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Autore: Kiki May    18/04/2011    2 recensioni
Storia AU, ambientata nell’Inghilterra dei nostri giorni. Buffy Summers è candidata a sindaco di Londra e trova sostegno in un gruppo di fidati collaboratori. Ben presto la donna dovrà fare i conti col passato e con William, compagno del suo defunto mentore Giles.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Angel, Buffy Anne Summers, Un po' tutti, William Spike
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dunque, eccomi qui con due nuovi capitoli. Conto di postare presto anche il resto delle storie (ma perché scrivo così tantoH?! ç___ç) ma volevo farvi entrare subito nel vivo, che è più bello. ù_ù









1.








Il sole tramontava e l’auto di Buffy raggiungeva la villa appartenuta a Giles, divenuta proprietà di William Shelby. La casa, elegante e isolata, sorgeva sulla costa sud-orientale del paese, lontana della caotica area metropolitana della Grande Londra. Scegliendola, Giles aveva immaginato il ritiro dorato a vita privata, il ritorno alla lettura e allo studio. L’asfalto scivoloso e la guida pericolosa di un autista avevano spezzato per sempre il suo sogno.
Superato il cancello di ingresso, Buffy si diresse alla porta, suonò il campanello.
Venne accolta da una collaboratrice domestica, che la invitò a raggiungere la cucina; William era indaffarato nella preparazione della cena e non avrebbe potuto riceverla in salotto.
“Buon pomeriggio.” salutò il padrone di casa, voltandosi appena, cordiale.
Indossava un grembiule usato ed aveva le dita sporche di farina.
Buffy inclinò il capo, incuriosita, e scorse, accanto alla padella già ben oliata, delle fettine di pollo crudo e dei limoni spremuti. William stava preparando uno dei piatti preferiti da Giles, uno dei piatti che lei preferiva in assoluto.
“Non sono venuta a cenare da te.” Specificò la candidata, con ostentata indifferenza.
William rise.
“Credevo che i politici fossero molto più indiretti e scaltri.” Fece, sarcastico. “Accomodati tranquillamente, non ho intenzione di invitarti a cena.”
Buffy si morse le labbra, come una scolaretta rimproverata per una stupidaggine.
“Non voglio accomodarmi.”Replicò, testarda. “Voglio solo sapere perché mi hai inviato la donazione.”
“Sostengo il mio candidato prescelto, mi pare normalissimo.”
“Non ho bisogno dei tuoi soldi.”
“Sei decisamente fuori dal comune! Sono contento di votare per te.”
Buffy sbuffò sonoramente, allargando le braccia.
“Vuoi spiegarmi cosa … voterai per me? Nonostante tutto? In ogni caso non puoi piombare nella mia vita in questo modo, non ancora!”
William chinò il capo, riflessivo.
“Mettiamola così, allora: non voglio un altro mandato Wilkins a pesare sulla sorte della città. Da quando c’è lui le cose vanno veramente male, si respira un clima d’odio e di diffidenza insostenibile, la diversità – ogni genere di diversità – è diventata una vergogna e un problema. Andrò via da Londra, se la situazione non dovesse cambiare, e so che tu potresti evitarmi il trasferimento. Inoltre, Rupert avrebbe voluto che tu avessi i soldi, ti serviranno a vincere.”
“Non mi serve il tuo aiuto per vincere.”
“Davvero? È questo che dici ai tuoi elettori?”
Buffy strinse le labbra, imponendosi di tacere.
“Non posso permettermi di rinunciare ad alcun contributo,” sussurrò, dopo qualche secondo di ponderata pausa. “Ma se Giles avesse veramente voluto darmi dei soldi, l’avrebbe fatto.”
“Io credo che lui volesse –“
“… Perché tu lo conoscevi meglio di chiunque altro!” Interruppe lei, piena d’astio.
William non replicò.
Tentò di concentrarsi sulla cucina e soffocò un colpo di tosse.
“Hai ragione. Accetta il mio contributo e basta.”
“Lo farò. Ti ringrazio.”
Seguì un silenzio teso.
Buffy raggiunse la sala da pranzo che si apriva alla cucina e scrutò la nuova disposizione dei mobili. I vecchi divani avevano lasciato spazio a poltrone chiare, sobrie e essenziali, la tavola in legno di noce era stata sostituita con una simile, di dimensioni modeste. Solo il ritratto di Giles e William troneggiava ancora sulla mensola accanto alla portafinestra.
