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Autore: Little Fanny    16/04/2011    5 recensioni
Il Dottore e Rose si ritrovano incastrati in una strana avventura: il loro matrimonio.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Donna Noble, Martha Jones, Rose Tyler
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Un matrimonio da sogno
Fandom: Doctor Who
Personaggi: Tenth Doctor, Rose Tyler, Martha Jones, Donna Noble
Rating: PG13
Genere: romantico, fluff, comico
Conteggio parole: 3841/15680
Avvertimenti: post “Journey’s End”, AU
Riassunto: Il Dottore e Rose si ritrovano incastrati in una strana avventura: il loro matrimonio.
Note: partecipa alla missione della settima settimana del Cow-T@[info]maridichallenge, con il prompt Matrimonio per il Vampire!Team e scritta per la mia tabella @[info]10disneyfic, con il prompt Onore.
La storia non tiene minimamente conto dell’esistenza di 10.5, Dottore Metacrisi o come lo vogliate chiamare. Alla fine di Journey’s End Rose è rimasta sul suo giusto mondo e ha preso a viaggiare di nuovo col Dottore nel TARDIS.
Sono sconvolta dalla lunghezza di questa storia che si è praticamente scritta da sola. Non è stata betata, ma l’ho letta e riletta più volte. Se ci sono errori segnalatemeli, perché dopo un po’ mi si sono incrociati gli occhi.
Disclaimer: La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.
 
 
Capitolo 2


La serata stava procedendo bene. Intorno a lui vedeva i commensali ridere e scherzare, vedeva nuovi amori sbocciare e le coppie ballare.
Il Dottore scandagliò ancora una volta la pista da ballo alla ricerca della sua dama.
“Ehi, Space Man, l’hai trovata?” domandò festante Donna avvicinandosi con un calice colmo di champagne. Il Dottore negò con la testa, rubandole il bicchiere e buttandone giù il contenuto tutto d’un fiato.
“Calma, fratellino, con quella roba. Non vorrai far arrabbiare il nonno!” scherzò lei giocando distrattamente con la maschera che copriva il suo volto. Odiava quell’affare di piume, ma sotto insistenza di sua madre aveva dovuto tristemente acconsentire ad indossarlo. Non si sa mai che riesci a trovarti un uomo, le aveva detto salutandola dalla soglia di casa.
“No, Donna. E no, grazie, non è nelle mie intenzioni.” Rispose il Dottore a entrambe le domande.
“Tranquillo, vedrai che la troverai. Non capisco come mai tu sia così tanto preoccupato.”
“È complicato.” Borbottò lui, continuando a guardarsi in giro. Tutte quelle maschere e quegli abiti svolazzanti non lo aiutavano proprio nella sua ricerca disperata.
“Invitami a ballare.” Gli disse Donna con un cipiglio autoritario nella voce.
“Ma tu odi ballare.” Rispose a tono il Dottore, squadrandola da capo a piedi: non capiva dove volesse andare a parare.
Donna scrollò le spalle noncurante e lo afferrò per un braccio trascinandolo in mezzo alla pista. Si mise una delle sue mani sulla vita, mentre prendeva l’altra iniziando a condurlo in un impacciato valzer. Il Dottore sospirò e prese il comando del ballo, muovendo piano la sorella a ritmo di musica.
“Non capisco perché tu mi abbia trascinato in tutto questo.”
Donna lo guardò con uno strano luccichio nello sguardo che sembrava voler dire aspetta e vedrai. Qualche volteggio dopo, infatti, Donna decretò che il suo piano fosse andato a buon fine. Sentì un leggero colpetto sulla spalla e si voltò lentamente, facendo un breve inchino alla nuova venuta.
Era raggiante nel suo abito turchese e Donna non aveva avuto alcun dubbio sulla vera identità della giovane, celata dalla maschera.
“Perché non lo chiedi direttamente a lei, fratellino?” sussurrò Donna all’orecchio del fratello, prima di lasciarlo con una rapida stretta sul braccio.
Il Dottore si voltò a fissarla smarrito, mentre la nuova ragazza gli offriva dolcemente la mano.
“Mi fa l’onore di questo ballo?” chiese abbassando leggermente la maschera a scoprire un volto che lui conosceva fin troppo bene.
