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Autore: SakiJune    29/04/2011    1 recensioni
In "Fly Little Wagtail" avevamo lasciato Clarissant risvegliata ad una nuova vita e ad un nuovo amore. Qui ritroveremo Bedivere, Lucan, Amren ed Eneuawc; conosceremo Elyan e quel bacchettone di suo padre Bors, Garanwyn e le sue canzoni. E con i loro occhi vedremo il mondo disfarsi, la gloria farsi vergogna, la realtà vacillare."Guardando i propri figli inginocchiati davanti al re, mentre pronunciavano il loro giuramento, Bors e Bedivere sorridevano. Ma non confondete, ecco, questi due sorrisi, badate. L'uno significava dominio, orgoglio, sollievo; l'altro tenerezza, partecipazione, amore."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Itonje reloaded'
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Una precisazione: Armelle sono io. Le figure becere sono la mia specialità '-.-


I duchi di Francia reagirono in diversi modi e con diversi stati d'animo quando seppero che Elyan si era lavato le mani del destino di Benwick e della Francia tutta. Né Bors né Ector sarebbero forse mai tornati e per qualcuno fu un grave colpo, per altri un'occasione da cogliere al volo. Forse a Sir Palomedes e a suo fratello, che governavano le regioni meridionali, importò poco, ma Sir Dinas aveva più di una ragione per adocchiare le terre oltre la foresta di Broceliande. Mandò i suoi uomini a sedare la rivolta che era nel frattempo scoppiata in seno al popolo e si installò "temporaneamente" nel castello di Lancelot.
Scoprì in seguito che avrebbe fatto molto meglio a restarsene buono buono ad Anjou, aspettando ancora qualche tempo prima di trarre conclusioni e appropriarsi di ciò che non era suo, ma per ora lo lasceremo godersi le sue conquiste.

- E c'è una porta o un ponte o un arco o qualcosa per entrare? Se è un'isola, ci si dovrebbe andare in barca.
Armelle, oltre ad essere scura e paffuta, aveva una mentalità molto pratica e la sua presenza riusciva a distrarre Elyan dai suoi gravi pensieri. Forse troppo, alle volte, come in quel caso: la risatina che gli sfuggì fu abbastanza inopportuna.
- Solo chi ha imparato a padroneggiare la magia può arrivare ad Avalon in barca, credo - spiegò. - E non so se riusciremo a trovare un passaggio per andare dall'altra parte. Spero che mia madre senta la mia presenza.
- Non so come siate riuscito a convincermi - borbottò Aline, che teneva in braccio la bimba addormentata. - Vi ho seguito perché non sarei potuta restare a Benwick un giorno di più, ma non cederò. Dovrete uccidermi, o tagliarmi il dito, e in entrambi i casi... - La neonata, percependo la tensione, si svegliò e si mise a strillare come un'aquila.
Elyan sospirò. Si stava comportando da egoista, ma non poteva agire diversamente: riportare in Britannia quell'anello era stata una delle condizioni poste da sua madre perché potesse conoscere il suo futuro. E siccome ella si rifiutava a tutti i costi di cederglielo, era stato costretto a portarla con sé.
- Shhh... shhh... fai la nanna...
- Ma che nanna volete che faccia, con questo sole! - le fece il verso Armelle. Aline la fulminò con lo sguardo. C'era una strana intesa tra loro, una complicità più colpevole che amichevole, che metteva paura. Ma non poteva soffermarsi su di loro, adesso, doveva...
La piccola gridò più forte.
Elyan sentì la terra tremare, il tempo confondersi. Le due donne non parvero accorgersi di nulla, finché da una macchia d'alberi non videro spuntare una sagoma scura, e si avvicinarono al cavaliere perché le proteggesse. Ma quando egli s'avvide di chi si trattava, le rassicurò e corse incontro alla figura per lui ormai non più misteriosa.
- Madre! Sapevate ch'ero arrivato!
- Su questo ti sbagli, Elyan. Ho sentito che il potere dell'anello era vicino, e l'ho raggiunto. Ma sono più che mai felice di vederti! - Così dicendo, Claire l'abbracciò.

