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Autore: controcorrente    21/04/2011    1 recensioni
raccolta di flashfic su alcuni personaggi di Twilight. Vedrete i personaggi accostati alla mitologia. Dateci pure un'occhiata e fatemi sapere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Raccolte insolite'
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Salve a tutti, cari lettori! Sono lieta di annunciare che presto questa raccolta terminerà. Questo è il penultimo capitolo della raccolta, che dedico al mio personaggio preferito. Prima di lasciarvi, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto la mia raccolta. Non so se la concludero per Pasqua. In ogni caso vi faccio i miei migliori auguri in proposito.

Cicina

Ringrazio intanto quelle 5 persone che hanno gentilmente messo la mia storia tra i preferiti, 1 tra le ricordate e 9 tra le seguite.

32 Amazzone [Leah Clearwater]

Zac! Zac!
Le ciocche ebano cadevano lentamente a terra, creando sul pavimento della camera una piccola macchia d’inchiostro. La mano impugnava le forbici, eseguendo tagli rapidi e precisi, mentre gli occhi non si staccavano dall’immagine riflessa allo specchio. 
Iridi chiare, un tempo piene di vita e ora cariche di rabbia e risentimento.
Nella sua testa, le immagini dei traditori rimbombavano nella mente, accrescendo la sua insofferenza per la piega imprevista degli eventi.
Fatti di cui la ragazza cerca, senza riuscire davvero, ad ignorare la responsabile.
Lei, la figlia dello sceriffo. Non può non pensare che è tutta colpa sua se la propria vita è andata a rotoli. Eppure nessuno vuole vedere quanti problemi creino agli altri quel suo amore egoista. Un sorriso sarcastico si disegna sul viso duro e bellissimo della ragazza.
Già, nessuno vuole vedere le conseguenze dannose dell’intromettersi nelle faccende di Bella.
Una persona timida, silenziosa, fragile ed incosciente, che merita di essere protetta.
Non come lei.
A quel pensiero la ragazza stringe convulsamente i pugni, fino a rendere le nocche completamente bianche. Con un gesto di stizza deposita le forbici sul comodino, senza notare che ha deformato l’impugnatura. Ormai non fa più caso alla sua improvvisa forza e, sebbene si trattenga quasi sempre, non riesce tuttavia a sopprimere la nuova natura con cui, bene o male, deve convivere. A farne le spese sono gli oggetti in casa e, ovviamente, i vestiti.
Senza pensarci troppo, Leah si libera degli abiti che porta, osservando critica il suo aspetto.
Ad occhio esterno, è sempre la stessa.
A detta della mamma, è ancora una bellissima ragazza.
Al ricordo di quelle parole, la mutaforma non può fare a meno di ridere amara. Sua madre tenta d’indorarle la pillola ma la verità è che la vecchia Lee-Lee è morta da tempo. Ciò che è ancora visibile è solo il suo involucro. Nessuno vuole vederlo o, forse, la ritengono troppo stupida per accorgersene. A quell’amara costatazione, alza le spalle con noncuranza. Ormai ha esaurito le lacrime e non ha voglia di piangere ancora per quel branco di ottusi egoisti.
Piangere per le ingiustizie della vita non è da lei.
Da Emily forse, ma non da Leah.
Dulcis in fundo, come se il fatto di aver perso l’amore della sua vita non fosse abbastanza, il suo corpo si è fermato, diventando sterile come quello delle femmine dei Freddi. In altre parole, la cicogna non busserà mai alla sua porta e questo è forse il dolore più grande. Non che avere figli le importi molto, ma è sempre cresciuta con il sogno di avere una famiglia unita come quella di sua madre e sapere che ciò non accadrà mai, a meno che non scoppi il miracolo ( e lei sa di non essere così fortunata da averlo),  la avvilisce più di ogni altra cosa al mondo. La consapevolezza poi di essere l’unica licantropa mai apparsa nella storia della tribù, la fa inoltre sentire sola e priva di comprensione.
Lei non è più una donna, questa è la verità. 
Lo dice il suo corpo.
Lo pensano i suoi “fratelli”.
Lo vede negli sguardi compassionevoli che sua madre, talvolta, non riesce a nascondere.
E la cosa le fa rabbia.
