Capitolo
Diciannove
u
Pov
Elena
Era impossibile ed
inconcepibile per tutti il fatto che Katherine fosse riuscita a scappare.
Una vampira che non beve
sangue da due settimane e per giunta indebolita dalla verbena non può scappare
così, motivo per cui Damon, Stefan e tutti gli altri erano convinti che
Katherine aveva approfittato dell’assenza di tutti in casa per chiedere aiuto a
qualcuno che poi era corso lì e l’aveva aiutato esattamente come in passato era
successo a Damon quando Stefan l’aveva rinchiuso lì sotto privandolo del
sangue.
L’unica cosa che non
tornava, però, era chi potesse aver fatto una cosa del genere. Chi stava
aiutando Katherine? Da chi altri a parte lei dovevamo aver paura? Da chi
dovevamo proteggerci?
Dalla sua scomparsa, cioè
esattamente da ieri, non avevamo notizie della vampira e non ci stupivamo più
di tanto, visto e considerato che di sicuro la psicopatica si stava rimettendo
in forze e stava elaborando un nuovo piano per rendere un inferno la vita della
sottoscritta.
Ero in cucina con Damon,
avevamo appena finito di cenare e stavamo ripulendo tutto visto quello che
avevamo combinato mettendoci insieme ai fornelli. Lui si era gentilmente
offerto di darmi una mano, anche se con i suoi sorrisetti maliziosi e le sue
battutine a doppio fine non ero certa di riuscire a resistere ancora molto.
Mi voltai a guardarlo e lo
scoprii intento a fissarmi solo come lui sapeva fare.
“La smetti?” gli dissi.
“Di fare cosa?” mi rispose
con fare innocente.
“Di guardarmi in questo
modo”.
“In questo modo come?”
“Come se mi stessi facendo
una radiografia”.
“Non ti sto guardando in
questo modo” mi rispose prendendo l’asciugamano che stava usando e mettendoselo
in spalla con fare sensuale.
“Si, invece. Sembri un
lupo affamato”.
Risi io stessa rendendomi
conto della battuta che mi era appena uscita fuori: paragonarlo al suo nemico
naturale. Roba da matti. Solo io ne sarei stata capace.
“Ah si?” fu la sua unica
affermazione.
Sperare che lui non se ne
accorgesse sarebbe stato stupido, difatti lo vidi avvicinarsi a me con
espressione maliziosa.
Cercai di non farci caso e
presi i piatti puliti per conservarli, ma non ne ebbi il tempo perché mi
ritrovai il mio vampiro, bello più del sole, praticamente di fronte a me.
Mi impedii il passaggio
con il suo corpo e prese a guardarmi con fare prettamente malizioso.
“Amore dobbiamo finire di
ripulire” gli dissi alzando gli occhi al cielo consapevole dal suo sguardo che
non aveva assolutamente intenzione di finire il lavoro.
“Sono un lupo affamato,
l’hai detto tu stessa. E adesso il lupo reclama il suo cibo” mi disse malizioso
portando le sue labbra sul mio collo.
“Damon…” mi uscii un
gemito soffocato “smettila” ancora un altro “ti prego” lo implorai quasi.
Purtroppo il signorino non
aveva nessuna intenzione di smettere e le sue labbra che presero a tracciare
tutto il contorno del mio collo, per poi posarsi sulle mie labbra ne furono la
prova.
La sua lingua prese a
giocare con la mia e con il suo corpo mi spinse sempre di più verso il bancone
bloccandomi e fu in quel momento che non ci vidi più, tutto perse di
significato.
Lasciai cadere i piatti a
terra che con un tonfo secco si ruppero e posai le mie mani tra i suoi capelli
stringendolo sempre di più a me e lui mi strinse tra le sue braccia come se
avesse paura che potessi sfuggirgli via.
“Che diavolo è stato questo rumore?” sentii la
voce di Caroline in cucina.
Di sicuro si riferiva ai
piatti che erano caduti a terra rompendosi.
Damon si staccò
leggermente dalle mie labbra e senza nemmeno voltarsi verso la mia amica prese
a parlare.
“Barbie fuori di qui,
adesso” disse serio più che mai.
Io sorrisi sotto i baffi
per la sua espressione seria e Caroline prese a ridere e uscii con la stessa
velocità con la quale era entrata.
“Dove eravamo rimasti?” mi
domandò poi lui.
“Il lupo aveva fame”.
“Esatto”.
