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Autore: reb    14/04/2011    6 recensioni
-Scorpius, posso rimanere stanotte?-
-Credevo fossi qui apposta.- risposte lui alzando un sopracciglio stupido e voltando leggermente la testa. Era infatti di spalle, tutto intento ad allacciarsi le cerniera dei jeans. […]
-Mi sembrava scortese non chiedertelo.- rispose arrossendo di nuovo.
-Potter, mettiamo in chiaro una cosa. Ho comprato questa casa perché mia madre stava diventando una chioccia e…beh il Manor era troppo stretto per me e mio padre, insieme, ma anche per te, ok? Dio non credo a quello che sto per dire, ma…considerala anche tua, va bene?- e lasciò la stanza, fumando a grandi boccate borbottando qualcosa di indistinto, ma che suonava come “Guarda cosa mi tocca dire”.
[estratto del capitolo 1]
Sono passati quattro anni da "Suicida coraggio...Serpeverde" e troviamo Lily e Scorpius ancora insieme, famiglie comprese nessuno escluso, nonostante le più infauste previsioni.
I problemi di sempre non mostrano di volersi eclissare, fratello geloso in primis. Ma stavolta non c'è Hogwarts a tenerlo lontano, perchè la vita vera li aspetta. Una vita vera fatta di donne incinte e nuovi amori, zii fuori di testa e inaspettate amiche. Stranamente perfino di babbani, perchè col destino non si può mai dire...
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dad, I'm fall in love! Ehm...ops DAD!'
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Lily sbuffò trascinandosi dietro il pesante baule di Hogwarts come una babbana qualunque. Ma cosa non si fa per lo Statuto di Segretezza Magica. Cosa non si fa per il proprio ragazzo. Cosa non si fa per un po’ di pace.
La sera, però, portava con se quel delicato alito di vento che rendeva anche il caldo umido del giugno londinese accettabile e piacevole per chi, come lei, era rimasta chiusa in un soffocante scompartimento privo di qualunque grandiosa scoperta tecnologica quale l’aria condizionata o i vetri oscurati, che non tolgono il caldo, certo, ma almeno ti permettono di riposare in pace con la faccia contro il vetro fresco senza nessun molesto raggio di sole diritto negli occhi.
Anche perché di molestie era pieno il treno. Primini esagitati che avevano irrispettosamente tentato di rubarle quello che da anni, da anni, era il suo scompartimento. Ragazzini così bassi da rivaleggiare con i nani l’avevano spintonata mentre scendeva dal treno, rischiando di farla cadere. Stupidi idioti che forti del loro status di quelli al settimo, le avevano rivolto stupide e goliardiche battutacce di cui avrebbe sicuramente fatto a meno.
Tutto quello non aveva fatto altro che peggiorare il suo mal di testa, che la perseguitava da giorni, ricordandole che quello non era un anno come tutti gli altri. Che quello era L’Anno.
E il dover essersi trattenuta, l’aveva promesso mannaggia a lei!, e non averli potuto schiantare come avrebbe voluto, non averli potuti nemmeno colpire alla babbana, ma essersi dovuta limitare a lanciare sguardi altezzosi e sdegnosi come la migliore delle Serpeverde, che lei nemmeno era, aveva peggiorato ancora di più la sua emicrania.
Erano finiti gli anni in cui suo fratello James l’aveva presa sotto la sua ala protettiva, allontanando mosconi irritanti e primini dagli occhi luccicanti di fronte al suo cognome.
Erano finiti anche gli anni in cui il suo ragazzo Scorpius l’aveva presa a sua volta sotto quell’ala protettiva, ala di un’altra Casa, molto più intimidatoria e silenziosa, ma per questo molto più efficace, allontanando chiunque non potesse definirsi veramente un amico. Qualcuno di cui fidarsi e a cui voler bene.
Per un attimo Lily ripensò al putiferio causato dalla sua relazione con il giovane Malfoy.
Alcuni avevano scosso la testa aspettandoselo da anni, tra questi Al e Domenique, sua cugina e per qualche strano caso anche migliore amica, nonostante da anni vivesse più in Francia che in Inghilterra.
In pochi avevano espresso le loro più sincere felicitazioni, nemmeno si fossero sposati, come le ragazzine dei primi anni che vedevano in Scorpius, nei suoi rari e bellissimi sorrisi, nei suoi capelli di luna, nei suoi occhi chiari e nei modi eleganti il perfetto principe azzurro, come lei aveva fatto tanti anni prima, e come forse continuava a fare tuttora, pur vedendone difetti e stranezze.
In molti avevano gridato allo scandalo. Aveva rovinato la reputazione dei Potter, avevano detto. Era stata sedotta, sicuramente ingannata dalla sua giovane età e dell’aspetto del ragazzo, dal peggiore nemico di sempre.  Si sarebbe ritrovata incinta e abbandonata nel giro di pochi mesi, avevano detto quelle care ragazze che avevano girato attorno, alcune di loro ancora lo facevano, aspettando solo un suo cedimento le stronze, al suo ragazzo. Al suo ragazzo, per la miseria!
Qualcuno aveva rischiato il decesso. Nell’ordine suo fratello, Scorpius, suo padre e…di nuovo Scorpius.
Qualcuno ci aveva bevuto sopra, ridendo sadicamente e offrendole l’occasione della vita, Draco Malfoy.
Qualcuno, invece, aveva rischiato un tracollo emotivo. Un infarto. Una crisi isterica. Un ricovero con biglietto di sola andata per il miglior manicomio, babbano o magico che fosse a quel punto non faceva differenza, purché la finisse con quegli attacchi psicopatici. E stranamente questo qualcuno non era suo padre. Non era il padre di Scorpius. Non era sua madre. Non era la madre di Scorpius. Non erano i nonni di nessuno dei due. E nemmeno suo fratello.
No, quella povera anima che, veramente, aveva rischiato di rimanerci secco venendo a sapere del fattaccio, come tuttora si riferiva alla sua storia, era stato zio Ron. E Rose di conseguenza visto che le aveva reso la vita impossibile per mesi prima che zia Hermione, esasperata, lo minacciasse e schiantasse ogni volta che apriva bocca al riguardo.