Sempre poggiata alla parete bianca la vecchia chitarra acustica.
“Sono le uniche cose che ho tenuto qui in casa,” spiegò William. “Non riuscivo a disfarmene.”
Buffy rimase muta.
“Sai …” continuò lui. “Ho ancora i libri che ti ha lasciato. Dovrai passare a prenderli prima o poi, quelli ti spettano di diritto.”
“Non so perché mi abbia donato dei libri.” Mormorò lei, senza fiato. “Forse è un rimprovero postumo per la mia scarsa propensione alla lettura. Non so ...”
William fece un passo in avanti, spinto dal desiderio compassionevole di raggiungerla, confortarla, ma venne frenato dallo squillo di un cellulare.
La campagna elettorale non si fermava un secondo.
Mentre Buffy parlava al telefono, William si diresse alla porta d’ingresso.
Suonavano. Era Liam.
“Ciao … ciao, William. Buffy è qui?”
“La senti sbraitare in cucina.” Scherzò l’interpellato, facendo largo all’ospite.
Buffy si precipitò dal collaboratore.
“Si è licenziato veramente!” esclamò, sconvolta. “Il manager ufficiale, si è licenziato! Oddio, voglio staccargli la testa con le mie mani!”
“Sapevamo che sarebbe successo ed è già pronto il sostituto. Non c’è niente di cui preoccuparsi.”
“C’è solo da fare una strage nello stupito partito che sta remando contro il suo candidato!” sbottò lei, furibonda. Nuovamente assorbita dagli impegni, lasciò Liam e William da soli.
I due non si rivedevano da anni.
“Non cambierà mai.” Sospirò William, ghignando.
Liam annuì d’impulso. Si voltò a guardarlo.
“Io … ti trovo bene.” Borbottò, imbarazzato. “Ti trovo bene, William. Sei dimagrito.”
“Davvero? Non saprei, sono sempre stato molto magro. Tu, piuttosto, sembri aver perso peso di recente e hai l’aria stanca di chi non dorme da settimane. La sfida con Wilkins non dev’essere facile.”
“Non lo è. Stiamo cercando di dare il massimo, ma sembra non bastare mai. Le cose non sono facili da quando Buffy ha attaccato la segreteria di partito e Travers.”
“Lo ha fatto davvero?”
“Sì. La versione ufficiale smentisce tutto, ma in realtà i rapporti sono tesissimi.”
“Capisco.” Mormorò William, chinando il capo.
Liam studiò la linea del suo profilo con languore nostalgico.
“È bello rivederti.” Disse, senza aggiungere altro.
William si tese, stupito.
“Anche per me.” Ammise. “Ho saputo che … ho letto i giornali. Mi dispiace molto per quello che ti hanno fatto.”
“È acqua passata. Una storia vecchia di tre anni, ormai.”
“Tre anni non sono così lontani, tutto nella mia vita sembra vecchio di tre anni ...”
“Scusami, non avrei dovuto ... sono mortificato.”
“No, no. Sono stato io a menzionare la cosa.” Sorrise William, sereno. “Volevo dirti soltanto che ho tifato per te. Non avrebbero dovuto sbattere informazioni così personali sul tuo conto nella prima pagina del loro fottuto quotidiano. Sono stati degli autentici bastardi e … beh, sono contento di sapere che stai meglio.”
“Grazie.” Mormorò Liam, commosso. “Grazie.” Ripeté, inclinando il viso quasi a volersi nascondere. Limpidi, gli occhi di William lo scrutavano senza paura, con onestà. Sentiva di non meritare tanta gentilezza.
“Dovrò scusarmi con te, prima o poi. Sai, fa parte del percorso.”
“Verrai a scusarti con comodo. Presto.”
“Presto …”
William sorrise ancora, ironico.
Buffy era tornata in cucina.
“Dobbiamo andare immediatamente.” Dichiarò rivolta ad Liam. “L’intervista è tra pochissimo e, a quanto pare, il nuovo manager ci raggiungerà oggi stesso.”
“Hanno già detto a chi è stato affidato il compito?”
“Lindsey, Lindsey McDonald.”
Liam serrò la mascella, incapace di trattenere il suo disappunto.
“Lo metteremo a lavorare sodo.” Biascicò, lapidario. “Andiamo, forza.” sussurrò, voltandosi a guardare William, quasi dispiaciuto all’idea di doverlo abbandonare.
Lui non disse nulla, si limitò a salutarlo con un cenno timido.
Liam si sentì riempire di gioia.








