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Autore: Lushia    18/04/2011    1 recensioni
==Riscritta e migliorata==
Tre ragazze, tre creature diverse, con passati differenti, amici differenti e caratteri differenti.
Sceglieranno la loro strada, affronteranno la loro vita alla ricerca di un luogo dove potranno essere tranquille e dove potranno vivere senza preoccupazioni.
Ma saranno davvero loro a poter decidere il loro destino?
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ascolta la Opening (Happiness Carnival, by Stardust Reverie)
Ascolta la Ending (Diamond Whispers, by Black Dia)

Stage 2 - Vecchie e Nuove conoscenze

 

Le ferite pulsavano, erano ancora aperte e sembrava si stessero ampliando sotto lo sforzo a cui era sottoposta l’albina.
Le gambe sembravano muoversi da sole, la loro percezione era minima eppure non poteva permettersi il lusso di fermarsi. La ragazza castana le stava davanti, correva disperata e spaventata ma era anche più fresca e in forma di Mitsuki.
Continuando così non sarebbe riuscita a raggiungerla. Le gambe avrebbero ceduto e le ferite avrebbero impiegato più tempo per rimarginarsi.
Il fiato le iniziava a mancare, la stanchezza la stava per assalire eppure forte era la voglia di colpirla, di fermarla, di creare un diversivo che le avrebbe permesso di arrivarle facilmente dietro.
“Fermati! Fermati!” urlò nella sua testa, pensandolo forte dentro di sé mentre stringeva quel desiderio.
Con la vista offuscata dallo sforzo e dal dolore puntò la ragazza davanti a sé, pronta a colpirla.
Non le avrebbe fatto del male, l’avrebbe solo fermata. Le bastava solo prendere bene la mira e lanciare.
E sparò.
Due carte da gioco francesi, che l’albina usava come danmaku, ferirono i piedi della ragazza bruna che barcollò per qualche istante e si riversò a terra, dolorante.
L’albina, seppur stremata, corse fino al corpo per poi fermarsi e chinarsi su di lei.
Era fortunatamente viva, aveva qualche graffio alla caviglia ma non era grave poichè aveva solo perso l’equilibrio.
La giovane fissò spaventata l’albina, aspettandosi forse una crudele punizione per averla spiata o per aver scoperto chissà quale segreto. Eppure si tranquillizzò nel momento in cui la guardò negli occhi, evidentemente non l’aveva vista bene in lontananza, non aveva studiato i suoi lineamenti e non si era resa conto di chi fosse.
D’altro canto anche l’albina si calmò, un po’ perché si era calmata anche l’eventuale nemica, un po’ perché le sembrava di riconoscere quel viso stranamente famigliare.
Lo studiò: aveva gli occhi di un azzurro quasi sgargiante e un neo sotto quello sinistro.
-...io ti ho già vista da qualche parte...- le disse l’albina, dimenticandosi di averla appena colpita.
-Aikage, Natsu Aikage- rispose la ragazza, mentre l'albina si scostava da lei e la aiutava a rialzarsi.
Mentre la guardava rialzarsi, stracciandosi un lembo del vecchio kimono e annodandolo alla caviglia, scrutò nella sua memoria alla ricerca di ricordi.
-...l'orfanotrofio del villaggio...?- chiese, tornando a fissarla negli occhi. Erano così limpidi e accesi che doveva essere impossibile dimenticarseli. E infatti li ricordò, quegli occhi sinceri e vivaci di una bambina che non aveva mai perso la speranza e la fanciullezza. -Sei quella che mi aiutava a distribuire il cibo che i miei genitori davano in beneficenza?- .
La ragazzina sorrise, annuendo. Probabilmente adesso anche lei era sicura di aver capito chi fosse quella ragazzina albina che praticava la magia da sola nella foresta.
Si issò, sorretta da Mitsuki.
-Perdonami…- disse l’albina, preoccupata per averle fatto del male.
-Ok, ma non riprovarci!- le rispose, ridacchiando. –Hai una buona mira…- aggiunse, indicando la ferita. –Sei fortunata che non ho esperienza e mi sono ferita subito, altrimenti ti avrei dato del filo da torcere!-.
L’albina, nonostante si sentisse in colpa, scoppiò a ridere e Natsu la seguì. La tensione sembrava ormai svanita e le due parevano amiche di vecchia data, seppur conoscendosi solo di vista.