Lily, immersa nei ricordi, ne aveva approfittato per riprendere fiato prima di ricominciare a trascinare faticosamente il suo baule.
Accidenti perché non poteva usare la magia? Proprio in un quartiere babbano dove trovarsi la sua meta? Almeno quel gentile tassista era riuscito a lasciarla proprio davanti al vialetto che conduceva alla casa.
Mammaggia a lei che voleva fare una sorpresa…
Con un ultimo sbuffo depositò i bagagli, non le erano mai sembrati così tanti prima, e suonò il campanello.
-Ma che…?-
-Sorpresa amore!- urlò Lily saltando al collo del suo ragazzo che, tutto scompigliato, gli occhi ancora assonnati e caldo di sonno, le aveva appena aperto la porta.
-Che fai qua, Lily?- chiese stupito non prima di aver ricambiato la stretta e il suo bacio.
Cavoli quanto le era mancato baciarlo. E stringerglisi addosso. Se avesse aspettato un solo altro giorno per andare da lui, probabilmente, avrebbe dimenticato anche il suo odore.
Per colpa della scuola, che lui aveva già finito da due anni e che lei aveva appena concluso, era arrivata da lui fresca fresca di MAGO, non si erano potuti vedere spesso. E nell’ultimo mese non l’avevano potuto fare affatto. Non vederlo per un mese, trenta fottutissimi giorni erano sembrati durare anni e poche secondi insieme, invece di una sola delle due opzioni in condizioni normali, l’aveva resa ancora più isterica di quanto già non avessero fatto i MAGO.
-Avevo voglia di vedert…che diavolo…- il tono dolce della ragazza era sfumato in quello arrabbiato che solitamente riservava solo per le occasioni migliori.
Scorpius si guardò intorno irritato da quel tono isterico che feriva le sue orecchie ancora pregne del delizioso silenzio del sonno.
-Ti pare il modo di presentarsi alla porta? E se non fossi stata io, razza di idiota? Se fosse stata una stronza che distribuisce volantini o…-
Con un ghigno che lo faceva assomigliare pericolosamente a suo padre, ma che lo rendeva così sexy dannazione, le si avvicinò veloce, stringendo appena la presa sui suoi fianchi.
C’era una cosa che dopo anni, quattro anni, insieme la prendeva sempre alla sprovvista: i suoi baci. E non perché non la baciasse mai, non perché non le desse mai il tempo di scostarsi se avesse voluto e nemmeno perché fosse sempre così incredibilmente attraente. Oh no, la lasciava sempre fiato il modo in cui la baciava. Era come se, ogni volta anche dopo quattro anni, fosse la prima.
E al diavolo se la cosa era così sdolcinata da schifarsi da sola solo per averlo pensato. Era la verità che più vera non si poteva.
Prima si avvicinava e lambiva il labbro inferiore, leggermente più pieno dell’altro e che le era sempre parso sproporzionato prima. Lo tirava piano e poi…poi arrivava il bacio vero. Quello che ti fa sciogliere le ginocchia e la costringeva sempre, anche dopo quattro anni, ad aggrapparsi a lui, ai suoi vestiti.
O alle sue spalle, se come in quel caso non aveva niente addosso.
ASPETTA! Lily dannazione non ha nessuna dannatissima maglietta! Ed è venuto ad aprire come se nulla fosse e…ora ti vuole distrarre quel maledetto Serpeverde.
Perché si, anche se erano due anni che si era diplomato rimaneva un dannatissimo scorretto Serpeverde che baciava da dio, accidenti a lui.
Dopo un mese che non lo vedeva, un mese per la miseria, Lily dovette far violenza su se stessa, sul suo corpo e sulla sua ragione per staccarsi da lui, dalle sue labbra, dalle sue braccia e da quel profumo che aveva rischiato di dimenticare, perché non era giusto.
Non era giusto che il signorino si presentasse alla porta in boxer e ancora caldo di sonno, con i capelli scarmigliati e gli occhi languidi, bello ed eccitante come non mai, e la passasse liscia. Anche se alla porta era lei, la sua fidanzata.
-Gelosa, piccola?- il sogghigno nulla toglieva a tutta quella bellezza scompigliata che si trovava davanti, anzi la rendeva ancora più…
Stop Lily! Si sgridò mentalmente.
Se voleva far valere le sue ragioni pensieri del genere non erano appropriati. L’avrebbero solo fatta sciogliere come una dodicenne.
-Dentro.- abbaiò vedendo lui fare un passo fuori dalla porta per ripendersela tra le braccia e una dannata passante rallentare per godersi lo spettacolo. Non si sarebbe stupita se quella pervertita avesse l’acquolina in bocca e pensieri indecenti in testa.
Cavoli quei pensieri li aveva anche lei. E l’acquolina pure…
Lily stava di nuovo sbuffando dietro al suo dannatissimo baule, cosa ci avesse messo dentro era un mistero visto che a settembre non pesava così tanto, dal momento che aveva impedito a quel deficiente di rimanere fuori un attimo di più. E quella…donna, che avrebbe potuto essere sua madre cavoli, mica se ne voleva andare!
-Sei eccitante gelosa, lo sai?- le sussurrò da dietro in un orecchio, allacciandole le braccia intorno alla vita.
-Non sono gelosa!- che fosse dannata se lo avesse ammesso.
-Sei un cretino ti pare il modo di presentarsi, brutto…- si era girata e aveva sbagliato.
Quante volte l’aveva già giocata in quel modo? Quante volte l’aveva zittita?
Il labbro inferiore era già sotto attacco e il suo corpo invocava la resa incondizionata.
Erano pur sempre trenta giorni che non lo vedeva. Era pur sempre di quell’angelo biondo che stavamo parlando. Era pur sempre…
Oh al diavolo tutto. Era Scorpius, quello a cui aveva dato il suo primo bacio. Quello con cui aveva fatto l’amore la prima volta. Il suo ragazzo. Così sexy e persuasivo.
E lei lo aveva già respinto un volta, pochi minuti prima. Aveva fatto il suo dovere di ragazza gelosa, ma che non lo ammetterebbe mai, no? Aveva salvato le grazie del ragazzo, del suo ragazzo, da quella maniaca attempata e adesso era tutto per lei.
Che crepasse quella vecchia. E il mondo esterno con lei. Che crepasse anche la voglia di dirgliene quattro. Ora aveva decisamente di meglio da fare.
 
