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Autore: robsten23    19/04/2011    14 recensioni
Elena è finalmente salva e insieme a lei tutti i suoi amici e la sua città. Klaus è stato sconfitto e adesso tutti possono godersi momenti di serenità e tranquillità, ma siamo sicuri che la pace sia tornata davvero e che Elena non corra più nessun pericolo? E poi ci sono altri problemi da affrontare per lei, problemi di cuore.
Tratto dal prologo:
“Quando hai il cuore diviso tra due persone non sai nemmeno tu chi ami davvero e ti ritrovi ad un bivio.
Acqua o fuoco, terra o cielo, razionalità o irrazionalità, destra o sinistra, finito o infinito?
Stefan o Damon?
Il buono e onesto o il cattivo e ribelle?
Per chi batte davvero il cuore di Elena Gilbert?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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LA RAGIONE DEL CUORE

 

Capitolo Diciassette

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Pov Elena

 

Il tempo passa, anche quando sembra impossibile, anche quando il rintocco di ogni secondo fa male come il sangue che pulsa nelle ferite. Passa in maniera disuguale, tra strani scarti e bonacce prolungate, ma passa. Persino per me.

Altri tre giorni erano trascorsi e non avevamo fatto nessun passo avanti, se non per il fatto che ogni notte mi intrufolavo nello scantinato aspettando che Katherine si mettesse a dormire per poi entrare dentro buttandomi tra le braccia del mio vampiro dandogli un po’ del mio sangue per mantenerlo quanto meno in forze.

Gli altri si erano chiesti come fosse possibile che Damon avesse riacquistato le forze, ma Stefan che aveva capito tutto mi aveva coperto con Bonnie dicendo che era stato lui a dare una sacca di sangue a Damon approfittando nel momento in cui Katherine dormiva.

Lei sembrava averci creduto, ma se credevo di passarla liscia mi sbagliavo, in quanto Stefan mi aveva fatto una predica assurda sul fatto che rischiavo un casino a fare quello che stavo facendo, esattamente le stesse cose che ogni notte mi ripeteva Damon. In fondo non erano poi così diversi come credevano.

Finii di mangiare, avevo promesso a Damon di farlo, e mi alzai dal tavolo per pulire ciò che avevo sporcato.

“Posso darti una mano?” mi domandò Bonnie entrando in cucina.

Annuii e lei si avvicinò al lavandino e insieme iniziammo a ripulire tutto.

Restammo in silenzio per un po’, poi lei si decise a parlare.

“Damon sta molto meglio, non trovi?” mi domandò.

“Solo perché ha bevuto del sangue non significa che stia meglio”.

“Mi chiedo solo come abbia fatto a convincere Stefan a farselo dare. In fondo era pericoloso se Katherine si fosse svegliata”.

“Cosa ti fa credere che sia stato Stefan a farsi convincere e non il contrario?” le domandai leggermente stizzita dal fatto che sembrava fosse ovvio come aveva detto lei.

“Beh, conosco Damon” mi disse mentre le passavo una ciotola, una ciotola che non arrivò mai alle sue mani perché mi cadde finendo a terra.

Per fortuna era di plastica e non si ruppe.

Lei mi guardò stranita e dalla mia espressione comprese come la sua frase mi avesse mandato il cervello in fumo.

“Ma che diavolo dici? Tu non conosci Damon, non l’hai mai voluto conoscere” le sputai in faccia cercando di mantenere però un tono pacato riuscendoci a malapena.

“Elena calmati” disse lei voltandosi a guardarmi.

Non le diedi retta e sbottai senza nemmeno volerlo fare davvero.

“No, non mi calmo Bonnie. Mi sono stufata di tutta questa storia. Damon ha fatto tanti sbagli e io sono la prima a riconoscerlo. Ha trasformato Vicki costringendo poi Stefan ad ucciderla, ha ucciso Lexie, la migliore amica di suo fratello, si è nutrito di un sacco di persone uccidendole poi e ha ucciso Jeremy. Potrei stare ore e ore ad elencare le cose brutte che ha fatto, ma potrei stare giorni ad elencare anche le cose buone che ha fatto e credimi ne ha fatte tante solo che tu non le hai mai volute vedere perché ti faceva più comodo così. Cosa conosci di lui, eh? Avanti Bonnie illuminami, cos’è che sai di lui?”

