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Autore: mercutia    02/05/2011    1 recensioni
Questa fanfiction narra ciò che nelle ultime puntate della serie muta i cuori di Rei e Fukiko e il precario equilibrio tra l'odio e l'amore che le lega.
Nel totale silenzio di quella notte di luna piena, la voce malferma di Rei giunse chiaramente da fuori.
Fukiko uscì veloce sul terrazzino di camera sua, sbattendo le mani sul parapetto in marmo con fare che riconobbe collerico. Prima di guardare giù, si impose di calmarsi: incrociando le braccia sotto il petto, si rimise dritta e composta e prese un profondo respiro. Rei stava barcollando in strada, probabilmente imbottita di quei calmanti di cui abusava. Nel vedere Fukiko si bloccò e cadde in ginocchio. La consueta soddisfazione che le dava vederla in quello stato era frenata da inopportune emozioni che si insinuavano con la stessa ostinazione con cui lei le rifiutava. Era furiosa per il comportamento di Rei e ancor più per la fastidiosa morsa di inquietudine da cui non riusciva a liberarsi da quando le aveva ceduto, da quando qualcosa dentro di lei si era spezzato, ammise. Non voleva pensarci, doveva continuare a tenere lontani quei ricordi per poter essere padrona di sé stessa.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Con un dito Rei seguì ancora una volta la linea del corpo della sua amante, sdraiata sul ventre accanto a lei, osservandone mai sazia le forme perfette: i boccoli scompigliati le coprivano parzialmente il viso, girato verso di lei a mostrarle certamente in modo involontario un lieve sorriso di cui Rei godeva segretamente, sapendo che sarebbe scomparso nel momento stesso in cui Fukiko si fosse accorta di averglielo regalato così. Non vedeva i suoi occhi, ma li immaginava chiusi: dal movimento lento e regolare del suo torace, sembrava essersi assopita tra le sue carezze, dopo quell'incantevole notte insieme.
Rei no, Rei non avrebbe sprecato uno solo di quei preziosi momenti che poteva condividere con lei, era fisicamente ed emotivamente esausta, ma non riusciva a smettere di toccarla, di riempirsi gli occhi di lei, ora che ne aveva la possibilità. Ancora non le pareva vero: nonostante tutto, nonostante si fosse dovuta prostrare ed umiliare per averla, nonostante avesse dovuto dire il contrario di ciò che pensava per appagare quel suo orgoglio, dannazione e delizia dell'ossessione che aveva nei suoi confronti, quelle ore insieme ricompensavano di tutto. Rei avrebbe fatto e rifatto la stessa cosa, versato ancora le stesse lacrime pur di poter passare un'altra notte come quella. Cercava di cacciare dalla mente il timore che non sarebbe mai più accaduto, ma quella paura l'assillava: Fukiko sarebbe stata capace di negarsi per il solo gusto di dimostrarsi superiore, lo sapeva, avrebbe preteso un prezzo sempre più alto per concedersi... ma Rei avrebbe assecondato quel suo gioco al massacro, era inutile illudersi del contrario.
Sospirò. Il profilo del corpo nudo di Fukiko placidamente disteso accanto a lei si stagliava in netto contrasto contro il chiarore proveniente dalla finestra in fondo, palesando che l'alba imminente stava per mettere la parola fine a quell'idillio.
Rei si sollevò e si avvicinò alla schiena di sua sorella, percorrendola con le labbra, assaporando un ultimo proibito contatto con lei. La sentì trasalire.
“Devo andarmene ora, vero?” le chiese.
“Puoi restare, se ti fa piacere” rispose Fukiko senza muoversi, la voce un po' ovattata dal cuscino su cui era poggiato il suo viso. Forse non si era resa conto del passare del tempo.
“Fuori sta schiarendo. Credo stia albeggiando.”
Fukiko si sollevò sulle braccia e si girò a guardare la finestra, mascherando in ritardo la sorpresa di scoprire che fosse già così tardi. Adagiandosi poi su un fianco, il peso del busto sulla mano destra, le diede le spalle e si fermò a fissare assorta la debole luce che colorava il panorama blu tra le tende.
Rei le si avvicinò nuovamente e posò le labbra sulla sua spalla per un po'.
“Domani... posso tornare domani?”
Il profilo di Fukiko era debolmente irradiato dagli acerbi raggi dell'aurora appena iniziata, la sua espressione non cambiò minimamente nel sentire quelle parole. Rispose dopo qualche momento un distratto “No”
“Allora sabato...” la incalzò Rei.
Fukiko socchiuse gli occhi e sospirò profondamente, oziosamente spazientita.
“Rei, per favore non assillarmi. Detesto dovermi giustificare, ma immagino che mi darei il tormento se non ti spiego perchè non potrai venire nei prossimi giorni: oggi Takashi tornerà a casa, può non importarmi quello che pensano i domestici, ma Takashi non deve certo sapere di noi.” si girò a guardarla, gli occhi dilatati con aria minacciosa “Nessuno lo deve sapere! Nemmeno la tua cara Orihara! Soprattutto Orihara! Mi sono spiegata?”