 
 
 
 
 
 



 
 

***




 
 
 
 
 
 
 
-Non che mi lamenti, Lily, ma cosa fai qua?-
Era passata un’ora dal suo arrivo in quella casa. Un’ora decisamente ben spesa in quella casa, e certamente non a visitarla o a fare giochi di società.
La ragazza strusciò languida la guancia ancora arrossata contro il petto del ragazzo.
Dio se gli era mancato. E non tanto il sesso, per la miseria anche quello, ma stare così insieme in un letto, abbracciati e tranquilli. Incuranti di tutto il resto.
Scorpius le tirò piano una ciocca di capelli, come faceva quando lei era bambina che portava ancora i codini e lui era solo l’amico di suo fratello Al e il suo Principe Azzurro, ricordandole che aspettava una risposta.
-Mi mancavi.-  rispose a occhi chiusi.
-Ci saremmo visto oggi pomeriggio. Venivo a prenderti a casa, no?-
Aveva ragione. Avevano appuntamento subito dopo pranzo, ma non aveva resistito al desiderio di vederlo. E sentire il suo profumo e baciarlo.
E poi…
-Avevo bisogno di un po’ di tranquillità.-
Erano anni, ormai, che non provava a mentire con lui. Non se non era strettamente necessario.
-E’ bello sapere quanta considerazione hai di me.- rispose lui, fingendosi risentito.
Gli veniva bene quella parte. Il principino era perfettamente capace di fingersi un piccolo lord irritato e indispettito, pronto a battere i piedi per ottenere quello che voleva. Ma non reggeva. Solo chi non lo conosceva bene poteva credere a quella pagliacciata. Era troppo orgoglioso per fare realmente, per le cose che davvero gli interessavano e con persone che riteneva degne della sua sincerità, capricci o dimostrazioni di superiorità.
Ma era abbastanza viziato per conoscere quel ruolo. E Lily era troppo intelligente, e lo conosceva bene, per non capire che stesse scherzando. Era un privilegio quello, erano pochi quelli che potevano dirsi così vicini a lui da sentirlo scherzare o fare battute. O ridere. E con lei rideva spesso, l’aveva sempre fatto, ma ogni volta era una piccola scintilla di luce, capace di illuminare anche l’angolo più buio.
-A casa mi avrebbero riempito di domande e cibo. Sarebbero arrivati cugini e zii e i nonni. Gli voglio bene, lo sai, ma oggi…avevo bisogno di silenzio. Di dimenticare quegli incubosi MAGO e…di un tuo abbraccio.-
Non lo aveva guardato mentre parlava, fissando ostinatamente un punto preciso di quel corpo chiaro che l’aveva sempre attratta per qualche strano motivo. C’era una lieve cicatrice sulla sua scapola, appena più rosata in quel mare di marmo caldo.
In casa sua le cicatrici erano famose, ma le avevano insegnato fin da bambina a non dare peso a quella di papà anche se, lo sapeva, conosceva quelle storie incredibili, quella era speciale.
La cicatrice di Scorpius non era a forma di saetta. Non spillava sangue nei momenti di pericolo. Non gli faceva venire gli incubi. Non era il simbolo di quello che suo padre, Harry Potter, rappresentava.
Era solo una cicatrice. Vecchia e innocua. Non troppo piccola, ma nemmeno troppo visibile. Era un segno delicato, largo non più di un paio di millimetri e lungo fin sulla spalla, come tutto di lui tranne il carattere. Quello, come quello di ogni Malfoy, a volta aveva fin troppi spigoli.
E non era stato un pazzo omicida a fargliela, ma una partita di Quidditch particolarmente agguerrita. Niente di speciale, ma che sempre calamitava il suo sguardo. Come quella di suo padre faceva con tutti gli altri.
-Sei l’unica che a diciotto anni ancora arrossisce.- commentò vago lui, passandole un dito sulla guancia rossa come i capelli.
Lily sorrise, solo con lui continuava ad arrossire. Normalmente aveva smesso di farlo a tredici anni. Anche se…beh anche con Draco Malfoy non riusciva a impedirselo, doveva essere qualcosa di genetico appartenente alla famiglia Malfoy. E Scorpius si irritava sempre quando succedeva. Era capace di mettere il broncio davvero, mentre suo padre ghignava divertito alle spalle del figlio.
