Era successo di nuovo. Lo capì nel
momento stesso in cui aprì gli occhi e avvertì il dolore diffondersi lentamente
lungo tutto corpo. Merda. Quell’idiota di suo fratello l’aveva fatto di nuovo.
Dante sbuffò irritato. Possibile che ogni volta che quel cretino si faceva male
ne dovesse soffrire le conseguenze anche lui? Si mise seduto con cautela, ma
non senza imprecare tra i denti per il male. Era molto peggio della mattina
precedente. Avvertiva anche chiaramente in bocca l’acre sapore metallico del
sangue. Tanto sangue. E ciò significava che ne era stato sparso molto di più
quella notte. Sospirò, ricacciando indietro la nausea. ‘Perfetto, se Vergil si
è messo in testa di sterminare tutti gli abitanti della città, allora è
decisamente sulla strada giusta per farlo’pensò con un filo di amaro sarcasmo,
appoggiandosi alla testata del letto, gli occhi rivolti fuori dalla finestra.
Dal piano di sotto si sentiva un
rumore di piatti e posate. Probabilmente Lady gli stava preparando la
colazione. Meglio, avrebbe potuto avere un caffè decente per una volta. La
giovane era rimasta fino a tardi il giorno precedente e quindi lui aveva
insistito perché dormisse lì. Erano tornati al parco in cui aveva incontrato
Vergil, ma ovviamente non ne avevano trovato neanche l’ombra. Dopo aver
girovagato un po’ per i quartieri circostanti, la donna lo aveva praticamente
riportato di peso all’agenzia affermando che senza un piano preciso non
avrebbero concluso nulla, nonostante lui avesse insistito per continuare a
cercare. Vergil era là da qualche parte, lo sentiva, anche se non avrebbe
saputo dire dove di preciso. Ma Lady sapeva essere la persona più testarda del
mondo e quindi non c’era stato nulla da fare.
Una volta rientrati, si erano
seduti alla scrivania del mezzo demone e, mappa sotto gli occhi, si erano messi
a circoscrivere l’area in cui condurre le ricerche, segnandosi i posti meno
frequentati e quelli più malfamati. Poi lei si era messa a fare ipotesi sul
cosa Vergil fosse tornato a cercare sulla Terra. Temen-Ni-Gru era distrutta per
sempre e non voleva il medaglione. Cosa poteva esserci ancora?
Lui era rimasto in silenzio,
lasciandola ai suoi interrogativi e rivolgendo i propri pensieri altrove. Tanto
l’unico modo per sapere cosa cercava quel pazzo era trovarlo e costringerlo a
rivelare i suoi piani. E non sarebbe stata un’impresa facile, ammesso che
fossero riusciti a trovarlo in tempo. Mentre la donna parlava praticamente da
sola, perché i suoi monosillabi distratti non potevano essere considerati vere
risposte, lui aveva vagato tra i ricordi della sua infanzia. Non avrebbe saputo
dire perché lo stesse facendo, ma francamente era troppo stanco per
costringersi a smettere. Allora sì che tutto era più semplice. Suo padre era
ancora con lui, la presenza luminosa di sua madre teneva lontane tutte le ombre
che avrebbero potuto disturbarli e Vergil era sempre al suo fianco. Certo, suo
fratello non era mai stato scatenato quanto lui ed era da sempre taciturno e
introverso, ma non importava, tanto a loro bastava uno sguardo per capirsi.
Dante scosse il capo, decidendosi
finalmente a sgusciare fuori dalle coperte. Scese stancamente le scale,
stiracchiandosi con cautela per distendere i muscoli irrigiditi, ed entrò in
cucina borbottando accigliato: “Ciao, Lady…”.
“Ehi, buongiorno, dormiglione!”lo
salutò lei allegra, sbattendogli sotto il naso una tazza di caffè fumante e un
piatto con delle fette di pane tostato. “Cos’è quella faccia già di prima
mattina? Hai dormito male per caso?”.
“Non io, è mio fratello che ha dormito di merda! Gli capita spesso ultimamente”rispose
lui sarcastico. “Deve aver passato una notte infernale”.
“L’ha fatto di nuovo?! Non ci posso credere!”esclamò la donna sorpresa e
sconvolta al tempo stesso. Vergil aveva compiuto un’altra strage?! Perché? Che
senso avevano tutte quelle morti? Non era tornato per cercare qualcosa? E
allora perché continuava ad uccidere?
“Oh, sì, ed è stato molto peggio
della precedente”continuò il mezzo demone amaramente, ignorando di proposito lo
sconcerto della sua amica. “Ritiro quello che ho detto ieri: mio fratello è
davvero un mostro assetato di sangue come tutti i fottuti bastardi nostri
parenti che vivono all’Inferno!”.