“Certo Fukiko, sarà il nostro segreto, un altro patto tra me e te” si affrettò a dire Rei, mentre involontariamente si toccava il polso su cui riportava ancora la cicatrice del giorno in cui si era consacrata a quell'avida padrona.
“Ora è meglio che tu vada” la invitò.
Prima di muoversi però Rei si azzardò a chiedere
“Non trasformerai tutto questo nel tuo nuovo modo per tenermi in ostaggio, vero?”
“Rei” sibilò Fukiko indignata “Perchè devi sempre dipingermi tanto crudele nei tuoi confronti? Lo sai quanto è profondo l'affetto che provo per te, tu sei la mia unica sorellina, non è così? E in quanto tale voglio che tu sia felice, ma non voglio che tu t'illuda che tutto questo significhi più di quel che è, mi sembrava di essere stata chiara...”
Rei allungò in avanti il polso ferito, segno indelebile del loro scellerato legame, in modo che Fukiko potesse vederlo.
“Perchè puoi dirmi di voler morire insieme a me, ma non di amarmi come ti amo io?” Rei si stupì di aver trovato il coraggio di chiederlo, di risollevare quell'argomento.
Fukiko fissò sgomenta la cicatrice per qualche istante, poi girò di scatto la testa dall'altra parte.
“Guardala!” insistette Rei “Guardala! Cosa vale questo per te? Non significa forse che mi ami? Dillo!”
“Rei! Copri subito quella cicatrice, sai che non voglio vederla!” e dicendolo si protese verso il comodino su cui era stato appoggiato il bracciale sotto cui da allora gliel'aveva fatta nascondere, ma Rei la bloccò e la trasse verso di sé.
“Ho ancora vivido il ricordo di quel giorno, la mia mente non ha cancellato niente, le tue parole, i tuoi gesti, il tuo sguardo e ogni minima sensazione che provai. Ancora più vivido è il ricordo di soli pochi giorni fa, quando hai voluto dimostrarmi che quella tua promessa era reale e che lo è ancora oggi. Con quella promessa mi hai tenuta aggrappata alla mia misera vita e inchiodata al tuo volere fino ad ora, come se avessi bisogno della costante certezza della mia totale devozione per te! Con quella promessa mi hai resa tua schiava, ma ora basta Fukiko, ti prego... voglio solo...”
Fukiko la zittì baciandola, poi lenta staccò le sue labbra da quelle di Rei
“Non credi di aver già avuto abbastanza?”
“Ho avuto il tuo corpo come una gentile concessione fatta a tua discrezione e non senza farmene pesare il privilegio. E' il tuo cuore che voglio!”
Fukiko sorrise
“Vedi Rei? Ci somigliamo più di quanto non si possa immaginare.” poi si lasciò cadere all'indietro tra le lenzuola stropicciate, le braccia mollemente adagiate attorno alla testa, una conturbante immagine agli occhi di Rei. Come poteva quella maledetta manovrare così la sua forza di volontà? Perchè non era capace di resisterle?
Si chinò su di lei e la baciò. Con una mano le cinse il collo e un violento istinto di stringerlo le balenò fulmineo sconvolgendola per un attimo. Spostò velocemente la mano allontanando quel gesto e quel pensiero, scese sul suo petto, sentendo Fukiko sussultare al contatto col suo seno. Vi indugiò a lungo, poi scese sfiorandole il ventre, giocando sull'ombelico e giungendo poi con estrema lentezza all'inguine. Le labbra di Fukiko si fecero via via sempre più fameliche, finchè l'immagine del suo ferreo autocontrollo e la finta freddezza con cui aveva ostinatamente cercato di celare la passione che bruciava anche dentro di lei andavano in frantumi mentre apriva le cosce ad invitare la mano di Rei a proseguire. Rei tuttavia decise di non assecondarla, ma tenerla in una dolce e febbrile agonia perseverando nelle sue languide e lente carezze.
Resasi evidentemente conto di essere diventata la vittima del gioco, impulsiva e impetuosa come lo era sempre quando il suo autocontrollo veniva sopraffatto dalle emozioni, Fukiko reagì e Rei riuscì per un soffio ad evitare che le mordesse la labbra. Continuando a torturarla con fugaci contatti, dopo poco Rei si ritrovò a sorridere soddisfatta sentendo la sua mano guidata a forza da quella della sorella ad appagare quel desiderio che non voleva ammettere di avere. Mentre la schiena di Fukiko s'inarcava in preda a spasmi di piacere finalmente raggiunto, l'espressione sul suo volto divenne una splendida sintesi d'ira ed eccitazione. Tra i gemiti farfugliò qualcosa di incomprensibile e Rei sorrise nuovamente, prima di lasciarsi ancora rapire dalla voglia di baciarla. Non stava in parole che non avrebbe mai udito la verità di quel loro folle amore.