- Comunque anche io ti ho riconosciuta.- esclamò Natsu. Non poteva non riconoscerla, non dopo aver notato il suo particolare aspetto. Un’albina con eterocromia era un’insolita se non unica combinazione per un'umana del villaggio umano, ma se non era per l'aspetto non poteva di certo non ricordarsi dell’acerrima nemica di Kaname, l’arrogante figlia del sindaco. Se lo si veniva chiesto a tutti coloro che a quel tempo furono bambini, avrebbero potuto sicuramente rispondere con un nome: Mitsuki Shiroyume.
Il loro odio era conosciuto ovunque al villaggio ed era impossibile non saperne nulla. Come era impossibile non sapere di quante brutte voci aveva messo in giro su di lei per vendetta.
-Ma… Mitsuki-san, voi siete una maga?-
-Chiamami Mitsu, comunque sono solo un’apprendista.- spiegò. –E tu cosa ci fai qui sola nella Forest of Magic? Non sai che ci sono pericolosi youkai?-
-Mi è scappato Akira, lo stavo cercando quando mi sono persa… e ho trovato te.-
-Akira… è il tuo cane?-
Entrambe s'incamminarono per la foresta e visto che Mitsuki conosceva ogni passaggio di quel luogo dove ormai viveva da mesi, non le ci volle molto a ritrovare il cagnolino della ragazza, il quale si gettò scodinzolante tra le braccia della padrona.
L'albina si offrì di accompagnarla al villaggio per proteggerla da eventuali youkai e Natsu si ritrovò, un paio di volte, ad osservare come la ragazza giocava al tiro a segno con delle fatine che svolazzavano nei dintorni. Osservò le sue carte con curiosità.
-Mh, ti piacciono?- chiese Mitsuki, notando la curiosità della ragazza –le ho comprate in un emporio in periferia.-
Natsu le prese tra le mani e le fissò con stupore. Mitsu le spiegò che si chiamavano “carte francesi” ed erano delle carte utilizzate nei giochi in alcuni paesi del Mondo Esterno. L'apprendista continuò la spiegazione indicando i quattro semi in cui erano divise: c'erano i cuori, i fiori, i quadri detti anche diamanti e le picche. L’ultimo seme la incuriosiva non poco, aveva una forma particolare.
-Se dovessi essere un seme sarei un picche- disse Natsu, mentre accarezzava Akira che scortava affettuosamente la sua padrona e l’amica tra le strade confusionarie del villaggio.
-Io sono un cuore.- rispose Mitsuki, sorridendo.
-Sapevo che lo avresti scelto, sai?- disse Natsu, sogghignando.
-L’ho scelto perché è figo, mica per altro!- mentiva sapendo che il suo cuore era altrove, dove non sarebbe dovuto essere.
Quando si resero conto di trovarsi già nella piazzola del villaggio, scorsero due giovani impegnati in una scenetta divertente: una ragazza e un ragazzo, entrambi dai lunghi e lisci capelli scuri, erano impegnati in un'accesa discussione.
-E lei è un fiori.- disse Mitsu, indicando a Natsu la ragazza dai lunghi capelli scuri.
-Oh, ma guarda chi c’è! Hana-chan e Tsubasa.-
Mitsuki si lasciò scappare una risata.
-Lì conosci?- chiese l'albina.
-Certo, Tsubasa viene spesso all'orfanotrofio mentre Hana, visto che è figlia del fornaio, ci porta ogni tanto del pane caldo.- spiegò la ragazza.
Intanto i due litiganti avevano notato le due ragazze trasandate scortate dal cane e si erano messi in cammino verso di loro.
-TU!- urlò la giovane dai capelli scuri, indicando Mitsuki con rabbia. Non fece in tempo ad arrivare che sferrò un pugno nello stomaco dell’albina.
Restarono tutti alquanto scioccati.
-…anche io sono felice di vederti…- commentò Mitsuki, tenendosi stretta la parte dolorante. Era perplessa e stupita, non si aspettava una reazione così violenta dalla dolce Hana.
Ma si sa, i timidi, silenziosi e dolci ragazzi sono quelli che se si arrabbiano ti fanno male. Molto male.
-Tu ora mi dici chi è questa tua amica che sta male e perchè non mi hai detto nulla!- le urlò, mentre Natsu e Tsubasa le trascinavano via dalla piazza per portarle in un vicolo adiacente.
-Ti rendi conto? Tua madre ha detto che sei andata a stare da un’amica malata per curarti di lei e farle compagnia, peccato che non hai amiche del genere!- aggiunse, scuotendo l’amica.
-Hana! calmati!-
Ci impiegò qualche minuto, il tempo di pulire le ferite dell’albina con un panno e di fasciare le più gravi che finalmente si calmò così che Mitsuki potesse spiegarle la situazione.