Aline non aveva mai sentito alcunché di magico nel pegno del suo amato, se non la forza dell'amore stesso. Dal primo istante in cui l'aveva avuto al dito, si era ripromessa di non toglierlo mai più. Non le importava degli equilibri di Avalon. Voleva trattenere a sé tutto ciò che le ricordava lui, quei brevi momenti trascorsi insieme, e nessuno doveva osare portarglieli via! Perciò guardò alla nuova arrivata con ostilità, tentò di passare inosservata.
Temendo che accadesse qualcosa di spiacevole, Elyan si pose tra lei e la madre: - La mia amica, madamigella Aline, non intende separarsi dall'anello. Ha per lei un valore che nulla ha a che fare con il suo potere, ed io rispetto la sua decisione.
Claire si avvicinò a lei, la guardò in viso e poi fissò la bambina. Questa si acquietò all'istante. Aline ne fu spaventata, avrebbe voluto scappare o sprofondare...
- Non avere paura, non sarò io a rivelare il tuo segreto - bisbigliò la sacerdotessa. Le prese la mano, quella che non indossava l'anello, suggellando la pace.
- Per me non ha importanza, Elyan - si rivolse poi al figlio - Finché questa fanciulla dimorerà in Britannia, può custodirlo forse a maggior diritto.
Il giovane lanciò ad Aline uno sguardo preoccupato, ma ella abbozzò un inchino; il pallore era svanito dalle sue guance e le rughe dalla sua fronte.
- Non ho nessuna intenzione di tornare a Benwick - dichiarò.
E non ne aveva davvero intenzione: non era rimasto nulla e nessuno, oltre lo Stretto appena oltrepassato, a cui rendere conto, o di cui provare nostalgia. Ma c'era anche dell'altro: le parole di Claire l'avevano resa libera. Le avevano aperto una strada inaspettata, che non aveva nemmeno sperato di poter percorrere. Sapeva che Elyan si sarebbe adirato e forse l'avrebbe detestata, e per questo doveva tenere il segreto il più a lungo possibile... ma era la scelta giusta. Come lui avrebbe lottato per convincere Sir Bedivere a concedergli Eneuawc in sposa, lei avrebbe rivelato una verità un poco scomoda, sperando e pregando che venisse accolta con gioia e non con disprezzo.

E dunque, il momento stava arrivando: rimaneva quell'ultima missione, la più ardua, quella da cui dipendeva la felicità di tutti loro.


Londinium era libera.
L'esercito di Melou, ridotto a pochi soldati tremanti e feriti, si arrese. Il secondogenito di Mordred, tanto alto quanto orgoglioso, preferì uccidersi piuttosto che dichiararsi vinto; così Costantine perse un'altra occasione di vendetta. La delusione fu così cocente che offuscò i festeggiamenti per la vittoria.
- Signore. Il popolo vi acclama Conte di Londinium, Duca di Logres e Re di Britannia.
- Sta bene - sospirò, amareggiato e involontariamente comico.
- La reggia che fu di Ambrosius...
- Sciocchezze. Ciò che ho da fare, ho da farlo a Camelot.
Il giovane ammutolì. Lo stomaco gli si aggrovigliava al pensiero di tornarci, non poteva farci nulla. Il braccio del suo nuovo signore gli circondò le spalle, un poco irrobustitesi negli ultimi mesi. La gratitudine gli si affacciò agli occhi in un luccichio commosso.
- Sarà tutto diverso, per te. Non hai più nulla da temere.
Era già diverso, era un altro mondo, un'altra esistenza; vivere la guerra in prima persona l'aveva trasformato completamente. E non era timore il suo - soltanto vuoto.
Camelot, senza Amren.
Senza Eneuawc.
Senza Elyan.
Senza...
Risalì in sella e regalò a re Constantine un mezzo sorriso. Lo meritava davvero, e gli doveva così tanto.

Constantine rilesse la risposta alla sua lettera. Aggrottò la fronte, dubbioso di aver capito male. Ma stava lì, nero su bianco: l'unica notizia che avrebbe reso il ragazzo davvero felice. Un miracolo, semplicemente, qualcosa che mai si sarebbe aspettato...
Quella nuova rivelazione lo rinfrancò. Non aveva mantenuto le sue promesse, era stato calcolatore ed egoista, ma Iddio sembrava concedergli un'altra possibilità di rendere felice qualcuno. Non ancora completamente conscio di avere ormai l'intera patria sulle spalle, preferiva pensare alle piccole cose, come fanno i bambini. Una battaglia alla volta, una decisione alla volta... un sorriso alla volta.
- Partiamo subito - Appariva rasserenato, con una luce addirittura divertita nello sguardo. - Sono stanco di usare la spada per infilzare, ho voglia di appoggiarla su qualcuno.
Garanwyn arrossì violentemente. Almeno in questo non era cambiato; e Constantine si sentì colmare di una tenerezza paragonabile soltanto a quella del loro primo incontro.