L'alba era sempre così veloce: Fukiko era sempre stata affascinata dalla potente rapidità con cui il sole riusciva a scalzare l'oscurità della notte al suo sorgere. Avvolta dalle prime luci del mattino, Rei si era alzata dal letto senza che lei avesse bisogno di dirle di andarsene e ora si stava rivestendo in fretta.
“Sarai soddisfatta ora” le disse, ancora sdraiata sul letto.
Rei si fermò un attimo e si girò a guardarla, sorrideva.
“Sono felice, è diverso” poi si avvicinò e scostò la tenda di seta del baldacchino, per poterla vedere meglio “Quando smetterai di vedere tutto questo come una sfida, potrai gioirne anche tu”
Si sedette al bordo del letto, accanto a lei, le sollevò un mano e la baciò.
“Ti amo Fukiko, non hai nessuna sfida da vincere.”
Il suo sguardo era così intenso, così rapito, Fukiko odiava ammettere l'effetto che le faceva. Non riuscì a replicare in nessun modo, ma si limitò a guardarla mentre si rialzava e riprendeva a vestirsi.
Infilando i pantaloni, dalle tasche caddero alcune confezioni di medicinali, che prontamente si abbassò a raccogliere.
“Lasciale!” disse Fukiko perentoria.
Rei alzò la testa di scatto, le confezioni già strette tra le mani.
“Lasciale, ho detto!”
“Fukiko...”
“Voglio che tu smetta di avvelenarti con quella robaccia! Lasciale!”
Rei aprì le mani e osservò poco convinta le pillole cadere nuovamente sul tappeto. Poi tornò a guardarla, negli occhi la debolezza di chi stava per implorare pietà, ma Fukiko non le diede il tempo di parlare.
“Non voglio sentire storie. Svuota le tasche di tutte quelle schifezze e promettimi che non ne prenderai più!”
“Ma Fukiko...”
“Promettimelo!”
Rei abbassò lo sguardo.
“Lo sai bene perchè le prendo” risollevò gli occhi, ora erano due fredde pietre blu “Sai bene di esserne tu la causa.”
Fukiko, che intanto si era seduta sul letto, avvolta dalle lenzuola che la riparavano dalla frizzante aria mattutina, sorrise.
“Vuoi che ti prometta che non ti metterò nelle condizioni di averne bisogno, è questo che stai per chiedermi? Sono la tua sorella maggiore, credo sia mio dovere adoperarmi in ogni modo per proteggerti, non ti sembra? E ho tutta l'intenzione di adempiere a questo mio compito a cominciare da questa tua pessima abitudine. Se è necessario che io ti stia più vicina, posso benissimo prometterlo. E' questo che vuoi?”
Rei svuotò le tasche, lasciando cadere a terra ancora due contenitori di medicinali, sembrava arrendevole più che convinta. A Fukiko importava solo che mantenesse fede a quella promessa, chissà perchè non gliel'aveva mai chiesto prima?
“Ora prometti che non ne prenderai mai più.”
“Si Fukiko, lo prometto...”
“Molto bene, allora vedrò di accontentarti, sorellina. Chiudi i vetri uscendo.” disse stendendosi nuovamente a letto, mentre Rei finiva di vestirsi e senza dire altro usciva sgattaiolando furtivamente giù dal balconcino di camera sua.
Fukiko attese qualche minuto, il cuore in gola per preoccupazioni di cui non voleva indagare la ragione, poi sorrise. Si sentiva così meravigliosamente! Una parte di lei combatteva contro quel benessere, una parte di lei pulsava d'indignazione anche verso sé stessa, una parte di lei caparbiamente non voleva accettare quella splendida sensazione di pura gioia, ma era così appagante che Fukiko se ne lasciò inondare. Scivolò quasi involontariamente nella parte del letto in cui aveva riposato Rei: il cuscino era intriso dell'odore dei suoi capelli, un'essenza così familiare, così forte, così incredibilmente maschile. Era inutile non ammettere quanto ciò che era cominciato come un gioco capriccioso le fosse sfuggito di mano, inutile non ammettere quanto quella maledetta si fosse insinuata in lei, nei suoi pensieri, nei suoi sentimenti, inutile non ammetterlo... almeno a sé stessa. Inspirò profondamente lasciandosi cullare dai ricordi che giungevano insieme al profumo di Rei, odore di tabacco e di malinconia. Sorrideva, non era capace di smettere di sorridere.