Era successo tutto dopo che Hana stessa le aveva consigliato di andare a pregare gli dèi al tempio Hakurei, per questo l'albina era scappata di casa ed era arrivata fin lassù. Era stato proprio in quel tempio che aveva preso la decisione di studiare la magia e in un certo senso era stata proprio Hana ad aiutarla.
-Quindi ci sei andata! Senza dirmi nulla? Oh santi dèi, questa ragazzina...- si passò le mani tra i capelli, sospirando. Sapeva quanto fosse pazza l'albina, lo sospettava da quando a nove anni, per proteggerla, aveva sferrato un pugno alla figlia del sindaco, aggiudicandosi un mese di prigione e parecchie minacce di botte. Era stata l'idolo dei bambini più deboli, anche se i più grandi continuavano a pestarla e tornava sempre a casa con lividi nuovi. Fu davvero un gran brutto periodo.
-Dai Hana, mi dispiace di non averti avvisato ma è successo tutto così velocemente!- spiegò lei, cercando di calmare l'amica che poche volte nella vita aveva visto così arrabbiata.
-Si, daccordo. Ma ora che farai? Dove abiti?- le chiese, con voce più calma. Dal suo tono e dalla sua espressione l'albina capì che l'amica era stata veramente preoccupata, sicuramente dopo ricerche infinte non era riuscita a trovarla da nessuna parte e, tra le mani, aveva solo una storiella che le aveva raccontato la signora Shiroyume. Era sicura che avesse ipotizzato sin dall’inizio che fosse una bugia ma era rimasta comunque sperduta e senza indizi.
-Abito nella Forest of Magic con Marisa-sensei.- spiegò l'albina.
-Marisa-san? Quella Marisa-san?- chiese Natsu, sbalordita.
-Kirisame Marisa-san- aggiunse Tsubasa. Il ragazzo sembrava molto timido, aveva ascoltato in silenzio le amiche chiarirsi mentre lui giocherellava con il cagnolino, sembrava stupito dal coraggio dell’albina. La conosceva poco e solo tramite Hana, sua vicina di casa. Nonostante la timidezza, intervenne nel discorso spiegando quanto i Kirisame fossero importanti nel villaggio umano. Nemmeno Mitsuki sapeva che Marisa fosse nata in una famiglia così nota per questo ne rimase stupefatta.
-Sentite, come vanno le cose qui? Kaname che fa? Se la prende ancora con i più deboli?- chiese poi l’albina, incuriosita ma con un alone di tristezza negli occhi. Quella ragazza era stata la rovina della sua gioventù, a causa sua si erano sparse orribili voci su di lei ed essendo la figlia del sindaco veniva sempre creduta.
-Oh, certo. Meno di prima ma continua ad essere smorfiosa come sempre. - rispose Natsu.
-Non mi è bastato romperle il naso, allora.- rispose, pensierosa. Ormai quello era solo il passato, eppure non riusciva a dimenticarlo. Come poteva cancellare quell’orribile ghigno e quell’espressione di superiorità dai suoi ricordi? -Comunque penso che andrò, meglio rincasare prima di sera.-
I ragazzi, seppur delusi, salutarono l'amica al margine della foresta, la quale si incamminò verso casa. Cercò di evitare sforzi per non peggiorare le ferite ma ormai stava già meglio, doveva essere a causa della sua energia magica che stava sviluppando da quando era diventata apprendista. Marisa le aveva spiegato che una magician ha un’energia, all’interno del proprio corpo, che protegge e cura parzialmente la maga. Per questo motivo si è più resistenti alla magia o agli attacchi fisici ma ovviamente dipende dal tipo di danno subito.
Arrivò prima del tramonto e già pregustava il caldo lettino e il meritato riposo, quando spalancò la porta della casetta e si ritrovò Marisa di fronte la quale sembrava avere molta fretta.
-Oh, finalmente da zé!- esclamò, uscendo di casa e trascinandosi l’albina dietro.
-Che...che succede? Sensei??- chiese, mentre la maestra montava in groppa al suo mezzo di volo e le faceva cenno di salire dietro di lei.
-Ohi! Sali o te la fai a piedi?- le chiese. Seppur titubante e ancora confusa, l'albina salì. Ovunque volesse andare, era meglio che camminare, soprattutto dopo la corsa di poche ore prima.
