Capitolo
Diciotto
u
Pov
Elena
Il suono incessante della
sveglia mi rubò dalle braccia di Morfeo riportandomi alla realtà.
Mi rigirai nel letto e
allungai la mano verso la sveglia che segnava le sette e la spensi, poi mi
voltai verso Damon, ma al posto del mio fidanzato non trovai nessuno.
Mi alzai mettendomi a
sedere sul letto e mi guardai attorno alla ricerca di qualcosa che mi potesse
fare capire che fine avesse fatto. Non trovai nulla.
Quando stavo per alzarmi
tastai sotto le mani un bigliettino con una grafia che conoscevo molto bene, la
sua. Lo presi in mano e potei sentire che c’era ancora il suo profumo addosso.
A quel punto lo aprii e
curiosa ne lessi il contenuto:
Sono
uscito presto e non volevo svegliarti. Sei bellissima quando dormi. Forse
abbiamo trovato una soluzione al problema, poi ti spiego. Vai a scuola con
Caroline, ti vengo a prendere io all’uscita. Ti amo........D.
Sorrisi pensando a quanto
potesse essere dolce quando voleva. Possibile che fosse cambiato così
tanto?
Beh a quanto pareva
sembrava di si.
Mi guardai attorno e mi
resi conto che sul comodino del suo lato spiccava un grosso libro. Lo presi
incuriosita e mi resi conto che era molto vecchio e che era tutto in latino e
io purtroppo non ci capivo nulla.
Forse era da quello che
aveva trovato quest’ipotetica soluzione.
Lo riposai e poi mi alzai
dal letto andando a buttarmi sotto il getto d’acqua della doccia.
L’acqua calda sembrò
l’ideale per i miei muscoli e mi fece rilassare del tutto.
Da quando gli altri
avevano liberato Damon dalla cripta era passata quasi una settimana, giorno più
giorno meno.
Katherine era rinchiusa
nel seminterrato ed era in pessime condizioni. Era più di due settimane che non
beveva sangue e si stava spegnendo ogni giorno di più, ma il suo sguardo
maligno non cessava a scomparire.
In compenso io e Damon ci
eravamo goduti questi momenti tutti per noi, mentre Bonnie non aveva più messo
bocca su niente. A dire la verità era da quel giorno che non veniva qui se non
perché Stefan o Caroline la chiamavano in merito a Katherine. Era una settimana
che non parlavamo e nonostante mi mancasse un casino non avevo fatto nulla per
avvicinarla. In fondo credevo di essere nel giusto.
Quando terminai di lavarmi
uscii e mi vestii, poi mi asciugai i capelli e mi diedi una leggera truccata.
Non appena fui pronta, presi la borsa e uscii dalla camera.
“Finalmente, credevo che
non ti saresti più data una mossa” mi rimproverò Caroline quando la raggiunsi
in salotto.
“Come sapevi che dovevi
aspettarmi?” le domandai.
“La tua dolce metà mi ha
svegliato nel cuore della notte per avvisarmi” mi disse sarcastica.
“Dove è andato?”
“Dove sono andati vorrai
dire”.
“C’è anche Stefan con
lui?” chiesi.
A quel punto mi venne in
mente cosa aveva scritto sul bigliettino che mi aveva lasciato: “forse abbiamo trovato una soluzione”.
Era chiaro che fosse con Stefan, aveva usato il plurale.
“Esattamente”.
“E posso sapere…” provai a
dire, ma lei mi interruppe.
“Non chiedermi dove sono
andati perché non lo so. Non hanno voluto dirmelo. Hanno detto che più tardi ci
spiegheranno tutto”.
“Bene, allora andiamo. Una
noiosissima mattinata di scuola ci attende”.
Uscimmo di casa e ci
dirigemmo verso la scuola.
Arrivammo in pochi minuti
e quando Caroline posteggiò la macchina io scesi seguita a ruota da lei.
Il cortile era già fremito
di gente e in poco tempo individuammo Bonnie e Jeremy a poca distanza da noi.