Il sabato mattina Rei era andata a scuola molto presto ed era subito salita alla torre dell'orologio. Aveva bisogno di stare sola: si era svegliata da un brutto sogno, che le avevano riportato alla mente gli ultimi giorni trascorsi con sua madre, prima che si suicidasse, quei giorni in cui le aveva rivelato che lei e Fukiko erano davvero sorelle.
Come evocata dai suoi pensieri, l'auto nera degli Ichinomiya si fermò in fondo al viale dell'istituto Seiran, l'autista scese e aprì lo sportello di Fukiko. Lei uscì, bella ed eterea come sempre, il vento le spingeva di lato i capelli dorati mentre avanzava sicura verso l'ingresso della suola. A metà circa del viale si fermò ed alzò lo sguardo verso la torre, dritto verso di lei, come se sapesse che da lassù, da quella piccola crepa nell'ampio rosone, Rei la stava osservando. Non seppe spiegarsi il motivo, ma, intimorita da quegli occhi, si spostò rapidamente e smise di guardarla.

La giornata era trascorsa noiosamente, tra le occhiate e l'inutile chiacchiericcio delle studentesse che non facevano altro che parlare della petizione contro la Sorority: quella mattina il consiglio d'istituto aveva appeso in bacheca la notizia che la richiesta firmata dai due terzi degli studenti sarebbe stata passata al vaglio. Fukiko aveva già deciso che non avrebbe atteso quella decisione, ma l'avrebbe anticipata chiedendo personalmente l'abolizione dell'istituzione di cui in fin dei conti era ancora a capo. Nessuno le avrebbe imposto nulla, la decisione sarebbe venuta da lei.
Ma ora voleva pensare ad altro e si godeva la serata seduta al pianoforte, era così rilassante.
Sentì suonare il telefono e poco dopo una domestica le passò la telefonata. Era suo padre che chiamava da Londra
“Ciao!
Si stiamo tutti bene.
Ah! Papà non hai finito di raccontarmi la storia dell'altra volta.
Ah! Dici sul serio?”
In quel momento entrò suo fratello.
“Takashi è appena rientrato a casa, se vuoi parlare con lui te lo passo subito.
Scusa sembra che neanche lui voglia parlare con te.
Oh, sei sempre il solito!” rise
“No papà, non c'è assolutamente bisogno che ti preoccupi per la Sorority.
Si, ormai mi conosci, sono proprio come te: non mi arrendo mai, qualsiasi cosa possa succedere.
Rei?
E' la stessa di sempre. Per la verità ultimamente mi sembra più felice del solito.
Sì certo. E non lavorare troppo, mi raccomando.”

