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Autore: Ashbringer    18/04/2011    2 recensioni
Aaron è un normale ragazzo diciassettenne con la passione per l'hacking. Erin è una sua coetanea, e probabilmente l'unica ragazza mai piaciuta ad Aaron. Ma
la ragazza nasconde un segreto, un segreto pericoloso, che Aaron si troverà a scoprire forzando un sito, e rimanendo invischiato in una faccenda più grande di lui.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il quarto capitolo, con un sacco di ritardo, dato che ho iniziato a scrivere solo nella parte finale di marzo e non sono riuscito a proseguire molto velocemente per problemi di tempo e blocchi vari...

 

Tre chiavette USB e due cd erano ordinatamente allineati sulla scrivania. Seduti nelle vicinanze c'erano due adulti e un ragazzo, che dimostrava all'incirca sedici anni. Tutti e tre avevano un'aria soddisfatta. All'interno dei dispositivi sul tavolo, contenuto in cartelle criptate, si trovava circa il 60% del database della Blackmist Corp., cioè tutto ciò che erano riusciti a prelevare senza suscitare particolari sospetti. I computer usati erano poi stati immediatamente spenti per evitare qualsivoglia rischio.

"Jake, Aaron, ben fatto, abbiamo in mano informazioni preziose, saranno fatte analizzare immediatamente dai nostri tecnici"

Disse un uomo dai capelli corti e lievemente brizzolato e dall'aria seria, guardando i due seduti dall'altra parte della scrivania. Pochi secondi dopo, un uomo entrò in silenzio nella stanza e prelevò una delle chiavette e un cd, salutando l'ufficiale con un cenno. Nicholas, il brizzolato agente dell'FBI, si voltò verso l'adolescente e parlò:

"Aaron, dovrei rivelarti il motivo per il quale siamo stati in grado di reagire prontamente al rapimento di Erin Morris. Devo ammettere, a malincuore, che il nostro servizio di informazioni non aveva alcun indizio riguardo un possibile rapimento. Non avremmo mai mandato a Whiteglen i due cecchini che ti hanno salvato, se non avessimo ricevuto una soffiata. E' stata una telefonata, impossibile da rintracciare, e la voce dell'interlocutore era pesantemente modificata da vari filtri vocali, ma il contenuto era... quantomeno convincente. In questo momento i tecnici stanno analizzando con cura i file su Erin per trovare qualsiasi indizio riguardante la sua attuale ubicazione, in quanto lei è l'unica traccia che abbiamo per collegare la Blackmist a... qualsiasi cosa stiano facendo."

Aaron guardò negli occhi l'ufficiale per qualche secondo prima di fissare il soffitto, sovrappensiero. Le parole di Nicholas gli avevano fatto improvvisamente ricordare che Erin era ancora là fuori, da qualche parte, prigioniera. Il ragazzo chiuse gli occhi, assorto.

 