Non basta il suo dolore, deve anche farsi carico dell’egoismo, travestito da pena,  di tutti coloro che le stanno intorno e lei è stanca di essere incompresa o, peggio ancora, compatita. Come se non bastasse, deve assistere alle nozze di Sam come damigella d’onore della cugina: di questa scelta la licantropa non sa se deve ridere o indignarsi.
Forse non è un male per lei non avere l’imprinting. Per quello che ha potuto vedere, rende solo idioti e falsamente felici. Lo trova innaturale ma, data la sua condizione, preferisce tacere per non passare per invidiosa. Perché lei non lo è, di questo è certa. Non può perdonare il comportamento scorretto ed insensibile dei due sposini ma non vorrebbe allo stesso tempo essere nei panni di Emily. Perché quel Sam che lei sta per sposare non è l’uomo che aveva giurato amore eterno alla cugina pochi giorni prima di quel colpo di fulmine lupesco e, sicuramente, la –per pochi giorni ancora- signorina Young non avrebbe mai posato i suoi occhi su Uley, dato che non rientrava nel suo ideale di uomo, ma questo, per il sangue dei mutaforma, non ha alcuna importanza. Ora entrambi sono solo nelle mani dei disegni della tribù, nient’altro. Leah non può fare altro che guardare impotente lo svolgersi degli eventi.
Spesso ripercorre con la mente i momenti felici passati, mentre lo stomaco si contorce per la nostalgia di quei giorni. Vorrebbe tornare indietro a volte, altre invece non baratterebbe il suo stato attuale per nient’altro al mondo.
Ora è un essere fortissimo, leggendario, capace di mettere al tappeto senza troppo sforzo quegli insulsi bevitori di sangue.
Nessuno riesce a batterla nella corsa.
Forse suo padre aveva ragione, quando le diceva che non era destinata a vivere un’esistenza ordinaria. Il vecchio Harry spesso le confessava ridendo, che il suo coraggio e decisione erano troppo grandi per stare nel corpicino di una ragazza così mingherlina. Uno scoppio di risa esplose violento nella sua gola, mentre il corpo veniva scosso da tremiti crescenti. Passarono dei minuti interminabili prima che quell’attacco d’ilarità passasse.
Non appena quelle risate cessarono, la ragazza fece dei profondi respiri, per cercare di calmarsi. Il suo amatissimo genitore aveva sicuramente ragione su tutta la linea, per quanto riguardava il suo carattere.
Lei non poteva essere una donna come tutte le altre.
Lei non era in grado di fare la damigella bisognosa di protezione, anzi.  Spesso era la sola persona in grado di tirare fuori dai pasticci il fratello e l’unica con abbastanza fegato per affrontare una situazione spiacevole. Era sempre stata una combattente, una persona che preferiva affidarsi alle sue forze piuttosto che pretendere aiuto dagli altri.
Fu proprio guardando la sua nuova immagine che prese una decisione.
Il destino non aveva voluto per lei una vita come una donna della sua tribù.
Il sangue degli antenati aveva deciso diversamente e lei, benché il prezzo fosse alto, si sarebbe fatta carico delle conseguenze, come Clearwater.
Da quel momento, la vecchia Lee-Lee non esisteva più.
Ora c’era la coraggiosa Leah Clearwater, discendente degli antichi protettori della sua gente e guerriera ella stessa. Cose tipicamente femminili non avevano più ragione di esistere nel suo animo. Non quando la sicurezza del suo popolo era in pericolo. Il destino l’aveva scelta privandola delle gioie della maternità e dell’abbraccio di un compagno per conferirle una vita da amazzone.
Un’esistenza libera eppure fedele ai principi dei Quileute.
Una vita solitaria e fuori dal comune.
Una vita a metà strada tra due mondi, senza appartenere a nessuno di essi.
L’amazzone.


Questo è il penultimo capitolo della raccolta, dedicato al mio personaggio preferito. Non piace a molti eppure sono convinta che sia tra tutti quello che merita di più. L’ho paragonata ad un’Amazzone e non credo ci sia bisogno di spiegazioni. Mi è sembrato necessario, visto che l’ho trattata poco bene nella prima shot. Spero che vi sia piaciuta. Per ora vi do l’appuntamento all’ultimo capitolo di Mytos, quello che mi sta dando più problemi per ora.
A presto

cicina


   
 
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