-Anche Rose arrossisce ancora. E lei ne ha venti, di anni.- borbottò in risposta, leggermente stizzita di quella debolezza.
-Ma tua cugina è ancora vergine, quindi non conta.- rispose lui con un sogghigno nella voce.
Ecco, quello era uno dei tanti spigoli del suo carattere. Il fatto che Rose e il ragazzo non andassero troppo d’accordo, poi, non aiutava a smussarlo, visto che si andava a sommare all’irritazione che Scorpius provava ogni volta che si trovava troppo vicino e per troppo tempo a contatto con il ramo Weasley della famiglia. Il signor Malfoy una volta le aveva fatto notare divertito che quello era l’unico ramo della sua famiglia. Battutaccia in effetti cui lei aveva risposto a tono, ma sapeva che Scorpius non sopportava zio Ron, non tutta la famiglia.
-Comunque io non ti ho chiesto come è andata solo perché avevo di meglio da fare.- continuò con lo stesso sogghigno che aveva riservato a Rose e alla sua povera vita privata.
Ma se aspetti il grande amore, quello che perfino tuo padre approva incondizionatamente e con un caldo sorriso, beh non poteva essere altrimenti.
Per tutta risposta Lily gli tirò un delicato pugno nello stomaco, visto che un calcio più in basso non riusciva a darlo a causa della posizione, e fece per alzarsi.
-Inoltre so già che sei stata fantastica.- le baciò una spalla quando ormai lei era seduta sul bordo, prima di lasciarla andare.
Il maledetto sapeva farsi perdonare…
-Non ho detto ai miei che venivo qua, però. Anche se credo che ormai lo immagineranno.- gli urlò dal bagno.
-Al ci avrà coperti, no?- rispose incurante lui, di certo non sarebbero venuti a cercalo a casa.
La ragazza intanto stava tentando di sistemare i capelli, con un’espressione scettica sui risultati. Se il bel colore era quello di nonna Lily, e non quel rosso carota-Weasley per fortuna, papà aveva comunque voluto metterci il suo contributo. Infatti erano un groviglio ribelle che si piegavano in ricci definiti solo dopo un paio di incantesimi e cura costante.
Quindi non si sorprese quando al posto del bel taglio che aveva quella mattina, per cui aveva impiegato mezz’ora come ogni giorno, aveva i serpenti di Medusa. Forse avrebbe dovuto tagliargli, anche se viste le teste di suo padre e James, perché Albus aveva i capelli lisci come chiodi, non era proprio il caso.
Anche in quello stato erano meglio dei loro. Mai che Scorpius riuscisse a evitare di conciarla in quello stato.
-Scorpius, posso rimanere stanotte?- chiese poi, rinunciando all’impresa e limitandosi a legare i capelli in una coda, e affacciandosi dalla porta del bagno.
-Credevo fossi qui apposta.- risposte lui alzando un sopracciglio stupido e voltando leggermente la testa. Era infatti di spalle, tutto intento ad allacciarsi le cerniera dei jeans, perché da alcuni anni aveva anche imparato a vestirsi da babbano e visto dove abitava doveva farlo, con una sigaretta tra le labbra.
Come facesse a fumare e parlare contemporaneamente, per Lily, era tuttora un mistero, anche se già lo faceva a scuola. Ma che diavolo importava? In quel momento quanto era così…STOP!!
Non poteva mettersi a fare pensieri del genere ogni due minuti, anche se trascinarlo di nuovo a letto era un’idea davvero, davvero, allettante. La stava trasformando in una pervertita ninfomane.
-Mi sembrava scortese non chiedertelo.- rispose arrossendo di nuovo.
-Potter, mettiamo in chiaro una cosa. Ho comprato questa casa perché mia madre stava diventando una chioccia e…beh il Manor era troppo stretto per me e mio padre, insieme, ma anche per te, ok? Dio non credo a quello che sto per dire, ma…considerala anche tua, va bene?- e lasciò la stanza, fumando a grandi boccate borbottando qualcosa di indistinto, ma che suonava come “Guarda cosa mi tocca dire”. A disagio, usava quel passo veloce solo quando era a disagio, sparì oltre la soglia in un soffio. Perché un Malfoy non arrossisce.
 