E pensare che voleva mettersi nel letto caldo…
-Aggrappati, potresti cadere....e non vengo a riprenderti!- disse, ridacchiando. Mitsuki si spaventò un pò e si strinse al suo busto. Sapeva cosa voleva dire volare, aveva imparato a farlo in un mese ma non aveva ancora una sua scopa e quella che Marisa le aveva prestato si era rotta nello scontro mattutino.
-Ma che succede? Cos'è questa fretta?-
-Andiamo a far provviste da zé!- esclamò. Marisa puntò la scopa in avanti e decollò, staccandosi dal suolo e salendo sempre di più nel cielo.
Sorvolarono le vette degli alberi, l’albina cercò con curiosità e batticuore la casa della burattinaia, che scomparve con la foresta per dar posto all’immenso lago delle nebbie. Il Misty Lake si espandeva attorno ad un isolotto, dove vi era eretta una costruzione in stile barocco occidentale.
-ma quello...non è il Koumakan?- chiese, ricordandosi di quella lussuosa villa dove viveva il "Diavolo Scarlatto".
-preeecisamente da zé ~ - rispose con un ampio sorriso.
L'albina si aspettò - inutilmente - di atterrare davanti al cancello, dove notava una guardia dai lunghi capelli rossi e con una divisa verdastra. Ma non fu così dato che, nonostante le urla furiose della guardia, fu messa prontamente fuori uso da un Master Spark.
Oltrepassarono il cancello e si diressero verso una balconata, chiusa.
-è chiusa...- disse Mitsuki, osservando Marisa.
-già già- rispose lei, non curante.
-....è chiusa!- ripeté l'albina, continuando a osservare Marisa e la balconata che si avvicinava sempre di più.
-si si- rispose nuovamente con indifferenza.
-...SENSEI FERMATI!- urlò Mitsuki, ormai a due passi della balconata. Marisa ebbe il tempo di ridacchiare e, con i suoi danmaku stellari, sfondò la balconata, penetrando vittoriosa nella biblioteca della villa.
Mitsuki era ancora pietrificata. “E’ pazza!” pensò, guardandosi indietro e notando i pezzi di vetro volare, mentre cadevano per terra all'interno della sala.
-daaai non mi dire che non ti sei divertita!- disse Marisa, avanzando. -dovresti rilassarti di più, sei troppo tesa zé!-
Sorvolarono la biblioteca completamente buia, notando alcune fate spensierate gironzolare tra gli scaffali e attaccare le intruse con i loro danmaku.
-questa è la Voile Library? Gestita da una maga, vero?- chiese curiosa, mentre Marisa volteggiava con grazia e scansava i danmaku nemici. Mitsuki sapeva che quello era il luogo preferito dalla sensei per i rifornimenti di libri e in quel momento capì cosa aveva voluto dire con "andiamo a far provviste".
Dal suo canto Marisa non rispose, era piuttosto impegnata - o almeno divertita - nel mettere fuori uso le fatine che le ostacolavano il passaggio. Mitsuki si domandò come facesse a schivare tutti quei colpi.
-ma lo fai ogni volta che vieni?- chiese, osservando le fatine crollare.
-certo, è divertente!- rispose, arrivando al centro della biblioteca, in un piazzale aperto e libero da scaffali dove si trovava un tavolo e una ragazza seduta accanto ad esso.
Mitsuki squadrò la ragazza: aveva lunghi capelli violacei e indossava una sorta di camicia da notte chiara, tutta imbellettata da nastrini colorati. La donna era immersa nella lettura di un libro e sembrava avere un'espressione apatica.
Le due atterrarono e Marisa fece scendere Mitsuki dalla scopa. L'albina osservò la ragazza sapendo che doveva probabilmente essere la famosa maga bibliotecaria, la maga in questione aveva alzato lo sguardo e aveva iniziato a fissarle.
-se sei venuta a rubare altri libri, sappi che stavolta te lo impedirò.- disse, con sguardo serio. Marisa incrociò le braccia dietro la testa.
-naa sono venuta a far fare un giro turistico a Mitsuki- disse, ridacchiando.
La maga si voltò verso l'albina e tornò a fissarla.
-la tua allieva?- chiese, ottenendo una risposta affermativa. Notò che Mitsu si era avvicinata alla sensei e le stava tirando il gilè, preoccupata e imbarazzata. -Non sembra essere più brava della mia.- affermò.
-ma piuttosto...chi è che ruba? io prendo in prestito....- disse, notando un libro per terra. -oh, carino zé.-
-tieni le mani lontano dai miei libri, Marisa.- le ordinò, alzandosi.