“Rose.” Sussurrò lui, facendole un inchino ed esibendosi in un perfetto baciamano cortese. Intrecciò le loro dita e le fece fare un giro su se stessa, bloccandola poi con un braccio e introducendola nelle danze. Ballavano vicini, in perfetta sintonia tra di loro e con la musica, che soave inondava la stanza.
“Come va?” le sussurrò all’orecchio, sentendo la giovane tremare appena.
Rose si aggrappò con più forza al vestito del suo Dottore, suo solo appiglio sicuro in quel mondo impazzito.
“Bene, credo.”
Il Dottore annuì, continuando a farla volteggiare per la sala.
“Scoperto qualcosa?” domandò Rose stando ben attenta a non far cadere la maschera. Non voleva sentire di nuovo l’urlo da banshee di Grimilde e men che meno la sfilza di disonori che sarebbero caduti sulla famiglia Tyler se qualcuno avesse scoperto che lei stava ballando con il suo futuro marito.
Tremò al solo pensiero.
Matrimonio.
“Uhm… siamo in America, non in Inghilterra come avevo supposto all’inizio. E…. uh! Ho sbagliato anche il periodo storico. Siamo sul finire del 1800.” Spiegò conciso e un po’ indispettito con se stesso per aver commesso un simile errore.
Rose alzò gli occhi al cielo.
“Non è importante. Parlavo del matrimonio.” Sibilò tra i denti.
“Ah. Il matrimonio.” Ripeté il Dottore, stringendola e poi allontanandola da sé, seguendo i passi di danza.
Rose lo fissò con aspettativa.
“No, non so nulla rispetto a questa mattina. A parte il fatto che ci dobbiamo sposare domani.”
“Hai notato niente di particolare?” lo incalzò di nuovo, mentre una nuova melodia accompagnava i danzatori.
“No, null-” si interruppe come folgorato. “Ma quella non è Martha?” chiese indicando la giovane che ballava al braccio di un giovanotto.
“Sì, è lei.” Confermò Rose, osservando compiaciuta la propria servetta divertirsi a quella festa. “E no, non sa niente di me e di te come persone degli anni 2000. Ma quello non è Mickey?” domandò scioccata, vedendo i due giovani scambiarsi un bacio appassionato.
Il Dottore annuì con la testa, sorpreso anche lui da quella strana accoppiata.
“Non sono neanche male come coppia.” Commentò inclinando di lato la testa come ad analizzare meglio la situazione. Rose scommise con se stessa che il Dottore avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poter indossare i suoi occhiali per studiare con più attenzione il fatto.
“Sì, devo darti ragione. E brava Martha!” commentò Rose contenta.
“È strano sai.” Cominciò a dire il Dottore guardandosi attorno. “Non mi è mai capitato di trovare delle persone così simili ad altre in tutti i miei viaggi precedenti.”
Rose sospirò, appoggiandosi a lui.
Era strano davvero.
“Ti va se andiamo un po’ fuori, così ne possiamo parlare con calma?” le chiese il Dottore dopo un po’. Rose annuì appena e si lasciò condurre all’esterno della villa.
Camminarono con calma lungo il sentiero sterrato, la luna che illuminava il loro percorso.
“Tieni.” Sussurrò il Dottore sfilandosi la giacca e posandola cavallerescamente sulle spalle della compagna, proteggendola dal freddo.
“Grazie.” Rose gli sorrise dolcemente, stringendo le braccia attorno a sé per trattenere il calore.
Si sedettero su una panchina lontano da sguardi e orecchie indiscrete.
“Finalmente!” esalò Rose, liberandosi delle scarpe che la stavano facendo impazzire. “Un altro passo di danza e sarei svenuta lì.”
“Oh, non farlo Rose. Non vorrei che tu venissi trascinata via da me un’altra volta.” La supplicò lui, seriamente preoccupato.
La ragazza posò una mano sulla sua, appoggiandosi alla sua spalla con il volto rivolto verso le stelle.
“Cosa ne pensi, Dottore?” gli chiese interrompendo l’attimo di silenzio.
“Non lo so, Rose. È tutto molto strano. C’è Jackie e c’è tuo padre. Ci sono Mickey, Martha e Wilfred. C’è la madre di Donna e Donna. L’hai vista?”