Non sarò io a rivelare il tuo segreto.
Il coraggio cominciava a mancarle, man mano che si allontanavano dalla costa, i cavalli lanciati sulle pianure di Logres. L'abbandonò quasi del tutto quando, giunta la notte, il sonno tardò ad arrivare e i ricordi, le incertezze, i timori presero il sopravvento. No, non sarebbe stata Claire a smascherarla, ma prima o poi avrebbe dovuto ammetterlo lei stessa. Avrebbe voluto farlo. Stringendo a sé la neonata, cullandola sotto le stelle, Aline sentì più forte il desiderio di piangere. Elyan non sospettava nulla, e questo le rendeva più difficile il peso della menzogna. Riprese a canticchiare sottovoce, chiedendo al Cielo cosa ne sarebbe stato di lei quando ogni cosa sarebbe stata svelata.
All'alba ripresero il cammino. Elyan si faceva sempre più inquieto, carico di sentimenti contrastanti. Era impaziente di rivedere la sua Eneuawc, ma aveva soggezione di Sir Bedivere più di qualsiasi altra persona al mondo.
- Ma non avreste potuto sposarvi e basta? Tutte queste complicazioni, voi signori! - borbottò Armelle quando il cavaliere prese a raccontare le sue pene d'amore. - Voi, invece, non ci avete pensato mica due volte con-
Si tappò la bocca con entrambe le mani, virando al viola.
Aline si girò per somministrarle uno schiaffo, ma in quel momento Elyan, ignaro, le invitò a osservare il paesaggio. - Questo è il fiume Glein. Oltre le colline dovremmo seguire il corso dell'Humber, che ci porterà direttamente a Lincoln. Mie dame, siamo giunti nelle terre dei Coritani. Che Dio me la mandi buona...  e la Dea pure - concluse a mezza voce.
Aline strinse le labbra. Guardò la nutrice con risentimento e questa allargò le braccia in gesto di scusa, mentre il figlioletto si stringeva a lei un po' timoroso. Le ostilità sembrarono accantonate.

- Vi amerò per sempre.
- E io... io... vi amerò fino alla fine.

Lincoln.
Il castello in cui lui era nato. In cui lei avrebbe potuto-

- Davvero, non volevo tradirvi...
- Tieni quella lingua a freno, stupida! - sillabò Aline tra i denti, ma il figlio di Armelle, spaventato e arrabbiato, le somministrò un morso sul braccio che quasi la fece cadere da cavallo insieme alla creaturina. Elyan, distolto finalmente dalle proprie fantasticherie, accorse e la sostenne. - Volete spiegarmi che cosa succede?
Le due donne tacquero, per una volta concordi. Il bimbo si mise a piangere e la neonata lo imitò all'istante.
Il modo in cui Aline la consolava e la teneva in braccio avrebbe dovuto fargli capire molte cose. Ma evidentemente non era tempo che capisse e la fece salire accanto a lui, ancora tremante per lo spavento preso, rimandando le richieste di spiegazioni ad un luogo più confortevole. Doveva andare tutto per il meglio, non c'era tempo per i litigi. Lui doveva avere Eneuawc e riconquistare la fiducia della sua famiglia, e non c'era nient'altro di più importante.