Stavo urlando lo sapevo, ma forse era giusto così. Eravamo alla resa dei conti, una resa dei conti che avremmo dovuto avere molto tempo prima.

“Potresti evitare di urlare? Ci sentono tutti”.

“E allora? Qual è il problema?”

“Senti Elena, lo so che non hai preso bene la storia di lui chiuso là sotto, ma datti una calmata. Stai esagerando”.

“Sto esagerando? Ma dico ti senti? Le senti le cose che dici? Non perdi occasione per attaccarlo, come adesso ad esempio. Come se fosse scontato che fosse stato lui a costringere Stefan a dargli del sangue. Beh non è stato lui a farlo, anche se ne avrebbe avuto tutti i diritti visto che era lì sotto a digiuno da una settimana” sbottai furiosa.

Era giunto il momento della verità e in quel momento maledii me stessa per non aver trovato il coraggio di parlarle prima e rivelarle come davvero stavano le cose.

“Scusa se mi sembra strano che non sia stato lui a costringerlo, in fondo Stefan era stato categorico: Niente sangue. Non potevamo correre il rischio che anche Katherine ne bevesse” mi rispose lei.

“A dire il vero è stato Damon quello categorico e tutti ci siamo limitati a fare come diceva lui” la corressi.

“E allora cosa è cambiato?”

Aveva alzato il tono di voce, così mi voltai a guardarla e potei notare che anche lei si stava leggermente stizzendo.

Non volevo litigare con lei, era la mia migliore amica, ma era giunto il momento che mettessimo le cose in chiaro. Lei avrebbe dovuto accettare Damon.

“Vuoi la verità? La vuoi davvero? Bene, ti accontento. Non è stato Stefan a dare del sangue a Damon” dissi quasi in un sussurro.

“Scusa?”

Era stupita, non riusciva a capire.

Mi avvicinai a lei e mi tolsi un polsino che avevo indossato per nascondere il morso sul polso per evitare che qualcuno si accorgesse della cosa.

Avvicinai il polso a lei e gli mostrai quei due puntini rossi che non erano ancora andati via visto e considerato che fino alla sera prima Damon aveva bevuto il mio sangue.

Bonnie non capii subito il mio gesto, ma quando guardò il polso e vidi i due segni si rese conto di cosa era successo.

“Sono stata io” riuscii a sussurrare sperando che mi sentisse.

Il suo sguardo divenne una maschera di terrore. Rimase in silenzio per qualche secondo poi mi guardò furiosa mentre io misi di nuovo il polsino per nascondere la ferita.

“Che diavolo ti salta in mente si può sapere? E se non si fosse controllato? Dio Elena, ti avrebbe potuta uccidere. Tu sei completamente fuori di testa” mi urlò contro.

“Io mi fido di lui e faresti bene a farlo anche tu”.

“Ti fidi? Tu sei pazza. Era a digiuno da una settimana, avrebbe potuto non sapersi fermare. Ti rendi conto che grande rischio hai corso? Damon non ha l’autocontrollo di Stefan”.

“Damon e Stefan sono due persone distinte, sono diversi in tutto, non serve che li metti sempre a paragone”.

“Ecco appunto, sono due opposti”.

“Uno è buono e l’altro è cattivo, non è vero? Non è forse questo quello che pensi? Se al posto di Damon ci fosse stato Stefan non ci sarebbero stati problemi se gli avessi dato il mio sangue per farlo stare meglio, non è forse così?”

“Stefan non ti avrebbe mai fatto del male”.

“E invece Damon si?” gli urlai più arrabbiata che mai.

Era ottusa, ecco cos’era.