Rose lo baciò piano sulla guancia, sapeva quanto aveva sofferto per la perdita dell’amica.
“Sì, è fantastica.”
“Oh, lo è. Lo è davvero.” Confermò lui con gli occhi brillanti di soddisfazione.
“Ho sentito che ti ha chiamato… fratellino?” gli domandò curiosa e un po’ preoccupata.
Il Dottore annuì. “Sì, è strano vero?”
Rose scrollò le spalle: ormai non si stupiva più di nulla.
“Non siamo fratelli fratelli. Cioè, non siamo fratelli di sangue. Mi hanno adottato che ero poco più che un bimbo. Sono arrivato qui dall’Inghilterra, unico superstite di un vascello inglese. Ero privo di qualsiasi cosa, se non fosse stato per un orologio da taschino con sopra inciso il mio nome: Dottore, per l’appunto.” Disse cercando di ricordare la miriade di informazioni con cui l’avevano bombardato per tutto il pomeriggio.
“Non trovi ironico tutto questo?”
“Io direi inquietante piuttosto.”
“Non essere così negativa,” la sgridò lui puntandole un dito contro. “Rose Tyler devi essere aperta ad ogni evenienza!”
“Pensi che sia un universo parallelo?” domandò Rose sbuffando. Ne aveva avuto abbastanza di universi paralleli e adesso, che finalmente era tornata in quello giusto, non aveva intenzione di rimanere bloccata in un altro.
“A essere sincero proprio non lo so.” Ripeté il Dottore alzandosi in piedi e mettendosi le mani in tasca. Si allentò il nodo del papillon: odiava vestirsi elegante e odiava i papillon. Inoltre, ogni volta che indossava un abito del genere succedevano delle disgrazie. Vedi quello che stava capitando a loro.
Si inginocchiò ai piedi di Rose, prendendole le mani tra le sue.
“Non so cosa accadrà, ma ti prometto che andrà tutto bene. Non sarai costretta a fare qualcosa che tu non voglia.” La rassicurò con il suo sorriso da Signore del Tempo Salvatore dell’Intero Universo.
Rose annuì incoraggiata.
“Chissà se c’è anche Jack in giro.”
“Se c’è sarà nascosto da qualche parte con qualcuno, conoscendolo.” Rispose il Dottore scherzoso, facendo scoppiare Rose a ridere e allentando un po’ la tensione che si era venuta a creare.
Rimasero lì seduti qualche minuto ancora, ognuno beandosi della compagnia dell’altro. Il Dottore sentì Rose tremare appena sotto il suo braccio e la strinse maggiormente a sé.
“Vuoi che rientriamo?” le chiese dolcemente.
“Tra cinque minuti.” Rispose la giovane, posando la testa sulla sua spalla.
“Dici che domani dovremo sposarci.”
“Non lo so, Rose. Davvero. Non te lo so dire.”
La ragazza sospirò, sentendo un macigno pesare sul suo stomaco. Si alzò bruscamente in piedi, porgendo una mano al suo cavaliere.
“Andiamo, signore del tempo, la nostra festa ci attende!” gli disse raggiante.
Il Dottore le strinse la mano e la fece sbilanciare in avanti, tirandola verso di sé per rubarle un bacio a fior di labbra.
“Perché l’hai fatto?”
Lui scrollò le spalle, imbarazzato da quel suo gesto impulsivo.
“Sei bellissima ed è dall’inizio della serata che desidero baciarti.” Le rivelò sincero, dandole le spalle. Rose gli trotterellò dietro e si aggrappò al suo braccio per baciarlo sulla guancia.
“Grazie, Dottore.”
“Come mai ti chiamano signore del tempo?” gli chiese poco prima di rientrare, spinta da una curiosità improvvisa.
“Uh, quello.” La condusse verso la balaustra, da dove si poteva ammirare il panorama dei giardini. “Credo che in parte sia dovuto all’orologio da taschino con cui mi hanno trovato e in parte al mio lavoro. Mi occupo di orologi.” Le rivelò con un sorriso incredulo sulle labbra.
“Sei sempre incredibile.” Esclamò lei sconcertata.
Il Dottore stava per aggiungere qualcosa quando la voce di Donna arrivò ad interromperli.
“Oh, eccoli qui i piccioncini!” esclamò afferrando Rose per un braccio e mettendole una maschera sul viso.