Anche loro avevano appena
parcheggiato. Mio fratello non appena ci vide fece un segno a Bonnie e prese ad
avvicinarsi. Guardai la mia amica e mi resi conto che a differenza del
fidanzato non aveva molta voglia di raggiungerci e sapevo che il motivo ero io,
quindi feci l’unica cosa possibile.
“Caroline io vado. Ci
vediamo dentro” dissi alla bionda.
Lei comprese subito quale
fosse il problema.
“Vai, ma prima o poi
dovrete parlare” furono le sue uniche parole prima che io mi allontanassi.
Feci un gesto di saluto
verso mio fratello e gli mandai un bacio, poi entrai nell’edificio e in poco
tempo la campanella suonò e mi diressi verso l’aula.
Non avrei mai potuto
credere che una mattinata durasse così tanto. Controllavo l’orologio
praticamente ogni cinque minuti e più lo guardavo più il tempo sembrava essersi
fermato.
Quando finalmente la
campanella segnò la fine di quella giornata scolastica ringraziai tutti i santi
del Paradiso. Sinceramente non ne potevo più di stare chiusa in quelle mura,
quando i miei pensieri, la mia mente erano decisamente altrove.
Uscii di fretta dalla classe
e incrociai mio fratello. Mi avvicinai a salutarlo frettolosamente, poi mi
diressi all’uscita controllandomi il braccio che stranamente poco prima lo
avevo sentito bruciare. Lo toccai e vidi che c’era una piccolissima ferita, un
taglio di poco conto. Non mi spiegavo cosa fosse successo, ma non ci badai più
di tanto. Lo pulì con un fazzoletto e poi uscii fuori.
Quando varcai la soglia il
mio sguardo vagò al posteggio e in pochi attimi lo vidi. Bello come il sole,
nascosto dietro i suoi Ray Ben scuri e appoggiato alla sua Ferrari. Se non era
quella una visione, mi chiedevo cosa lo fosse.
Quando mi vide mi sorrise
euforico e io presi a camminare nella sua direzione cercando di ignorare gli
sguardi di tutte le ragazze che avevano preso a guardarlo quasi fosse un dio.
Beh in fondo non potevo dare loro torto, ma quello lì era mio, nessuno poteva
guardarlo con la bava alla bocca, nessuno che non fosse la sottoscritta.
“Elena…” mi sentii
chiamare e mi voltai.
Vidi Bonnie proprio dietro
di me leggermente imbarazzata e mi stupii del perché mi avesse chiamato.
“Ciao Bonnie” riuscii
solamente a dirle.
“Volevo parlarti”.
“Dimmi”.
“Io…in questi giorni noi
non abbiamo avuto occasione di parlare, non dopo quello che ci siamo detti una
settimana fa…” iniziò a dire, poi distolse lo sguardo e si fermò di botto.
Mi voltai a guardare nella
sua direzione e mi resi conto che i suoi occhi erano puntati sulla figura di
Damon.
“Che ci fa lui qui?” mi
domandò dolcemente.
Non c’era astio o rabbia
nel suo tono, era solo una semplice domanda, una curiosità che voleva sfatare.
“È venuto a prendermi”.
“Beh allora vai, non farlo
aspettare” mi disse abbassando lo sguardo.
“No Bonnie, non importa.
Continua” la esortai.
“No davvero, vai. Ne
riparliamo in un altro momento. In fondo la scuola non è nemmeno il posto
adatto”.
Stavo provando a dire
qualcosa, ma mi fissò negli occhi.
“Davvero, ne riparliamo,
promesso” mi disse con sguardo sincero.
“Come vuoi. Ci vediamo,
allora” le risposi e mi allontanai raggiungendo Damon.
In pochi attimi fui proprio
davanti a lui e prima che potessi catturare le sue labbra in un bacio vidi lui
togliersi gli occhiali e guardarmi il braccio, quello stesso braccio che mi ero
ferita, ma non ci badai più di tanto. Vidi che distolse lo sguardo e poi mi
baciò.