“Senti Elena, io lo so che Damon ti vuole bene, so anche che a modo suo ti ama, ma è fuori controllo. Non puoi mai prevedere cosa può fare. Mi chiedo solo perché, perché hai rischiato così tanto”.

“Proprio non ci arrivi, vero Bonnie?” diminuii il mio tono di voce.

Eravamo giunti al punto.

“Non ci arrivo a cosa?”

“Io…io lo amo” sussurrai appena.

“Cosa?” mi urlò addosso sconvolta.

Non riuscivo a capire perché dovesse reagire in quel modo.

“Io mi sono innamorata di Damon” le risposi questa volta usando un tono di voce alto, fermo e deciso.

“Tu sei pazza. Non puoi amare un mostro”.

“Mi dici cosa diavolo ti ha fatto di così terribile per giudicarlo così aspramente? Gli altri sono riusciti a perdonarlo, tutti, nonostante avesse fatto a loro cose decisamente peggiori di quelle che ha fatto a te”.

“Provo a riassumerti tutto in un’unica parola, forse ti renderà il concetto più semplice: è un assassino”.

A quel punto sbottai. Mi voltai a guardarla e la fulminai con lo sguardo.

“Allora te lo riassumo io un altro concetto. Io sto con Damon e ci amiamo. Se ti sta bene sono contenta, altrimenti a questo punto non so proprio cosa fare. È un problema tuo, non mio”.

“Tu e lui…voi state assieme? E Stefan?” mi domandò sconvolta.

“Stefan ha capito che amo Damon e mi ha lasciata libera di vivermi la mia felicità”.

“E questo non dovrebbe farti capire che è lui la persona migliore? Damon non lo avrebbe mai fatto se fosse successo il contrario”.

“Probabilmente hai ragione, non lo avrebbe fatto, ma stiamo parlando di Stefan non di Damon”.

“Possiamo almeno ragionare sulla cosa?” mi chiese calmando i toni.

“Non c’è nulla su cui ragionare. Io e lui stiamo insieme e non c’è niente che tu o nessun altro possiate fare per cambiare le cose”.

“Da quanto tempo va avanti la cosa?”

“Da un mese più o meno”.

“E posso capire perché lo vengo a sapere solo adesso?” urlò inferocita.

“Per questa”.

“Questa cosa?”

“La tua assurda e immotivata reazione. Ero certa che l’avresti presa malissimo e sinceramente volevo trovare un modo meno indolore per fartelo sapere, magari riuscendo a farti capire quanto Damon sia diverso dalla persona che era quando è arrivato qui”.

“Chi altri lo sa?” mi domandò lasciando correre le mie parole e io abbassai lo sguardo “Jeremy?” continuò poi lei.

“Si”.

“Caroline?”

“Anche”

Provò a dire qualcosa, ma la fermai subito.

“Ti risparmio l’elenco. Lo sanno tutti. Gli ultimi a saperlo sono stati Tyler e Matt. L’ho detto loro ieri, ma l’avevano già capito”.

“Cioè tu mi stai dicendo che tutti sapevano questa cosa e nessuno si preso la briga di venirlo a dire a me?”

“Sinceramente avevamo un problema molto più grosso da risolvere che una tua scenata isterica”.

Stavo esagerando lo sapevo, ma era giusto che sapesse tutto ciò che pensavo. Solo così avremmo potuto sperare di superare le cosa, di mettere una pietra sopra a tutti questi rancori e dissapori e andare avanti.

“È assurdo”.

“No, sei tu assurda. Hai gli occhi bendati”.

“Elena io ti voglio bene come ad una sorella, forse di più e non posso permettere che tu ti rovini la vita con un’esemplare del genere”.

Dire che a quelle parole il fumo mi uscii dal naso e dalle orecchie era dire una baggianata.

Non è che ero arrabbiata, di più.

“Riusciremo a trovare un punto d’unione?” domandai prima di scoppiare.

“Damon non mi piace e non mi piacerà mai”.

“Non deve piacerti, non sei tu che devi starci”.

“Sei la mia migliore amica”.

