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Autore: Kat Logan    15/04/2011    11 recensioni
Terza parte della mia "saga" sulla coppia Haruka e Michiru.
La morte ritornerà all'attacco, riuscirà a prendersi la piccola Hotaru? Se il dubbio vi attanaglia è qui che troverete le risposte che state cercando!
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Hotaru/Ottavia, Michiru/Milena, Setsuna/Sidia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mio ultimo respiro, per te.'
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Michiru e Haruka erano scombussolate dal racconto di Saturn.
Per tutto quel tempo non avevano pensato alla loro amica Sailor Pluto. Avevano dimenticato ogni cosa, ogni dettaglio, ogni scontro.
Avevano avuto un blackout e nessuno aveva riacceso la luce fino a quel momento.
"Mi domando cosa le sarà successo..."
Lo sguardo della ragazza del mare era pensieroso mentre si spazzolava i lunghi capelli davanto allo specchio.
"Non so nemmeno come potremmo scoprirlo. Insomma...è lei che ci fa attraversare le dimensioni, noi non sappiamo dove sia finita!"
Haruka girava avanti e indietro per la stanza come se fosse in una sala d'attesa all'interno di un ospedale.
"Hotaru ricordava tutto e non ce lo ha detto? ma che ha in testa quella ragazzina?!" La bionda continuava a brontolare.
Michiru non sapeva più se parlava con lei o a se stessa, decise comunque di rispondere.
"No, lei ha solo visto scomparire Setsuna, ma tutti gli avvenimenti ce li ha dovuti raccontare Sailor Saturn perchè solo lei ricorda tutto ciò che è accaduto. Comunque...non essere troppo severa con lei, è una ragazzina...è innamo..."
"Non usare quella parola, ti prego!"
"Devi affrontare come stanno le cose Haru..."
Venne nuovamente interrotta dalla ragazza che canticchiava comprendosi le orecchie per non sentire.
Michiru si alzò dalla sedia. 
Appoggiò la spazzola al comò e si diresse verso la bionda.
Le afferrò le mani e le strinse nelle sue, scostandole dalla sue orecchie. 
"Amore...rimarrà comunque la tua bambina, la nostra bambina, ok?"
I suoi occhi color oceano erano limpidi e sereni, quel mare piatto trasmise la sua calma al vento impetuoso.
"Voglio solo non le venga fatto del male..."
"Non possiamo proteggerla per sempre...non da cose come i ragazzi, le cotte, l'amore...non possiamo combattere anche contro i sentimenti!"
"Oh Michiru..." 
"come fai sempre a dire le cose giuste?"
 
 
Nell'altra stanza Saturn si era di nuovo addormentata ed Hotaru aveva ripreso il controllo di se stessa.
Un bisogno impellente però stava scalciando dentro di lei.
Non sapeva se era qualcosa di suo o un avvertimento dell'ospite indesiderata con cui condivideva il suo corpo.
"Devo tornare dove Jack mi ha portata la notte di Halloween"
Si alzò come una saetta e si diresse da Haruka mentre già si stava infilando il capotto nero.
"Papà prendi la moto? Dobbiamo andare in un posto!"
"Oddio..." gli occhi della bionda brillarono. 
"L'hai sentita?!" domandò incredula e in preda alla felicità fissando Michiru "Mi ha chiesto di fare un giro in moto!"
"oh santo cielo, un'altra patita di motori in famiglia!"
Michiru alzò gli occhi al cielo. "Fate attenzione!" esclamò facendo per tornare alle sue faccende.
Hotaru però si ricordò del mare, di quel posto che le fece venire in mente sua madre.
"No, mamma vieni anche tu, ti piacerà!"
"Allora prendo la macchina!" Disse Haruka scattando.
Era così eccitata per quella gita improvvisa che uscì senza coprirsi.
"Ti prenderai un raffreddore!" le girdò dietro la sua ragazza, mentre indossava un lungo cappotto blu con il cappuccio in pelo dello stesso colore che sollevò sui lunghi capelli.
 
