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Autore: Ulisse85    02/05/2011    4 recensioni
Riflessioni di un condannato a morte, poi ergastolano.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“…ormai ero sicuro che la sentenza fosse irrevocabile, doveva essere pena di morte… quel maledetto avvocato è riuscito a cambiare le carte in tavola all’ultimo momento.. era abile il bastardo, era riuscito a dimostrare come momentanea infermità mentale fosse solo una scappatoia legale... era difficile intuirlo, figuriamoci dimostrarlo.. è stato abile, davvero… ma anche lui sembrava orientato a chiedere la pena di morte, in fondo il pubblico ministero dovrebbe essere lui il principale interessato ad ottenere quella che viene considerata il massimo della pena, quindi anche il massimo successo dell’accusatore… e la grinta mostrata durante il processo era quello di uno che non voleva certamente lasciare impunito il duplice omicidio di due bambine, bambine di 12 anni…belle, sviluppate... giovani... ma legalmente bambine… era stato tenace anche nell’insinuare la possibilità di uno stupro sul primo dei cadaveri, che essendo stato trovato semi-carbonizzato, non permetteva né di dimostrarlo ma nemmeno di smentirlo, … per fortuna.. il fuoco è sempre una buona soluzione… è stato un maledetto mastino per tutto il processo, perché adesso ha fatto tramutare la pena di morte in ergastolo… doveva essere pena capitale… doveva esserlo… forse avrà avuto qualche scrupolo da moralista… era il suo primo caso di possibile pena capitale… appunto sfrutta… assapora il gusto della morte… di una morte giusta, dovuta, necessaria.. togliti lo sfizio.. non immagini quanto sia bello veder morire qualcuno, perchè non…” – i pensieri del carcerato vennero interrotti dalle guardie che erano venute a prepararlo per portarlo alla prigione e alla cella destinate ad essere la sua ultima dimora, la sede del suo ergastolo, detenzione a vita.

Vita si presuppone ancora lunga, vista l’età del condannato, 35 anni.

 

“…. Sono sicuro che sarà là fuori ad aspettarmi con un bel sorriso del tipo ” ripresero il loro corso i pensieri dell’assassino, intanto che gli venivano messe le manette e che veniva portato verso il cortile della prigione dove lo attendeva il furgone che lo avrebbe portato verso il suo ultimo luogo di vita, facendogli compiere il suo ultimo viaggio.

 

E come pensava, il pubblico ministero che lo aveva fatto condannare era là a godersi lo spettacolo.

Si girò per vedergli in volto quel sorriso che si aspettava di trovarvi, ma la sua attesa rimase ferocemente delusa.

 

L’accusatore sorrideva, si, ma di scherno, con arroganza, come a dire <ho vinto di nuovo>.

 

Quando il cancello si aprì per far passare il furgone con dentro un nuovo ergastolano, ora cosciente di chi lo avesse fatto condannare, dietro al veicolo, uscì anche il Pm che andò incontro ai giornalisti, assiepati fuori dal cancello per avere una sua ultima dichiarazione.

 

La loro attesa fu premiata, e alla domanda di una di loro: “lei si è battuto affinché avesse l’ergastolo, ma non meritava la pena capitale, non meritava la morte?”

 

No, non meritava la pena capitale. Non meritava il sollievo della morte, non adesso. Dovrà vivere, i suoi fantasmi divideranno con lui l’attesa e saranno le ombre della sua mente ad ucciderlo lentamente.

 

Fu la sua ultima dichiarazione sul caso.

   
 
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