La porta in
cima alle scale si apre di nuovo. Passi pesanti scendono le scale, L’Artista è
tornato. Non guarda i suoi ostaggi, posa sul tavolo d’acciaio la pistola presa
a Reid, una corda e un bisturi, con estrema lentezza, allineando perfettamente
gli oggetti.
“Ehi
bastardo, ce ne hai messo di tempo!” gli urla Clelia, nascondendo la
preoccupazione che ha nel cuore e gli occhi lucidi, con un sorriso spavaldo.
“Clelia
dovresti moderare il linguaggio sai. Ma comunque adesso non ha importanza visto
che stai per morire” si gira di scatto con la pistola in mano, il dito sul
grilletto, ma invece di puntarla verso la ragazza, contro ogni loro aspettativa
la punta su Spencer. Il cuore della ragazza comincia ad accelerare.
“Mi
dispiace, ma devo farlo. Spero che Dio mi perdoni per aver sottratto al mondo
un uomo come te!”si rivolge Gabella al ragazzo sinceramente rammaricato.
“Ehi
aspetta! Vuoi davvero farlo fuori? Ha un Q.I. di 187, è un genio! Non puoi
ucciderlo!” Clelia segue il suo piano; è convinta che L’Artista non farà alcun
male al suo collega per le sue capacità.
“Sta zitta!”
la guarda di sfuggita, mentre Reid fissa ad occhi spalancati la pistola che ha
davanti alla testa.
“Non puoi
ucciderlo, lui serve al mondo. Io invece, uccidi me. Io sono una donna, un
assassina,ho passato la mia vita a vivere in uno squallido appartamento in un
quartiere popolare, sono povera, non ho una grande cultura. Io sono una
nullità! E merito di morire, non è vero?” la voce le trema un po’, ma sente di
aver la situazione sotto controllo. Sta mettendo in crisi la psicosi del
assassino e sa bene che cederà.
“Sta zitta!”
urla di nuovo alla ragazza,
“Si, lei è
feccia! Devi ucciderla. Persone come te e me non dovrebbero neanche parlare con
lei” Spencer recita bene la sua parte, rivolgere la parola a quel uomo e dire
quelle cose di Clelia gli provocano un forte senso di nausea, ma deve farlo,
deve riuscire a salvarla, e solo così potrà riuscirci. Il viso di Gabella si
contrae per gli spasmi dovuti alla sua psicosi.
“Devi risparmiarlo!”continua a torchiarlo la
rossa.
“Sta zitta!”
urla a squarcia gola l’S.I., spostando la mano armata verso la ragazza.
Lo sparo di una pistola. Il rumore del
proiettile che cade a terra e ancora l’eco di quel rombo.
“OH mio Dio
Hotch! Li ha presi lui! L’Artista ha rapito sicuramente Reid e Clelia.” Garcia
è in preda al panico, dentro di lei sente che qualcosa è andato storto, e un
forte senso di colpa le attanaglia lo stomaco. Avrebbe dovuto dirlo prima a
Hotch, ora si colpevolizza per aver girato la testa dall’altra parte mentre
quei due andavano praticamente verso il suicidio.
“Calma. Non
è detto che l’abbia presi, lo staranno ancora interrogando” cerca di calmare
l’informatica e se stesso Hotch. È arrabbiato con i due colleghi che lo hanno
tenuto all’oscuro di tutto, ma si sente anche colpevole, per non aver dato
ascolto alla ragazza che evidentemente aveva ragione.
“Ho un
brutto presentimento!” dice con un filo di voce la donna
“Si anche
io!” sussurra prima di riattaccare e rivolgere uno sguardo grave ed eloquente a
Rossi.
Il rumore
dello sparo gli riecheggia ancora nelle orecchie. Un bruciore lancinante al
braccio, l’odore di carne bruciata si fa spazio tra le sue narici, un rivolo di
sangue traccia una linea sottile lungo il suo braccio marmoreo. Clelia è stata colpita. La pallottola le
ha,fortunatamente, solo sfiorato il braccio.
“Questa
volta non ho voluto ucciderti schifosa!” L’Artista si volta verso il tavolo in
cerca di qualcosa che non trova, poi fruga nelle tasche. Nel frattempo Reid
guarda Clelia spaventato e gli sussurra: “Stai bene?”
“Certo che
sto bene. Tu pensa a concentrarti sul caso,”risponde col suo solito tono
freddo,sentendosi arrossire però, quando vede gli occhi color nocciola di Reid
guardarla pieni di dolore, rammarico e angoscia. L’uomo su gira di scatto,
l’oggetto che ha nelle mani produce un tintinnio metallico. Si piega su
Spencer, poi il suono delle manette aperte. Reid è libero. Dentro la ragazza
esplode un tripudio di emozioni, è felice, non le importa se lei morirà, è felice
che il suo collega sia salvo e che molto probabilmente verrà risparmiato. Per
una volta dopo tempo, non pensa solo a se stessa, con il suo solito egoismo e
indifferenza, adesso la vita del SUO collega importata più di qualsiasi cosa.
