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Autore: _aspasia_    19/04/2011    1 recensioni
Questa serie di capitoli è frutto della mia mente malata durante un'ora di letteratura francese. Ho deciso di scrivere le odi ai sette peccati capitali, così ingiustamente e brutalmente denigrati. Inoltre questo non mi bastava, ogni peccato avrà il suo personaggio storico che lo racconterà dal suo punto di vista.
Spero che li leggiate e che vi piacciano.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Le temperature stanno scendendo.
Ogni metro che la carrozza guadagna verso il luogo che diventerà la mia nuova casa il freddo diventa sempre più pungente.
Sono giorni che andiamo avanti, verso est.
Mio padre mi aveva promesso anni orsono, prima ancora che avessi l’età da marito.
Farò un matrimonio vantaggioso che porterà onore e denaro alla mia famiglia, avrò una vita agiata e i miei figli vivranno nel lusso.
Ho accolto la notizia con indifferenza; non riesco a gioire o a disperarmi.
È il mio destino, e io non ne sono padrona.
Sono donna, la mia parola, il mio pensiero non conta nulla. Tanto vale cominciare ad abituarmi presto.
Non mi curo di quello che accade intorno a me, non attira la mia attenzione.
Vivo nel mio splendido e tranquillo languore.
L’uomo e in particolare la donna non sono fautori del proprio destino; siamo solamente meri granelli di polvere in balia di un vento a noi sconosciuto.
È inutile opporvisi, inutile dibattersi strenuamente quando si verrà inevitabilmente distrutti.
Andrò in contro a mio marito, lo sposerò, accontenterò le sue voglie e partorirò i suoi figli.
Ogni cosa è già decisa.
Perché preoccuparsi?
Non attira la mia attenzione, nulla riesce a smuovere il mio cuore.
Il mondo esterno è così prevedibile, così noioso, e ogni cosa è già stata pianificata e noi non contiamo nulla
Nulla.
Coloro che dicono che l’uomo è padrone di se stesso, che la ragione può salvarci, sono solamente degli stolti.
L’uomo non può essere salvato perché non c’è nulla da salvare.
L’essere umano è come un salmone che risale la corrente, per quanto esso nuoti combattendo contro lo stremo dove arriverà? Nelle fauci di un orso. Non sarebbe stato lo stesso lasciarsi morire nei flutti?
Che differenza vi era tra il morire sbranato ed il morire di fatica o di fame? Nessuna.
E l’uomo è così.
La morte colpisce tutti, senza distinzioni.
E allora lasciamoci portare dalla corrente di questo avverso destino.
Non cambierà nulla.
Accidia.
La salvezza dell’animo umano.
Vivere in questo morbido torpore è così bello; nulla può scalfirci, nulla può farci soffrire né rallegrare.
Viviamo in un limbo, lontano da tutti.
Lasciamoci cullare dai flutti, non lottiamo contro di essi.
Accidia.
Morbida tranquillità, tenue languore che alberga in noi.
Che alberga in me, futura zarina di Russia.
Elisabeth Alexeïevna.




Eccomi qua.
Scritta anche Accidia, siamo presto alla fine. Devo dire che ho faticato molto a scrivere questo capitolo, e non ne sono ancora soddisfatta. Ma sono fatta così eternamente insoddisfatta di me, spero che piaccia a Gaea. Avevo pure l'ansia da prestazione XD.
Di Elisabeth si sa pochissimo, quasi niente; l'ho trovata per puro caso nella dinastia della famiglia Romanov, si sposò nel 1793 lo Zar Alexander I. Si chiama in tal modo per la religione ortodossa, ma era di origine prussiana, ed era conosciuta come Louise Auguste de Bade.
Ho deciso di dare il suo nome all'Accidia che vedo come un tenue languore che alberga nell'animo di alcune persone, le quali non vengono scalfite da niente, si lasciano trasportare dal fato senza mai stupirsi realmente. Spero vi piaccia.
La vostra Aspasia
  
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