Erin Morris non era in grado di capire nulla. Il torpore che provava da diversi giorni era arrivato al suo climax, e la ragazza non era in grado di muovere un solo muscolo, nè di aprire bocca. Poteva solo rimanere nella sua cella, supina, con gli occhi aperti e offuscati, persi nel vuoto, che osservavano il buio della cella. Di tanto in tanto un barlume di coscienza affiorava nella sua mente, per poi essere prepotentemente soffocato dall'effetto del cocktail di sedativi e narcotici. Quando la porta della cella si aprì, lasciando che una lama di luce filtrasse dall'ingresso, la ragazza dai capelli corvini non fu neanche in grado di voltarsi per osservare la situazione, e si accorse a malapena dello sconosciuto che la stava osservando. Dopo averla fissata per una buona decina di secondi, l'uomo la sollevò come se fosse stata una piuma. Di nuovo, la ragazza quasi non se ne rese conto, la mente offuscata dai farmaci e lo sguardo appannato. L'uomo camminò con sicurezza per circa cinque minuti, muovendosi attraverso un dedalo di corridoi bianchi illuminati da lampade al neon che rendevano l'atmosfera ancora più asettica. Lo sconosciuto giunse infine di fronte a una porta, anch'essa bianca. Uno scanner effettuò un rapido controllo della retina dell'uomo prima di aprirsi con un sibilo quasi impercettibile per lasciarlo passare. Poco dopo, Erin realizzò che era stata posata dallo sconosciuto su una poltrona dallo schienale reclinato, e riuscì ad accorgersi che c'era un secondo uomo nella stanza. I suoi aguzzini iniziarono a parlare, ma la ragazza non fu in grado di cogliere alcuna parola della conversazione, in parte per il basso volume delle loro voci ed in parte per l'effetto delle droghe. Il secondo uomo si avvicinò alla poltrona e squadrò Erin con interesse. La ragazza conservava una piccola parte della sua bellezza nonostante la prigionia, sebbene la sua pelle ora fosse molto più pallida ed i suoi capelli avessero perso la loro lucentezza. L'uomo la scrutò per un buon mezzo minuto, prima di voltarsi verso colui che aveva portato Erin nella stanza, e gli chiese qualcosa. L'altro annuì e tornò poco dopo con un contenitore metallico. L'uomo che fino a poco prima stava osservando Erin lo aprì e ne tirò fuori una siringa, che piantò senza preavviso nel braccio destro della ragazza seduta. Erin avvertì con distacco l'ago che penetrava il suo braccio, poi avvertì, può nitidamente, una sensazione di bruciore che aumentava poco a poco. Fu in grado di sentire l'uomo che le aveva piantato la siringa nel braccio dire:

"Entro 15 minuti farà effetto."

La ragazza rimase stupita dal fatto che ora iniziava persino a distinguere i tratti del viso dell'uomo. Aveva corti capelli che un tempo dovevano essere stati bruni, ma che ora tendevano al grigio, ed occhi castani e profondi. Pareva un ordinario uomo di mezza età, ma il sequestro di cui era stato partecipe non aveva nulla di ordinario. Le parole del secondo sconosciuto parevano però veritiere, perchè dopo circa un quarto d'ora la ragazza era tornata in condizioni fisiche e mentali quasi normali, fatta eccezione per i muscoli intorpiditi dalla prigionia. L'uomo nel frattempo si era seduto dietro una scrivania, che Erin aveva notato solo dopo una manciata di minuti dall'assunzione del nuovo farmaco, e si stava dedicando a un qualche lavoro su un computer. Pochi istanti dopo si voltò verso Erin, e comprese che la sostanza nella siringa aveva finalmente fatto effetto. Si alzo e con passo deliberatamente lento si avvicinò alla ragazza, squadrandola per l'ennesima volta. La prigioniera si sentì vagamente intimidita.

"Erin Morris. Finalmente possiamo parlare faccia a faccia. Non saremmo dovuti ricorrere a questo, se i tuoi sciocchi genitori non avessero deciso di voltarci le spalle all'improvviso."

Continuò a camminare avanti e indietro, lentamente.

"Il tuo scopo non è nemmeno così vitale... Avremmo potuto semplicemente rimpiazzarti, ma avevamo bisogno di un esempio, per mostrare le conseguenze di un eventuale tradimento..."

L'espressione di Erin si fece più tesa, e l'uomo sorrise crudelmente.

"Oh, sì, non credere che i tuoi genitori ne usciranno impuniti... Ma tu neanche quale fosse il ruolo dei tuoi genitori, il TUO ruolo... Dovrò iniziare dal principio."

Si avvicinò alla scrivania ed accese un proiettore che fece apparire sul muro di fronte alla ragazza una serie di schemi e dati pressochè incomprensibili.

"Bene, ragazza mia, ci prenderemo tutto il tempo necessario affinchè tu comprenda..."

 


Aaron, suo zio Jake e Nicholas, l'ufficiale dell FBI erano ancora seduti, in attesa di un qualsiasi cenno da parte dei tecnici che stavano analizzando i dati ottenuti dal sito della Blackmist. Aaron aveva il viso teso, e sembrava sul punto di crollare da un momento all'altro, per lo stress e la stanchezza. Jake e Nicholas erano molto più calmi, e stavano discutendo di cose incomprensibili al teenager.