“Non che mi dispiaccia vedervi assieme,” le disse all’orecchio rassicurandola per la sua brusca entrata, “ma è pieno di malelingue in giro. E dico sempre che è meglio prevenire che curare.”
“Allora, Space Man, dove siete stati tutto questo tempo?” chiese prendendo il fratello per l’altro braccio e riportandoli alla festa. “E alt! Niente dettagli piccanti.” Lo redarguì offrendo un punch caldo a entrambi.
“Non dirmi che ti ha mostrato tutte le costellazioni della volta celeste?” chiese veloce a Rose non dando tempo al Dottore di smentirla. “A volte questo ragazzo sa essere un tale chiacchierone so tutto io. Non ti fa imbestialire? Poi parla sempre con questi paroloni altisonanti che ti lasciano la testa rintronata. Ma poi zac- basta un commento fuori dal suo stile e ti guarda con questa sua espressione da pesce lesso.” Disse Donna parlando a raffica. “Sì, proprio come questa.”
“Oh, Donna, grazie.” Commentò il Dottore, appena si fu ripreso da quel fiume di parole in piena.
“Non mi devi ringraziare. Ho fatto solo il mio dovere. E Rose,” aggiunse voltandosi verso la ragazza, “sono così felice che finalmente te lo sposi. È faticoso da gestire, ma se vuoi qualche consiglio basta che passi da me.”
“Uh, me ne ricorderò.” Balbettò Rose sollevando i pollici e battendo veloce in ritirata.
“Allora, signore del tempo, cos’hai da dire alla tua sorellina preferita?”
Il Dottore la fissò ammutolito, esibendosi ancora una volta nella famosa faccia da pesce lesso.
“Mi devi un favore: ti ho tenuto lontano le due arpie.” Disse indicando con orgoglio le due donne di quel pomeriggio che stavano parlando animatamente tra di loro.
“Mi devo preoccupare?” domandò il Dottore osservando il battibecco piuttosto colorito che si stava svolgendo dall’altra parte della sala.
“No, tranquillo. Non è successo nulla di grave.” Donna colse lo sguardo scettico del Dottore fisso su di sé. “Ok, non ho fatto nulla di tremendo. Un commento appena. Il resto è stato fatto da loro di loro spontanea volontà. Io sono completamente innocente.”
Il Dottore espirò rassegnato, buttando giù un altro bicchiere di champagne.
Seguì Rose con lo sguardo che si destreggiava tra i vari ospiti presenti al ballo, dispensando a quegli sconosciuti sorrisi di circostanza.
“Sei davvero cotto.” Constatò Donna passandogli una mano davanti agli occhi per richiamare la sua attenzione.
“Io- cioè, davvero-” balbettò lui imbarazzato per essere stato colto in flagrante.
“Tranquillo, con me puoi parlare sai. Ho da subito capito cosa c’era tra di voi. Era lampante, solo che tu,” lo colpì piano sulla spalla, “solito signore del tempo cieco e un po’ ottuso, non volevi vedere. Hai dovuto rischiare di perderla per sempre per trovare il coraggio di ammettere finalmente i tuoi sentimenti.”
Il Dottore sospirò, accorgendosi di come le vicende di quell’epoca si adattassero perfettamente a quelle che aveva provato in prima persona nel suo giusto tempo.
“Sono felice per te, sai?” gli rivelò all’orecchio, abbracciandolo all’improvviso. Il Dottore ricambiò un po’ impacciato il gesto, prima di rilassarsi tra le sue braccia.
“Il mio fratellino domani si sposa.” Si allontanò guardandolo fisso negli occhi. “Non fare scherzi, mi raccomando. Niente ripensamenti dell’ultimo minuto.”
“Stai piangendo.” Osservò il Dottore porgendole un fazzoletto.
“Come siamo perspicaci, caro il mio investigatore. Sto piangendo per la tua felicità, ti rendi conto?”
Il Dottore la aiutò a ripulirsi il viso e le offrì un bicchiere di champagne che la donna buttò giù tutto d’un fiato.
“Ehi, sta attenta!” la redarguì con tono scherzoso. “Non vorrai far arrabbiare il nonno!”