Tornò sulle mie labbra e
mi sentii completa, come solo con lui riuscivo a sentirmi.
Cosa me ne facevo del
Paradiso se lui con un semplice bacio era capace di regalarmi l’Universo?
Quando ci staccammo ci
guardammo negli occhi e non mi ci volle un genio per capire quali fossero le
sue intenzioni.
“Damon non qui e non
adesso. Dobbiamo finire di sistemare il casino che abbiamo combinato e poi
potrebbe entrare chiunque” gli feci notare.
“Possiamo sistemare più
tardi”.
“Amore?” lo canzonai.
“Si?” mi domandò facendo
finta di non capire.
Non mi diede il tempo di
aprire bocca per rispondergli che mi prese in braccio facendomi sedere sul
bancone della cucina prese a baciarmi.
Lo strinsi a me e mi
lasciai cullare da quelle labbra così dannatamente morbide e sexy.
“Hai idea di quanti
benefici ci siano nel fare l’amore?” mi domandò poi lui malizioso staccandosi
leggermente da me, ma non smettendo di guardarmi.
“Per te sicuramente molti
e a dire il vero anche per me”.
“Sto dicendo sul serio”.
“Anche io”.
“Fa bene alla colonna
vertebrale e potenzia l'elasticità muscolare, stabilizza la pressione sanguigna
e riduce i rischi di infarto e ictus, favorisce un migliore sonno notturno e rilascia
le endorfine che producono buon umore” iniziò a dire lui mentre io lo guardai
stranita.
Sembrava un dottore
competente in materia.
“Scusa?”
Ero sconvolta. Che diavolo
stava dicendo?
“Ogni atto sessuale brucia
200 calorie, l'equivalente di una barretta di cioccolato, la pelle si tende e
il viso ha un aspetto luminoso, la difese immunitarie vengono potenziate, l'attività
erotica rilascia prolattina che ha un'azione antistress”.
“Damon si può sapere che
diavolo stai dicendo?”
“Che secondo delle
ricerche fare l’amore porta a un beneficio globale pari a sette anni di vita in
più”.
“Ma se hai l’eternità
davanti a te” lo canzonai io.
“Ma tu no, quindi per te è
molto più utile” mi fece notare.
“Baciami e basta, stupido”
gli dissi buttandomi fra le sua braccia e coprendo la poca distanza che c’era
tra le nostre labbra con un bacio.
“Lunghi baci producono
saliva che protegge denti e gengive” mi disse quando ci staccammo.
Ancora con sta storia?
“Ti uccido se non la
smetti, giuro” gli dissi e lui scoppiò ridere prima di baciarmi di nuovo.
Fu in quel momento che
iniziai a giocherellare con i bottoni della sua camicia e in poco tempo li
sfilai tutti dalle asole, ma prima ancora che riuscissi a toglierla sentii
qualcuno tossicare e ci staccammo subito.
Damon non si voltò, con i
suoi sensi non ne aveva bisogno, mentre io guardai chi fosse entrato e quando
vidi mio fratello avvampai all’istante.
“O Dio, questo è troppo”
si lamentò mio fratello “Damon vieni di là che serve il tuo aiuto” terminò lui
prima di uscire dalla cucina in fretta e furia.
“Oddio che vergogna.
Voglio sprofondare” dissi solamente.
“E per quale motivo?” fece
finta di nulla lui.
“È mio fratello”.
“E allora?”
“Ti rendi conto in che
condizioni ci avrebbe trovato se fosse entrato due minuti dopo?”
“Sono sicuro in ottime
condizioni” mi disse riprendendo a baciarmi.
Quando ci staccammo gli
sorrisi. L’imbarazzo era andato via, con lui andava sempre via tutto. C’eravamo
solo io e Damon.
“Amore, forse è meglio che
vai” gli dissi consapevole che Jeremy era venuto per chiedere il suo aiuto.
“Stasera non avrai
scampo”.
“Con te non voglio avere
scampo mai”.
Si avvicinò e mi baciò con
tutta la foga di cui era capace trasmettendomi tutto l’amore che sentivo lui
provasse per me, lo stesso amore che io sentivo nei suoi confronti.
Quando si staccò, mi
sorrise sghembo e poi sparii dalla stanza non distogliendo lo sguardo dai miei
occhi fin quando non scomparve dalla mia vista.
Io rimasi in cucina e mi
misi di buona volontà ripulendo tutto lo schifo che avevamo fatto.