Quindi riappese.
Di tutto ciò che poteva importare a Takaschi, che nel frattempo si era accomodato su un divanetto versandosi del brandy, ovviamente sentì il bisogno di sottolineare
“E' veramente strano che il vecchio abbia chiesto notizie di Rei”
Fukiko si riavvicinò al pianoforte
“Se ne preoccupa continuamente” disse sedendosi “Nostro padre vuole sempre sapere come sta ogni volta che mi fa una telefonata” quindi riprese a suonare, sperando di mettere termine a quella discussione.
“Sul serio?” replicò Takashi “Fantastico”


Rei alla fine non aveva resistito e appena aveva fatto buio era passata davanti alla villa degli Ichinomiya. Fukiko non aveva mentito: Takashi era lì con lei in sala, mentre lei suonava il pianoforte. Perchè non poteva avere lo stesso privilegio? Non riuscì a stare lì che poche decine di minuti a crogiolarsi in quel vano desiderio, poi se ne andò, vagando senza meta per le strade buie.
Aveva così bisogno di calore, di un abbraccio: si sentiva confusa, al di là della sensazione meravigliosa che le dava quello che era finalmente sbocciato tra lei e sua sorella, si stava facendo spazio nei suoi pensieri l'ombra inquietante delle implicazioni di quello stesso rapporto. Che futuro avrebbe mai potuto avere?
Non aveva nessuna intenzione di farsene un problema, voleva accogliere quello che stava accadendo così come veniva, voleva solo vivere quel sentimento senza pensare al domani, ma di tanto in tanto quella domanda si affacciava alla soglia della sua coscienza. Le sarebbe bastato stare un po' con lei per cancellare quell'inquietudine, ma lei era capricciosamente inaccessibile, almeno per ora.
Aveva un disperato bisogno di stare con qualcuno, qualcuno che la ascoltasse, qualcuno che non la giudicasse, qualsiasi cosa si fosse spinta a dire... Nanako! Alla prima cabina del telefono, compose il suo numero e le diede appuntamento ad un parchetto a metà strada tra lì e casa sua..
Mentre l'attendeva, dondolandosi su una delle altalene, si rese conto dell'egoismo che c'era dietro quella richiesta di aiuto: l'aveva chiamata senza nemmeno riflettere sul fatto che fosse sera tardi, approfittandosi della sua immensa generosità.
Nanako giunse di corsa e Rei si alzò andandole incontro
“Scusami, non avrei dovuto chiamarti a quest'ora della notte”
“Non importa” rispose lei sorridendo dolcemente
Si incamminarono ai margini del parchetto, verso la balconata che offriva una panoramica sulla città.
“Sai, improvvisamente ho sentito la voglia di vederti”
“Bene”
“Volevo ringraziarti”
“Di cosa? Che cosa ho fatto?”

