Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: whatashame    19/04/2011    5 recensioni
“L'anno prima qualcuno, alle mie spalle aveva bisbigliato “mudbood”, ma io non avevo capito cosa volessero dire. Qualche giorno dopo, mentre in biblioteca cercavo notizie su Flamel, da brava secchiona, avevo cercato quella parola e avevo anche trovato la differenza tra Halfblood e Mudblood. Non avevo capito però che fosse un insulto fino a quando Draco Lucius Malfoy me lo aveva sputato in faccia con tanto disprezzo e cattiveria. Niente, niente, niente mi aveva mai ferito di più in vita mia.”
Sulle note di Wake me up when September ends” Hermione si ritrova in soffitta a spolverare vecchi bauli e vecchi ricordi. Ricordi assopiti ma mai dimenticati.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
oneshot



Almeno in teoria questa one-shot racconta l'Hermione Granger della saga “Rose, Gigli e Violette: non ti scordar di me”, ma non c'è alcun bisogno di leggere l'altra fiction per capire questa storia (anche perchè è ancora al terzo capitolo quindi dubito fortemente potrebbe svelare un insospettabile arcano). Buona lettura.





Sanguesporco nelle mie vene, nella mia testa e nel mio cuore







Summer has come and passed
The innocent can never last
Wake me up when September ends




Alzai gli occhi e fissai il rettangolo leggermente rilevato sul soffitto. Con un gesto stizzito, puntai la bacchetta verso l'alto e la botola si aprì dolcemente, lasciando scendere, in un cigolio di cardini vecchi, una scaletta retrattile ripida e stretta.


Dovevo mettere in ordine la soffitta.


Non mi piace e non mi è mai piaciuto riordinare, ma non sopporto che le cose siano fuori posto. Avevo aspettato che Hogwarts riaprisse i battenti prima di dedicarmi all'impresa, assolutamente titanica, di mettere ordine in un'abitazione invasa da Weasley: con Rose e Hugo a casa per le vacanze, e Al, Domi e Louis sempre in visita, non era il caso nemmeno di pensare ad arginare il caos dilagante, ma adesso non avevo più scuse.

Mi arrampicai attraverso quell'angusto buco che si apriva sul corridoio davanti alla camera da letto dei ragazzi. In equilibrio precario sui pioli instabili e scivolosi ribadii -per l'ennesima volta- il solenne proposito di non salire mai più su una scopa: le vertigini non mi permettevano di staccarmi da terra per più di 25 centimetri senza entrare in paranoia immaginando ossa rotte e traumi cranici.


La soffitta era un locale piccolo e claustrofobico, con il soffitto talmente basso da costringerti a camminare con la testa inclinata e le mani ben protese in avanti per evitare di finire faccia a terra, incespicando nel ciarpame che la invadeva.

Quando finalmente riuscii e mettermi in piedi sulle assi sconnesse e scricchiolanti del pavimento, una zaffata di vecchio e stantio mi investì le narici. La stanza era terribilmente calda ed afosa quel pomeriggio di Settembre, e l'umidità e la polvere della soffitta mi si stavano appiccicando sulla pelle e sui capelli.

Con pazienza e bacchetta alla mano, mi misi a lanciare gratta e netta in ogni direzione, ad incantare scatole e scatoloni per liberarli dallo sporco e a far levitare vecchi libri e casse da una parte all'altra. Ero a buon punto quando trovai un ennesimo baule, sepolto dagli aggeggi babbani più disparati.

Arthur, negli anni, aveva depositato in casa nostra gran parte della sua collezione di sturalavandini, marmitte catalitiche e inutili suppellettili assortite per non scatenare l'ira funesta di Molly e vedere i quei piccoli “tesori” evanescere da sotto il suo naso. Adoravo i miei suoceri, ma quando la passione del nonno incontrava la curiosità di Hugo, poteva essere difficile sopravvivere all'entropia che riuscivano a produrre.


Quello nascosto da una palandrana sdrucita e una vecchia cappelliera non era un baule qualunque: era una specie di forziere da isola del tesoro, piuttosto grande, in legno scuro e sul davanti recava una bella scritta dai caratteri rossi e oro “Hermione Jean Granger”.


Il mio vecchio baule di scuola, che nostalgia...



Like my father's come to pass
Seven years has gone so fast
Wake me up when September ends




Benchè fosse lurido e divorato dai tarli, mi misi ad accarezzarne le superficie con le dita, lentamente, mentre lasciavo che i ricordi di quegli anni felici mi tornassero alla memoria e scorressero sotto i polpastrelli.