“Non si rubano le battute.” Rispose lei a tono, asciugandosi le ultime lacrime. “Siamo intesi, Space Man? Nessuna fuga e nessun ripensamento. O non sarai più il mio fratellino!” lo minacciò, scomparendo poi in un turbinio di vesti.
Il Dottore la vide mescolarsi con la folla.
Era strano tutto questo scenario, ma non vedeva nulla di diverso dal solito. Il TARDIS era atterrato senza problemi: era la Terra giusta, nessun universo parallelo. Nemmeno il suo cacciavite sonico segnalava qualche anomalia e i suoi sensi da Signore del Tempo non gli trasmettevano nulla di sbagliato.
“Oh! Eccovi qui!” cinguettò una voce al suo fianco con tono vagamente indispettito e un po’ isterico.
Il Dottore si voltò supplicando tutti gli dei del cielo che non fosse chi pensava fosse.
“Matilda.” Sillabò con tono funereo, comprendendo che quel giorno la fortuna non dovesse essere dalla sua parte.
“Esatto, Matilda, la tutrice di Madame Rose. E lei, mio caro giovanotto, dovrebbe portarle più rispetto.” Gli disse puntandogli un dito contro. Il Dottore lo allontanò un po’ infastidito, non voleva attirare l’attenzione della sua bulldog banshee.
“MATILDA!” sbraitò una voce ormai fin troppo conosciuta.
“Ecco che ci risiamo.” Borbottò il Dottore a mezza voce, tentando di allontanarsi il più velocemente possibile dalle due donne.
“Oh, ecco che arriva il mastino da guardia.” Commentò Matilda acida lanciando uno sguardo di circostanza alla nuova arrivata.
“Signora, stia attenta a come si rivolge a una mia sottoposta in mia presenza.” La sgridò il Dottore, intromettendosi suo malgrado in una disputa. “Siamo tra persone adulte e civili e dovremmo adeguare lo stile della conversazione al luogo in cui ci troviamo.”
“Sì, sì, Signore. Saremo cortesi ed educate. Ma lei,” continuò puntandogli contro il dito, “deve comprendere che non si deve fuggire nel bosco il giorno prima delle nozze.”
“Ma è proprio un vizio quella del dito!” commentò Grimilde, dandole un piccolo schiaffo sulla mano ancora puntata.
“Oh, ma senti chi parla! Miss Finezza in persona!” rispose Matilda per le rime, sistemandosi meglio la montatura degli occhiali sul naso.
“Calme, signore, calme.” Cercherò di placarle il Dottore facendo da paciere in quella disputa.
Le due donne si guardarono in cagnesco per qualche secondo ancora, prima di rivolgere entrambe la loro attenzione e furia sul Dottore.
“Ecco. Lo sapevo che avrei fatto molto meglio a starmene buono e zitto. Imparerò mai?” si domandò retoricamente facendo un passo indietro per nascondersi dalla vista degli altri invitati.
“È tutto pronto per il matrimonio, Signore. Non vorrà rovinare tutto adesso? Dopo tutti gli sforzi che ho fatto per lei?” disse la sua governante incrociando le braccia sul petto.
“E poi la mia signorina ne morirebbe di dolore. Ha già sofferto molto, poverina. Non potete farle un simile oltraggio.” Smozzicò l’altra tirando fuori il fazzoletto per asciugarsi le lacrime.
“Oltre al disonore che cadrà sulla famiglia intera. Cosa direbbe vostro nonno se abbandonaste la poverina sull’altare? Lui le vuole già così tanto bene, quasi fosse una figlia.”
“Per non parlare della famiglia Tyler che vi ha perdonato tutte le malefatte e la vostra fuga a New York. Li avete quasi fatti morire di paura, oltre ad aver rischiato il buon nome del loro intero casato.” Rincarò la dose Matilda, sospingendolo verso un angolo della stanza.
A turno le due donne lo accusavano di ogni cosa e gli rinfacciavano il grande lavoro che tutti avevano fatto per preparare quelle nozze. Non si poteva annullare un banchetto da trecento ospiti così da un giorno all’altro: la perdita economica e d’immagine era troppo grande perché lui si permettesse un ripensamento sull’altare. Bisognava poi ricordarsi anche dei fiori recisi: si doveva portare rispetto verso quella natura che si offriva volentieri ad adornare un grande matrimonio.
