Disclaimer: è tutto mio!
What if…?
Tra di loro le cose
non erano mai state facili: la differenza d’età, gli interessi completamente
opposti che non gli permettevano di condividere le stesse passioni… però si
erano trovati. Non capivano il perché – e forse nemmeno il come – ma tra i due
era nata una complicità che si era inaspettatamente trasformata in un legame che, dopo un anno, era divenuto
irrinunciabile. Mitchell, a differenza di Cameron, non si era mai posto troppi
problemi. Cameron gli piaceva e quindi non vedeva cosa ci fosse di male: erano
entrambi maggiorenni e lo volevano entrambi.* Nulla di strano. Per Cameron
invece era stato molto più difficile: ritrovarsi a trentasei anni con già un
divorzio alle spalle – e un amante ancora teenager – l’aveva scombussolato
molto più di quanto si potesse aspettare.
Tutto era partito da
una birra in un pub. Non sapeva come, ma Mitchell l’aveva convinto a comprargli
una birra prima ancora che avessero il tempo di presentarsi.
“Cosa ci fa un uomo
d’affari come te in una bettola del genere?” gli aveva chiesto il ragazzo
portandosi alle labbra il bicchiere colmo di liquido scuro. Strano che un
ragazzo della sua età – londinese per di più – amasse così tanto la Guinness.
“Non dovresti essere
a casa con tua moglie e i tuoi figli? ”
Cameron lo guardò
alzando un sopracciglio davanti all’impertinenza del ragazzo.
“Non ho figli”
rispose lui.
“Ma sei sposato.”
“Lo ero.”
“Ti ha lasciato?”
“Qualcosa del
genere…”
“Sento puzza di
tradimento, o sbaglio?”
“Cosa sei? Una
spia?!”
“Solo un tipo
curioso.”
“E hai un’identità o
devi tenermi all’oscuro anche di quella, oltre che della tua età?” domandò
l’uomo restituendo la banconota da dieci sterline che il ragazzo gli aveva dato
per farsi comprare una birra.
“Mitchell.”
“Cameron” disse
l’altro porgendogli la mano e Mitchell la strinse gentilmente.
Da quel giorno
iniziarono ad incontrarsi una volta alla settimana, sempre nello stesso pub,
sempre lo stesso giorno e sempre alla stessa ora senza però essersi mai dati in
qualche modo appuntamento.
“Sei uno stalker?”
gli domandò un giorno Cameron non riuscendo a capire il perché del
comportamento del ragazzo.
“Sto solo aspettando.”
“Cosa?”
“Il mio diciottesimo
compleanno.”
La faccia di Cameron
assunse la tipica espressione da punto di domanda e Mitchell ritenne che, a
quel punto, fosse anche il caso che l’uomo ricevesse quella che si poteva
definire una spiegazione.
“Tua moglie ti ha
mollato perché te la facevi con il segretario o qualcosa del genere… sbaglio?”
Cameron lo guardò
con tanto d’occhi ma si limitò ad annuire.
“Il mio compleanno è
tra una settimana” sussurrò Mitchell all’uomo prima di lasciare il pub. E
Cameron lo odiò profondamente per quel gesto che faceva tanto telefilm
americano di serie B. Pensava seriamente che non avrebbe mai più rivisto il
ragazzo, ma la settimana dopo lo trovò vestito elegantemente – e con un sorriso
ben poco raccomandabile – che lo aspettava davanti all’entrata del locale.
“Allora… dove mi
porti?”
E Cameron rise.
Era passato un anno
da quella sera. Era successo di tutto, ma Cameron non riusciva a smettere di
sorridere ogni volta che in un messaggio di Mitchell leggeva I <3 U. e giustamente, lui non poteva
fare a meno di rispondergli con il suo inglese antiquato I love you too.
Note dell’autrice:
* I commenti
sull’età dei due personaggi e sul fatto che entrambi volessero si rifanno a Cuteness is not a good reason di Yulin,
grazie donna rakkaus per il gentile prestito di cui sei totalmente all’oscuro
<3
Questa storia non
era minimamente programmata. Durante un’ora di grammatica inglese, Cecco ha
avuto la brillante idea di disegnare un fumetto sulla foto di due tizi che
stavano litigando e farli dichiarare. La mia mano si è mossa autonomamente
rispetto al mio cervello e – tadan!
Ecco una slash originalissima! I nomi me li ha gentilmente forniti Cecco e la
storia è stata betata – o qualcosa del genere – su carta da Cecco e Olga.