Le tre salirono in macchina.
La morettina indicava loro la strada che aveva fatto qualche notte prima in sella alla moto di Jack.
Le sembrava di sentire ancora il profumo del ragazzo.
L'asfalto scivolava sotto le ruote della macchina sportiva, ad un certo punto però, Hotaru non riconobbe più la zona. 
Sapeva benissimo che la strada imboccata era quella giusta, ma inspiegabilmente, dopo la curva che avevano appena passato, il paesaggio era totalmente cambiato.
Com'era possibile che fosse scomparso tutto all'istante da sotto i suoi occhi?
"Fermati, papà! Fermati qui!"
La voce le era uscita come un soffio.
La sorpresa e la confusione stavano prendendo il sopravvento su di lei.
Scese dalla macchina, passandosi una mano tra i capelli corvini.
"Non esiste più il mio paese delle meraviglie?"
 
"Ehilà!" una voce spezzò il silenzio.
Hotaru si voltò portandosi una mano al petto. 
Quella voce profonda le aveva fatto sobbalzare il cuore. 
Quel muscolo pulsante l'aveva riconosciuta prima di lei, prima che il suo sguardo potesse posarsi sulla pelle del ragazzo candida come la porcellana e sui suoi occhi ghiaccio.
"Jack!"
"Oh...NOOOOO!" Il lamento di Haruka accompagnò il suo gesto di chiudere la portiera della macchina mentre scendeva.
"Un appuntamento al buio col tuo ragazzo no!!" continuò la biondo sbuffando.
Michiru le si avvicinò prendendola per mano.
"Non lo sapevo..." disse Hotaru senza staccare gli occhi dalla figura di Jack.
Il ragazzo era sorridente.
Un sorriso che spiazzava.
"Non lo trovi più il posto eh?!"
La ragazzina sorrise nervosamente "ehm, no! E' tutto così diverso...eppure non capisco come sia possibile!"
"Ah, non essere imbarazzata! Non lo trovi perchè...non esiste!"
"Co..come?"
Anche Haruka e Michiru assunsero un'aria confusa. 
Erano impietrite e silenziose.
Sembrava stessero guardando un film di cui la trama era troppo complessa per capirci qualcosa.
"Era un illusione...ho creato io quel posto per noi!"
"Oh..." il fiato di Hotaru era spezzato in due.
"Non sono solo io quella strana allora!" 
Con quel pensiero la pervase anche una sensazione simile al sollievo.
"Questa situazione mi puzza..." sussurrò Michiru all'orecchio di Haruka che era sull'attenti, pronta a scattare.
Una scintilla apparve tra le mani di Michiru, il suo talismano comparve.
Alzò lo specchio, guardandosi come per aggiustarsi i capelli.
I due ragazzi erano troppo presi dalla situazione per prestare attenzione a lei, così prese coraggio e puntò l'oggetto verso Jack.
Il riflesso dimostrava qualcosa che non era quello che avevano sotto gli occhi.
"Oh-mio-Dio!"
Le mani le tremarono.
Haruka la vide sbiancare in volto.
"Cos'hai visto?"
"Jack è la morte!"
"Hotaru, allontanati subito!"
"Che cos..." la ragazza non fece in tempo a terminare la domanda che suo padre l'aveva strattonata per allontarla da quel soggetto che aveva ritenuto pericoloso fin dall'inizio.
"Stalle lontano farabutto!"
"Stavo cercando di parlarle!"
"Ah e cosa le avresti detto?! Sentiamo!"
Jack cercò con lo sguardo Hotaru che si sporse da dietro il corpo di Haruka, trattenuta dalla madre.
La guardò negli occhi.
La ragazza vide quel ghiaccio venir attraversato da un lampo.
"Cosa volevi dirmi, Jack?"
Il suo tono di voce era agitato.
Era tutto in subbuglio.
"Che diavolo succede?"
"Hotaru io..." il ragazzo esitò "sono venuto perchè volevo essere sincero..." 
Sembrava che le parole facessero fatica ad uscirgli di bocca.
Erano parole pesanti.
Macigni.
 
