Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda, Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox. Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro. Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.
_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __
__ :*: Parte IV – L’attesa :*: __
By Aresian.
PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.
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Il gelo e il profondo vuoto dello spazio cosmico ad
aprirsi innanzi al suo sguardo. La sua nera figura a stagliarsi contro la
vetrata riflettente la sua stessa, cupa, immagine. Uno “specchio” in cui odiava
ritrovarsi diverso, ad onta ed offesa del Sith che era e dell’uomo che era
stato. C’era un conflitto intimo e sottile, in lui, ora. Da quando aveva
incontrato, viso a viso, Luke, era stato incapace di tenere remoto ed obliato
l’Io esecrando del ragazzo, che fiero era stato nel conoscere la realtà di una
paternità inaspettata ma ricolma d’orgoglio, tanto d’avvertire il desiderio
violento di tenersi impegnato notte e giorno nel completamento della nuova
“Morte Nera”, giacchè solo questo lo avrebbe liberato dal vincolo di
asservimento ai fini imperiali in cui Palpatine lo aveva, abilmente, imbrigliato.
Sentiva, sapeva, Vader che il suo signore stava tramando per tenerlo lontano
dal figlio, giacchè mire più segrete e recondite di quanto egli stesso, forse,
sospettasse, bramavano dietro gli occhi iniettati di sangue del Signore dei
Sith. Doveva portare Luke al “lato oscuro” e in fretta, prima che ci riuscisse
l’Imperatore, percepiva che il tempo era ormai maturo e che le facoltà del
ragazzo presto sarebbero state complete, e di questo era perfettamente
consapevole anche Palpatine. Tutto questo permeava il suo spirito quando, una
ventina di minuti dopo, scese nell’hangar principale della Stazione Spaziale,
ad attendere l’arrivo del suo padrone e signore. Nonostante il rigido
autocontrollo, appreso con anni di addestramento e conoscenza dell’oscurità, Vader
non riuscì a nascondere completamente il suo ardente desiderio di tornare alla
caccia del figlio…
“Sento, amico mio, che sei ansioso di riprendere le
ricerche del giovane Skywalker…”.
Il sogghigno dipinto sul volto del Sith a dimostrazione di
quanto profonda fosse stata la sua “conoscenza” dei suoi pensieri, ma Vader era
altrettanto abile a sondare in quelli del suo maestro… Egli, ancora, non
sospettava le sue reali intenzioni, e questo era un vantaggio da non sottovalutare.
Più prudente, comunque, non rispondere apertamente a quella insinuante domanda.
“Pazienza, vedrai sarà lui che verrà da noi”.
Proseguì l’Imperatore, innanzi al suo ostinato silenzio,
ottenendo in cambio un lieve inclinarsi del nero casco dell’adepto senza,
purtuttavia, poter discernere pienamente la portata intima della sua reazione
così brevemente manifesta.
Camminando al suo fianco, attraverso lo spartano corridoio
scarsamente illuminato, Vader chinò il capo a studiare il volto, celato dal
cappuccio nero, del Sith. Ora, come in passato, Palpatine stava tessendo
abilmente la sua ragnatela di intrighi ed egli, ne era quanto mai consapevole,
era divenuto nuovamente una pedina nella scacchiera articolata dei suoi disegni
oscuri.
“Quali sono i tuoi ordini, mio signore?”.
L’ossequio indefesso in quelle parole, mentre i dubbi
venivano trincerati dietro barriere invisibili dell’anima.
“Torna all’Ammiraglia e attendi lì mie istruzioni”.
Il secco ordine, schioccato con fredda lucidità, a
manifestare piani ben delineati.
“Come desideri”.Il tono servile, come sempre.
Il confronto d’intenti tra Palpatine e Vader consumò, in quell’istante, il suo
primo respiro.
Le ore dell’attesa possono consumare l’anima quanto e più
dell’avverarsi medesimo del fato desiderato. Una verità recondita e quanto mai
disincantata che si sposava alla perfezione con l’animo oscuro di Vader, mentre
l’impazienza prendeva lentamente il soppravento in lui. L’urgenza del
realizzarsi del desiderio più recondito e proibito. celato nel suo essere
perduto e ignavio, mentre la nave Ammiraglia della Flotta Imperiale solcava
silente lo spazio siderale, a poca distanza dalla Stazione Spaziale e dalla
boscosa luna di Endor. Una variazione cosmica, il fuoriuscire dall’iperspazio
di un piccolo Shuttle Imperiale, di bianco dipinto, la risposta alla sua lunga
attesa. Improvviso giunse quel tremito nella Forza…
^ Luke!!! ^
Una sensazione di completezza pervase Darth Vader, era
come se una parte di se stesso stesse per ricongiungersi al suo spirito. Non
c’era dubbio alcuno, Luke era tornato da lui… come l’Imperatore aveva previsto.
Irritante e pericolosa quella constatazione. Che non ci fosse modo di raggirare
i suoi piani? Una lieve esitazione, il tempo di decidere del proprio destino e
poi Vader si mosse verso l’Ammiraglio a chiedere, con tono secco e determinato,
notizie.
“Dove sta andando quella navetta?”.
L’Ammiraglio si era mostrato zelante a richiedere
informazioni. La voce che perveniva dall’interfono non era quella di Luke ma
Vader sapeva bene che il ragazzo era su quella nave, lo “sentiva”.
Contemporaneamente Luke avvertì il suo silente richiamo. Anche lui percepiva una sorta di “completamento”, di commistione di anima e pensieri, una consapevolezza mai provata neanche con il maestro Yoda e Obi-wan. Una conosapevolezza che lo indusse ad una scelta ben precisa.