- Non credevo di far male. Vostra figlia mi ha parlato molto di lui, e sono certo che la sua fiducia nei suoi confronti è ben riposta, che abbia le migliori intenzioni-
- E l'avete fatto entrare? Senza prima avvisarmi? - Sapeva in partenza che quel gesto l'avrebbe contrariata e non si era sbagliato. Ma ne sarebbe valsa la pena, alla fine.
- Non avevo modo di avvertirvi senza che vostro marito ne venisse a conoscenza, e non volevo turbarlo. Ci sono due donne e due bambini piccoli con lui. Sembravano affamati e stanchi per il viaggio...
L'espressione di Clarissant cambiò: pur sospettosa, parve farsi più accondiscendente. - Conn, ti voglio molto bene e lo sai, ma in questo momento ho voglia di sculacciarti. Va bene, va bene, me ne occuperò io. Dove sono stati alloggiati?
"I problemi hanno ripreso ad arrivare uno alla volta," sospirò. "Sempre meglio che tutti insieme." E toccava a lei, come sempre.

Due bambini piccoli? Si stava portando tutta la famiglia appresso? Ma no. Non avrebbe osato, non aveva senso. E per quanto ne sapeva il suo matrimonio era andato a monte. Era stata furiosa con lui quando aveva abbandonato Eneuawc, non poteva negarlo, ma nemmeno gli aveva mai augurato del male. Capiva che era stato Sir Bors ad allontanarlo, ad imporgli la sua volontà, e la guerra aveva fatto il resto... Era decisa: se davvero era giunto a Lincoln con intenzioni pure, l'avrebbe ascoltato.

Conn la precedette, affannato e felice, e annunciò: - Sir Elyan, la signora duchessa è giunta ad incontrarvi...
Elyan aveva provato un'istintiva simpatia per quel ragazzino sveglio, aveva subito capito di aver trovato un alleato. L'aveva messo un poco in imbarazzo, per la verità, quando se l'era trovato di fronte ad accoglierlo, ma Conn era ormai abituato a quegli sguardi. Sapeva che il figlio di Bors era stato il miglior amico di Amren, a Camelot. Ma anche la damigella, che pure aveva detto di venire da Benwick, era arrossita e le sue mani avevano iniziato a tremare. Era quasi graziosa, così turbata: le aveva sorriso chiedendole il nome.
- Aline, mi chiamo Aline, signore - Quell'appellativo aveva mandato il ragazzo in visibilio. Era stato gentile persino con la scontrosa Armelle, vezzeggiando il suo pargoletto e trattandola come una dama, e in meno di un'ora li aveva provvisti di tutte le comodità possibili.
Ora Aline, Armelle e i bambini dormivano nella camera accanto. Elyan, incapace di restare fermo, era rimasto a passeggiare avanti e indietro davanti al focolare; il pensiero che Eneuawc fosse nello stesso castello e non potesse incontrarla lo faceva impazzire.
- Ora? Qui? Io-
Clarissant apparve, più bella e severa di quanto ricordasse, i capelli raccolti senza frivolezza, nobile nel senso più puro del termine. Elyan si inginocchiò fino a sfiorarle l'orlo della veste:
- Signora...
- Sir Elyan de Ganis, ci si rivede.
Voglia di strappare quel nome, gettarlo a terra e calpestarlo.
La ragione che ti trattiene e ti ricorda che non è rinnegando il tuo casato che recupererai l'onore, ma anzi ricoprendolo di gloria con le tue proprie azioni.
- Tanto... - La voce gli si spezzò - Misericordiosa... volermi ricevere.
Ella si commosse, non indugiò oltre. - Siate uomo e parlate guardandomi in faccia, cavaliere. Non è me che dovete convincere, sapete.
Elyan si rialzò, colmo di gratitudine: - Ebbene lo so! E non v'è nulla che non farei perché vostro marito mi consideri degno. L'impresa più ardua, la montagna più alta, la sfida suprema... tutto per il suo perdono.
- E per la mano di nostra figlia.
- Sì, duchessa. Non lo nego, l'amore mi spinge dove il coraggio non sa ancora di poter osare.
- Riposatevi - sorrise Clarissant. - E non tormentatevi più del necessario. Eneuawc ha pianto molte lacrime a causa vostra, ma credo che voi ne abbiate versate altrettante. Per quel che mi riguarda, ogni debito è ripagato, ogni incomprensione dissolta. Ma vi ripeto, parlo esclusivamente a mio nome, che ahimé non conta nulla.
- Signora-
- Dite bene: sono una donna e non spetta a me la decisione, ma farò quanto è in mio potere per aiutarvi.


