. Se siamo fortunati potrebbero anche pensare che siamo morti qua dentro.

- I cavalli sono stanchi Mamoru. – valutò Jadeite – Non andranno avanti ancora per molto.

- Cerchiamo di fare tutti uno sforzo, va bene?

Gli altri annuirono in silenzio, si fidavano di Mamoru e l’avrebbero seguito ovunque pur di aiutarlo.

Ricordava perfettamente il momento in cui aveva conosciuto gli altri quattro.

Kunzite era stato il suo primo vero amico, forse era per questo che aveva più confidenza con lui rispetto agli altri, era stato il primo con cui si era aperto. Solitamente era circondato da persone che annuivano di fronte a qualsiasi cosa lui dicesse, Kunzite era diverso, non aveva paura di dire la propria versione, non esitava a dire no. Se stava facendo una stupidaggine lui glielo diceva, amava questa sua sincerità, questo suo modo di dire le cose come stanno realmente.

Poi c’era Jadeite, il figlio timido del primo capitano delle guardie di palazzo, conosciuto quando aveva solo dieci anni.

Suo padre sognava un grande futuro da soldato per il figlio, ma Jadeite estraeva una spada solo se costretto a lottare, é molto più pacifico. Un disonore per il padre... lui lo ammirava per i suoi modi pacati e per la sua razionalità.

La versione opposta di Jadeite era Nephrite; impulsivo e molto testardo, un vero e proprio soldato. Lui veniva da una famiglia povera del regno, era entrato nell’esercito solo per poter sfamare la madre malata. Quando questa é morta Nephrite si era reso conto che il lavoro del soldato gli piaceva parecchio, che non lo faceva solo per i soldi ed era rimasto, si erano avvicinati quando avevano sedici anni entrambi. Lui era stato il primo soldato a batterlo a duello, da quel giorno si erano sempre allenati assieme imparando molto l’uno dall’altro.

L’ultimo arrivato del gruppo era Zoisite, conosciuto durante una noiosissima festa di politici e diplomatici, avevano solo diciotto anni. Zoisite era venuto come ambasciatore di una delle colonie del regno e non sapeva neppure come comportasi visto la giovane età. Mamoru l’aveva avvicinato perché con gli altri si sentiva a disagio, avevano parlato molto, tutta la sera instaurando subito una buona complicità.

Fu qualche mese dopo che si rese conto che il gruppo dei quattro generali si era formato quasi in autonomo.

Ora erano uniti, avevano lottato assieme, avevano protetto il palazzo fino all’ultimo ma era arrivato il momento di abbandonare il regno e chiedere aiuto alla Regina.

Già.. la Regina... lui ricordava solo un’immagine sfuocata di quella donna.
Ricordava d’averla vista quando aveva sei anni, durante una festa.

Improvvisamente sentì un formicolio salirgli lungo le gambe, inizialmente diede la colpa al troppo cavalcare ma il suo cervello gli stava giocando un brutto scherzo... era come se avesse avuto ancora sei anni.... era a quella festa, seduto accanto al padre... la Regina si era avvicinata a lui, gli stava sorridendo mostrando i denti perfetti e bianchi come l’avorio più prezioso. Indossava una lunga veste celeste, era bellissima, una luce argentata l’avvolgeva come un caldo abbraccio, in testa portava una slendida corona d’argento, finemente lavorata a mano, un diamante grosso come una noce stava al centro e brillava riflettendo la luce del sole.

Si sentiva così intimorito da quella donna, il potere che emanava era palpabile, la vide alzare una mano ed accarezzargli una guancia.

- Diventerai un grand’uomo... – aveva mormorato con la sua voce melodiosa.

Il suo tocco era caldo... come se fosse di fuoco puro... aprì di nuovo la bocca ma la voce che uscì non era proprio quella della Regina.

- Terra chiama Mamoru.... Terra chiama Mamoru... rispondi Mamoru...

Il comandante sbatté un paio di volte le palpebre disorientato, ritrovandosi all’improvviso nella foresta.

- Chi? Cosa? Come? – mormorò chiudendo gli occhi per riordinare le idee.

- Benissimo, - borbottò Kunzite sarcastico – abbiamo perso Mamoru.

- Ehi stai bene?- chiese più gentilmente Jadeite.

- Sì...- balbettò l’altro passandosi una mano tra i capelli – devo solo esser stanco.

- E’ meglio accamparci qui. – fece Nephrite saltando giù da cavallo – Io vado a prendere la legna per il fuoco, dovremmo esser abbastanza lontani dai demoni, non ci vedranno.

- Io preparo le tende. – fece Zoisite.

- Io lego i cavalli. – echeggiò Jadeite.

- Mamoru... – sussurrò Kunzite avvicinandosi all’amico che nel frattempo si era seduto ai piedi di un albero – sei sicuro di stare bene?

- Tranquillo Kunzite, - mormorò con un debole sorriso – sono solo stanco.

- Eppure non mi sembri stanco.

- Mi fai anche da madre adesso?- scherzò lui tirandosi in piedi – Sto bene ti dico.

- Come vuoi tu. – fece l’altro più sollevato – Andiamo a dare una mano Zoisite... prima che arrivi un ragno facendolo urlare come un matto.

- Vi raggiungo subito. – gli rispose Mamoru osservando l’amico che raggiungeva Zoisite per montare le tende, fece un profondo respiro e si appoggiò all’albero ancora intontito, fino a quel momento non aveva mai ricordato i particolari del suo incontro quel quella donna, era troppo piccolo per ricordare cosa gli avesse detto o come era vestita. Eppure, in un attimo, aveva ricordato ogni particolar... era stato travolto da quei ricordi.

La Regina segnava sempre le persone che incontrava... questo si diceva nel mondo, dicevano che ti entrava dentro era come se ti marchiasse nel profondo, non vi aveva mai ceduto realmente ma, dopo questa specie di visione, dovette ricredersi.

Non era mai stato sicuro al cento per cento di quello che stava facendo, non era certo che la Regina fosse abbastanza potente per aiutarli, ma ora non aveva più dubbi. 

Solo lei poteva porre fine a quella storia. 

   
 
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