“Ma no, Dante, sono sicura
che…”tentò Lady, pur facendo fatica lei stessa a credere a quello che voleva
dire. Doveva trovare un modo di rassicurare almeno in parte il suo amico se non
voleva vedere di nuovo nei suoi occhi quell’eterna tristezza velata di dolore
che finalmente aveva iniziato a sfumare dopo anni. Ma doveva anche ammettere in
quel momento che difendere Vergil dall’ira e dal risentimento del suo gemello
non era affatto facile. ‘Vorrei tanto sapere perché quell’idiota deve cacciarsi
in questo genere di situazioni! E se mi stessi sbagliando a difenderlo?’. Non
era da escludere. Però il fatto che si portasse dietro Magornak…
“Sei sicura di che cosa, Lady?”la
aggredì lui, interrompendola bruscamente, praticamente urlando. “Che c’è una
spiegazione per tutto questo? Ma non farmi ridere! Sentiamo, perché cazzo mai
mio fratello, che è venuto qui alla ricerca di chissà cosa, si mette ad ammazzare
delle persone a casaccio, rischiando tra l’altro di mandare a monte i suoi
progetti qualunque essi siano? Per quale piano malefico la morte di tutta
quella gente è necessaria? Eh?”. Sbattè le mani sul tavolo, sporgendosi verso
la sua interlocutrice. “Te lo spiego io come stanno veramente le cose: Vergil è
andato completamente fuori di testa, la sua anima è stata corrotta da dieci
anni passati all’Inferno ed è tornato qui perché il caso ha voluto che lui
trovasse le Porte aperte, per fare quello che fanno tutti i demoni nelle sue
stesse condizioni: massacrare un po’ di gente per soddisfare la loro
fottutissima sete di sangue! Quel demonietto a cui ti sei tanto affezionata ti
sta prendendo per il culo e tu ci sei cascata come una scema! Visto che non sei
in grado neanche di badare a te stessa, sta’ fuori dai miei affari di famiglia!
Troverò quel bastardo e lo ammazzerò! Come avrei dovuto fare anni fa!”. Detto
ciò, il mezzo demone si lasciò cadere contro lo schienale della sedia ansimante
e rimase in silenzio, lo sguardo basso. Non ne poteva più di tenersi quella
cosa dentro. Sospirò. Perfetto. Ora Lady gli avrebbe fatto una testa così per
dirgli quanto stupido era a voler mettere per forza le cose in quel modo. Ma
lui non poteva farci nulla: per quanto si sforzasse, non vedeva altra
spiegazione a tutto quel casino, anche se desiderava con tutta l’anima che ci
fosse. Una qualunque, anche assurda, non gli importava. Bastava che smentisse
il fatto che suo fratello era perso per sempre.
“Hai finito, Mr. so-tutto-io?”lo
apostrofò infatti la donna, scocciata.
“Senti, Lady, se ora hai intenzione
di farmi una delle tue solite scenate, io non…”iniziò lui con un altro sospiro,
ma la sua amica lo interruppe.
“Tranquillo, non ho nessuna
intenzione di farti una lavata di capo, anche se te la meriteresti eccome per
come mi hai trattata. Io mi sbatto per aiutarti e questo è il ringraziamento?
Però diciamo che sei sconvolto per via di Vergil e quindi ti posso
perdonare”fece gelida, iniziando a raccogliere le sue cose. “E poi non sei né
lucido né disposto ad avere un confronto civile, quindi sprecherei solo tempo
ed energie a parlare con un testone come te. Me ne vado. Quando ti sarai
sbollito e sarai disposto a ragionare e a considerare il parere altrui, fammelo
sapere”. E senza aggiungere altro lasciò l’appartamento, premurandosi di
sbattere con aria offesa e abbastanza violentemente la porta di ingresso.
Dante rimase attonito a fissare il punto dove fino ad un attimo prima c’era la
sua amica. Niente ramanzina? Doveva averla fatta arrabbiare sul serio questa
volta. Ma in fondo era meglio così: voleva stare solo e in questo modo si era
risparmiato la fatica di cacciarla via da casa sua. “Ecco, brava, vattene, va’,
che me la so cavare da solo! Non ne posso più di essere trattato come un
cretino!”le urlò dietro, troppo tardi però perché lei potesse sentirlo.
Allora si alzò e lanciò uno sguardo
fuori dalla finestra, ma questa volta la donna non era lì ad aspettarlo come al
solito con il suo ghignetto vittorioso. Se n’era andata davvero. ‘Ok, l’ho
fatta grossa’ammise tra sé e sé. ‘Oppure oggi Lady è più permalosa del solito’.
In fondo la ragazza non aveva tutti
i torti: l’aveva aggredita senza motivo, frantumando senza pietà i suoi
tentativi, già complessi per conto loro, di farlo sentire meglio. Bella
riconoscenza. Sospirò, tornando a sedersi. Di solito non era così impulsivo.
Aveva un brutto carattere, ne era conscio, ma tutta quella faccenda stava
facendo emergere il suo lato peggiore. Magari sarebbe andato fuori di testa a
sua volta e sarebbe finito a sfogarsi come faceva suo fratello. Già, il suo
gemello, e la fonte di tutti suoi problemi al momento.
“Chissà, magari Vergil pensa che
ammazzare la gente sia un modo efficace per scaricare lo stress”fece con un
sorriso amaro. “Se quel demonietto tutto strano che lo accompagna è opprimente
e protettivo come Lady, allora lo compatisco. Però ci sono mille altri modi per
sfogarsi! Che bisogno c’è di commettere delle stragi?! Potrebbe venire a
combattere con me…Oh, come sgonfierei quel pallone gonfiato a furia di
mazzate!”. Si concesse una risata immaginando la faccia furente di suo fratello
per essere stato sconfitto una seconda volta, mentre lui lo teneva sotto
braccio con un ghigno soddisfatto stampato sulla faccia. “Se fosse così
semplice…Non oso immaginare quanto forte sia diventato dopo dieci anni
trascorsi all’Inferno. Mi sa tanto che sarebbe lui a farmi nero…”. Ma d’altra
parte non avrebbe mollato tanto facilmente. Se c’era una cosa che aveva in
comune con quel pazzo era la testardaggine: nemmeno lui rinunciava a qualcosa
prima di una sconfitta definitiva. E questa volta solo la morte avrebbe potuto
fermarlo.