2.

 

 







“Dunque la vostra azione sarà improntata sulla valorizzazione degli enti e delle organizzazioni indipendenti?”
Buffy annuì composta, accavallando le gambe.
“Crediamo che sia molto importante il contributo della società civile nell’amministrazione di una città vivace, multiculturale come Londra. Certamente l’autorità centrale deve coordinare le attività, ma noi siamo per un modello partecipativo, d’impegno condiviso.”
“Comprendo.” Disse il cronista, scrutando pensoso i fogli sulla sua scrivania. “La gente continua a chiedersi una cosa: che rapporto esiste tra la signorina Summers, aspirante sindaco riformista, e il mondo omosessuale?”
Buffy aggrottò la fronte, sorpresa.
“Beh … credo di essere più che aperta alle loro esigenze. Ho combattuto tanto su questo fronte e mi sono circondata di collaboratori omosessuali.”
“Dunque li ha scelti di proposito?”
“Per carità! Non sceglierei mai un assistente sulla base dell’orientamento sessuale! Evidentemente, però, non discriminerei mai nessuno secondo questo criterio. Io credo che la libertà del singolo vada rispettata in ogni caso.”
“Rupert Giles, che ha avuto un ruolo così importante nella sua formazione politica, ha ufficializzato più di una relazione omosessuale nel corso della sua carriera. Prima della sua morte è andato a convivere con William Shelby, per esempio. I suoi rapporti col signor Shelby non sembrano essere amichevoli.”
“I miei rapporti con William Shelby non riguardano i problemi politici della città né la discriminazione sessuale, che condanno e combatto. È una questione di natura molto personale e più che privata, che vorrei serbare per me. Ribadisco il mio impegno nella lotta al riconoscimento dei diritti civili, nel segno delle battaglie di Rupert Giles, che ammiro e amo ancora come un padre.”



