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Autore: Geil_Flynn    15/04/2011    5 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction su "Le Cronache Di Narnia". Spero che vi piaccia. Racconta soprattutto di Edmund Pevensie, un personaggio che io ho sempre adorato che però viene un po' trascurato, sia nei libri che nei film. Con l'inserimento di un personaggio a sorpresa, però! *** Phillis, piantò bene i piedi per terra, alzò di più la testa con fare orgoglioso e guardò dritto negli occhi del fratello. - Lascialo stare. Lasciali stare. Tutti i Pevensie. Nessuno escluso. Il fratello ghignò. - E perché dovrei? - Perché altrimenti te la vedrai con me. E sai cosa sono capace di fare. Jonah rimase per un attimo interdetto e Phillis continuò: - Se vuoi qualcuno da picchiare, picchia me. Ma non toccare i Pevensie. È chiaro? - Ma certo, principessa. – sussurrò Jonah, a due centimetri dal viso della sorella.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Edmund Pevensie, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8

Phillis

 

Phillis guardò il sole alzarsi lentamente dall’orizzonte e colorare il cielo. Le nuvole però, sembravano voler coprire completamente la palla di fuoco che illuminava in modo fioco la fortezza ancora lontana. La Evans lanciò uno sguardo a Edmund, che camminava a testa bassa, facendo tintinnare la spada agganciata al suo fianco. Guardò Susan, che avanzava con il suo solito passo cadenzato, da vera Regina. L’acro dondolava sulle sua spalle, la faretra colma di frecce faceva un dolce rumore. Caspian e Peter, poco più avanti, marciavano in modo automatico, senza alzare gli sguardi. I loro movimenti tradivano una certa irritazione e molto nervosismo.

Dopo pochi minuti di cammino videro la Tavola di Pietra davanti ai loro occhi. Lucy usciva da lì, con espressione terrorizzata:

- Che cos’è successo? – chiese, esasperata, guardo il viso incollerito del fratello maggiore.

- Chiedilo a lui. – sbottò Peter, mentre il suo viso iniziava ad arrossarsi. Intanto Edmund si era affiancato a Phillis e Susan, che aveva alzato gli occhi al cielo.

- Peter! – lo rimproverò. Sia il fratello che il principe la ignorarono e continuarono la loro discussione.

-A me? – esplose Caspian - Dovevi lasciar perdere, il tempo c'era!

- No, non c'era grazie a te! – un grido soffocato, la voce del Re Supremo stava iniziando a diventare rauca - Se tu avresti rispettato il piano quei soldati potrebbero essere ancora vivi!

- E se tu fossi rimasto qui come ti avevo suggerito lo sarebbero di sicuro!

-Ti ricordo che ci hai chiamati tu. – precisò Peter, mentre i suoi occhi azzurri si riempivano di lacrime di pura collera.

Il bel viso del principe si contrasse in un’espressione delusa.

- Il mio primo errore.

- No! – urlò il Re Supremo - Credere di poter guidare quella gente e stato un errore!

- Ehi! – la voce del moro si caricò di rabbia, mentre la mandibola tremava. Sembrava che cercasse di trattenersi dall’uccidere Peter con le sue mani - Non sono certo io quello che ha abbandonato Narnia!

Phillis sentì Ed posare la sua mano sull’elsa della spada. La Evans lo trattenne, però capiva la sua irritazione. Chi avrebbe voluto abbandonare quella terra magica? Dal canto suo Peter sbarrò gli occhi.

- Tu hai invaso Narnia! – la voce del Re volò per l’aria, perforando il cuore di Caspian, che si era voltato e aveva cominciato a camminare verso la Tavola di Pietra. - Non hai il diritto di governarla, come non c’è l’ha Miraz! Tu, lui, tuo padre! – Il principe si fermò di botto.  - Narnia sta molto meglio senza di voi!

Un grido e Caspian si lanciò addosso a Peter, con la spada sguainata.

- Smettetela! – il centauro Tellurius interruppe l’incontro dei due diciassettenni. Tutti si voltarono verso di lui, che recava in braccio un piccolo corpicino morente.

Phillis sobbalzò, Ed e Susan spalancarono gli occhi.