As my memory rests
But never forgets what I lost
Wake me up when September ends



Gli anni di Hogwarts erano stati i più belli ed i più tristi della mia vita allo stesso tempo.

Mi mancavano da morire.

Avevo provato sensazioni forti ed emozioni violente, ed era troppo tempo che non sentivo più la rabbia e l'ardore della casa dei Grifondoro addosso.

Anche quello mi mancava da morire.



Here comes the rain again
Falling from the stars
Drenched in my pain again
Becoming who we are



Con un incantesimo non verbale feci scattare la chiusura e con mani tremanti tirai fuori la mia vecchia divisa, la sciarpa e il cappello. Non ricordavo proprio di averli conservati con tanta cura, pensavo fossero da qualche parte a fare la felicità di un senzatetto, visto che mia madre aveva l'abitudine di riciclare i vestiti in buono stato che nessuno metteva più.

Forse era stupido, ma mi sentii bene dopo aver indossato, sulla mia bianca veste da casa, il mantello e la cravatta rossa e oro.

Mi tolsi tutto in fretta -faceva troppo caldo per fare la sciocca- e riposi di nuovo i vestiti nelle buste, pronunciando per la seconda volta gli incantesimi che avevano protetto per tutti quegli anni i miei ricordi dalle tarme.

In preda ad un attacco acuto di nostalgia, mi misi a tirare fuori dal baule tutto il contenuto. C'era uno spioscopio rotto, la giratempo per seguire tutte le materie del terzo anno, uno specchio incantato e persino una ricordella. La strinsi fra le dita, ma non successe niente. Rimase perfettamente trasparente nel palmo della mia mano.

Non che non me lo aspettassi: io, la studentessa più brillante della mia Casa, non dimenticavo mai nulla...


Lasciai rotolare la ricordella sul pavimento mentre riprendevo ad estrarre dal fondo del baule i pezzi del mio passato. C'erano vecchie pergamene fitte di appunti e quaderni di pozioni; tirai fuori persino alcune lettere di Viktor e degli schemi di Harry sulle formazioni di Quidditch.



Sul fondo della cassa, dimenticato da più di vent'anni, stava un vecchio quadernetto con la copertina in pelle e un elastico viola a chiuderlo ad un'estremità.

Rovinato dal tempo, sgualcito nelle prime pagine, il mio vecchio diario era ancora sul punto di scoppiare per tutte le foto e i bigliettini che ci avevo incollato. Stava lì, gonfio e straripante di attimi di vita vissuta, esattamente come lo avevo lasciato a diciassette anni, dopo che avevo consumato tutti i fogli con le dediche e gli addii dei compagni l'ultimo giorno di Hogwarts.

Mi sedetti a gambe incrociate sul pavimento duro e ruvido della soffitta, senza più preoccuparmi della polvere e della sporcizia. Mi accoccolai con la schiena contro il baule e appoggiai il diario sulle gambe.


Da ragazza non ero tipo da diario segreto, non negli ultimi anni di scuola almeno. Avevo imparato troppo bene, e a mie spese, quanto potesse essere inopportuna una fuga di notizie strettamente confidenziali e detestavo la sola idea di lasciare sulla carta troppe testimonianze di eventi dolorosi, e beh...ce n'erano stati fin troppi. Quel diario quindi non era stato per me il solito confidente di ogni altro adolescente, era piuttosto un insieme informe di frasi sconnesse o copiate dai libri, un collage di foto e ritagli di giornale fra cui, a intervalli irregolari, sbucavano piccoli e autentici frammenti dei miei pensieri.

Piccoli e autentici frammenti di me, di quella che ero.


Mi misi a ridere da sola, mentre fra le dita mi scorrevano le foto e i ricordi di quegli anni. Sfogliavo le pagine all'indietro e vedevo me stessa, Ron ed Harry tornare bambini.

Tutt'altro che meticolosa e precisa come ero a scuola, avevo riempito con cura tutte le pagine da cima a fondo, non lasciando nemmeno un quadretto bianco o un piccolo spazio che non fosse coperto da inchiostro.

Piegai le labbra in un sorriso malinconico quando rividi Neville grassottello e impacciato, Dean e Ginny che si baciavano, Lavanda e Calì che mi salutavano dalla nostra camera sulla torre. Non potei far altro che sghignazzare alla perfida frase che imbrattava la foto del Luma-club “non ti bacerei nemmeno coll'incantesimo testabolla” e alla freccia che indicava impietosa Cormac con un paio di baffoni aggiunti a piuma, e non potei far altro che indignarmi d nuovo per l'assurda gelosia di Ron, gongolare una seconda volta per il crudele scherzetto perpetrato ai danni di Marietta Edgcombe e infervorarmi per i diritti degli elfi domestici poveri e abbrutiti.