Quando ci staccammo lo
vidi sorridere malizioso.
“Che hai da ridere?” gli
domandai senza nemmeno salutarlo.
“Notavo l’effetto che il
mio fascino incute sulle ragazze” mi provocò.
Mi voltai a guardare
dietro di me e mi resi conto che, in effetti, molte ragazze stavano guardando
nelle sua direzione.
“Ogni giorno che passa
diventi sempre più modesto, ah” scherzai io.
Non mi importava delle
altre, ero gelosa questo si, ma non mi importava. Io sapevo che Damon amava me,
solo me.
“Sono solo obiettivo”.
“La smetti di guardarle?”
dissi lo stesso leggermente infastidita.
“Non le sto guardando”.
“Si, invece”.
“Io ho occhi solo per te”
mi disse sorridendomi beffardo prima di avvicinarsi e darmi un altro bacio.
“Ti ho già detto che sei
un gran paraculo?” gli domandai allontanandomi un po’ e aprendo la portiera dal
lato passeggeri.
Sapeva sempre come uscire
da ogni situazione.
A quel punto lui mise il
braccio sullo sportello e poi appoggiò il suo volto sul braccio e prese a
guardarmi con un’espressione che solo lui riusciva a mettere su.
“Sei sicura?” mi domandò.
“Decisamente”.
“E io ti ho già detto che
la gelosia ti dona particolarmente?” mi chiese poi sorridendo.
“Non sono gelosa” mentii
spudoratamente.
“Ah no? Beh allora io sono
Dracula” ironizzò lui.
“Beh in effetti hai ragione”
lo stuzzicai.
“Scusa?”
“Sei proprio Dracula”.
“Ma non farmi ridere”.
“Beh siete così
dannatamente vampiri entrambi” lo presi in giro io.
“Elena…” mi chiamò per
farmi smettere.
Non si era ancora mosso
dalla sua posizione però.
“Beh una differenza c’è
però”.
A quelle parole sorrise,
non capendo che stavo per provocarlo ancora.
“Esatto” mi rispose.
“In effetti lui è Il Vampiro, l’unico e solo. Tutti fanno
riferimento a lui quando parlano di quelli come te” gli dissi ridendo beffarda.
“Solo perché non conoscono
Damon Salvatore” si giustificò lui.
“Ah si? E chi sarebbe
questo qui?” continuai io.
“Il vampiro più sexy,
irresistibile e affascinante che esiste” mi rispose sorridendomi sghembo.
Si avvicinò a me e mi
bloccò con le spalle alla macchina avvicinando il suo viso al mio.
“E il meno modesto che
esiste, aggiungerei” dissi io.
Non mi diede nemmeno il
tempo di dire altro che le sue labbra si erano già incollate alle mie in un
bacio che di casto non aveva nulla.
“Beh, nonostante mi duole ammetterlo, devo darti ragione” gli dissi poi
maliziosa quando ci staccammo.
“Su cosa?” fece finta lui
di non capire.
“Sul fatto che sei il
vampiro più sexy, irresistibile e affascinante che esiste” gli rispose “e sei
solo mio” aggiunsi poi.
“Sempre” fu la sua unica risposta prima di regalarmi un altro bacio.
Dopodiché salimmo in
macchina e ci dirigemmo verso casa. Gli chiesi spiegazioni in merito a quanto
avesse scoperto, ma mi disse che me ne avrebbe parlato a casa.
Stranamente fece un giro
più lungo per arrivare al pensionato e quando arrivammo mi resi conto che
dentro non saremmo stati soli.
Capii che l’aveva fatto
apposta per permettere agli altri di raggiungere casa.
Scendemmo e mano nella
mano ci dirigemmo in salone, dove appunto trovammo Jeremy, Alaric e Bonnie.
“Finalmente” disse
Caroline sbuffando.
Era impaziente di sapere
cosa stesse succedendo.