"Io, sono la morte!"
 
"Cos'è questo crack?"
"Il tuo cuore che si spezza..." sentenziò Saturn.
"Può davvero andare in pezzi un cuore? può farlo? è come uno stupido oggetto di cristalleria?"
La ragazza era rimasta zitta.
Non aveva staccato gli occhi da Jack nemmeno per un istante.
Stava solo in silenzio a riflettere. A farsi domande, in attesa di qualche risposta.
Ma quelle domande l'avrebbero aiutata? 
C'era rimedio a quella situazione? 
Il suo cuore avrebbe potuto essere curato?
"E ora cosa succederà?" L'ulitma domanda le era uscita in un filo di voce.
Non sapeva se voleva realmente rivolgerla ai presenti o lasciarla vagare nella sua testa, ma lì, nella sua mente ormai non aveva più spazio. C'era troppo caos, troppo traffico. Era diventata peggio di un autostrada piena di automobilisti arrabbiati che suonano il clacson.
 
"Si fa che tu te ne vai e ci lasci in pace, hai già fatto abbastanza danni!" sentenziò Haruka minacciosa.
I suoi occhi erano attraversati da una scarica di rabbia intensa.
In quel momento desiderava ardentemente che Saturn si svegliasse per prendere a falciate quell'individuo, perchè lei non poteva ferirlo ma soprattutto, non voleva colpire davanti a sua figlia, quello che aveva assunto le sembianze del ragazzo di cui si era innamorata.
La morte non la stava ascoltando.
I suoi occhi erano fissi in quelli della sua "promessa sposa", cercavano qualcosa, una risposta, una reazione.
Fu in quel momento che Hotaru parlò di nuovo "Non ci credo..."
"Vuoi che te lo mostri?" chiese titubante Jack.
La ragazza rispose con un cenno positivo del capo.
Il ragazzo schioccò le dita, riprese l'aspetto con il quale l'aveva visto la prima volta, i capelli corvini e vestito con un elegante completo grigio fumo.
"Perchè stai ancora perdendo del tempo con lui?" Haruka la guardò severa.
Non voleva essere dura con lei ma allo stesso tempo non concempiva quel perdere tempo con un mostro, con un nemico.
Con quello contro cui avevano combattuto fino allo sfinimento sin dall'inizio.
"In fin dei conti..." 
Michiru lasciò la presa.
Già si aspettava quello che sua figlia stava per dire.
"Non ha mentito. E' stato onesto...non è venuto qui per portarmi via, solo per dirmi chi è in realtà...giusto?" cercò il consenso della morte.
"Mi dispiace tesoro, non basta..." sua madre aveva preso la parola, cercò di essere il più comprensiva possibile.
"Come possiamo fidarci?!" continuò.
"Vattene!" ringhiò nuovamente Haruka all'uomo. 
"Sparisci è un ordine!"
 
"Forse Miyuki aveva ragione, però sono stato spinto da qualcosa...volevo farle solamente sapere chi sono realmente."
 
"Non importa..." Hotaru scosse la testa, e cominciò a piangere.
"Non importa chi tu sia...intendo...sei comunque Jack no?!"
"Adesso basta." Haruka non ammetteva repliche.
Addio buone maniere. Addio tatto e tenerezza. Non avrebbe permesso a sua figlia di stare con un mostro. Non avrebbe permesso che la morte venisse perdonata.
"Andiamo a casa! Sali!"
La strattonò spingendola verso la macchina.
"Lasciami! Papà lasciami, io..."
Haruka era risoluta, per la prima volta non voleva ascoltare sua figlia. Non per capriccio, non per cattiveria, solo non era il momento di farsi impietosire, voleva solo portarla lontano da chi l'avrebbe ferita.
 