“E allora accetta la mia decisione e basta”.
“Non posso accettare uno sbaglio di cui ti pentirai per il resto della vita”.

“Se è davvero uno sbaglio, fammi sbagliare”.

“Non voglio essere qui un giorno a doverti dire te lo avevo detto”.

“E allora cosa dovremmo fare?”

“Sai benissimo cosa dovresti fare”.

“Ok, Bonnie, ci ho provato a fartelo capire e credevo che alla fine dopo un po’ di storie lo avresti capito e mi avresti appoggiato, ma mi sbagliavo. Forse non ti conosco così bene come credevo…” iniziai a dire.

“Elena…” mi interruppe lei.

“No, fammi finire. Io amo Damon e non ho intenzione di rinunciare a noi due, quindi ti chiedo solo di capirmi e comportarti da amica. Bonnie, ti prego, non costringermi a fare una scelta perché sai quanto ti voglio bene, non farlo perché sceglierei lui”.

Non avrei mai voluto dire quelle cose, ma purtroppo non riuscivo a pentirmene. Io non avrei mai potuto rinunciare a Damon, non adesso che avevo capito di amarlo così tanto.

Vidi la sua espressione cambiare e i suoi occhi diventare lucidi per via delle lacrime che cercava di non far uscire.

Sarei voluta correre tra le sua braccia e abbracciarla dicendole che tutto si sarebbe risolto, ma non potevo, non se lei si ostinava a non voler approvare la mia storia.

“Voglio solo il tuo bene” riuscì a dirmi abbassando lo sguardo e asciugandosi una lacrima che prepotente era uscita fuori bagnandole una guancia.

“Il mio bene è Damon” le dissi forse un po’ troppo dura.

Stava per dire qualcosa, per ribattere, ma l’ingresso di Jenna in cucina non lo permise.

“Scusate, non volevo interrompere nulla” disse non appena vide la scena che le si parava davanti agli occhi “Bonnie, Stefan ti vuole di là. È importante” aggiunse poi riferendosi alla mia amica.

Bonnie non disse nulla, annuii solamente, poi si asciugò gli occhi e uscii dalla stanza.

Jenna mi venne vicino e mi mise una mano sulla spalla e fu allora che non c’è la feci più e scoppiai a piangere buttandomi tra le sua braccia.

“Non capirà mai” dissi solamente.

Lei non disse nulla e mi strinse a sé. Restammo in quella posizione per minuti interminabili, poi mi staccai e lei mi guardò cercando di asciugarmi le lacrime.

“Le hai detto di Damon?” mi domandò anche se sapeva già quale fosse la risposta.

Annuii impercettibilmente e lei continuò.

“E l’ha presa male, giusto?”

“È Bonnie e lui è Damon, come vuoi che l’abbia presa”.

“Vedrai che si aggiusterà tutto. Ti vuole bene e capirà”.

“Non credo”.

“Ci vorrà del tempo, ma capirà, fidati”.

“E se così non fosse?”

“Sarà così vedrai. Quando capirà quanto tu sia felice con lui metterà i suoi disappunti di lato. La vostra amicizia è più forte di tutto”.

“Lo spero, lo spero tanto”.

Jenna mi accolse nuovamente in un abbraccio e quando mi staccai le sorrisi.

“Grazie”.

“Hey, grazie di cosa? Io che ci sto a fare qui, altrimenti?”

Ci guardammo e sorridemmo entrambe.

“Vado a prendere un po’ d’aria”.

“Un po’ d’aria? Elena fuori c’è un temporale” mi fece notare quasi sconvolta.

“Lo so, ma mi farà bene. Tu sai che amo la pioggia e che in momenti come questi mi aiuta”.

“Già è vero. Tu sei come tua madre”.

Le sorrisi e mi diressi fuori, incurante del fatto che fossi uscita con una maglietta leggera e senza giubbotto.

In quel momento l’ultima cosa a cui pensavo era la mia salute.