Rei strinse tra le mani la ringhiera del parapetto a cui si appoggiava
“Non ti ho telefonato soltanto per questo. La verità è un'altra. Avevo bisogno di parlare con qualcuna che fosse sincera, che fosse cristallina, calda, fragile, ma anche molto forte e tanto dolce. Volevo aprire il mio cuore ad una ragazza come te”
Nanako rimase quasi scioccata per la sorpresa di quelle parole. Era davvero così dolce e gentile, così vera! Sospirò, notando forse per la prima volta che era l'esatto opposto di Fukiko.
“Non so spiegarmi il motivo, ma trovo che sei molto strana questa sera” disse.
“Davvero?” rispose Rei in una lieve risata “Ti sembro strana?”
“Si, non ti ho mai vista così prima d'ora”

“Forse perchè non mi sono mai sentita così bene, talmente in pace con me stessa.” Era una mezza verità, ad essere sinceri. Ma certamente quanto era accaduto aveva già portato delle forti mutazioni in lei, nonostante le paure e i dubbi, si sentiva indubbiamente felice come non lo era mai stata prima.
“Guarda, hai visto?” disse Rei cambiando argomento “Da qui il panorama è meraviglioso”
“Già”
rispose Nanako
“Una visione incantevole”
“Si è vero. La città ha un aspetto magico”

Fukiko affollava la sua mente, aveva bisogno di aprirsi, con lei poteva parlare... poteva confessare almeno qualcuno dei tanti segreti che la stringevano a sua sorella.
“Lei non l'ha mai saputo, ma...” cominciò a dire
“Cosa?”
“In realtà Fukiko e io non abbiamo madri diverse. Lei è mia sorella, la mia vera sorella! Non gliel'ho mai confessato fino adesso, però venne adottata dalla famiglia Ichinomiya poche settimane dopo la sua nascita, me lo disse mia madre prima di suicidarsi. Mi disse di aver sempre cura di lei, di proteggerla e di starle sempre vicino. E inoltre mi fece giurare che non le avrei mai rivelato questo segreto. Voleva che vivesse felice nella convinzione di essere la figlia naturale degli Ichinomiya. Quello fu l'ultimo desiderio di mia madre, che era vissuta come l'amante di un uomo e che per questo motivo non si era mai potuta sposare.
Infondo sono stata più felice di Fukiko perchè, sia pur per un breve periodo, sono riuscita a vivere accanto a mia madre.
Ora finalmente capisci anche tu perchè devo proteggere mia sorella o perlomeno devo difendere il suo orgoglio, anche a costo della mia stessa vita.”

Nanako sembrava sconvolta
“Ma per quale ragione? Perchè mi hai detto una cosa così personale? Perchè mi hai raccontato il tuo segreto? Non capisco!”
Rei le si avvicinò
“Perchè ti voglio molto bene. Non è un motivo sufficiente?” quindi la abbracciò. Era così piccola Nanako, come la bambola che le aveva regalato Fukiko.
“Ti ringrazio tanto del tuo affetto. Sento che da questo momento sarò sempre più forte, Nanako”
“Io ne sono sicura”

“Ascoltami, domani ti mostrerò un tramonto speciale, ok?” all'improvviso le venne in mente quel posto, l'avrebbe portata laggiù per ringraziarla di tutto, per tutte le volte che le era stata vicina e per tutte le volte che sarebbe ancora successo.
“Un tramonto?”
“Si, c'è un posto dove il sole assume un colore spettacolare quando tramonta. Da piccola mia madre mi ha portata laggiù un'infinità di volte”
“Dici sul serio? E dove si trova?”
“E' un segreto. Verrai?”

Si! Si certamente! Come potrei mancare?
Rei rise e disse “Ti avverto, è piuttosto lontano!

 

[Riferimento all'episodio 33]

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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Riyoko Ikeda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Alcune parti sono volutamente prese dalla serie animata Oniisama e... (Caro Fratello) per esigenze di trama.
Le parti in corsivo sono originali
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