“Ma che cazzo di domanda era?!” sbottò Buffy, camminando veloce per i corridoi che conducevano al suo studio. “L’avete visto, no?! Ha praticamente frugato nel mio armadio, chiedendomi una cosa che non c’entrava assolutamente nulla con la politica!”
Liam scosse il capo.
“La gente vuole conoscere ogni dettaglio della vita personale dei propri candidati, è un modo per proteggersi.”
“Bisognerebbe proteggersi dal nepotismo di Wilkins e dalla sua corruzione! Lui sì che insozza la vita pubblica con le sue vicende personali! Io non faccio discriminazione se non ho buoni rapporti con un singolo individuo!”
Nervosa, Buffy roteò gli occhi, sbuffando sonoramente.
“Quei capelli ti stanno malissimo.” interruppe una voce, vicina.
La candidata si voltò, sorpresa.
In fondo al corridoio, vestito con un elegante completo grigio e armato di ghigno da iena, Lindsey McDonald sorrideva.
“Sembrano quelli della mia ex quando non riusciva a fare la piastra.” Aggiunse ancora, divertito.
Buffy serrò gli occhi, immediatamente infastidita.
“Sei un hair stylist oltre che un incompetente?” domandò, serafica.
Lindsey ridacchiò.
Raggiunse Liam e gli strinse la mano, in segno di sfida. Tornò a studiare il volto di Buffy, piccola e fragile a pochi centimetri da lui.
“Sarò lieto di collaborare con te.”
“Io no. Avevo già un campaign manager prima di te e mi è dispiaciuto perderlo.”
“Non tutti riescono a reggere la pressione.” Fece lui, scontato. “Dovremo cominciare a lavorare, da ora.”
“Ora?” s’intromise Fred, lieve. “Stavamo andando a cena, è stata una giornata faticosa e Buffy non mangiato praticamente nulla.”
“Mangerà tra poco. Dobbiamo scambiarci i convenevoli.”
Buffy sospirò, stanca.
“Andate pure, vi raggiungo immediatamente col nuovo collega.”
“Vuoi che rimanga?” chiese Liam, per nulla entusiasta all’idea di lavorare con McDonald.
“No, stai tranquillo. Arrivo subito.”
Soli, Buffy e Lindsey si diressero allo studio della candidata.
L’uomo chiuse la porta e versò un bicchiere d’acqua a Buffy, che sprofondava esausta sulla poltrona.
“Hai sete?”
“Non hai potuto rimandare di un secondo il tuo prezioso meeting, vero?”
“No.” Disse lui. “Volevo parlarti in privato e un tavolo di trenta persone mi pare poco intimo.”
“Cosa c’è che non ti è chiaro? Il precedente manager ti ha indirizzato ogni documento, compresi quelli sul finanziamento e le ricerche d’opposizione.”
“Non mi fido delle considerazioni di un idiota che si fa da parte a due mesi e mezzo dal voto.”
Buffy chiuse gli occhi e prese un lungo respiro.
“Dimmi.”
“Non tutti sono in grado di reggere alla pressione.” Ripeté Lindsey, poggiando i palmi aperti sulla scrivania. Aveva mani forti, grandi e abbronzate. Al polso sinistro portava un bracciale d’argento ed uno etnico, particolare.
“Vuoi aggiungere un’altra ovvietà?” ribatté Buffy, sarcastica.
“Non tutti sono in grado di reggere. Liam O’Connor, soprattutto.”
Negli occhi della candidata si palesò una luce intensa, rabbiosa.
“Fammi capire cosa stai farneticando: sei appena arrivato e vuoi sbattere fuori uno dei miei collaboratori più fidati? A due mesi dal ventuno giugno?!”
“Non voglio sbattere fuori nessuno! Avessi cominciato a modo mio, lui sarebbe rimasto escluso. Coi suoi precedenti e tutto lo scandalo che lo ha travolto è un problema per la campagna ed è un problema per il partito.”
“Liam ha superato lo scandalo e la dipendenza a testa alta, cosa che quel verme di Travers non riuscirebbe a fare neanche in quindici di queste vite. Inoltre è un organizzatore efficiente, che lavora con dedizione e impegno. Io non lo licenzio.”
Lindsey tese le labbra.
“Non ci siamo capiti bene, io non sono l’avvocato difensore di Travers. Per quello che mi importa il vecchio può anche morire domattina, nessuno sentirebbe la sua mancanza e le strutture di partito si alleggerirebbero significativamente. Io ti metto dinnanzi ad un problema, ti apro gli occhi, Buffy:
cosa succederebbe se Liam crollasse ancora? Che ripercussioni ci sarebbero per te?”
Lei si morse le labbra, indignata.
“Come me, sai bene che per vincere ci vuole molto più dell’impegno. Ci vuole una fermezza ed una tenacia sovrumana, inflessibile.”
“Lui non cederà, e comunque non posso impostare il gruppo basandomi sulla preoccupazione di un’eventuale abbandono. Dovrei escludere tutti, me compresa.”
“L’abbandono di Liam non sarebbe eventuale, lui ha già precedenti.”
“Ed ora è cambiato, è un altro uomo.”
“Raccontatela, Summers!” sorrise Lindsey, compiaciuto. “Secondo me non hai smesso di corrergli dietro neanche un secondo, sei ancora la ragazzina innamorata che gli stringeva la mano ai convegni nazionali.”
“Non azzardarti mai più a parlarmi con un tono del genere e ad impicciarti dei miei affari personali.”
“Tutti si impicceranno dei tuoi affari personali: sei un personaggio pubblico, adesso.”
Buffy si tese in avanti, poco impressionata.
“Bene, e la comando io questa campagna. Liam è dentro, punto.”
“Come vuoi.” Concesse Lindsey, affascinato.
Nella semioscurità della stanza lo sguardo smeraldino di Buffy splendeva di ostinazione e carisma.

 

 

 



  
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