“Allora, adesso che ci
siamo tutti, potete spiegarci che succede?” chiese Alaric.
“Ieri sera io e Damon
abbiamo trovato dei vecchi libri in cantina e stanotte li abbiamo vagliati uno
ad uno, fino a quando Damon non ha trovato qualcosa di molto interessante”
spiegò Stefan.
“Esattamente cosa?” chiesi
io.
“C’è un modo per spezzare
l’incantesimo che tiene unita te alla psicopatica” mi spiegò il minore dei
fratelli.
“Ma Lucy aveva detto che
non c’era modo, che solo la strega che aveva compiuto la magia poteva
spezzarla” dissi “ricordi Damon?” domandai poi a lui.
Possibile che si fosse
dimenticato di un dettaglio tanto rilevante?
“Nemmeno Lucy era a
conoscenza di questo dettaglio che abbiamo scoperto. Solo le vecchie streghe,
quelle di secoli e secoli fa, solo loro sapevano che c’era una possibilità” mi
spiegò Damon.
“E quale sarebbe?” domandò
Jeremy.
“Ci sono vari tipi di
incantesimi, quelli che richiedono sacrifici di sangue, quelli che non hanno
bisogno di nulla se non di un abracadabra”
disse beffardo sull’ultima parte “e quelli che, invece, hanno bisogno di un
qualunque oggetto che possa contenere al loro interno quella magia. Vi
ricordate il medaglione di Emily?” chiese.
Tutti noi annuimmo e lui
continuò.
“In quel medaglione c’era
la magia di Emily e grazie a quello avrei potuto attuare la magia inversa e
quindi riuscire a liberare Katherine dalla cripta. Oppure la pietra di luna,
avete presente? La magia era insita nella pietra e la maledizione che Klaus
avrebbe voluto spezzare non poteva essere spezzata se non ci fosse stata anche
la pietra di luna e la magia che essa conteneva” spiegò infine.
“Cosa significa tutto
questo?”
Non riuscivo a capire e
non sembravo essere l’unica. Avevamo tutti la stessa espressione stranita,
tutti a parte i due fratelli Salvatore.
“Significa che Lucy ha
usato un oggetto per fare l’incantesimo che lega Elena e Katherine” spiegò
Stefan.
“Un oggetto?” domandò
Bonnie intervenendo nella discussione per la prima volta.
“Questo” disse solamente
Damon uscendo dalla tasca una bracciale rigido d’argento con una pietra d’ambra
al centro “esattamente la magia è stata fatta sulla pietra del bracciale”
concluse Damon.
“Dove l’hai preso?”
chiesi.
“C’è l’aveva Katherine al
polso. Lo abbiamo preso non appena siamo tornati” mi rispose lui.
“Tornati da dove? E
soprattutto come sapevate che era il bracciale ciò che cercavate?”
“Siamo andati da Lucy.
Abbiamo detto a lei quanto avevamo scoperto e lei ci ha detto che in effetti il
suo incantesimo è stato fatto usando una pietra d’ambra rivelandoci poi che
Katherine l’ha fatta incastonare in un bracciale in modo da non separarsene
mai” disse Stefan.
“Scusate, ma pur avendo
adesso la pietra, che c’è ne facciamo? Insomma Lucy non può fare nulla” spiegò
Bonnie.
“Lei no, ma tu si” le
rispose Damon.
“Io?”
Era stupita e noi tutti
insieme a lei.
“Sul libro c’è scritto che
tutti gli incantesimo possono essere spezzati solo dalla strega che li fa,
tranne che nel caso in cui la magia è insita in un oggetto. In questo caso ci
sono due modi per spezzarlo: o viene spezzato dalla strega che lo ha fatto
oppure c’è la possibilità che a spezzarlo sia una sua discendente o qualcuno
che comunque appartenga al ramo della stessa famiglia”.
Adesso tutto mi era
chiaro. Lucy e Bonnie erano cugine.