Era Trumpkin. Lucy gemette e corse verso di lui, mentre Tellurius lo posava a terra. Phillis, Susan, Edmund e Lu si inginocchiarono vicino al nano. La piccola Pevensie stappò la boccetta del Fiore di Fuoco e una goccia di quel liquido rosso scivolò tra le labbra dischiuse di Trumpkin.

Susan gli sfiorò la nuca con le dita pallide. Phillis trattenne il respiro e Ed gli allento la cotta di maglia.

Un sobbalzo e il nano riprese conoscenza.

- Che fate lì impalati? – gracidò. - Quelli di Telmar presto saranno qui. – Si mise a sedere e gli altri quattro ragazzi si rialzarono – Grazie. – continuò Trumpkin in un sussurro. Lucy lo guardò con un sorriso. - Mia cara piccola amica.

Phillis sorrise sinceramente a Trumpkin, che si era rialzato, e lui ricambiò, burbero.

Fece qualche passo cauto sulla via di pietra, mentre tutti i guerrieri di Narnia si disperdevano. Per un istante la ragazza si fermò, indecisa su dove andare. Non aveva sonno, nonostante le appena due ore in cui aveva potuto riposare. Si incamminò in uno dei prati circostanti alla Tavola e si sedette sull’erba. Si tolse la faretra dalle spalle e sganciò la spada dalla cintura. Si sfilò la cotta di maglia dalla testa e si slacciò due bottoni della camicia. Posò la testa all’indietro, su una roccia e chiuse gli occhi. La brezza di Narnia le sferzava dolcemente il viso, facendole ondeggiare i capelli. Il sole appena sorto mandava dei raggi bollenti sulla sua pelle chiara. Si rilassò.

Lasciò che i ricordi fluissero liberamente, senza alcun freno. Non era una cosa che solitamente faceva, ma tutto pur di non pensare a ciò che era successo poche ore prima.

 

FLASHBACK:

- Tu! Maugrin! Vieni qui! – ordinò Phillis, perentoria, alzando la mano. Il lupo le si avvicinò docile, inchinandosi sulle zampe.

- Milady… - Phillis trattenne la smorfia. Aveva una missione, dannazione, non doveva farsi distrarre dall’odio per quel detestabile appellativo. “Milady”… Tsk, la faceva sembrare vecchia!

- Devi fare una cosa per me. Sei disposto a farla?- l’animale si inchinò nuovamente, in segno di umiltà.

- Sono ai vostri ordini, Milady. – Phillis sorrise, mentre il cuore le batteva all’impazzata. Jadis si fidava veramente così tanto di lei…? A volte era un vero vantaggio.

- Voglio vendetta, Maugrin. – si chinò, mettendosi al livello del lupo, guardandolo fisso negli occhi. Lui sostenne lo sguardo. – Le ragazze Pevensie. Le Figlie di Eva. Le voglio… - pensò ad una parola abbastanza terribile e straziante, ma gliene venne in mente solo una. – …morte!

La bestia la studiò con i suoi occhi grandi e terribili.

- Puoi farlo?

- Sì, Milady. – Abbassò la testa, fino a quasi sfiorare il terreno irregolare col naso. Si voltò e corse via, verso la postazione dei lupi, cercando di raccattare compagni per la missione. Phillis sospirò, mentre il suo cuore riprendeva a battere con regolarità. Aspettò con pazienza, in piedi, immobile, che il piccolo drappello sparisse oltre l’oscura foresta. Quando non lo vide più, quando scomparvero oltre la linea dell’orizzonte si rifugiò dietro ad una roccia, protetta e nascosta da alcuni brulli cespugli. Afferrò il suo arco, celato sotto a qualche fronda. Lo caricò con le sue frecce dalla cocca blu e attese. Gli occhi azzurri spuntavano appena sopra le foglie e senza dire una parola si raggomitolò su sé stessa.

“Aslan, ti prego, comprendi ciò che sto cercando di dirti…”

 

Fu il rumore di zoccoli e di latrati a svegliare Phillis improvvisamente. Alzò immediatamente lo sguardo verso l’alto e guardando il Sole capì subito che era passata qualche ora. Si sporse leggermente dalla roccia e vide in lontananza i lupi di Jadis e in centauri di Aslan. Sospirò, ringraziando mentalmente il Grande Leone. Scrutò l’entrata del campo e i due minotauri a guardia del loro accampamento.