-suvvia Patche, te lo restituirò appena muoio!- disse, sfogliandolo.
-non è una cosa molto bella da dire...- intervenne Mitsu. La maga bibliotecaria parve infuriarsi.
-MARISA!- le urlò, ma lei prese un secondo libro.
-oh...anche questo è carino!- disse, eccitata.
Mitsuki capì che allontanarsi da quella scena era la cosa migliore da fare, per cuì indietreggiò, percependo la fiamma rabbiosa della maga e l'indifferenza di Marisa che si scontravano come potenti scariche elettriche.
Distratta dalle due, venne presa alla sprovvista da qualcuno che le bloccò le mani dietro la schiena e le passò il braccio sotto il mento, quasi soffocandola. Per fortuna non usò molta forza, probabilmente perchè voleva lasciarla parlare.
-chi sei? cosa fai qui?- chiese una voce femminile. Mitsuki cercò di tranquillizzarsi, doveva fare in modo da calmare il nemico che sicuramente la vedeva come un‘invasore.
-scu...scusa, non volevo disturbare...mi ci ha portato la sensei..- disse, preoccupata.
-sensei?- ripeté. Sicuramente stava osservando Marisa in lontananza. -..quindi sei qui con Marisa-san? Hai intenzione anche tu di rubare i libri di Patchouli-sama?-
-no...Marisa-sensei mi ha trascinato qui per farmi vedere il posto...- le rispose, intuendo che doveva trattarsi di una subordinata della bibliotecaria.
-non ti credo!- rispose, liberandole le mani e spingendola con forza a terra. Le ferite dell’albina tornarono a bruciare ma cercò di non darci peso e si dedicò alla figura, studiandola. La youkai aveva i capelli rossi, lisci e lunghi, aveva inoltre delle ali da pipistrello sulla schiena e un paio sopra le orecchie.
La youkai creò delle sfere di danmaku che emanavano elettricità e assomigliavano a enormi pupille dilatate. L’albina fissò i danmaku con terrore, conscia di non essere ancora in grado di superarli e soprattutto in quelle condizioni, perciò puntò sulla sua pietà.
-ehi ehi togli quei cosi mi farai male!!!- la pregò, fissandola con le lacrime agli occhi.
-...male?- ripetè, osservando lo sguardo terrorizzato dell'albina. -non ...sai cosa sono i danmaku? Da dove provieni?-
-No, no, so cosa sono ma... io non l'ho mai fatto...non sono come voi...- recitò Mitsu, chinando il capo sconsolata.
-capisco... in effetti sembri alquanto fiacca... sicuramente non sei un pericolo per Patchouli-sama, per cui non ti farò nulla.- affermò. -mi dispiace di averti spaventata.-. In quel preciso istante, Patchouli aveva lanciato verso Marisa alcuni danmaku e quest'ultima, con la solita noncuranza e con il suo sorrisetto sicuro di sé, li stava schivando.
-comunque io sono Koakuma.- si presentò la youkai.
-io...Mitsuki, piacere...- si presentò a sua volta ma distrattamente, siccome stava fissando la sensei alle prese con la maga. -mh...sei l'allieva di quella maga?-
-Cosa...allieva, io? No, no, quella è Mayumi-san.- spiegò. -... sta tranquilla, è tutto normale...- disse Koakuma, sorridendo nel notare la preoccupazione della ragazza che fissava con paura gli attacchi delle due maghe.
-sicura?- chiese Mitsuki, osservando Patchouli-san mentre prendeva in mano una spellcard che si illuminava di un rosso acceso, creando attorno a lei un enorme cerchio magico.
-...no, questo no!- esclamò preoccupata Koakuma, avviandosi verso di loro con rapidità, sperando di fermare la padrona -Patchouli-sama! non dovete usare quella spellcard proprio qui!-, ma la maga stava già dichiarando "Royal Flare!" e dopo pochi istanti, una fiammata devastò tutto ciò che si trovava nei paraggi, libri compresi.
Spaventata, Mitsuki scappò, seguendo alcuni scaffali e allontanandosi da quell'inferno di fuoco per poi ritrovarsi, non sapendo come, in un enorme corridoio.
Davanti a lei c'era una ragazzina, leggermente più bassa, dai capelli azzurrini e dagli spaventosi occhi rossi che, probabilmente, stava passando e si era ritrovata l'albina davanti a sé.
Non le ci volle molto a capire che si trattava di una vampira, nonché la padrona di casa e, a conti fatti, doveva essere Remilia Scarlet.
"Merda" pensò. "I vampiri proprio no."

   
 
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