"Ho detto...di LASCIARMI!" La ragazza perse il controllo, Saturn comparì liberandosi dalla stretta della bionda.
"Silence Glaive!" La sua arma si materializzò.
"Ora ti faccio fuori! Io devo condividere il corpo con questa ragazzina ok? Non mi stai simpatico, ti voglio fuori dai piedi!"
La morte sorrise.
"Come se fossi idiota da farmi colpire ancora da te!"
Sailor Saturn prese la rincorsa, fece per colpirlo ma si accasciò. 
Hotaru aveva preso il sopravvento sulla guerriera.
"Non...ti ho detto...di uscire!" sibilò.
La morte si avvicinò a lei, si chinò per guardarla in viso.
"Non preoccuparti, non voglio che tu muoia".
Il cuore di Hotaru si riempì di calore a quelle parole.
Capì in quel momento che non le importava Jack chi fosse.
Morte non morte. Un demone, un Dio malvagio. Lei era innamorata di Jack, il ragazzo che riusciva a mettere in moto il suo cuore.
Michiru la fece alzare mettendole un braccio attorno al collo, "andiamo!" le disse con un filo di voce portandola in macchina.
"Ci sarà qualcuno di migliore per te credimi!" aggiunse quando si sedettero sulla vettura.
Hotaru rimase in silenzio.
Non le importavano le parole di sua madre, le voleva bene si, ma non le importava ciò che aveva da dire, lei sapeva cosa sentiva, sapeva cosa voleva.
Nel bene e nel male.
Guardò fuori dal finestrino.
L'ultimo sguardo a chi amava.
 
Una famiglia che s'intrometteva nell'amore della propria figlia con tutte le sue forze.
Hotaru e Jack erano un pò come Romeo e Giulietta, anche il loro sarebbe stato un amore destinato alla tragedia?
Di certo non era incominciato nel migliore dei modi.
 
Haruka salì in macchina, rilassò i nervi e tirò un sospiro profondo.
"E' finita."
I suoi occhi si posarono sulla figlia riflessa nello specchietto retrovisore.
"Spero tu capisca tesoro..."
Hotaru scrollò le spalle.
Con l'espressione che aveva assunto sembrava ancora più piccola.
I suoi occhi si guardavano le mani bianche, stretta sulle ginocchia.
"Forse mi sarò guadagnata l'odio di mia figlia, ma almeno è salva".
Michiru poggiò alla bionda una mano sulla spalla, come per darle coraggio, era sicura che in fin dei conti stessero pensando le stesse cose.
Il vento non danzava mai senza il suo mare.
Erano unite da una sintonia e un amore reciproco, profondo, che avrebbe superato qualsiasi cosa.
Sarebbero uscite anche da quella situazione insieme e si sarebbero prese cura delle ferite, l'una dell'altra.
 
Mare, vento, forza, sentimento, rinascita, distruzione, era tutto ciò che erano.
 
Vicine, ma lontante, unite e divise in quel momento, ma insieme.
 
 
Note dell'autrice:
 
Non uccidetemi. So che è triste. Non è propriamente un lieto fine (per la prima volta xD) magari a questo punto avreste preferito uno degli altri due finali ma sono seriviti comunque nel corso della storia perchè ci hanno portato a tutto questo.
Ad ogni modo che vi sia piaciuto o meno, ci tengo a sapere la vostra, come sempre!
Tutte le cose in sospeso (Setsuna compresa) avranno una soluzione come avevo già anticipato nel prossimo racconto, non ho inserito qui il tutto perchè servono nella prossima storia. Dopo quella però giuro che non ci sarà più nulla senza risposta! 
A chi va di leggerla e ha il coraggio di non fermarsi qui, lo aspetto volentieri come sempre :D
Spero non vi abbia deluso il tutto anche se speravate in qualcos'altro.
 
Grazie a tutti quanti per aver letto pazientemente; e avermi fatto compagnia durante il corso di questa storia con le vostre recensioni e la vostra partecipazione in generale, siete stati fantastici! Mai avuto tanta soddisfazione in vita mia. Non bastano mille grazie. 
 
Per chi ha voglia di ammattire ancora un pò troverà "Forever with you" (il quarto racconto) la prossima settimana ^_^ un super bacio.
Kat.
   
 
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