“Questo” pensò “Deve essere un colpo perfetto” tese la sottile corda dell’arco, portandosi la cocca alle labbra. Baciò la cocca della freccia e lasciò la corda. La freccia sibilò, tagliando l’aria, e si conficcò con precisione nel corpo del minotauro più grosso. L’altro si voltò di scatto, sollevando l’ascia, ma Phillis fu più veloce. Con un colpo secco quello cadde a terra, gemendo.

Si nascose nuovamente dietro al cespuglio. Sentii i passi felpati e veloci dei lupi passare all’interno dell’accampamento. Poi gli zoccoli.

Richiuse gli occhi, poggiandosi due dita sulle tempie.

“Neba momets’it’ misi azrit’, magiuri narnias” Pensò intensamente queste parole magiche, senza sosta, senza nemmeno un secondo di pausa. Improvvisamente si sentì stanca, aveva il fiato corto. Le sue braccia si accorciarono, le gambe diventarono più muscolose, il viso si allungò. Correva, il più velocemente possibile. Si guardò indietro, eccoli, in centauri la seguivano. Ci era riuscita! “Fammi entrare nella sua mente”

“Portali da Edmund. Da Edmund.” Le sue ginocchia tremarono e svoltò a destra. Ancora qualche metro… passò la tenda dove Jadis stava preparando il piano di battaglia. Eccolo! Corse oltre l’albero dove il ragazzo moro stava legato, sicura che i centauri l’avrebbero liberato. Travolse il nano di guardia, buttandolo a terra, saltò.

Phillis si ritrovò sempre dietro allo stesso cespuglio, con il capo poggiato a terra. Spalancò le palpebre, respirando affannosamente. Davvero essere un lupo era così faticoso? Si tirò a sedere, stando attenta ad ogni singolo rumore. Un silenzio assordante. Poi eccoli. Ululati, latrati, grida.

- Com’è possibile?! – tuonò la voce profonda di Jonah. – Chi ha mandato quei lupi?! Rispondi, Maugrin! Rispondi!

Phillis aguzzò le orecchie.

- Mi… dy…

Ch’umad dakhurul, mgeli! Non rivelare il mio segreto.” “Zitto, lupo!”

Un altro ululato, più debole degli altri. Sentì che era il momento di uscire allo scoperto. Si alzò, si spolverò il vestito, ben attenta a non lasciare nemmeno una traccia di sporco sull’abito.

- Jonah! – chiamò suo fratello, una volta al suo fianco. Trattenne un sorriso nel vedere il nano che era stato di guardia ad Edmund legato al suo posto. – Che è successo? Dov’è il Figlio di Adamo?!

- I seguaci di Aslan! Sono entrati, depredando il nostro accampamento e hanno preso l’umano! – urlò Jonah, mentre la collera gli faceva diventare il viso rosso.

- Come ci sono riusciti? – esalò Phillis, fingendosi stupita.

- Qualcuno ci ha traditi. Ha mandato i lupi al campo di Aslan e ovviamente il Grande Leone li ha mandati a inseguirli.

- Una mossa sensata, del resto, da parte sua. – replicò Phillis, con flemma.

- Obbiettivamente sì. – ammise Jonah, stringendo i pugni. – Jadis non ne sarà felice.

- No. – confermò Phillis. Un fruscio alle sue spalle e sentì quell’usuale gelo, il ghiaccio, il terrore e la paura. Il respiro le si mozzò in gola e il cuore le precipito infondo allo stomaco. Oddio. Che aveva fatto?! Si era ammattita tutta d’un colpo?! Se Jadis avesse scoperto che era stata lei…

- Aslan – proferì Jadis, con solennità. – Non sa chi si sta mettendo contro. Non lo sa.

Si voltò, ritornando verso la tenda. Phillis rimase in allerta. Non… Non aveva altro da dire?

- Jonah, slega quell’inetto. – disse poi la Strega, accennando al nano. – E tu, Phillis, vieni con me.

Il ricordo si fece improvvisamente sfocato, qualcos’altro iniziò a sovrapporsi. 