 








 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
Salve a tutti! Eccomi con una nuova fic quando ancora “A modern myth” è da concludere, anzi sembra in fase di stallo.
Insomma sono pessima, ma mi manca un po’ l’ispirazione. Non voglio buttare via una storia che fino a questo momento mi sta dando tante soddisfazioni e a cui mi sto affezionando un sacco.
Ma non la abbandono, eh? Lo giuro lo giuro!!
Potete comunque mandarmi maledizioni o solleciti per l’aggiornamento, io lo faccio continuamente, ma non riesco a finire il nuovo capitolo. Spero porterete ancora pazienza, anche se ho visto che purtroppo l’ultimo non è piaciuto molto. Mi lasciate almeno un’altra recensioncina?
Ok ora smetto di mendicare perché mi sto facendo pena da sola e passo a parlare di questa storia.
Come avete visto fa parte della serie “Dad, I’m fall in love! Ehm…ops DAD!” e racconta delle vicende di Lily e Scorpius. I cari pargoli hanno quattro anni in più di quando li abbiamo lasciati e come potete vedere stanno ancora insieme. In realtà ancora non so dove andrò a parare, come ogni volta che mi metto a scrivere, ma prometto che finirò anche questa. Anche se gli aggiornamenti saranno un po’ lentini, visto che mi sono promessa di dare la precedenza a “A modern myth”. Ormai è questione di principio. Quel maledetto capitolo deve uscirmi dalle dita prima di sabato, dovessi mettermi a scriverlo di notte fosse necessario!!
Ah, il titolo è un po’ stupido, lo so, ma è riferito all’introduzione alla serie, che finiva proprio con queste parole, nel caso vi foste chieste se fossi improvvisamente impazzita del tutto (quello ormai lo sono da anni J).
Beh vi saluto, mi lasciate un commentino-ino-ino?
 Vi preeeegooooooooooo!! Posso trasformarsi in un pinguino di Madagascar “carina e coccolosa” su richiesta.
Un bacio, Reb.




   
 
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