Ring out the bells again
Like we did when spring began
Wake me up when September ends


La ricordella dimenticata per tanto tempo nel baule funzionava benissimo: non avevo scordato nulla.

Rammentavo bene il mio vestito del ballo del ceppo, potevo ancora rievocare la morbidezza delle soffici piume di Fierobecco sulle gambe, ricordavo la faccia da carlino di Pansy Parkinson e persino il fetido odore dei sotterranei quando usavamo la puzzalinfa per le pozioni.

Non avevo dimenticato niente.


Quello che però la ricordella, con il suo solo tingersi di scarlatto non avrebbe mai potuto indicare, era che tutte quelle cose erano sì restate nella mia testa, imperiture e labili, ma io non le avevo più tirate fuori. Vivevo la mia vita, felice a giorni alterni, con Ron ed i miei figli, e per quanto brutti e bellissimi fossero stati gli anni di studio matto e disperatissimo, il lavoro, la carriera, la famiglia ed il mio essere moglie e madre, mi avevano tenuta troppo impegnata per guardarmi indietro.


Tutto sommato non avevo bisogno di vecchi ricordi in cui cullarmi, ma era bello lo stesso riprenderli in mano, rivivere quei momenti, tornare per un solo attimo a quei giorni.


Arrivai, sfogliando le pagine, ai frammenti di me raccolti al secondo anno e quell'innocente passatempo smise di colpo di essere bello.


Quell'anno ero stata pietrificata per più di un mese, un basilisco sanguinario aveva tentato di uccidermi e dei simpatici purosangue mi avevano informata a più riprese che avrebbero festeggiato stappando champagne se fosse riuscito nell'impresa.

Quell'anno, per la prima volta di una lunga serie, mi avevano chiamata Sanguesporco.

Schifosa Sanguesporco.


Da matricola qualcuno, alle mie spalle aveva bisbigliato “mudbood”, ma io non avevo capito cosa volesse dire. Qualche giorno dopo, mentre in biblioteca cercavo notizie su Flamel, da brava secchiona avevo cercato quella parola sul dizionario e avevo anche trovato la differenza tra Halfblood e Mudblood.

Non avevo capito però che fosse un insulto fino a quando Draco Lucius Malfoy me lo aveva sputato in faccia con tutto il disprezzo e la cattiveria di cui un dodicenne fosse capace.



Niente, niente, niente mi aveva mai ferito di più in vita mia.



I miei erano babbani, ed io stessa all'inizio avevo temuto di non essere all'altezza di un mago nato e cresciuto in una famiglia di maghi, ma mi ero ricreduta subito, quando l'ostinata ricerca del sapere e l' impegno che riversavo sui compiti erano stati ricompensati dalle lodi di tutti i professori.

Beh...di quasi tutti i professori.

Piton non aveva mai nascosto la sua antipatia nei miei confronti, ma avevo pensato non mi sopportasse per la mia pedanteria e per il mio carattere, non certo per il mio sangue.

Dopo molti anni so che la mia prima impressione era giusta, ma dopo che Malfoy mi aveva crudelmente mortificata davanti a mezza scuola mi convinsi che anche il professore di pozioni mi odiava per il mio sangue.


Dopo quelle parole taglienti gettatemi addosso dal Serpeverde, piansi disperata tutto il giorno e mi feci consolare dalle parole goffe di Hagrid, dalla cavalleria maldestra di Ron e dagli occhi tristi di Harry. Poi misi su il miglior sorriso di facciata che potessi trovare, e dissi loro che stavo bene.

Quella notte, dietro le cortine ben tirate del mio letto piansi di nuovo, e smisi solo quando, con i primi raggi dell'alba, il sonno ebbe la meglio sulle lacrime e i singhiozzi.













Wake me up when September ends


Draco Malfoy a undici anni non era bello, non nel senso tradizionale del termine. Era un bambinetto magro e non troppo alto, col mento a punta e i capelli quasi bianchi.

Aveva degli occhi stupendi però, grigi come un cielo in tempesta.


Wake me up when September ends



Io a undici anni avevo i capelli crespi e mezzo metro tra un incisivo e l'altro. Avevo da poco passato la fase di repulsione per l'altro sesso e guardavo i ragazzi con lo stesso interesse con cui adesso spulcio la Gazzetta del Profeta. La guardo malissimo -specialmente se la penna è della Skeeter- e impreco a tutto spiano contro in giornale, ma lo leggo comunque tutte le mattine.