“Non lo so, Matilda. Non ti so dire davvero.” Soffiò Grimilde posando una mano sul braccio dell’altra, osservando il Dottore barricato in un angolo.
“È tutto il giorno che ripete che non si vuole sposare. Forse è giusto così.” Disse mesta, lanciando un’occhiata alla stanza dove le coppie ballavano inconsapevoli del dramma che si stava svolgendo in un angolo defilato.
“Anche la mia signorina continua ad affermare il suo desiderio di non volersi sposare.”
“Forse è destino.”
“Forse è così. Anche se sono davvero una così bella coppia.”
“Una bella coppia davvero.” Confermò l’altra, accettando il fazzoletto che Matilda le offriva per soffiarsi rumorosamente il naso.
“Magari si è innamorato di un’altra.” Insinuò maligna Matilda, scoccando un’occhiata penetrante al Dottore. Grimilde la guardò in cagnesco, prima di rivolgere la propria attenzione verso il Dottore, attendo una risposta: negazione o conferma che fosse.
Il Dottore incespicò all’indietro, sbattendo contro il muro. Non aveva più via di scampo, mentre le due donne gli si avvicinavano più minacciose che mai.
Quasi quasi lui le preferiva quando si sbranavano tra di loro.
Si guardò attorno, cercando Donna o Rose. Scomparivano sempre quando aveva bisogno del loro aiuto.
“Ehm… signore.” balbettò lui alzando le mani in un vano tentativo di difendersi dalla loro avanzata. “Signore, credo ci sia stato un enorme malinteso.”
“Ancora con la storia del malinteso.” Commentò Matilda scambiando uno sguardo complice ed esasperato con l’altra donna.
“Signore, lei la ama?” domandò a bruciapelo Grimilde.
Il Dottore deglutì preso in contropiede.
La amava? Era una bella domanda questa.
Assieme lui e Rose ne avevano passate tante. In sua compagnia si trovava bene, non sentiva più quel senso di solitudine. Quando la guerra e il Torchwood gliel’avevano strappata dalle mani si era sentito come svuotato, come se gli mancasse un pezzo di sé. Aveva viaggiato apatico per il tempo e per lo spazio, ma era tutto spento e grigio senza Rose al suo fianco.
Aveva incontrato donne straordinarie: Martha, che con pazienza e dolcezza aveva alleviato un po’ il suo dolore; e Donna. Donna era stata fantastica, come la sorella che non aveva mai avuto. Con lei viaggiare era tornato a essere bello e spensierato come un tempo. Avrebbe potuto durare per sempre, loro due nel TARDIS e l’Universo intero davanti. Ma come tutti i sogni si era infine svegliato e aveva dovuto perdere anche lei.
Era tornata Rose al suo fianco, aveva attraversato infiniti mondi paralleli solo per poterlo vedere di nuovo. La prima cosa che aveva fatto era stata quella di abbracciarla a sé, il suo unico desiderio quello di non perderla di nuovo, per nessun motivo al mondo. Avevano ripreso a viaggiare assieme, come ai vecchi tempi, riscoprendo una sintonia che mai aveva dimenticato.
Le voleva bene, un bene dell’anima. Ma l’amava?
Il Dottore gettò lo sguardo sulla folla e la vide lì, sorridente e raggiante nel suo vestito azzurro.
“Sì.” Sussurrò riempiendosi gli occhi di lei.
“E Rose.” Lo richiamò Grimilde, ostruendogli la visuale. “Rose la ama?”
Il Dottore annuì ancora una volta, sicuro della sua risposta. Rose lo amava, glielo aveva dimostrato tante volte, in infiniti modi. Solo che lui era sempre stato troppo cieco per accorgersene, oltre che troppo Signore del Tempo per permettersi di soccombere a sentimenti così umani ed effimeri.
“Farebbe qualunque cosa per lei e per la sua felicità?”
Il Dottore si passò una mano tra i capelli, mentre varie immagini si susseguivano nella sua mente.
“Morirei per lei.”
Le due donne si lanciarono uno sguardo soddisfatto, stringendosi la mano per l’ottimo lavoro compiuto.
“Te lo dicevo io, Matilda. Solo ansia da notte prima del matrimonio. È un male molto comune.” E così dicendo le due donne scomparvero dalla vista del Dottore, lasciandolo solo e leggermente sconvolto contro il muro.
