Un omaggio al
film “Il Corvo”, e a Brandon,
perché non è poco ciò che mi ha
regalato con la sua interpretazione.
Un’unica,
splendida Luna
Ero
terrorizzato. Sapevo solo di esserci, eppure
la certezza che non dovessi trovarmi in quel luogo mi attanagliava.
Ho graffiato il
legno e la terra umida ha colpito
le mie mani, ma ho sentito l’aria.
Bellissima,
toccava il mio viso mentre annaspando
e fendendo il fango raggiungevo la via d’uscita. O forse
stavo entrando. Non in
un luogo, ma in qualcosa di vecchio.
E
annaspavo.
L’unico
sordo rumore che le mie orecchie
percepivano era la pioggia, lunga, interminabile e crudele picchiava su
di me,
quasi a dirmi di tornare indietro.
Dove?
Per chi?
Disperato
mandavo avanti le mani, respirando a
fatica tra quella melma rivoltante, smussavo il terreno dei morti.
Un cimitero.
In un attimo i
pensieri che mi impedivano di
ragionare, si racchiusero tra le mie labbra e gridai. Gridai alla notte
e alla Luna.
Mi osservava e
muta piangeva. Le sue lacrime mi
avevano impregnato i capelli.
Anche la mia
pelle distingueva a malapena quelle
grandi gocce fredde.
Il gracchiare di
un corvo aveva rischiarato la
mia mente di una luce fioca e debole.
Ma si trattava
di luce nonostante tutto e l’accolsi
con tutto me stesso.
Alzandomi in
piedi, indolenzito fino alle
viscere, osservai una lapide. La mia pietra tombale su cui ora serenamente posava le
sue zampe un corvo
dalle piume lucide e profonde. Un buio che avevo vissuto per molto
tempo. Ho
fatto un grande sforzo per ricordare il mio nome.
Solo le
incisioni su quella tomba me lo avevano
rivelato completamente.
Nel silenzio e
nel nero pece di quel nulla dove
avevo vagato forse per secoli, avevo avvertito tre picchiettii, prima
debolmente, poi come esplosioni avevano colpito il mio cuore, che con
decisione
aveva ripreso a battere.
Faceva male, gli
occhi bruciavano e sentivo di
essere stanco, così stanco …
Ma il corvo
sembrava volere qualcosa da me. Così,
seguendolo, mi aveva condotto in un posto familiare.
- Shally.
– avevo sussurrato.
Sapevo cosa
fare.