Mi sedetti su una specie di blocco di pietra posto dopo il portico e finalmente sentii le gocce di pioggia colpire il mio corpo, la mia pelle, i miei capelli, i miei vestiti.

Stranamente era salutare tutto quello perché lì, potei finalmente scoppiare a piangere senza nessuno che mi vedesse.

Mamma diceva sempre che la pioggia era bella, era meravigliosa perché permetteva a chiunque di girare a testa alta con il viso coperto dalle lacrime. Nessuno se ne sarebbe accorto perché le lacrime si sarebbero mischiate con le gocce di pioggia.

E in quel momento cullata da quelle parole le mie lacrime iniziarono a scorrere copiose pensando a tutto quello che era successo nella mia vita nell’ultimo periodo.

Ero stanca di dover sempre spigare tutto, di dover sempre trovare delle giustificazioni ai miei comportamenti, stanca di non poter essere felice come avrei voluto, stanca che succedesse sempre qualcosa che mi impedisse di sorridere a testa alta.

Non avrei rinunciato a Damon né per Bonnie, né per nessun altro e questo lo sapevo con certezza.

Ero sempre stata educata in un certo modo e avrei portato alla tomba tutti gli insegnamenti dei miei genitori. Mi avrebbero accompagnata per sempre e loro mi dicevano sempre: Non rinunciare mai a quello che ami altrimenti perderai per sempre la tua parte migliore”.

Non l’avrei mai creduto possibile, ma la mia parte migliore era quella che usciva fuori quando stavo con lui, era lui la mia parte migliore, l’unica parte della quale non avrei mai potuto fare a meno. Non potevo e sinceramente nemmeno volevo.

Forse, avrei sbagliato come diceva Bonnie, o forse no, ma se non avrei tentato non l’avrei mai saputo.

Il cuore detta regole insensate, lo sapevo bene, mentre la testa è quella che ci suggerisce la giusta via e forse razionalmente mi stavo impelagando in qualcosa di più grande di me, ma poco importava. Io ero un essere umano e l'essere umano è incline a complicarsi la vita, perciò ascolta il cuore ed era quello che stavo facendo io.

Era giusto, tutto quello che avevo detto a Bonnie era giusto. Lei lo avrebbe dovuto solo capire.

Sentii il portone di casa aprirsi, segno che qualcuno stava uscendo, ma non volevo parlare con nessuno.

“Voglio stare da sola” dissi solamente senza nemmeno voltarmi.

Nessuno rispose, sentii solo dei passi muoversi nella mia direzione e a quel punto mi alzai e mi voltai, ma ciò che vidi mi lasciò senza parole.

Davanti a me in tutto il suo splendore c’era l’ultima persona che pensavo di vedere, ma l’unica che avrei voluto vedere davvero.

Non riuscivo a capacitarmi di come potesse essere ad un passo da me, ma certo non poteva essere una mia immaginazione. No, proprio no. Il suo sorriso, il suo modo di guardarmi erano veri, lui era vero.

Senza nemmeno rendermene conto iniziai a correre e in una frazione di secondo mi ritrovai fra le sue braccia.

Mi prese in braccio e mi sollevò da terra stringendomi a lui, mentre io portai le mie mani sul suo viso e poi lo baciai con tutto l’amore che provavo fregandomene della pioggia che continuava a cadere incessante su di noi.

Un bacio che sembrò essere violento tanta era la foga, ma che ben presto si trasformò in un bacio carico solo di passione e amore, quella che provavamo entrambi l’uno per l’altra.

Quando ci staccammo lo osservai per bene negli occhi e presi a sorridere come un’ebete.

“Come è possibile?” chiesi solamente prima di affondare di nuovo le mie labbra sulle sue.

“Una promessa è una promessa” mi rispose lui tornando a baciarmi.

Dio quanto mi era mancato quel contatto. Era così diverso dai nostri baci chiusi lì dentro, sempre pronti a scattare non appena Katherine facesse il minimo movimento.

Adesso, invece, eravamo liberi di amarci, liberi nei riguardi di tutti. Non c’era più nessuno dal quale dovevamo nasconderci.