“Vuole che li fermi?”.
La voce dell’Ammiraglio a distoglierlo da quel contatto
intimo e puramente emozionale. No, non era ancora tempo di condurre il ragazzo
da Palpatine, prima doveva incontrarlo da … solo. Doveva affinare i dettagli
del prorpio intricato disegno, da contrapporre a quello dell’Imperatore stesso.
“No, me ne occuperò personalmente”.
Nessuna obiezione nello zelante ufficilale, solo cieca
obbedienza.
“Come desiderate”.
La nera maschera sollevata verso la volta nera, puntellata
di stelle, Darth Vader vide la piccola nave allontanarsi, concedendo a se
stesso un’ultimo intimo fluttuare della “Forza” verso colui che ora era
diventato la chiave di tutto.
^Vai, figlio mio. Concluderemo altrove ciò che, su Bespin,
abbiamo iniziato^.
Un ultimo pensiero, poi, con un gesto repentino, Vader si
avviò, con il nero mantello fluttuante alle proprie spalle, verso la sua
navetta personale. Era giunto il momento di scoprire, sino in fondo, i piani di
Palpatine. Non aveva scelta, non era più il tempo dell’attesa, era giunto il
tempo dell’azione.
- Endor -
Sentiva Luke, sapeva che il padre lo aveva lasciato, per
il momento, andare ma non ne comprendeva appieno le ragioni. Quella frattura
che aveva intravvisto su Bespin si era dilatata, lo percepiva nitidamente. Quel
conflitto che aveva avvertito nell’istante della sconvolgente rivelazione era
ancora lì, celato nella profondità dell’animo ottenebrato di odio e rancore del
Sith. Ora più che mai era certo che non sarebbe tornato indietro dalle sue
decisioni. Lui solo poteva salvare il padre e lo avrebbe fatto, a qualunque
costo…
- Morte Nera -
Il turbo ascensore si fermò con un lento cigolio, e le
porta rotante si aprì lasciandogli libero accesso alla Sala Imperiale ove,
seduto sul suo trono di potere e gloria, sedeva il Signore dei Sith, il suo
maestro oscuro, il suo padrone. Vader avanzò con arrogante rapidità e possanza,
sino a raggiungere i gradini ai piedi della poltrona imperiale. Questa volta,
diversamente dal solito, non si chinò innanzi al proprio signore, si limitò a
sostare in attesa della sua reazione, che non tardò a giungere, vagamente
risentita.
“Ti avevo detto di restare sull’Ammiraglia”.
Un tono di aperta disapprovazione, ma a Vader questo non
interessava affatto, stranamente.
“Un piccolo gruppo di ribelli è riuscito ad atterrare su
Endor.”
Non era una spiegazione, ne tanto meno una giustificazione
per la sua condotta, solo la constatazione di un dato di fatto.
“Lo sapevo già”.
Vader rialzò lievemente il capo. Ecco, la prova che gli
occorreva per comprendere i poteri attuali di Palpatine sarebbe ora arrivata.
“Mio figlio è con loro”.
Avvertì nitidamente, il Sith, la sorpresa nell’animo
oscuro dell’Imperatore. Ecco una falla nelle sue percezioni. Per la prima
volta, in più di vent’anni, si rendeva contro, Vader, di avere un piccolissimo
vantaggio sul suo maestro. Un vantaggio che doveva decidere come sfruttare a
fondo.
“Strano, io non l’ho percepito. Mi domando se le tue sensazioni
su questa faccenda siano chiare”.
Vader avvertì che Palpatine metteva in dubbio la sua
facoltà di controllare i propri poteri, in quella circostanza, ma si sbagliava,
e di grosso. I suoi poteri non erano mai stati tanto vividi e potenti come in
quel momento.
“Lo sono, mio signore”.
“Bene, allora scendi sul pianeta e attendilo lì. La sua
pietà verso di te sarà la sua rovina”.
Un lieve ed impercettibile movimento del capo, tradì la
sorpresa dell’oscuro Sith.
“Lui verrà da me?”.
“Così ho previsto”.
La determinata sicurezza di Darth Sidious lo fece
vacillare nei propri intenti. Si era illuso, nessun vantaggio avrebbe potuto
mai avere innanzi ai suoi poteri. Palpatine gli era sempre stato superiore, per
questo doveva avere al suo fianco Luke, per questo avrebbe seguito quell’ordine
con rinnovato interesse e vigore. Una convinzione radicata tanto da quasi
ignorare le parole che seguirono, giacchè scontate gli parvero.
“…E poi tu lo porterai da me”.
Vader chinò il capo.
“Come tu desideri”.
Sì, lo avrebbe condotto a lui, doveva sapere, comprendere,
quale tra i poteri dei Jedi e dei Sith fosse il solo ed assoluto, quale da
usare per acquisire il controllo della Galassia ed estirpare il vecchio Sith,
per dare un nuovo ordine all’Impero, un ordine di cui lui e il figlio avrebbero
fatto parte …
- continua -
NOTE: Ambientato nel corso dell’Episodio VI “Il ritorno dello Jedi”. Le frasi in corsivo sono spaccati dei dialoghi del film, anche se non riportati parola per parola, e pertanto non sono attribuibili alla mia fantasia.
Ringrazio poi sentitamente Jenny che ha così amabilmente recensito il terzo capitolo. Sono felice che sia piaciuto e spero che il quarto non vi deluda.