- Caspian è debole. Sopraffatto dalla collera. Non ci vorrà molto prima che ceda. Non devi far intervenire gli altri. – disse la voce di Jonah.

- La battaglia si avvicina, mia cara Phillis.

- Sei ancora contento di quel corno magico ragazzo? I tuoi re e le tue regine ci hanno deluso, metà del tuo esercito è morto. E chi non lo è, lo sarà presto.

- Tu starai in prima fila. Ti occuperai dei figli di Adamo. Specialmente il minore, Edmund.

- Che cosa vuoi, le congratulazioni?

- Uccidere il minore sarà un gioco per te. Il maggiore… dovrai usare la magia.

- Tu vuoi il sangue di tuo zio, e anche noi. Vuoi il suo trono?Lo prendiamo noi per te.

- Hai provato con un potere antico, e lui ha fallito! Ma esiste un potere ancora più grande. Che ha tenuto a bada Aslan per quasi cento anni.

L’immagine si fece più chiara e nitida.

Un rumore roco, quasi un latrato, si fece avanti nell’oscurità della stanza della Tavola di Pietra. Caspian sguainò la spada.

- Chi sei? – disse il principe, con voce forte e chiara.

Un movimento dietro la tavola lo fece sobbalzare. Poi una voce graffiante, rauca, gli arrivò alle orecchie.

- Io sono la fame. Io sono la sete… Posso digiunare per cento anni, e non morire. Posso giacere per cento anni sul ghiaccio… E non congelare. Posso bere un fiume di sangue e non scoppiare. – un muso canino, sotto un cappuccio nero, apparve alla luce delle torce. Caspian si irrigidì, alzando la spada. - Indicami,i tuoi nemici!

Un’altra figura si fece ben delineata, alla sinistra del telmarino. Una creatura indefinita, con un becco di uccello. Al contrario della precedente, aveva una voce stridula, che infastidiva come le unghie sulla lavagna.

- Quello che tu odi… noi odieremo. Nessuno odia meglio di noi. –Caspian  per un secondo sembrò riflettere. Poi esordì, con la voce tremante:

- E voi garantite la morte di Miraz?

- E anche di più. – la Fenice fece un goffo inchino al principe, che rinfoderò la spada. Nikabrik gli fece un cenno di approvazione. - Lascia che si tracci il cerchio.

Posò il dito della mano destra sul terreno, e cominciò a mormorare parole magiche, tracciando un cerchio intorno a Caspian. Appena ebbe recitato la formula magica, alzò uno scettro e lo infilzò su un gradino di pietra. Dalla punta del bastone fuoriuscì del ghiaccio, creando una parete di quel materiale, freddo e duro come pietra. C’era qualcosa di pulsante al suo interno, qualcosa di vivo. Il ghiaccio brillò e tutte le paure di Phillis si fusero in una sola parola.

Jadis.

 

- Phillis! Phillis! – un sussulto tremendo e finalmente la ragazza riuscì ad aprire gli occhi. Si trovò davanti Lucy e Susan, inginocchiate vicino a lei.

- Lu-Lucy? Susan? – loro annuirono, mentre le loro espressioni si facevano sempre più corrucciate e preoccupate.

- Do-do-dov’è Caspian? – balbettò, sentendo un brivido freddo lungo la schiena.

“Presenza di magia nera, magia nera, magia nera!”

- Caspian? – ripeté Susan, perplessa.

- È entrato nella Tavola di Pietra qualche minuto fa. – replicò Lucy. - Perché, che succede, Phillis?!

Lei non rispose e si rialzò a fatica (prima cadendo un paio di volte) e afferrò l’arco e la spada.

- Phillis, per l’amor di Dio, dicci che succede! – urlò Susan.

Con le mani tremanti, la ragazza si agganciò la lama di puro acciaio al fianco si mise l’arco sulle spalle.

- Phillis, perfavore, ci stai facendo preoccupare! – strillò Lucy, mentre la sua voce si faceva stridula dalla paura. La Evans ignorò la sua domanda, mentre cercava freneticamente di allacciarsi la cintura.

- Dove sono Peter e Edmund? – domandò, cercando di nascondere la paura.