Passarono circa tre ore e mezza prima che un agente si facesse vivo, bussando alla porta dell'ufficio di Nicholas. Il brizzolato ufficiale lo fece entrare, e i due parlarono a bassa voce per una manciata di minuti, impedendo ad Aaron, e probabilmente perfino a Jake, di comprendere alcunchè. Alla fine, Nicholas annuì e congedò l'altro agente con un cenno della mano. Rimase silenzioso per un breve attimo, con il volto apparentemente pensieroso. Poi parlò, con la sua consueta voce seria e calma:

"Mi è stato comunicato che gli informatici sono riusciti ad accedere ai dati criptati contenuti nei file riguardanti Erin Morris. Tra le cose scoperte, abbiamo la locazione del luogo in cui la ragazza si presume essere prigioniera. A quanto pare qualsiasi membro di una certa rilevanza della Blackmist avrebbe avuto più difficoltà ad accendere una televisione che a visualizzare quei dati, visto il tipo di protezione. In ogni caso, seguitemi."

L'uomo si alzò e uscì dall'ufficio, seguito da Aaron, la cui espressione ora faceva trasparire il suo interesse e la sua apprensione, e da Jake. Il trio si mosse lungo innumerevoli corridoi, fino a trovarsi in una stanza dotata di una notevole quantità di computer e apparecchiature di vario genere.

Nicholas si avvicinò a un capannello di uomini che si trovava in una fila di computer, ed iniziò a parlare con loro. Dopo qualche istante fece cenno ad Aaron e a Jake di avvicinarsi. Su un monitor era visibile l'immagine satellitare di un'area che Aaron riconobbe, in quanto vicina a Whiteglen. Un puntino rosso era situato sulla mappa, poco fuori la città di Wallsbury, che si trovava a una decina di chilometri da Whiteglen.

"Conosco quel posto. Hanno costruito una filiale della Blackmist poco meno di un anno fa. E anche l'immagine sull'altro monitor, quel luogo vicino a Kantville, indica la locazione di un'altra sede della Blackmist, le ho viste entrambe più di una volta passando da lì."

Disse Aaron, sorpreso egli stesso di stare parlando con voce relativamente calma ad un gruppo di agenti federali. I presenti si voltarono verso il ragazzo, e Nicholas annuì.

"Esatto, ed ora come ora si ritiene che Erin Morris sia tenuta prigioniera in una di queste sedi, ma purtroppo non siamo a conoscenza della sua esatta ubicazione. Il piano è semplice: invieremo un piccolo gruppo di agenti selezionati in entrambe le strutture, e in seguito gli agenti si infiltreranno negli edifici per trovare una qualsiasi traccia. Non sappiamo ancora cosa la Blackmist stia facendo, ma sappiamo che è potenzialmente pericoloso e personalmente ciò mi basta."

Si rivolse poi a un agente lì vicino:

"Voglio tutti gli agenti che attualmente non hanno incarichi nella sala riunioni tra mezz'ora, per scegliere chi andrà dove."

L'agente se ne andò di corsa borbottando quello che parve un 'Sissignore'.

Di nuovo, Aaron e Jake si trovarono a seguire l'ufficiale. Aaron pareva essere ora meno intimidito dalla situazione, ed aveva iniziato a rivolgere frequenti domande a Nicholas. D'improvviso il ragazzo si fermò, e Nicholas lo guardò, perplesso. Ora l'adolescente aveva un'espressione determinata.

"Devo chiederle una cosa, riguardo l'operazione."

 


Erin Morris aveva un'espressione quasi incredula sul volto. Ancora faticava a capacitarsi di ciò che l'uomo le aveva raccontato. Tutto suonava come una menzogna. L'uomo iniziò a spazientirsi di fronte alla reazione della ragazza, e parlò, questa volta in tono perentorio.

"Ancora non hai capito ciò che intendo dire? Non sto mentendo, ne avrai presto conferma. Tu sei una Carrier, porti all'interno del tuo corpo un virus letale pronto a essere rilasciato sotto nostro comando. Sei una vittima sacrificale, un martire necessario per un futuro migliore. Col tempo capirai."

Concluse l'aguzzino di Erin, lasciando la ragazza stordita e turbata da quell'affermazione che la etichettava come una pedina di qualcosa che nemmeno era in grado di comprendere.

  
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