Il mezzo demone sbuffò, guardando la sua colazione ancora intatta. Avrebbe
contatto Lady il giorno dopo, decise, non era ancora molto nell’umore. Voleva
restare da solo per riflettere bene su tutto quel casino e magari fare a pugni
con i fantasmi del suo passato. Chissà, avrebbe anche potuto venirgli un’idea
su cosa cercava Vergil. Poi, quando sarebbe stato calmo e pronto a subirsi la
vendetta della sua amica, insomma “lucido e disposto ad avere un confronto
civile”, come aveva detto lei, l’avrebbe richiamata. Ma quella si sognava le
sue scuse. Su questo non ci pioveva.
Il cielo grigio pareva minacciare
pioggia da un momento all’altro, ma Lady camminava spedita, non sapendo bene
neanche lei verso dove, troppo intenta a maledire mentalmente il cacciatore di
demoni e il suo caratteraccio. Quello stronzo aveva quasi distrutto la sua
sicurezza. Se n’era andata per non dover affrontare una discussione con lui
perché sinceramente al momento era sprovvista di argomentazioni favorevoli alla
sua tesi. Insomma, lui l’aveva anche fatta infuriare, vero, ma non era stato
quello a farla rinunciare a ricoprirlo di ingiurie. Il fatto era che era stata
sul punto di dirgli: “Sì, Dante, lo devo ammettere, forse hai ragione: Vergil è
davvero diventato un mostro assetato di sangue! Deve essere andato
completamente fuori di testa! Non riesco nemmeno io a trovare una spiegazione
alternativa!”. Ma non poteva fare una cosa del genere. In primo luogo per
Dante, ma poi anche per sé stessa. Non voleva credere di essersi sbagliata fino
a quel punto, non poteva credere che
Magornak l’avesse ingannata. Quel
ragazzino era l’immagine dell’innocenza! Un’innocenza molto infernale, certo,
ma pur sempre tale. Doveva esserci
un’altra spiegazione per le stragi. E lei l’avrebbe trovata. Pensò di recarsi a
vedere la scena del crimine di quella notte. Poteva essere un buon punto
d’inizio: magari avrebbe trovato qualcosa che l’avrebbe aiutata a capire.
Si fermò alla prima edicola che trovò per comprare il quotidiano: ovviamente la
notizia del massacro era già in prima pagina, nonostante fossero passate solo
poche ore dal fatto. Il ricordo di quello che era successo dieci anni prima era
ancora vivo nella memoria della gente del posto e quindi atti di questo genere
portavano sempre con sé terribili presentimenti e timore di vedere la storia
ripetersi.
“Terribile, signorina,
terribile”commentò l’edicolante notando che tutto l’interesse della giovane era
concentrato sulle immagini in prima pagina. “Come si possono compiere tali
nefandezze? Il colpevole non ha alcun rispetto per la vita…Uccidere così tante
persone, tra cui dei bambini, a sangue freddo…E cos’ha fatto dei corpi…Non ci
sono parole”.
“Ha ragione, non si può descrivere una cosa del genere”rispose lei
distrattamente, mentre i suoi occhi scorrevano velocemente l’articolo alla
ricerca di un’indicazione precisa sul luogo della strage. “E soprattutto è
difficile trovare un motivo che possa spingere una persona a fare ciò”.
“Oh, lei è troppo buona anche solo a volerla cercare una ragione,
signorina”sospirò l’uomo scuotendo il capo. “Non c’è. Semplicemente l’autore è
un mostro, un essere perverso sputato fuori dal luogo più malvagio che esista,
un diavolo dell’Inferno”.
Lady alzò la testa di scatto, avvertendo un brivido correrle lungo la schiena a
quelle parole, ma l’uomo le già aveva voltato le spalle per rivolgersi ad un
altro cliente. La gente pensava davvero che l’assassino fosse un “demone”,
anche se in senso metaforico? Era quella la prima impressione che ne riceveva?
Era davvero lei l’unica a sperare che non fosse così? Le parole ferite di Dante
le rimbombarono nelle orecchie.
‘Vergil, giuro che, non appena avrò sistemato tutto questo casino, ti ucciderò
con le mie stesse mani’pensò turbata, incamminandosi. ‘Mi state mandando in
crisi, tu e quell’idiota del tuo gemello! Basta! Questa è l’ultima volta che mi
intrometto di proposito negli affaracci privati della famiglia Sparda, sul
serio!’.
Il posto non era molto distante da dove si trovava in quel momento e quindi le
bastò camminare per una ventina di minuti. La strada che portava alla scena del
crimine era ovviamente bloccata da transenne, ma non sembrava che ci fosse
qualcuno a controllarle. Non li biasimava. Nessuno sano di mente avrebbe voluto
restare così vicino al luogo in cui si era consumato un tale orrore.
La giovane si guardò intorno circospetta, scavalcò barriere e poi si allontanò
velocemente lungo il vicolo. Quasi subito sull’asfalto iniziarono a comparire
pozze di sangue ormai rappreso di varie dimensioni, che diventarono sempre più
frequenti man mano che si inoltrava tra le case.
Seppe di essere arrivata sul posto prima ancora di vederlo: la puzza di morte
la prese alla gola senza preavviso, costringendola a coprirsi naso e bocca con
una mano. Svoltò l’angolo e quello che vide la sconvolse: la strada era un
autentico lago di sangue che, colpito dai raggi del sole, mandava malati
bagliori rossastri tutto intorno. Le mura delle case erano
ridotte in cumuli di macerie, anch’esse imbrattate di sangue, disintegrate
dalla stessa furia distruttrice che quella notte aveva seminato morte e terrore
in quello sventurato quartiere. I poliziotti della scientifica dovevano aver
fatto del loro meglio per portare via i cadaveri, o almeno ciò che ne restava,
ma sui muri e nell’immensa pozza vermiglia se ne vedeva ancora qualche
brandello.