- Anche loro sono nella fortezza. – replicò Susan. – Dovrebbero essere nell’armeria e… -

Le sue parole si persero nel vento, perché Phillis aveva preso a correre come un fulmine, verso la Tavola di Pietra. Scese la scalinata, passò l’armeria, percorse il tunnel, sentendo sempre i passi di Lucy e Susan dietro di lei.  

Era proprio come aveva visto, maledizione!

Caspian era davanti alla lastra di ghiaccio, con la mano tesa verso di essa. Peter fronteggiava la fenice con la spada. Lucy si era precipitata da Trumpkin, che stava per essere ferito da Nikabrik. Edmund era quello con maggiori difficoltà. Il lupo mannaro non gli lasciava tregua, e Jonah lo sfiniva, a colpi di spada.

Phillis non esitò un istante, sguainò la spada e si parò davanti ad Edmund. Jonah sembrò per un secondo sorpreso, poi il suo sguardo diventò indecifrabile. Infine sogghignò.

- Sapevo che mi avresti visto, sorellina. I tuoi poteri funzionano allo stesso modo durante la primavera. Qual fortuna…

La ragazza fece roteare la spada nella sua mano e scagliò la lama contro il fratello. Lui la schivo per un pelo, contrattaccando.

Ighebs mas, dana morch’ili! ­– mormorò Jonah, mentre gli occhi gli si illuminavano. La spada si alzò, e partì alla velocità di un razzo, dritta verso Edmund, che era a una dozzina di metri da loro. “Prendila, lama obbediente!”

Phillis guardò il fratello, esterrefatta.

- Avevamo promesso che durante i combattimenti non avremmo usato la magia! – gridò. Jonah alzò le spalle

“A mali estremi… estremi rimedi, no?”

Gach’ereba , miighot’ dashorebit’ t’k’veni mep’e! – la lama ricadde a terra con un tonfo sul pavimento di pietra. La battaglia intorno a loro infuriava, ma le vibrazioni della magia non facevano che creare uno scudo tra loro e il mondo esterno. “Fermati, allontanati dal tuo re!”  

Come sempre il cuore di Phillis aveva fatto.

La Evans lanciò uno sguardò a Lucy, era sana e salva. Edmund se la cavava bene. Peter era l’unico problema. Aveva gli occhi quasi spiritati, e si stava lentamente avvicinando alla figura intrappolata nel ghiaccio di Jadis.

Si ricordò dell’antica formula, quella che Jadis aveva pronunciato prima della battaglia di Beruna, guardandola dritta negli occhi.

 “Di sangue di Adamo ne basta una goccia, e la Signora dei Ghiacci sarà libera, Phillis. Ricordatelo sempre. Promettimelo. Prometti che te ne ricorderai.”

Puntò il dito verso il fratello, sussurrando:

Ach’ereben , ghvt’aebrivi k’va !– Jonah sgranò gli occhi. Era una grande magia, quasi proibita, quella appena compiuta da Phillis. Solo Lei, l’aveva fatto prima di allora.  “Fermalo, divina pietra!”

Urlò, prima di venir completamente pietrificato. La ragazza non perse tempo, si scagliò contro Peter, buttandolo a terra. Lui gemette, e borbottò qualcosa di incomprensibile.

- Phillis! – Quella sibilante voce, fredda e altera, che le faceva quasi fischiare le orecchie. Lanciò un’ultima occhiata al viso di Peter, e alzò lo sguardo.         La lastra di ghiaccio diventava man mano più luminosa, il viso di Jadis lentamente si tramutava in un viso vero, quasi umano. – Mi hai voltalo le spalle, Dama della Neve.

Phillis sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Un freddo vento si alzava dalla fredda parete, che le sferzava i capelli, facendole aumentare le piccole gocce d’acqua salata lungo le guance.

- Non ho avuto altra scelta, Jadis. – disse, con voce strozzata. La strega si irrigidì.

- Così sei passata dalla parte del nemico.

- Non era giusto ciò che stavi facendo al popolo di Narnia. Era destino dei Figli di Eva e di Adamo diventare i sovrani di queste terre.

- E ora sei ancora fiera della scelta che hai fatto, cara la mia Impenetrabile?! – sentiva una traccia di pura collera nei detti di Jadis che le fecero accapponare la pelle. Era veramente fiera della sua scelta? Quante persone erano morte a causa sua?