Durante la scuola elementare babbana non mi erano mai piaciuti molto i maschi: ero una bambina e, come tutte le mie amiche, in classe preferivo vederli ben lontani da me. Non volevo un compagno di banco maschio e poi quegli stupidi davano fastidio alla maestra e si mettevano le dita nel naso.

Li odiavo e penso che il sentimento fosse perfettamente reciproco...

Quando ho smesso di guardarli con disgusto e di tenerli a distanza? Quando da miei acerrimi nemici sono diventati protagonisti dei miei sogni?


Wake me up when September ends



Durante i primi periodi ad Hogwarts, per la prima volta in tutta la mia vita, trovai un bambino che mi piaceva. Non posso dire che ne fossi innamorata ma...mi piaceva. Oh sì, e parecchio anche...

Mi ero presa una cotta per Malfoy, anche se non l'ho mai confessato ad anima viva, da quando aveva fatto il suo ingresso sulla banchina del binario 9 e tre quarti, col portamento fiero e regale dei principi delle fiabe.

Io, nascosta dietro il braccio di mia madre, mi ero incantata a fissarlo, e solo quando i miei avevano richiamato la mia attenzione avevo ricominciato il monologo sulla storia di Hogwarts urlando, a chiunque volesse degnarsi di ascoltarmi, che Grifondoro sarebbe stata sicuramente la mia Casa, o al massimo Corvonero.

Malfoy continuò a piacermi per un bel po' di tempo nonostante la boria e l'alterigia che mostrava sempre.


Wake me up when September ends



Ovviamente la cotta mi passò in un attimo non appena mi chiamò Sanguesporco.

Non ero certo masochista!

Lui fino a quel momento non era mai stato cattivo davvero. Era molto dispettoso, sicuramente, mi rovesciava il calamaio sulla pergamena ogni volta che si avvicinava al mio banco, e scriveva “Hermione Granger Cespuglio”sulle pareti dei bagni, ma crudele non lo era stato mai.

Litigava con me per qualsiasi sciocchezza, in corridoio mi faceva lo sgambetto e mi prendeva in giro per la mia mano perennemente alzata. Ma lo faceva anche Ron che era il mio migliore amico e di certo non erano gli unici a considerarmi strana...

Io comunque ero altrettanto molesta: gli legavo insieme le scarpe con la magia, facevo la spia quando non aveva fatto i compiti e una volta gli tinsi persino la biondissima zazzera coi colori di Grifondoro.


Ora capisco che era proprio il ragazzo che mi punzecchiava sempre, quello con cui litigavo tutto il tempo ma che fissavo di nascosto in biblioteca, quello che mi piaceva da bambina.


Wake me up when September ends



Malfoy però non mi faceva solo stupidi scherzi: ogni tanto lo avevo beccato a fissarmi il seno-quella parvenza di seno che a undici anni non avevo- mentre respiravo e quando mi alzavo da terra con la scopa lui era sempre troppo vicino per non sbirciare sotto la gonna della mia divisa. Io all'epoca non capivo certo che lo facesse perchè potesse essere attratto da me...


Wake me up when September ends



Ora mi sembra assurdo pensare che io, Hermione Granger, migliore amica di Harry Potter e moglie di Ronald Weasley, a undici anni mi fossi presa una sbandata per quel bimbetto arrogante e prepotente. Quello che mi sembra ancora più assurdo è che probabilmente anche lui provava qualcosa per me. Ovviamente lo capisco solo adesso, adesso che quei fatti sono talmente lontani ed io posso vederli con la mente lucida e disincantata di un'adulta.


Anche questo non lo racconterò mai a nessuno








Wake me up when September ends



A quarant'anni suonati mi stavo perdendo fra pensieri che riguardavano un'età che persino Hugo e Rose avevano superato da un pezzo, pensieri che riguardavano un'altra vita e che non riguardavano più me.

Mi chiesi perchè dopo tanto tempo stavo pensando a Malfoy. A quel Malfoy. Di nuovo.

E adesso, in quegli antichi sentimenti innocenti e imbarazzati, mi sembra quasi di vedere uno strano segno del destino, una specie di condanna ed un presagio di sventura.




Like my father's come to pass
Twenty years has gone so fast
Wake me up when September ends
Wake me up when September ends
Wake me up when September ends




Non sono convintissima, sopratutto della seconda parte...boh. Dite che è poco credibile? Voleva essere solo una shottina per strappare un momento di tenerezza.

La canzone ovviamente è “Wake me up when September ends” dei Green Day






   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: whatashame