Lo stomaco della ragazza si contrasse, minacciando di espellere la colazione
ingerita da poco, mentre lei si appoggiava a un palo per sostenersi. Aveva già
visto i demoni all’opera, ma sapere che una sola creatura aveva potuto fare
tutto quello in una sola notte la
sconvolgeva. E poi era la prima volta che si trovava di fronte a uno spettacolo
così terribile. In ogni parte di quel luogo si leggevano i segni lasciati da
una violenza cieca, senza controllo, da una brama di distruzione infinita ed
insaziabile. Tutte immagini che non riusciva neanche con lo sforzo più grande a
conciliare con la figura gelida e controllata di Vergil. Se non avesse saputo
quasi con certezza che l’autore di quell’orrore era lui, non le sarebbe mai
neanche venuto in mente. ‘Possibile…che abbia potuto fare una cosa
simile?’pensò, incredula. ‘Senza un motivo apparente…’. No, doveva per forza
esserci sotto qualcosa. Non dubitava che il mezzo demone avrebbe potuto
sterminare tutta la città senza rimorso, ma non in quel modo, non con quella
furia. Il mostro che aveva compiuto quella strage non era Vergil. O, almeno,
non il Vergil che aveva conosciuto.
Si voltò e si allontanò dal vicolo. Non riusciva a guardare quel lago cremisi
in cui il fantasma della morte si specchiava in tutta la sua atrocità. Però da
quella visita aveva ottenuto una cosa buona: adesso era di nuovo convinta che
Vergil non poteva aver fatto una cosa simile. Non di proposito, almeno. Un
pensiero la colpì. ‘E se…e se non fosse stato cosciente delle sue azioni?’. Non
era da escludersi. Però lui ormai aveva superato da tempo la fase in cui
perdeva il controllo una volta trasformato. Doveva esserci qualcos’altro,
qualcosa che né lei né Dante potevano immaginare. Magari lo stavano
controllando in qualche modo. Solo che non era facile nemmeno poter pensare che
ci fosse qualcuno in grado di fare una cosa simile. Non a Vergil Sparda. Si
sarebbe ucciso piuttosto che permettere a qualcuno di usarlo.
Si disse che doveva assolutamente vedere Magornak. Non poteva domandargli
direttamente delle risposte, certo, ma magari avrebbe potuto strappargli
qualcosa di vago. Le andava bene qualsiasi cosa. Il problema era che non aveva
la minima idea di come contattarlo: lui non le aveva lasciato nessun tipo di
recapito. ‘Che fregatura! Sono stata una stupida a non chiedergli il numero di
telefono…’imprecò stringendo i pugni. ‘Ma forse non me l’avrebbe dato lo
stesso per paura che potessi scoprire dove vivono lui e Vergil…’.
Alzò lo sguardo che aveva tenuto fisso
sull’asfalto fino a quel momento. Aveva seguito meccanicamente le tracce di
sangue sparse sul terreno ed era talmente persa nei suoi pensieri che non si
era nemmeno accorta di essere arrivata alla fine della periferia. Davanti a lei
si estendeva solo terra bruciata e, in lontananza, si riuscivano a scorgere le
rovine di Temen-Ni-Gru. La scia rossa andava proprio in quella direzione.
Stupita, la ragazza continuò a seguirla fino ai ruderi. Perché mai Vergil, o
chiunque fosse stato nel suo corpo, sarebbe dovuto venire proprio lì, tra le
macerie dell’antica torre, dopo aver compiuto la strage?
Le tracce, una volta nella piana
ingombra di detriti, si concentravano in un punto e si fermavano. Lady si
guardò attorno con attenzione. Tutto intorno c’erano sparsi frammenti di
pavimentazione, troppo regolari per essere frutto del crollo dell’immensa
costruzione. Erano stati tagliati. ‘Ma allora qualunque cosa stia cercando quel
pazzo deve essere qui intorno!’dedusse eccitata.
Ma un altro pensiero frenò il suo entusiasmo. E se lui fosse stato lì? L’idea non la faceva molto felice.
Era disarmata e di certo non poteva competere in nessun modo con un mezzo
demone. Rimpianse il fatto di non avere Dante con sé. Con lui almeno si sarebbe
sentita tranquilla. Ma quel testone era troppo impegnato a lagnarsi per
preoccuparsi davvero di trovare suo fratello. E poi si era messa lei in quel
guaio e da sola ne sarebbe uscita. Il buon senso le diceva che avrebbe fatto
meglio ad andarsene in fretta, ma non poteva farlo proprio adesso che aveva
trovato una pista. Doveva prima capire da dove venivano quei frammenti. Si
incamminò con estrema cautela tra le rovine seguendoli, sperando di non fare
nessun brutto incontro. E non solo per quanto riguardava Vergil, ma anche per
via del fatto che spesso i demoni scappati dall’Inferno si radunavano in quel
luogo, attirati dall’aura oscura che ancora emanava.
Fortunatamente non dovette fare molta strada e poco dopo si trovò davanti alla
scalinata che conduceva nei sotterranei della torre.
“Ma…l’ingresso era bloccato dalle macerie, ne sono sicura!”si lasciò sfuggire
in un filo di voce. La donna si sporse cercando di capire se il passaggio era
libero o meno, ma gli scalini si perdevano irrimediabilmente nelle tenebre più
fitte. Allora c’era ancora qualcosa sotto quella torre. Rabbrividì. Che fosse
un nuovo passaggio per gli Inferi? ‘Non posso scendere da sola e senza il
Kalina Ann, per di più. Devo andare a prendere Dante, subito!’.