- Io posso ancora perdonarti, Phillis. – sibilò, suadente. – Vieni con me… Con il tuo aiuto vinceremo… Saremo di nuovo uniti…

Per qualche istante Phillis rimase immobile. Uniti. Avrebbe tanto voluto riappacificarsi con Jonah. Era suo fratello, e qualunque cosa succedesse lo amava incondizionatamente. Esitò. In cuor suo sapeva quanto era tremendamente sbagliato ma… Mio Dio!

- Phillis, ragazza mia… - disse ancora la donna, soave. – Saremo una famiglia. La famiglia che nessuno di noi tre ha mai… -

Si interruppe. Una spaccatura si aprì nel centro della lastra, facendola sussultare. Esalò un ultimo respiro, prima che il giaccio si frantumasse in piccoli pezzi, scoprendo la figura di Edmund. Tutti lo guardarono attoniti.

- Lo so. – esordì lui, neutro. Lanciò uno sguardo fiammante a Phillis. – Era tutto sotto controllo.

 

 

 

- Edmund! Ed! Ed! – gridò Phillis, in groppa al cavallo di Caspian. Era nel bel mezzo della foresta Tremante, armata soltanto con arco e due frecce, senza cotta di maglia o un elmo, e completamente sola.

Edmund non si trovava. Era uscito dalla Tavola di Pietra a passo di marcia e con un’espressione furiosa. Phillis era corsa dietro di lui, ma Susan l’aveva fermata:

- Lascialo sbollire. Peggiorerai solo le cose se vai da lui adesso. E inoltre, penso che tu ci debba delle spiegazioni.

Gliel’aveva raccontato. Ai Pevensie. Ora sapevano tutto. Lucy l’aveva abbracciata, e piangendo le aveva sussurrato un “Grazie”. Susan le aveva lanciato un’occhiata complice e grata. Peter le aveva stretto la mano. Era fatta. Almeno con loro. Sapeva che Edmund era un altro paio di maniche.

Chiuse gli occhi e tirò leggermente le redini di Destriero. Doveva concentrarsi se voleva trovarlo.

Dunque. C’era un fiume. Era vicino ad un fiume. Una grossa quercia. I suoi capelli corvini erano appoggiati alla sua corteccia. Gli occhi nocciola - quei suoi incantevoli occhi - erano spalancati e fissi sul terreno irregolare. Perché ogni giorno che passava quel ragazzo diventava maledettamente più bello?!

Destriero nitrì proprio in quel momento e Phillis lo ringraziò mentalmente.

“Okay. Concentrati. Concentrati.”

Studiò la zona lì attorno. C’era un guado nel torrente! Era a pochi chilometri a est di Beruna!

Strinse le ginocchia e, sbuffando allegramente il cavallo partì al galoppo.

 

 

Smontò da cavallo, e tirò su le staffe. Legò le redini attorno ad un ramo, con un saldo nodo. Prese l’arco e si mise la faretra sulle spalle. Doveva camminare solo per qualche metro.

Le foglie scricchiolavano sotto i suoi stivali, il suo vestito frusciava sul terreno.

- Mi hai trovato. – disse Edmund, senza alzare lo sguardo. Phillis si sedette al suo fianco.

- Ci hai messo poco. – continuò. Lei si strinse nelle spalle.

- Sapevo dove trovarti.

- Come? – abbaiò lui, raddrizzandosi contro la corteccia. - Usando qualche sovrannaturale potere di cui non sapevo l’esistenza?! – ringhiò, con il viso contratto dalla rabbia.

- Ed… - provò lei, ma lui la interruppe subito. Phillis scorse un brillio, un luccichio sulle meravigliose iridi castani. Piangeva?! Edmund Pevensie piangeva… per lei?

- Ed, cosa?! – gridò. - Come pensi di scusarti?! Sono curioso! - Abbandonò le mani - che fino ad allora aveva usato per gesticolare come un assatanato - in grembo e riappoggiò la schiena al tronco dell’albero. Phillis guardò il viso del ragazzo. Sembrava provato dalla stanchezza, le solite adorabili lentiggini erano leggermente schiarite, appena sotto gli occhi c’erano due orribili occhiaie violacee. Spostò lo sguardo sulle labbra carnose del ragazzo, e si trattenne dal baciarlo.

