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Autore: _juliet    28/04/2011    8 recensioni
Soppesai l'involucro per qualche minuto, indeciso. Infine, le chiesi cos'era. Spostò leggermente il viso verso di me, con un'espressione divertita. Quando mi guardò, il suo sorriso mi stava facendo girare la testa di nuovo.
«È una lettera d'amore» rispose, come se fosse ovvio.

Settima classificata al contest "Il meglio di me", indetto da Lilith in Capricorn sul forum di EFP.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Lettera d'amore




Nel sole, camminavamo insieme sul lungomare. La brezza profumata le scompigliava i capelli, mentre osservava la spiaggia gremita nonostante fosse settembre. Il suo foulard oscillava lievemente, sfiorandole la schiena, mentre si muoveva.
Negli ultimi minuti si era fatta molto silenziosa; tutti i miei tentativi di fare conversazione erano miseramente falliti. Così rimanevo in silenzio anch'io, convinto che, quando ne avesse sentito il bisogno, mi avrebbe parlato. 
Appoggiò i gomiti alla ringhiera e si sporse in avanti, chiudendo gli occhi mentre si lasciava avvolgere dal profumo di mare. Si voltò verso di me e mi offrì un sorriso. 
Oh, non importava quante volte l'avessi visto. Ogni volta il bisogno insopportabile di sorriderle a mia volta mi colpiva, impedendomi di respirare. Era sempre stato così: lei sorrideva, il mondo si colorava. Il mio cuore esplodeva e non riuscivo a evitare di pensare al passato, il mio passato con lei. Perché quel sorriso era lo stesso di quand'era bambina: non aveva mai portato un apparecchio e anche ora uno dei suoi incisivi era leggermente incassato fra gli altri denti. Ridacchiavo al pensiero che un dentista sarebbe inorridito di fronte a quel sorriso imperfetto, che invece io tanto amavo.
La sua voce mi riportò alla realtà. Mi stava porgendo una busta. Riuscivo a leggere il mio nome scritto sul retro, in stampatello. Quando la presi, lei spostò lo sguardo sul mare, come se avesse finalmente portato a termine un incarico.
Soppesai l'involucro per qualche minuto, indeciso. Infine le chiesi cos'era.
Spostò leggermente il viso verso di me, con un'espressione divertita. Quando mi guardò, il suo sorriso mi stava facendo girare la testa di nuovo. 
«È  una lettera d'amore» rispose, come se fosse ovvio.
Qualche ora più tardi, dopo averla riaccompagnata, stavo rientrando e mi ricordai della busta. Mi fermai alla luce di un lampione e l'aprii, scoprendo alcuni fogli ricoperti dalla sua grafia tonda.



Come sai, non sono brava a esprimere quello che provo. Anzi, forse è più giusto dire che non ne sono capace. I sentimenti colmano e sconvolgono la mia anima, ma mi rendono goffa e impacciata. 
Oggi voglio provare a dar voce al mio cuore, per te. Perché te lo devo.
Devo dirti tante, troppe cose, il tempo non mi basterebbe. Quindi cerco di riassumerle in una parola che forse le potrebbe rappresentare: grazie. 
Grazie, perché mi stai vicino. Mi è capitato di rifletterci e mi sono accorta, con mio lieve disappunto, che riuscirei a fare poco nella vita, se non ci fossi tu a credere in me e a sostenermi. Ci sei sempre per me e sei il primo ad accorgerti se qualcosa non va. Trovi sempre una soluzione e sai di cosa ho bisogno, prima ancora che lo sappia io. Il tuo arrivo ha sconvolto la mia vita, in tutti i sensi che si possono attribuire a questa parola; sei stato un fulmine a ciel sereno, una meteora di fuoco, un uragano.
Ed ora, ovunque io guardi, vedo te. Qualunque mio pensiero, ogni cosa del mondo, persino il foglio, la penna che stringo nella mano destra, il mare, il cielo, la terra, sei tu. Sei diventato il mio orizzonte, il meglio della mia esistenza, l'unico e solo motivo per cui alzarmi la mattina. E dopo avermi dato tutto ciò che ho e molto altro, io ti ringrazio. Perché solo esistendo mi hai insegnato che insieme possiamo farcela, sempre. 
So che ami viaggiare e che per il mio compleanno hai intenzione di portarmi via, e anche per questo ti ringrazio. È l'occasione per conoscere altri luoghi e incontrare altre persone; sono così felice che tu possa partire e avere questa opportunità.
Ed è per questo che io non posso venire con te.
Ho sempre temuto che il mio futuro e il tuo non sarebbero stati compatibili e ora lo so con certezza. Stare con te, amore mio, è doloroso. Quel sorriso sul tuo volto, quando parli di noi due, mi colpisce come una frustata, e nonostante abbia cercato e cerchi di ignorare la sofferenza, vengo sconfitta e ti scrivo questa lettera.
Per dirti che ti amo e che non voglio vederti mai più.



Il foglio mi cadde di mano, mentre un gruppo di persone passava, schiamazzando, dall'altra parte della strada. Mi guardai intorno, cercai un appiglio, un sostegno, qualunque cosa che, per Dio, potesse impedire al mondo di disintegrarsi e cadere in pezzi. 
Il campanile suonò la mezzanotte. Era l'11 settembre 1987. Il primo pensiero ad attraversarmi la mente fu che, tre mesi dopo, lei avrebbe compiuto ventitré anni.
Ma la leucemia ne impiegò solo due, a portarmela via.


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NdA:

Io scrivo di finzioni e di sogni. Ma non questa volta. Per te, che non ci sei più. Buon viaggio. Ci vediamo dall'altra parte.

 

  
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