Si avviò, camminando velocemente per tornare sui suoi passi, ma nella fretta
prese dentro un pezzo di muratura che andò a sbattere contro un mucchio di
detriti. Lady si congelò sul posto, bestemmiando mentalmente tutti i santi, le
orecchie tese per captare il minimo suono.
Rimase immobile per quasi un minuto senza però avvertire altro che non fosse il
vento, ma, proprio quando stava per trarre un sospiro di sollievo,
all’improvviso, il rumore di una pietra che cadeva la fece sobbalzare
nuovamente. Si guardò intorno immediatamente, sentendo l’ansia attaccarle lo
stomaco, ma tutto era tornato silenzioso e niente si muoveva. Eppure avvertiva
chiaramente la presenza di qualcosa. Qualcosa di non umano. Indietreggiò,
attenta a non emettere il minimo rumore e a non inciampare di nuovo nei detriti
sparsi sul terreno. Doveva raggiungere quel cumulo di macerie a pochi metri di
distanza. Da lì avrebbe potuto controllare meglio la situazione e anche
nascondersi se fosse stato necessario. Maledizione. Non poteva cacciarsi nei
guai proprio ora. E soprattutto in un posto dove difficilmente avrebbe potuto
trovare aiuto. Ancora qualche passo e c’era. Doveva solo…
La sua schiena urtò qualcosa. Ma non era di certo la pietra che desiderava
raggiungere. Lady si voltò di scatto e così fece la creatura che,
indietreggiando a sua volta, le era venuta addosso. Quest’ultima cacciò un urlo
spaventato e lei, presa alla sprovvista, fece lo stesso. L’essere schizzò via,
tuffandosi dietro a un pezzo di muro. La giovane rimase immobile, ansimando per
lo spavento, completamente spiazzata. Si era ritrovata a fissare due occhi
viola intenso.
“Ma…Magornak?”balbettò, incredula e al tempo stesso sollevata.
Il demonietto si sporse appena da dietro il suo riparo. “Mary?”fece in
risposta, non meno stupito. Si rialzò per andarle incontro. “Mary! Oh per
l’Inf…Ehm, maledizione, mi ha fatto prendere un colpo! Ci sono quasi rimasto
secco!!”.
“Anche tu!”lo rimbeccò lei, avvicinandosi a sua volta. Non poteva crederci.
L’ultima persona che avrebbe mai pensato di trovare in quel posto. E quella che
voleva assolutamente incontrare. “Che diamine ci fai qui?!”.
“Ehm…Curiosavo. Sai, ho sentito strane storie su questo posto…e così sono venuto
a fare un giro”mentì lui, a disagio, dondolandosi sui piedi. “E tu?”.
“Oh, io…uhm…Be’, vengo qui quando voglio stare da sola. È sempre deserto questo
posto”sorrise lei incerta. ‘Ma bene, Lady, si vede lontano un chilometro che
stai mentendo…Meno male che è Magornak, altrimenti saresti stata nei guai’si
rimproverò mentalmente.
“Oh, davvero?”fece infatti la creaturina, con sconcerto mal celato. Era pazza a
venire sulle rovine di Temen-Ni-Gru da sola?! “Che strano posto per venire a
stare soli. Non hai paura? Io lo trovo inquietante”. ‘E soprattutto pericoloso
e pieno di demoni!!’aggiunse mentalmente. ‘Devo portare via Mary subito, prima
che quelli tornino!’.
“In effetti non è il massimo, però
mi piace”.
“Capisco. Senti, ti va se andiamo a mangiare un gelato? Qui lo fanno proprio
buono…”azzardò Magornak pregando che la sua amica accettasse.
“Ma certo!”esclamò Lady entusiasta. Così avrebbe avuto tutto il tempo per
cercare di ottenere da lui qualche informazione sulle condizioni di Vergil.
I due si incamminarono in direzione della città, chiacchierando. Magornak era
un po’ inquieto e continuava a guardarsi intorno, e la cosa non fuggì alla
ragazza. Inoltre la costringeva a camminare piuttosto velocemente, come se
avesse fretta di andarsene da lì. Un brutto presentimento iniziò ad assillarla.
Demoni. Poco ma sicuro. Il suo compagno doveva sapere che sarebbero arrivati di
lì a poco. Maledizione.
“Magornak…”iniziò allora, senza però sapere bene cosa dire, ma fu interrotta da
un urlo alle loro spalle. Un urlo decisamente poco umano.
Si voltarono entrambi nello stesso istante, appena in tempo per vedere un
gruppetto di cinque o sei demoni emergere da dietro un cumulo di macerie.
“MERDA!!”strillò Magornak afferrandola per un polso. “Corri, Mary, CORRI!!”. La
strattonò con foga, costringendola a mettersi a correre.
Lei non se lo fece ripetere e i due iniziarono a scappare a perdifiato,
inseguiti dai diavoli.
“Cazzo!”imprecò la ragazza senza pensarci troppo. “Quei brutti schifosi sono
sempre dove non dovrebbero essere! Che se ne tornassero da dove sono venuti!”.
Fortunatamente il demonietto parve non udirla: era troppo interno ad inveire
contro la propria cattiva sorte. “È la volta che Vergil mi ammazza! Per
l’Inferno! Però è stato lui a chiedermi di tornare qui per controllare che
l’ingresso dei sotterranei fosse ancora sgombro!”piagnucolava, senza
considerare il fatto che Lady poteva sentirlo. “Non è possibile! Sono venuto
sulla terra anche per levarmi di torno quei mostri e me li ritrovo ancora alle
calcagna?! E mi devo anche occupare di Mary! Oh, Sparda!!”.