“Due ossi duri, eh?” commentò Donna poco dopo, arrivando con un tartina in soccorso al fratello. “Mangia qualcosa, Skinny Boy, o domani mi svieni sull’altare.”
Il Dottore abbozzò un sorriso, cercando di mandare giù il boccone. Si sentiva le farfalle nello stomaco e una strana ansia che gli impediva di ragionare correttamente.
“L’emozione inizia a farsi sentire, non è vero?” gli chiese appendendosi al suo braccio e guardandolo con affetto.
“Sì.” Le rivelò guardando ancora una volta Rose danzare con uno sconosciuto. “Non sono mai stato tipo da matrimoni…”
“Ma con lei è diverso, giusto?” finì per lui la frase.
Il Dottore annuì appena e la prese per un braccio, conducendola in mezzo al pista.
“Cosa stai facendo?” sibilò lei oltraggiata, muovendosi impacciata tra quegli esperti ballerini. “Non ti piace nemmeno ballare il valzer. E io sono una frana.”
“Una così bella dama non può essere rilegata in un angolo. Sei fantastica Donna. Sei brillante e meravigliosa e tutti qui devo saperlo.”
“Ma non lo sono.” Si schermò lei, posando la testa contro la sua spalle nel vano tentativo di nascondersi dagli occhi degli altri invitati.
“Lo sei, solo che non ci credi. Devi avere più fiducia in te stessa, Donna.”
Volteggiarono per un po’ in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
“Posso avere l’onore di questo ballo?” domandò un cavaliere, inchinandosi di fronte a Donna. Il Dottore lo guardò un momento, prima di offrirgli la mano della sua dama che fece una timida riverenza accettando l’offerta del nuovo arrivato.
“Sii felice, Donna.” Sussurrò il Dottore, osservandoli ballare a ritmo di musica.
Stava per allontanarsi dalla pista da ballo quando i suoi occhi caddero su una maschera azzurro chiaro, adornata di piccole piume.
Rose.
L’avrebbe riconosciuta tra mille.
La raggiunse in pochi passi e le fece un regale inchino.
“Madame? Mi farebbe l’onore di questo ballo?”
Rose arrossì e si lasciò trasportare dalle sue mani esperte sulle note di un valzer.
“Credo che ci dovremo sposare domani.” sussurrò lui al suo orecchio, stringendola per la vita sottile. “Non sono riuscito a trovare una scusa adatta per fuggire. Mi hanno incastrato.”
Rose annuì senza guardarlo negli occhi. Sentiva il suo cuore battere impazzito nella cassa toracica.
“Mi dispiace Rose di averti coinvolto in questo pasticcio.”
“Tranquillo, abbiamo affrontato cose ben peggiori.” Lo rincuorò lei, posando la testa sulla sua spalla. “Un matrimonio non è nulla di grave.”
Il Dottore le baciò la fronte, stringendola più forte al suo petto.
“Magari sognavi un matrimonio diverso, con una persona diversa.” Sussurrò lui, abbassando lo sguardo a disagio.
Rose si fermò in mezzo la pista e gli sollevò il volto bruscamente, rubandogli un bacio appassionato, che fece voltare tutti gli altri invitati nella loro direzione.
“Non dirlo nemmeno per scherzo.” Gli disse minacciosa. “Io ti amo ed è un onore per me diventare tua moglie.” Lo baciò di nuovo, furiosa, mordendogli il labbro inferiore. Il Dottore si lasciò travolgere dal bacio, mentre le sue mani risalivano dai fianchi di Rose fino a intrecciarsi nei suoi capelli. La attirò maggiormente a sé sentendo il bacio farsi più dolce fino a ridursi a un tocco appena accennato.
“Ti amo.” Soffiò lui sulle sue labbra, sorridendole dolcemente. “Sarà un onore per me diventare tuo marito, Rose Tyler.” Le disse, baciandole la mano e scomparendo dalla stanza prima che la sfuriata di mamma Tyler si abbattesse su di lui.
Al fianco di sua sorella lasciò la villa, mentre dalla sala del banchetto si potevano ancora udire le urla di disonore e tradizione rovinata della Signora Tyler e delle due vecchie megere.
Continua…

   
 
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