“Mi dispiace
ammetterlo ma ha ragione. Non potrei mai perdonarmi se ti uccidessi. Tu sei di
vitale importanza per la società, non come lei, che ruba solo spazio a persone
migliori come te.” Gli dice tendendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
Recitando ancora la sua parte il ragazzo accetta con un sorriso l’aiuto del
mostro. Quanto gli costa quel gesto. Lui è libero, ma la SUA collega è lì ,a
terra, con il sangue che scende copioso dall’abrasione sul braccio destro che
le ha provocato il proiettile, e i sente così impotente di fronte a quel uomo.
Ha paura di non riuscire a salvarla, di vederla morire senza poter aiutarla.
“Mi dispiace
per quello! Ma era necessario, sai io non sapevo che tu fossi….
Tieni pulisciti” lo ridesta dai suoi pensieri Alessandro porgendogli un fazzoletto
di seta bianco indicando la ferita che gli aveva provocato in testa. Il ragazza
accetta, e si asciuga il sangue misto al sudore che gli colava dalla fronte.
“Rossi,
Garcia mi ha detto che Reid e Landini sono andati a far visita a Gabella questa
mattina.” Si rivolge al suo collega Hotch
“Gabella, ma
come hanno fatto a scoprire dov’è?” esclama l’anziano sinceramente sorpreso.
“Ne
parleremo dopo. Resta comunque che l’italiana aveva ragione. È Gabella
l’Artista, ed io non ho voluto crederle.” Si nasconde il viso tra le mani e
scuote la testa, come a volerla svuotare dei brutti pensieri che stanno
affiorando.
“Non è colpa
tua. Ti sei solo attenuto alle regole” gli poggia una mano sulla spalla Rossi.
“Mancano da
quasi tre ore, è troppo per una semplice chiacchierata. Dobbiamo andare lì,
Garcia ci sta mandando l’indirizzo” ammette Hotch, prendendo dalla tasca il
telefono leggendo l’indirizzo.
“Chiamo
Morgan e Prentiss, loro sono già sulla strada” dice Rossi estraendo il
cellulare.
“Dimmi Rossi!
Si è fatto vivo il magnifico duo?” risponde Morgan al cellulare messo in
vivavoce nel auto, augurandosi di ricevere buone notizie.
“Morgan,
Prentiss vi stiamo mandando un indirizzo. Dove andarci subito, noi vi
seguiamo!” la sua voce lascia intendere che non c’è tempo da perdere.
“Rossi è
successo qualcosa?” l’uomo di colore comincia a preoccuparsi.
“Reid e
Landini hanno indagato con Garcia sul Gabella, il sospettato italiano. Hanno
scoperto che è lui l’S.I. e questa
mattina si sono recati a casa sua. Se quel uomo è pericoloso quanto crediamo i
nostri colleghi potrebbero essere nei guai”
“Oh mio Dio
siamo subito lì!”, Morgan chiude il
telefono rabbiosamente e accende la sirena del auto e sfrecciando tra il
traffico americano.
“Credi che
lui li abbia presi?” gli domanda Emily tenendosi stretta alla maniglia della
portiera.
“Ne sono
certo! Dovevamo pensarci subito! Doveva essere lui per forza, rientrava
perfettamente nel profilo, dovevamo darle ragione fin dall’inizio…”
dice battendo il pungo sul volante della macchina.
“Tranquillo.
Sono certa che stanno bene!” cerca di tranquillizzarlo la mora, cercando di
sembrare convincente, ma nemmeno lei credeva a quello che stava dicendo.
“Prentiss ma
hai letto il fascicolo di Clelia? È una ragazza semplice, ha vissuto in un
quartiere popolare, è la vittima perfetta per l’artista. Per Reid non mi
preoccupo, sono certo che non lo ucciderà ma per Clelia potrebbe già essere
troppo tardi.”
“Lo so…” emette un sospiro la mora.
“Spencer,
amico mio! Adesso togliamoci dai piedi questa immondizia!” dice dando delle
pacche sulla schiena al ragazzo, che continua a guardare la ragazza a terra.
sarebbe pronto a dare la sua vita per lei, non capisce bene il motivo, ma
darebbe la sua anima per trovarsi al posto suo.
Clelia è a terra,
il bruciore al braccio si sta attenuando, comincia ad assuefarsi al dolore. Ha
la certezza che da lì a pochi minuti sarebbe morta, ma sarebbe stata solo lei a
morire, lo avrebbe salvato. Anche se questo significava prendersi una
pallottola in un braccio, essere brutalmente uccisa, le interessa soltanto
vedere brillare gli occhi grandi del suo collega di nuovo al sole.
“Allora
ragazzo, so perfettamente che in vita tua, con questo mestiere ne avrai viste
tante, ma ti consiglio di allontanarti e di non guardare, di solito gridano
parecchio queste schifose!” il ragazzo si allontana ingoiando rumorosamente,
deve trovare un modo per uccidere Gabella, per fermarlo. Non farà del male a
Clelia neanche se dovesse dare la vita per lei.