Non appena raggiunsero la città, la creaturina, che non aveva mollato neanche
per un attimo la presa sul braccio dell’amica, la costrinse a fare un svolta
del tutto imprevista in un vicoletto in ombra e la fece accucciare dietro un
cassonetto, premendole una mano sulla bocca. “Non fiatare e non ti muovere”le
bisbigliò in un orecchio.
Lady lo fissò, sorpresa da tutta quella calma improvvisa. Magornak la teneva
con fermezza vicino a lui e fissava attento l’entrata del vicolo, dove un
attimo dopo apparve il gruppo dei loro inseguitori. Aveva il corpo teso, pronto
a scattare per riprendere la fuga da un momento all’altro. Sembrava quasi che
le parti si fossero invertite: era lui ad avere il controllo della situazione
ora, non più i loro aggressori. I suoi occhi viola seguivano esperti ogni
movimento dei demoni che, indecisi, tentavano di capire da che parte fossero
andati loro due. Per assurdo sembrava molto più a suo agio in quella situazione
di pericolo imminente di quanto lo era normalmente. La sua goffaggine era
sparita, come se per lui fosse naturale trovarsi in quel genere di circostanze.
Alla fine i diavoli, non riuscendo a percepire la loro presenza, si scambiarono
un paio di frasi nella lingua infernale e ritornarono verso la torre,
rinunciando all’inseguimento. Per sicurezza, loro rimasero accucciati ancora
per qualche minuto, attenti a percepire il minimo rumore, poi si alzarono e
lasciarono il vicolo quasi di corsa per mettere più distanza possibile tra loro
e quel posto.
Fecero tutta la strada in silenzio
e solo quando furono di nuovo tra la gente ebbero il coraggio di scambiarsi
un’occhiata sollevata.
“Uhm…Mary, quelli erano…”iniziò Magornak, tentennante. Non sapeva se poteva
dirle la verità. Insomma, non voleva spaventarla. Però non aveva potuto fare a
meno di notare la reazione che aveva avuto la ragazza quando aveva visto i suoi
inseguitori: più che spaventata sembrava arrabbiata, quasi infastidita.
“Lo so, erano demoni, Magornak”completò lei con calma, lasciandolo a bocca
spalancata. Far finta di non sapere avrebbe reso le cose più difficili. Meglio
optare per un’ombra di verità. “Vedi, dieci anni fa questa città ha subito un
attacco di massa da parte di quei bastardi e io ero qui. È per colpa loro se i
miei genitori sono morti”.
“Ah…”fece il demonietto. Giusto. Mary doveva aver visto il tentativo di Vergil
di liberare l’Inferno sulla Terra per riappropriarsi del potere di Sparda. Una
profonda tristezza lo invase. Quello che il suo protettore, accecato dalla sua
ossessione, aveva fatto doveva aver segnato per sempre la vita di parecchie
persone. E la sua amica era una di esse. “Vedi, anche dal posto dove vengo io
ce ne sono tanti. E sono loro i padroni di tutto. Se non ci fosse stato mio
fratello a proteggermi…Be’, non ti avrei mai incontrata”. Forzò un sorriso. “Ho
dovuto imparare a diventare il migliore nella fuga! In fondo non poteva esserci
sempre Vergil a salvarmi, non torvi? Così ho imparato ad arrangiarmi!”.
“Ho notato. Sei stato grande. E molto coraggioso. Mi hai salvata, Magornak, ti
devo la vita”rispose la ragazza, ricambiando il sorriso, sincera come non lo
era mai stata. Ma dentro di sé si sentiva davvero in colpa. ‘Lui mi ha salvata
e io lo sto usando per arrivare a Vergil…Maledizione, mi sono affezionata a lui
sul serio! Mi fa star male il pensiero che presto scoprirà cosa sto facendo…’si
tormentava.
“Non esagerare! Anche tu non te la cavi male! Corri davvero forte, sai? Spero
che non capiti mai il momento in cui potrai ricambiare il tuo debito. Intanto,
però, potresti iniziare ad offrirmi quella squisitezza di gelato che fanno in
centro…”. La creaturina le rivolse uno sguardo implorante.
Lady scoppiò a ridere. Quello non poteva essere un demone. Proprio no. “E va
bene, goloso! Però prima andiamo a pranzare da qualche parte: è quasi l’una.
Poi ti porto in un posto che ti piacerà moltissimo, ne sono sicura”.
“Wow!! E dove??”.
“No-no, caro. Non te lo dico: è una sorpresa. Comunque, cosa vuoi mangiare?”.
“Posso chiedere qualsiasi cosa?”.
“Certo. Tutto quello che vuoi. Offro io”.
“Allora…Pizza!!”.
“Pizza?”ripetè la giovane, alzando un sopracciglio. Perfetto. Un altro Dante
come gusti alimentari. Tutti a lei dovevano capitare? “Come preferisci. Su,
andiamo”sospirò, nascondendo però un sorriso e avviandosi.
Il demonietto le trotterellò accanto tutto allegro, pregustando già il lauto
pasto e soprattutto impaziente di scoprire cosa fosse la sorpresa che l’amica
voleva fargli.
Gli umani sapevano essere davvero
straordinari. Questo era il pensiero che rimbalzava nella testa di Magornak
mentre lui camminava tranquillo verso il locale. Erano le dieci di sera
passate. Dopo essersi lasciato con Mary, era tornato sulle rovine di
Temen-Ni-Gru per assicurarsi che il passaggio che conduceva ai sotterranei
fosse ancora aperto e per cancellare la striscia di sangue che Vergil si era
portato dietro.