“Damon, mi stai dicendo
che io in quanto imparentata con Lucy ho il potere di spezzare l’incantesimo?”
domandò la mia amica.
“Esattamente”.
“Sei la nostra unica
possibilità” continuò Stefan.
Bonnie posò il suo sguardo
su di me, poi guardò Damon e subito dopo Stefan.
“Che stiamo aspettando
allora? Al lavoro” disse sicura di sé.
Non appena Bonnie
pronunciò queste parole vidi Damon allontanarsi a velocità sovrumana e qualche
secondo dopo tornare in mano con lo stesso libro che avevo visto quella mattina
in camera di lui.
“Non tutte le streghe sono
a conoscenza di questa possibilità e il motivo è semplice. L’incantesimo non è
stato trascritto in nessun Grimorio, lo trovi solo in libri come questi, vecchi
di secoli e secoli” spiegò Stefan quando Damon diede il libro a Bonnie.
Lei lo aprii e lesse tutto
ciò che gli serviva.
“Mi serve una ciotola, del
liquore, una goccia del sangue di Elena e una di quello di Katherine e il
bracciale” spiegò Bonnie.
Stefan prese l’occorrente
e Damon posò sul tavolo il bracciale e un coltello sporco di sangue.
“Questo è di Katherine”
spiegò lui e in quel momento tutto mi fu chiaro.
“Il braccio” sussurrai
appena.
Damon si voltò e mi guardò
con espressione sofferente.
“Mi dispiace tanto, ma era
necessario” mi disse.
Prima di avvicinarsi e
controllarmi la ferita.
“Damon non è nulla, solo
che adesso capisco il motivo per cui sanguinava senza un’apparente motivo”.
“Ho fatto un leggerissimo
taglio proprio per non farti male”.
“Non me ne hai fatto infatti.
Me ne sono accorta solo perché bruciava un pò”.
Gli sorrisi e gli baciai
una guancia.
“Elena mi serve il tuo di
sangue” disse Bonnie interrompendo il momento.
Mi avvicinai e presi lo
stesso coltello con il quale Damon aveva preso il sangue di Katherine che nel
frattempo Bonnie aveva ripulito e mi tagliai leggermente la mano.
Uscirono un paio di gocce
e quando la mia amica mi fece cenno, allontanai la mano ripulendola con un
fazzoletto che nel frattempo mi aveva dato Damon.
“Per favore, adesso fate
silenzio” ci disse Bonnie.
Stefan era di fronte a lei
e Damon le era accanto. Mise tutto nella ciotola e poi si concentrò e il
contenuto prese fuoco mentre lei iniziò a parlare in una strana lingua.
La cosa durò qualche
minuto, poi all’improvviso il fuoco si spense e Bonnie smise di parlare, ma
prima ancora che potessi rendermi conto di cosa stesse succedendo la ritrovai
tra le braccia di Damon.
Capii solo dopo cosa fosse
successo. Aveva perso troppa energia e stava per cadere a terra se Damon, che
era proprio accanto a lei, non l’avesse presa in tempo.
“Tutto ok?” le domandò il
mio fidanzato quando Bonnie riaprii gli occhi.
Nel frattempo Jeremy e noi
altri ci eravamo avvicinati.
La mia amica guardò Damon
negli occhi, poi distolse lo sguardo e posò gli occhi su Jeremy, poi tornò a
guardare Damon.
“Grazie” riuscii a dire
solamente prima di allontanarsi dalle braccia di Damon per mettersi in quelle
di Jeremy mentre Damon si avvicinò a me e io lo presi per mano.
“Come ti senti?” chiese
mio fratello alla sua ragazza.
“Tutto apposto. È stato
solo un giramento di testa” rispose lei.
“Sei riuscita a
spezzarlo?” domandò Caroline.
“Si certo”.
“Questo significa che
possiamo uccidere Katherine senza fare del male a Elena?” domandò Damon.
“Esattamente”.
“Bene. Stefan andiamo a
prendere la psicopatica” disse Caroline e lei insieme al minore dei fratelli
scomparvero dalla nostra vista.