E mentre le mie labbra giocavano con le sue mi resi conto di quanto io e lui, noi, valessimo più di ogni altra cosa al mondo.

Non sapevo cosa avrei pensato un giorno di questi anni, non sapevo nemmeno cosa c’era dopo la morte, ma adesso, in quel preciso momento, tra le braccia di Damon mi sentivo come se non dovessi morire mai e mi resi conto che l’amore contava più di tutto, contava più della paura di innamorarsi, più della paura di morire, più della voglia di non essere omologati e della voglia di fare qualcosa per cambiare questo mondo e cambiarlo non era affatto facile.

Restammo lì ancora per un po’, poi ci staccammo e Damon mi sorrise come solo lui era capace di fare.

“Forse è meglio se entriamo. Ti verrà un malanno” mi disse con fare dolce.

“Non importa”.

“A te forse, a me si”.

“Ok, hai vinto. Però ti voglio tutto per me oggi”.

“Sono tutto per te sempre” mi sorrise.

“Ti amo” gli sussurrai felice di quello che mi aveva appena detto.

“Pensavo mi odiassi” disse beffardo.

“Un po’ tutte e due” gli feci notare sorridendo.

“Hey, io scherzavo” si lamentò.

“Io no”.

Guardai la sua espressione accigliata e scoppiai a ridere e alla fine anche lui rise con me.

Scesi dalle sue braccia e finalmente i miei piedi toccarono di nuovo il terreno, ma la mia mano cercò subito la sua e in pochi secondi le nostre dita si intrecciarono tra loro.

Bagnati fradici ci dirigemmo dentro e quando eravamo pronti a salire in camera sentimmo la voce di Stefan.

“Damon la sacca” disse solamente.

Ci voltammo entrambi e vidi Stefan con una sacca di sangue in mano, ma soprattutto lo vidi sorridere orgoglioso di essere riuscito a mantenere la sua promessa.

Sapevo quanto ciò significasse per lui. Non era solo felice per me, né solo per Damon, era anche felice per se stesso perché aveva liberato suo fratello da quella che era una vera e propria prigione.

“Lo berrò più tardi” gli rispose il mio ragazzo.

“No, lo berrai adesso” lo ammonii io.

“Ma anche no”.

“Ma anche si. Forza” gli dissi.

“Fossi in te non la farei arrabbiare” aggiunse Stefan che mi guardò sorridendo e io feci lo stesso.

A quel punto Damon non poté fare a meno che prendere quella sacca e iniziare a bere. Nel frattempo, però, ci spostammo in salone insieme a Stefan, ma quando Damon vide lì tutti provò a togliere la mia mano dalla sua, ma non glielo permisi. Quello che lui ancora non sapeva era che non dovevamo più nasconderci da nessuno.

Mi guardò stranito dalla mia reazione, ma io gli sorrisi solamente e questo credo che gli bastò per capire come stavano davvero le cose.

Erano tutti lì dentro e quando il mio sguardo si posò su Bonnie potei vedere che la mia amica ci guardava e soprattutto guardava le nostre mani intrecciate con una maschera di freddezza, ma dispiacere allo stesso tempo e vidi anche del disgusto, anche se non potevo esserne certa.

Non ci badai e guardai tutti gli altri.

“Non so come abbiate fatte, ma grazie, grazie davvero” dissi loro.

“Se ti metti qualcosa di asciutto te lo spieghiamo, tanto il signorino deve rimettersi in sesto” mi disse Rick.

“A dire il vero io sono già in ottima forma” si lamentò Damon.

“Vado a cambiarmi e torno” dissi ghiacciandolo con lo sguardo e in una frazione di secondo salii in camera togliendomi i vestiti bagnati e mettendo quelli asciutti.

In pochi minuti tornai di nuovo giù e trovai tutti seduti sul divano in salotto, mentre Damon era vicino al camino che sorseggiava la sua sacca di sangue come se fosse il più dolce dei liquori. Era ancora piuttosto bagnato, ma su di lui il problema non sussisteva. Di certo non si sarebbe ritrovato con la febbre o peggio ancora con la bronchite.