Aveva trascorso tutto il pomeriggio con la sua amica in posto che gli umani
usavano soltanto per divertirsi. Un “luna park”. Che strano nome, aveva pensato
all’inizio, e, soprattutto, che strani macchinari. Ma quando aveva scoperto a
cosa servivano si era dato alla pazza gioia. Mary era anche riuscita a farlo
salire su un’attrazione che altrimenti gli sarebbe stata vietata perché era
troppo basso. Si era avvicinata al tizio che gestiva la biglietteria, gli aveva
fatto gli occhioni dolci tirando un po’ più giù la scollatura e quello era
cascato ai suoi piedi. Mitica Mary, riusciva sempre ad prendersi tutto ciò che
voleva. Certo però che gli umani erano strani. Non aveva ben capito come avesse
fatto la sua amica ad ottenere quell’effetto, però l’importante era stato il
risultato. E quella cosa, “treno della morte” o qualcosa del genere, “montagne
russe”. Fortissima. Anche se doveva
ammettere che andare così velocemente lungo delle rotaie che sembravano
buttarsi a precipizio nel vuoto all’inizio lo aveva spaventato. Non si sarebbe
mai scordato quel giorno. Era stata una giornata splendida, si era divertito
come mai prima d’ora. Altro che l’Inferno. Lì l’unico divertimento era per i
demoni di alto livello e i bersagli erano gli indifesi come lui. Negli Inferi
la parola “divertirsi” coincideva sempre con torture e spargimenti di sangue
vari. Cosa che lui non aveva mai potuto sopportare, neanche impegnandosi.
‘Vorrei vivere qui per sempre’pensò varcando la soglia del locale, con aria
sognante. ‘E soprattutto restare con Mary per l’eternità. È una persona davvero
speciale’. Sospirò. Sapeva bene che ciò non era possibile. Doveva fare quello
che gli diceva Vergil, rincorrere un’arma maledetta tra i versi incomprensibili
di un autore anonimo, infilarsi tra le spade sguainate di due gemelli,
spalancare le Porte dell’Inferno per lasciare che le Tenebre inghiottissero la
Luce, tradire la memoria di Sparda. E tutto per il suo protettore. Ma non era
per obbligo, era per scelta. Aveva votato la propria vita a colui che l’aveva
salvata, nel giusto e nell’errore. Contro tutto e tutti.
“Sono a casa!”esclamò ad alta voce, entrando in cucina. Il mezzo demone era
seduto al tavolo ed era immerso nella lettura di un libro. “Scusa se sono tornato
così tardi. Sono stato a Temen-Ni-Gru per fare quello che mi avevi detto, ma ho
avuto un piccolo incidente con un branco di demoni. E poi ho incontrato Mary e
ho passato il giorno con lei”. Non era il caso di specificare in quali
circostanze aveva incontrato la ragazza: Vergil si sarebbe infuriato di sicuro.
“Non ti ho neanche portato il pranzo! Mi spiace!! Però qui ho la cena se vuoi.
Anche se in effetti è un po’ tardi per cenare”. Appoggiò su un ripiano il
sacchetto che aveva con sé e iniziò a svuotarlo.
“Avevo immaginato che eri con quell’umana. Sai che disapprovo”disse gelido il
suo protettore alzando gli occhi dalle pagine. “Per il pranzo non preoccuparti,
mi sono svegliato meno di due ore fa. Ho dormito tutto il giorno. La
trasformazione della notte scorsa mi ha consumato tutte le energie”. Afferrò il
piatto di pasta fredda e la forchetta che la creaturina gli porgeva. “Domani
all’alba ti voglio in piedi. Andiamo a prendere Kasreyon”.
“Come vuoi. Sei tu il capo”. Magornak gli si sedette di fianco. “Che
leggi?”domandò poi lanciando un’occhiata curiosa al volume che il giovane aveva
appoggiato sul tavolo.
“Niente di che”fu la risposta noncurante.
Lui prese il libro e diede un’occhiata al titolo. “Ma…Ma questa non è la storia
di Sparda?!”esclamò sorpreso. “Pensavo la conoscessi a memoria!”.
“Infatti. Mio padre la raccontava spesso a me e a Dante quando eravamo piccoli.
Lo obbligavamo a ripeterla decine di volte, non eravamo mai stanchi di
ascoltare quel racconto. Però era da tanto che non lo sentivo più…”rispose
Vergil a bassa voce, più rivolto a sé stesso che al suo interlocutore.
“Wow! Il libro parla anche di te e Dante?”.
“Non esattamente. Dice solo che verso la fine della sua vita Sparda sposò un’umana
di nome Eva che gli diede due figli gemelli”.
“Me la racconterai un giorno? Come Sparda faceva con te?”chiese il demonietto
speranzoso.
“Non dire idiozie, Magornak. Perché mai dovrei fare una cosa del
genere?”rispose freddamente Vergil fulminandolo con lo sguardo. “Ti ricordo che
non siamo qui per un viaggio di piacere, ma in missione”.
“Hai ragione, è un’idea stupida”fece piano l’altro, deluso. “Non te lo chiederò
più. La missione prima di tutto. Perdonami”.
“Così va meglio. Ora va’ a dormire, domani ti sveglierò presto”.
“Ma non hai paura che la voce torni anche stanotte?”.
“No. Non so perché ma sento che per stanotte potrò dormire tranquillo. Tu va’ a
letto e non preoccuparti. Starò bene. Finisco di mangiare e poi ti raggiungo”.
La creaturina annuì obbediente. “Allora buonanotte, Vergil”disse e fece per
uscire dalla cucina.