“Allora,
Clelia sei pronta per morire?” si dice mentre con la chiave apre anche le sue
manette, ma subito le sostituisce con della corda. Lega stretti i polsi della
ragazza l’uno contro l’altro e prendendola per i capelli la costringe ad
alzarsi. La ragazza resta impassibile davanti a tanta crudeltà, rimane ferma a
fissarlo. A guardare quegli occhi così azzurri e spaventosi, rabbrividisce al
pensiero che per dodici ragazze quegli occhi sono stati l’ultima cosa che hanno
visto e che presto lo saranno anche per lei. Con una forte spinta la spinge
contro il muro facendole battere rumorosamente la testa, la ragazza si sente
frastornata ma non ha intenzione di darlo a vedere, infondo lei sa bene come
nascondere i propri sentimenti. Gabella afferra di nuovo la ragazza per la
camicia e la sbatte per terra spingendola lontano da lui,la ragazza cade ai
piedi del suo collega che la fissa rammaricato, mentre cerca di aiutarla la
ragazza gli mima prontamente con le labbra:” Non ci provare!” e per gli rivolge
un sorriso, di quelli veri, di quelli caldi, di quelli che facilmente si
scordano.
I SUV neri
sfrecciano lungo le strade della Virginia a velocità assurde con le sirene che
urlano nel traffico. Gli auricolari nelle orecchie i giubbini antiproiettile
pronti, le pistole cariche, i volti seri, stanno andando a salvare i loro
compagni.
I primi a
arrivare a casa dell’assassino sono Morgan e Prentiss, parcheggiato di fronte
al enorme cancello c’è il Suv che ha in dotazione Reid, i due colleghi, con le
pistole sguainate, si guardano negli occhi. Ora sono sicuri i loro colleghi
sono là dentro, e devono salvarli. Il cancello è ancora aperto, si dirigono
correndo verso la porta d’ingresso, mentre sentono in lontananza la sirena del
auto di Hotch e Rossi che si avvicina, seguita dagli altri veicoli della polizia.
Clelia è a
terra. L’Artista le si avventa contro. Le sferra un potente pugno in pieno
viso, facendole uscire dal naso il sangue copioso. Il dolore non le permette di
rialzarsi, l’uomo continua a infliggerle potenti pugni per poi passare a calci.
La colpisce in faccia, nello stomaco, continua a tirarle i capelli. Clelia non
ha più voglia di combattere, cerca di muoversi per incrociare il suo sguardo
con quello del suo collega per un ultima volta. Ma non ci riesce. Respira a
fatica, il suo corpo è percosso dal dolore, la testa diventa pesante, le
palpebre si abbassano contro la sua volontà. Tutto sta diventando buio. Avverte
un certo torpore alle gambe, si sta abbandonando al sua destino. Per lei è
quasi la fine.
Hotch e
Rossi scendono al volo dall’auto, fiondandosi verso la porta dove sono appena
arrivati gli altri due colleghi. Senza indugiare un solo secondo Morgan con un
calcio butta giù la porta,ed entra in casa, seguito dai suoi colleghi. La casa
è apparentemente vuota, girano per le stanze, cercando di trovare qualcosa ma
poi dei rumori provenienti dal piano di sotto portano la loro attenzione verso
la piccola porta di legno che conduce verso la cantina. La squadra vi si fionda
la apre.
Un rumore.
La porta che cade a terra dopo essere stata buttata giù da Morgan. L’Artista
distoglie l’attenzione da Clelia, che è riversa a terra priva di sensi, e si
dirige verso il tavolo cercando la pistola. Spencer ha capito, i suoi colleghi
stanno arrivando. Gabella carica la pistola e si prepara a sparare a chiunque
apra la porta. Il ragazza in un attimo gli è addosso, anche sapendo di essere
fortemente in svantaggio con Gabella. Partono alcuni colpi, poi finalmente
riesce a disarmare l’assassino buttando lontano la pistola. La porta sopra le
scale si spalanca, il primo ad entrare e Morgan,”Alessandro Gabella, fermo o
sparo”
L’uomo non
ha intenzione di arrendersi, con uno scatto di reni è sul ragazzo, lo colpisce
fortemente in faccia. Con uno scatto fulmineo si alza e corre,afferrando la
pistola, anche sapendo di essere sotto tiro. L’intera squadra è arrivata, tutti
con le calibro 38 puntate contro di lui, “Sparategli!” urla il ragazzo a terra
con la bocca piena di sangue. L’Artista afferra la pistola. Uno sparo. Il tonfo
di un corpo morto che cade a terra.
Salve!!
Buona Pasqua a tutti!!!!! Che ne pensate di questo capitolo? C’è abbastanza
azione e suspense? Finalmente questo S.I. ha avuto quello che si merita. Nel
prossimo capitolo si capirà qualcosa in più sulla storia di Clelia! Ringrazio
tutti quelli che commentano come sempre.Vi aspetto al
prossimo!
Mi
permetto di fare un po’ di pubblicità ad una storia che ha scritto una mia
amica, GiuniaPalma, la storia si chiama Aria, io non l’ho ancora letta
ma sono sicura che sarà fantastica.
Baci
a tuttii!|!!!!