Raccolsi i capelli ancora bagnati in uno chignon e poi mi sedetti anche io sul divano.

“Sto aspettando spiegazioni?” esordii curiosa di sapere cosa fosse successo.

“Katherine era troppo debole a differenza di Damon che bevendo sangue ha riacquistato le forze” iniziò a spiegare Caroline.

“Beh, abbiamo giocato su questo. Damon l’ha inchiodata al muro, poi Tyler e Alaric sono entrati dentro e l’hanno legata con delle corde bagnate di verbena” continuò Stefan.

“Alla fine Bonnie ha tolto l’incantesimo e Damon è riuscito ad uscire. Ovviamente Katherine è rimasta chiusa lì dentro e abbiamo sigillato la porta in modo che non esca, anche se è troppo debole per farlo” concluse Jeremy.

“È chiusa lì dentro senza incantesimo?” domandai stupita.

“Esattamente”.

“Non credete che sia pericoloso? Insomma potrebbe riuscire ad uscire”.

In fondo da una come lei c’era da aspettarsi di tutto.

“Sorveglieremo la stanza e comunque fino a quando le corde non si asciugheranno dalla verbena con la quale le abbiamo bagnate lei non potrà muoversi. Dopo dovremmo tenerla sotto controllo”.

“Se quella lì riesce in qualche modo ad uscire ci fa le scarpe” esordì io sicura di me.

“Sempre positiva ah” mi canzonò Damon parlando per la prima volta.

Lo guardai e vidi la sua faccia trasformarsi in un’espressione a cui non riuscivo nemmeno a dare il nome, sembrava quasi buffa. Non potei fare a meno di sorridere, in fondo al momento l’unica cosa che mi interessava era averlo con me.

“Non posso più fare l’incantesimo in quella stanza. Non funzionerebbe” mi disse Bonnie spiegandomi il motivo per cui non potevamo ricorrere alla magia.

La guardai e vidi il suo sguardo assente, come se quasi poco gli importasse di tutto quello che era successo.

“Grazie Bonnie” le dissi in un sussurro “grazie a tutti” continuai poi rivolta agli altri.

A parte lei mi sorrisero tutti e mi resi conto come non le fosse passato niente. Eravamo sempre punto e accapo.

Lasciai correre. Quello doveva essere un momento di gioia, non di tristezza.

“Bene, se la riunione è finita noi andremo” disse poi Damon all’improvviso riferendosi a me e sorridendomi.

“Dove scusa?” commentò Caroline per stuzzicarlo.

“Hey Barbie, poco spirito”.

Tutti lo guardammo e scoppiammo a ridere, mentre lui fece un’espressione che ben poco lasciava all’immaginazione.

L’unica che sembrava completamente assente era Bonnie, ma non me ne curai più di tanto.

“Va beh, noi andiamo. Ci vediamo più tardi” esordì poi Rick.

Ad uno ad uno uscirono tutti. Restammo solo io, Damon, Caroline e Stefan e a quel punto io e il mio fidanzato salimmo in camera.

Lui si avvicinò a me e mi imprigionò contro il muro, poi malizioso come non mai avvicinò le mie labbra alle sue e in poco tempo le nostre lingue presero a giocare tra loro.

Quando ci staccammo lo guardai negli occhi e mi persi in quell’azzurro che, ormai, riempiva la mia vita dandole un colore diverso.

“Vai a farti la doccia, sei tutto bagnato” gli dissi poi liberandomi dalla sua presa e avvicinandomi alla finestra della camera.

In una frazione di secondo me lo ritrovai alle spalle, mi cinse la vita con le sua  braccia e appoggiò la testa nell’incavo del mio collo.

“Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a lavare la schiena” mi sussurrò malizioso.

“Ah si?” gli dissi voltandomi a guardarlo.

“Decisamente” furono le sue uniche parole prima di catturare nuovamente le mie labbra.