“Magornak”lo richiamò il mezzo demone. Il suo protetto si voltò e lui gli porse
il libro con la leggenda di Sparda. “Se vuoi aspettarmi, puoi leggere questo
nel frattempo”gli disse cercando di mostrarsi del tutto indifferente.
L’altro lo guardò con gli occhi che brillavano, felicemente sorpreso da
quell’atto di gentilezza del tutto inaspettato. Vergil doveva sentirsi un po’
in colpa per averlo messo involontariamente in pericolo quella notte e quella
ancora precedente. Non si perdonava il fatto che la sua debolezza stesse ancora
una volta mettendo a rischio la vita di chi avrebbe dovuto proteggere. Il
demonietto abbassò il volto per nascondere il sorriso raggiante e quasi
commosso che gli si era aperto sul viso. Avrebbe voluto abbracciare il suo
compagno ma sapeva bene che la sua salute ne avrebbe risentito parecchio e che
quindi non era proprio il caso. “Grazie”si limitò a borbottare mentre esultava
mentalmente. Allora contava davvero qualcosa per il mezzo demone, non era solo
una scocciatura, un peso inutile. “Ti aspetto di sopra”.
“Non montarti la testa con idee strane, idiota”ringhiò Vergil a cui non era
sfuggita la sua reazione. Ci teneva a specificare che quel gesto era privo di significato
e valore. Di qualunque tipo. “Ti ho solo prestato un libro”.
“Certo, lo so benissimo. Mi hai anche solo
salvato la vita, Vergil Sparda”lo rimbeccò Magornak con un ghigno e poi
scappò su per le scale senza aspettare una risposta o, peggio ancora, che la
lama di Yamato lo toccasse.
Il giovane sbuffò, irritato da quel comportamento sfacciato, ma non reagì. Ci
voleva molto di più che una stupida provocazione per farlo arrabbiare. Anche se
la frase del suo protetto, con tutti gli annessi e connessi, non ci era andata
molto lontano. ‘Ci manca solo che io mi abbassi al livello di quell’idiota di
prima categoria. Poi resta solo che mi metta a fare il buffone come fa quel
cretino di mio fratello e sono a posto’pensò, tornando a concentrarsi sulla sua
cena. Fortunatamente avrebbe dovuto sopportare quella situazione ancora per
poco. Tra poche ore sarebbe stato ad un passo dal trovare Kasreyon, dal
completare la sua missione. Poi, una volta ottenuta la ricompensa, avrebbe
potuto tornarsene nel buio dell’Inferno e prendere il posto che gli spettava tra
i ranghi demoniaci in quanto figlio di Sparda. E finalmente la sua ossessione
sarebbe stata saziata, dopo molti anni di tentativi e di esilio, di fallimenti
e di sofferenza. Si sarebbe elevato sopra tutto e tutti. Imbattibile.
Irraggiungibile. E niente e nessuno avrebbero più potuto sconfiggerlo.
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Buonasera, mie adorate!! La pazza è
tornata!! XD
Caspita, mi sono resa conto solo adesso che questo è l’ottavo capitolo che
posto!! Stiamo andando avanti…*non ci crede*. Comunque, problemi mentali miei…Lo
so, non sono a posto, prometto che ci vado dalla psicologa (con tutti i miei
personaggi)!!
Passiamo alle cose un po’ più serie (si fa per dire!!) che è meglio. Come al
solito, ecco l’ennesimo capitolo che non conclude nulla!! Ma immagino che non
si possa evitare in questo tipo di storie…O forse sono io che sono una frana!! Probabile!!
Ma basta compiangersi, abbiamo detto che parlavamo di cose più serie…Be’, che
dire, Dante è entrato un po’ in crisi e, incredibile, ha quasi trascinato con sé
Lady!! La nostra mitica Lady, colei che non conosce l’esistazione, messa in
difficoltà da quell’idiota di Dante? Ebbene sì. Però si è ripresa presto come
avete visto!! Forza, Lady, facciamo tutti il tifo per te!! E anche tu, Dante! Dopo
che hai reincontrato Vergil e te lo sei baciato alla grande ti metti a
dubitare di lui?! Ma che razza di comportamento è? Idiota!!
E finalmente, carissime, abbiamo visto Magornak esibirsi in un’altra delle sue
fughe da manuale! Molto più seria delle precedenti, devo dire. Bravo, Magornak,
l’Autrice è fiera di te!! XD E ancora una volta la dea bendata ha sorriso a
Lady: ecco che, quando meno se l’aspetta, compare la persona che cercava!! E quale
modo migliore di festeggiare? Ma sì, portiamolo a mangiare la pizza e poi al
luna park!
Vergil nostalgico…Il libro con le avventure di suo padre! Andiamo, Verge,
ammettilo, sei così perché ti manca già Dante!! Insomma, non odi così tanto
neanche Magornak alla fine…Ormai non ci crediamo più alla storia dell’insensibile
e menefreghista!! Però per essere fissato con i tuoi deliri di onnipotenza lo
sei…0.0”
Prossimo cap! Vergil tenterà ancora di andare a prendere Kasreyon…Ma qualcun
altro (chissà chi…aspetta, magari uno che gli assomiglia XD) gli rovinerà per l’ennesima
volta i piani!!
Ok, signore, ringraziamo! Una pioggia di baci alla mie lettrici e muse
ispiratrici doc11, Bloody Wolf, Xeira__
, Kuromi_ e LadyVergil a cui si
è aggiunta per la mia gioia anche Alice Mudgarden!!
Fantastiche come sempre! Vi amo!! Un grazie dal profondo dell’anima anche chi
segue/legge la storia!! Baci!!
La vostra Mystic