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Autore: Mitsutsuki    23/04/2011    1 recensioni
Un portone senza maniglie accoglie i peccatori in un labirinto d’oggetti.
Al suo interno accumula averi la proprietaria, L’Avida, con articolo e apostrofo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Serie: Original
Partecipante a: Original Concorso 10 - Il Labirinto e... l'Avida
Prompt: Un labirinto come luogo e un'avida come personaggio.
Capitolo: 1/5
Note: Ho cominciato a scrivere questo racconto piena di non so che aspettativa, ma durante la stesura non è venuto come me l’ero immaginato. Non mi piace, avrei potuto fare decisamente meglio. Specie considerando il tema. La maturità è una brutta bestia.
Disclaimers:
- Trama, personaggi, ambientazioni, stesura e quant'altro sono sotto mio ©
- Gli algoritmi citati per uscire dai labirinti sono presi da Wikipedia.
- L’inferno a gironi è di Dante, va specificato?


Prologo
Possedere


Molte volte aveva maledetto il suono della sveglia che lo strappava a sogni fugaci e troppo presto annegati nella routine quotidiana.
La rimpiangeva, ora che il compito di scaraventarlo nella realtà era stato affidato all’assillante mal di testa che minacciava seriamente di trapanargli il cranio.
— Ti sei fatto male? —
Aveva una voce fatta di ghiaccio bollente: pronta a squarciare la carne come a colare nella gola delle sue vittime e carbonizzarle.
Un tono che non aiutava la sua già grave emicrania.
Mosse il capo dall’altra parte, dov’era certo lei non si trovasse, e aprì gli occhi. Li sbatté più volte, nel vano tentativo di mettere a fuoco.
C’erano tanti, troppi, colori. Uno accatastato all’altro, così orgogliosi da non volersi mescolare tra loro.
Lei gli si mise davanti, abbassandosi alla sua altezza perché era accasciato a terra, contro una parete.
Lo fissò con i suoi occhi così scuri da aver inglobato la pupilla nell’iride.
— Ti sei fatto male? — Insistette, senza esser davvero preoccupata.
Schiuse le labbra per risponderle, ma ne uscì solo un suono impastato. Si schiarì la gola e riprovò.
— Chi... — sussurrò a bassa voce, in modo da non urtare le sue tempie — Chi sei? —
Pessima domanda.
Cominciò a ridere. E mentre i suoi occhi si soffermavano sui denti bianchi che si prendevano beffe di lui, sentì il cervello divenire qualcosa di sempre più simile ad una gomma da masticare.
Tentò di mettersi in una posizione più dignitosa, ma le braccia formicolarono.
— Come sarebbe a dire? Sei tu ad esserti addentrato nel mio labirinto. —

Mio. Mio. Mio.

  
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