“Bonnie?” la chiamò Damon.
Lei si voltò e lo guardò
negli occhi.
“Grazie”.
“Elena è importante anche
per me” fu la sua unica risposta.
La ringraziai con lo
sguardo e poi mi voltai verso il mio ragazzo. Mi sollevai appena e lo baciai.
“Che diavolo succede?”
disse voltandosi con espressione preoccupata non appena ci staccammo.
Mi voltai anche io e mi resi conto
che non stava parlando con me, ma con chi c’era dietro. Mi voltai e vidi che
dietro di noi erano riapparsi Caroline e Stefan da soli. Katherine non c’era.
“Abbiamo un problema”
disse Caroline.
“Perché quando sento la
parola problema mi viene da pensare ad una crisi a livello mondiale?” commentò
sardonico Damon.
“Perché lo è” furono le uniche
parole di Stefan.
“Ci fate capire anche a
noi cosa succede?” chiesi mentre gli altri annuirono insieme a me.
“Katherine…Katherine è scomparsa” furono le parole di Stefan pronunciate
guardando negli occhi Damon.
No, non poteva essere
vero. Adesso che l’incubo sembrava finito, eravamo di nuovo punto e a capo e
stavolta era molto peggio.
“Che significa che è
scomparsa?” domandò Rick preoccupato.
“Che non c’è traccia di
lei giù. È scappata” gli rispose Caroline.
Come diavolo era
possibile? Era troppo debole, non poteva essere andata da nessuna parte a meno
che qualcuno non la avesse aiutata, qualcuno che si fosse intrufolato in casa
quella mattina mentre noi non c’eravamo.
Troppe domande, nessuna
risposta.
Una cosa era certa, però,
e me ne resi conto quando Damon mi mise un braccio intorno alla spalla
stringendomi a sé e baciandomi una tempia.
Katherine si sarebbe
vendicata in modo allucinante. Non ci avrebbe fatto passare liscia il fatto che
l’avessimo rinchiusa in una stanza per due settimane senza nemmeno darle
sangue.
Eravamo nei guai, in guai
belli grossi.
Robsten23
SPAZIO AUTRICE:
Eccomi qui con il capitolo diciotto.
Come vedete finalmente i nostri sono
riusciti a rompere questo dannato incantesimo che teneva unite Katherine ed
Elena.
Ovvio che era questa la notizia
positiva che vi avevo anticipato nello scorso capitolo.
La notizia negativa come avrete capito
è quella finale: Katherine è scomparsa.
Come dicono loro qualcuno l’ha
aiutata, è difficile che da sola poteva farcela, soprattutto con le corde
ancora bagnate di verbena.
Chi è stato/a ad aiutarla? Oppure ha
fatto tutto da sola?
Chissà lo scopriremo nel prossimo,
alla fine del quale sono sicura che preparerete i forconi per uccidermi.
Come sempre vi lascio sempre una
piccola immagine come spoiler del nuovo capitolo e anche un piccolo pezzettino:
“E così credevate di esservi liberati di me, non è
vero? Rinchiudermi, rompere l’incantesimo e poi impalettarmi. Non era questo il
piano?” esordii Katherine senza nemmeno salutarli.
Per fortuna riuscivo a sentirli, anche se non
chiaramente.
“Esattamente. Ed è proprio quel piano che stiamo
per portare a termine” le rispose Damon.
“Ucciderti adesso non fare nessun male ad Elena”
continuò Stefan.
“E voi credete che sarà così semplice liberarvi di
me?”
“Chi ti ha fatto uscire?”
“Ho avuto un piccolo aiuto”.
“Che morirà insieme a te”.
“Ho qualche dubbio su questo”.
Volevo ringraziare tutti coloro che
leggono la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in
quelle da ricordare. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti
coloro che recensiscono.
Un bacione e grazie ancora.
Prossimo aggiornamento: Martedì 03
Maggio