- Non poteva dirtelo. – replicò, con voce soffocata. - Ti conoscevo appena, avresti provato repulsione per me. – si ricordò tutti gli sguardi inorriditi e disgustati dei Narniani al suo ingresso alla Tavola di Pietra. Non poteva sopportare solo l’idea di essere guardata così da Edmund.

- Beh, ora che la provo ti senti meglio?! – Edmund strascicava la voce, come se improvvisamente tutta la stanchezza del mondo fosse crollato su di lui. Phillis sentì un colpo al cuore. - Cosa sei di preciso? – continuò lui, guardandola dritto negli occhi. - Una fata? Un mostro alato? Una driade? Un’elementale?

Phillis rifletté per qualche secondo, fissando le lunghe dita di Ed. Ormai evitarlo non serviva a nulla. Prese un respiro profondo e provò a mettere in piedi una frase articolata e il più diplomatica possibile. Ma le parole uscirono da sole. Aveva trattenuto per troppo tempo quel segreto intrappolato nelle sue corde vocali:

- Come reagiresti se… Se ti dicessi… Che sono la nipote della Strega Bianca?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio della Pazza:

*si inginocchia, pronta ad essere frustrata a sangue*

*implora di non essere frustrata*

*i lettori le danno una possibilità*

Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. E giuro che non li ho scritti con il copia - incolla. Mi sembrava il minimo dopo QUATTRO mesi senza aggiornamento. E infatti vi chiedo perdono.

Ma finalmente in questo capitolo si capisce tutto. Ta-dan. Ve l’avevo detto che era semplice. Nipote della Strega Bianca. Figlia della figlia della Strega Bianca. E anche Jonah ovviamente. Infondo ho pensato: Se la Jadis esisteva dall’inizio di Narnia avrà un bel po’ di anni. E perché non può essere una nonna? XD Comunque verrà tutto spiegato meglio nel prossimo capitolo.

Spero solo che Edmund non sia sembrato OOC. Io non avevo proprio idea di come il nostro Ed avesse potuto reagire ad una cosa del genere. Ho provato ad immaginarmelo da sola, ma non sono molto sicura del risultato. Comunque la buona parte dei motivi del suo sconvolgimento si scopriranno nel prossimo capitolo, anche quello molto importante per la trama. Non aspettatevi certo che i colpi di scena siano finiti! Ne ho uno in serbo per la fine… Mado’… Certe volte mi stupisco delle mie stesse idee XD ^^

Ah, è giusto per la cronaca: visto che non sapevo come usare per la lingua narniana, mi sembrava azzeccata una lingua antica e quindi ho usato il georgiano. Esiste sapete?! :D Scherzo, ovviamente.

Ringrazio KaytheAngel, LetyPevensie, MeryPevensie, Niji_Shoku no Yume, Phoebe Estelle Evans, RoseMoon, spino, _laura17_  per aver inserito questa umile storia tra le preferite. Vi sono infinitamente grata e vi chiedo ancora scusa per tutto.

Ringrazio Fantasiana e JaneNoire per averla inserita tra le ricordate. Grazie ;)

Ringrazio Barrowman, cappuccino_ , celestegirl, Crazy Amber, dreamover, EmilyGraison, Fred Cullen, Freddy Barnes, kirlia, Lils_, Marti_18, milly_fra_salvatore, paperottamartina, Samirina e  _ L a l a per averla inserita tra le seguite. Grazie a voi che mi date una speranza.

Inoltre ringrazio i lettori silenziosi (o timidi come mi piace chiamarli ;D) che hanno fatto raggiungere alla mia storia la quota complessiva di 2032 visite! Grazie mille, sono talmente onorata!

Ma in particolare “grazie” alle mie adorabili commentatrici: PhoebeEstelleEvans, _laura17_, Fantasiana, JaneNoire, Niji_Shoku No Yume, _ L a l a e Freddy Barnes. Siete… magnifiche! Vi risponderò via casella di posta, promesso. O oggi o domani completo tutte voi!

Dedico il capitolo a Freddy Barnes e a JaneNoire visto che erano così impazienti. Ora siete felici? <3

Un bacio a voi, Narniani! *lancia petali di rosa*

AlexJimenez.

 

   
 
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