“Non conosco nessuno che sarebbe disposto a darti una mano” gli dissi poi.

“Nessuno nessuno?”

Mi baciò il collo e poi mi mordicchiò l’orecchio e a quel punto tutti i miei buoni propositi di autocontrollo andarono a farsi friggere.

“Beh forse qualcuno ci sarebbe”.

“E allora direi di andare. Abbiamo più di una settimana da recuperare” mi sussurrò con una malizia senza fine.

“Porco” riuscii a dirgli.

Mi allontanai di qualche passo e gli diedi le spalle, poi mi voltai a guardarlo.

Si era appoggiato alla parete e aveva iniziato a guardarmi con sguardo malizioso, poi mi fece un sorriso beffardo.

“Questa mi è decisamente nuova”.

“A me decisamente no”.

“Cos’è, Barbie ti ha passato l’ironia anche a te?”

“Può darsi” gli sussurrai maliziosa avvicinandomi a lui “o forse io l’ho trasmessa a lei” conclusi poi prendendo a baciarlo di nuovo.

Mentre ancora le nostre labbra erano posate le une sulle altre mi prese in braccio e mi portò in bagno.

Non sapevo cosa sarebbe successo il giorno dopo, né la settimana seguente, non sapevo cosa sarebbe successo fra un anno o cinque, ma una cosa era certa: quella serata era tutta nostra, nostra e del nostro amore.

Problemi, incomprensioni, minacce…nulla aveva importanza, non per il momento almeno.

Io e Damon, noi due finalmente insieme, questo era tutto quello a cui avevo il permesso di pensare.

 

Robsten23

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Eccomi qui con il capitolo diciassette.

Finalmente l’allegra combriccola (oddio tanto allegra al momento non è) ha liberato il nostro Damon e la stronza è rimasta, invece, lì sotto.

Finalmente Elena ha riavuto il suo Damon che come al solito non la smette mai con le sue battutine. Riuscirà mai qualcosa a farlo smettere?

Beh credo di no, altrimenti che Damon sarebbe?

Cosa succederà adesso?

Katherine è in “prigione”, ma purtroppo non può essere uccisa visto che l’incantesimo non è stato spezzato.

Che faranno i nostri? Chissà, non ci resta che attendere.

Posso solo anticipare che il prossimo capitolo sarà molto importante perché succederanno due avvenimenti fondamentali. Uno decisamente positivo, l’altro, invece, di positivo non avrà nulla. Come una volta ha detto Damon, saremo di fronte ad “una catastrofe a livello mondiale”. Questo avvenimento, infatti, comporterà un bel po’ di problemi e chissà, forse, anche qualche disgrazia.

Ok, stavolta ho decisamente detto troppo. È meglio che la smetta.

Come sempre vi lascio sempre una piccola immagine come spoiler del nuovo capitolo e anche un piccolo pezzettino:

 

 

“In effetti lui è Il Vampiro, l’unico e solo. Tutti fanno riferimento a Dracula quando parlano di quelli come te” gli dissi ridendo beffarda.

“Solo perché non conoscono Damon Salvatore” si giustificò lui.

“Ah si? E chi sarebbe questo qui?” continuai io.

“Il vampiro più sexy, irresistibile e affascinante che esiste” mi rispose sorridendomi sghembo.

Si avvicinò a me e mi bloccò con le spalle alla macchina avvicinando il suo viso al mio.

“E il meno modesto che esiste, aggiungerei” dissi io.

Non mi diede nemmeno il tempo di dire altro che le sue labbra si erano già incollate alle mie in un bacio che di casto non aveva nulla.

 

 

Volevo ringraziare tutti coloro che leggono la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in quelle da ricordare. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti coloro che recensiscono.

Un bacione e grazie ancora.

 

Prossimo aggiornamento: Martedì 26 Aprile

 

Visto che il prossimo aggiornamento avverrà dopo Pasqua, volevo fare a tutti voi tantissimi auguri di una Buona e Serena Pasqua. Auguri di cuore.

 

 

 

  
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