Aline percepì prima di tutto la comodità del letto in cui si trovava. Era una sensazione deliziosa. Le lenzuola lisce sotto le dita, il profumo di bucato. La morbidezza dei guanciali. Sospirò di contentezza e stava per scivolare nuovamente nel sonno, quando udì parlare nella stanza di fianco. Era la voce di Sir Elyan, concitata e deferente, e poi un'altra, a dir poco regale... musicale.
Possibile che si trattasse della duchessa? Non poté più trattenere la curiosità e si levò dal letto, attenta a non svegliare Armelle e il bambino. Trovò, preparati appositamente per lei, abiti e accessori per capelli. Non toccò nemmeno questi ultimi, timorosa di mostrarsi troppo vanesia: non era una damigella in attesa di marito. Non vi era più nulla da attendere, non in vita, i giuramenti erano già stati espressi, le parole ed i baci scambiati, la carne strappata alla carne da un addio appena velato di inutile speranza.
Vedova, formulò la sua mente, e come sempre sentì che quella parola aveva un suono aspro.
Vedova, come Armelle, come la povera Lady Juliana, che però avevano avuto miglior fortuna - l'una di detestare il vecchio soldato a cui era stata maritata, l'altra di non sopravvivere al suo sposo.
Doveva avere coraggio, lo sapeva, se lo ripeteva ogni giorno da quando Claire aveva suggellato la sua appartenenza a quella nuova patria. Avrebbe deluso Elyan, rischiando di perdere per sempre la sua amicizia, senza peraltro sapere se sarebbe stata accettata da...
Un gorgoglio spezzò i suoi pensieri, ed ella si chinò sulla culla. Due occhi nerissimi la catturarono, mentre la manina della neonata si chiudeva su una ciocca dei suoi capelli, strappandole un sorriso.
- Quando ti vedranno, tesoro, non potranno avere dubbi.
La prese in braccio e scivolò fuori dalla camera, solo per scoprire che non vi era più nessuno. Ma non chiamò Armelle per mandarla a cercare qualcuno, e nemmeno si sedette ad aspettare. Non era più tempo di indugiare, né il suo animo poteva sopportare di vivere ancora nella menzogna.
Quindi s'inoltrò per il castello, certa di trovare in poco tempo la strada. Mera illusione! Esso aveva subito numerosi ampliamenti dalla morte di Corneus. Sir Griflet aveva avuto carta bianca da Bedivere su molte cose, e una di queste era proprio la scelta di architetti dal gusto esotico, che non si erano curati di mantenere uniformità alla costruzione. Un'ala, quella per gli ospiti, era di gusto romano, accogliente ma spartana. Le camere dei bambini erano vagamente orientali, mentre l'ala dei famigli (tra cui proprio le stanze dove ora vivevano le due figlie di Griflet) aveva un che di turco. Soltanto i saloni principali conservavano l'atmosfera di quando il maniero era stato costruito, al tempo di re Ambrosius. In quel dedalo di corridoi, inevitabilmente Aline si perse.
Era tutto così diverso dal castello di Benwick, pensò. Là vi era una ricercatezza che talvolta le era parsa soffocante. Nulla era lasciato al caso, e nulla pareva essere stato creato per esseri umani; non vi era calore, non era possibile sentirvisi a proprio agio. Qui è diverso, concluse. Anche gli ambienti più lussuosi avevano un'impronta vissuta, emanava dalle porte socchiuse una tranquillità figlia di onesti affetti.
Si fermò, appartandosi dietro ad una statua, quando udì dei passi che salivano una scala, accompagnati da uno sbuffare e un brontolare in una sorta di dialetto a lei sconosciuto.
- Ah, povera cara, bisogna aspettare! - Finalmente i borbottii si erano fatti intelligibili, ma nel frattempo i passi si erano avvicinati ed era più facile che venisse scoperta. - Lui deve capire! Non posso continuare così... - L'altra voce, che al contrario era dolce ed educata, apparteneva ad una persona più giovane.
Ma poi, perché doveva nascondersi? Non era giunta da clandestina né aveva cattive intenzioni. Recava un messaggio di gioia e non di ostilità, e se ostilità avrebbe ricevuto, non ne aveva colpa. Si mostrò alle due donne che, conversando tanto animatamente, erano ormai arrivate vicino a lei.
"Coraggio, fiorellino mio... è ora, è giusto, perché... questa è la tua casa"

   
 
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