Ci eravamo messi a giocare
con ogni ingrediente presente lì dentro e avevamo sporcato tutto.
Restai lì per circa un’ora
e mezza e quando terminai mi sentivo talmente stanca che salii subito in camera
chiudendomi nella doccia.
Avevo bisogno di
rilassarmi. Mi sentivo sfinita e non solo fisicamente. Era trascorso solo un
giorno da quando Katherine era scomparsa, ma sentivo il fiato sul collo in ogni
istante.
Nonostante cercassi di non
darlo a vedere ero troppo preoccupata, non tanto per me quanto per gli altri,
soprattutto per Damon e Stefan. Se avevo imparato a conoscere un pochino
Katherine era per loro che temevo di più perché se c’era una cosa che la
vampira sapeva fare bene era farla pagare a chi gli rovinava il gioco e volente
o nolente erano stati i fratelli Salvatore a renderle la vita quasi impossibile
da quando lei si era presentata a casa dicendo che si era fatta legare a me con
un incantesimo.
Scacciai via quei pensieri
e uscii dalla doccia. Mi vesti, asciugai i capelli rendendomi conto che era già
sera e poi scesi nuovamente giù.
Nel corridoio incontrai
Jeremy e cercai di non pensare a quello che aveva visto, in fondo non era nulla
di che, e sperai che non facesse battutine.
“Dove vai?” gli domandai.
“Hanno finito di
confabulare, quindi a casa” mi rispose sorridendo.
“E Bonnie?”
“La aspetto in macchina.
Si è fermata un attimo a parlare con Damon”.
Rimasi stupita. Possibile
che fosse davvero così?
“Con Damon?” chiesi
sorpresa più che mai.
“Si, lui gli ha chiesto se
potevano parlare un attimo, così io ho tolto il disturbo. A proposito, non
avete ancora chiarito voi, non è vero?” mi domandò alla fine.
“No, non abbiamo più
parlato da quel giorno”.
“Vedrai che si sistemerà
tutto. Prima o poi capirà”.
“Lo spero”.
“Va beh, io vado. E mi
raccomando, la prossima volta certe cose fatele in camera o per lo meno
chiudetevi a chiave” mi disse malizioso.
Mi sentii avvampare, ma
non avevo intenzione di darla vinta a lui.
“Vuoi dirmi che tu e Bonnie
vi guardate in faccia?”
“Certo che no e so che
anche tu e Damon non lo fate. Non avevo certo bisogno di conferme, ma sai
com’è? Una cosa è pensare, una cosa è vedere quanto sia attiva la vita sessuale
di tua sorella”.
“Ok, basta. Chiudiamo il
discorso. È leggermente imbarazzante” lo pregai.
“Concordo”.
“Vado. Ci vediamo domani.
Mi raccomando occhi aperti”.
“Come se c’è ne fosse
bisogno. Damon e Stefan non mi lasciano neppure respirare da sola” commentai.
“Lo vedo, soprattutto
Damon”.
“Ancora?”
“Ok, la smetto. Me ne
vado”.
Si avvicinò e mi baciò una
guancia, poi sparii mentre io silenziosamente mi diressi verso il salone dove
sentii Bonnie e Damon parlottare.
Cercai di non farmi
sentire e mi misi a distanza in modo da riuscire a sentire, ma da non farmi
vedere.
Erano l’uno di fronte
all’altra e parlavano. Sembravano tranquilli, almeno non stavano litigando e
questo era già un gran bel passo avanti.
“Io lo capisco che tu non
puoi dimenticare il mio passato e nemmeno te lo sto chiedendo. Vorrei solo che
riuscissi a guardare avanti senza farti condizionare da quello che ho fatto. Il
passato non posso cambiarlo, il presente si” furono le parole di Damon.
Avrei voluto assistere
all’inizio di quella conversazione, ma non era possibile, quindi dovevo
limitarmi ad ascoltare quello che ne restava.
“Damon io lo so che sei
cambiato, che non sei più il mostro che eri un tempo lo so perché lo vedo negli
occhi di Elena, nei suoi occhi vedo la persona che sei diventato, ma Elena è
una delle persone più importanti che ho. Non è solo la mia migliore amica, ma è
parte della mia famiglia e per lei non posso che volere il meglio. Cerca di
capirmi. Io…io credo che tu non puoi essere il suo meglio”.
Non c’era cattiveria nella
sua voce, per la prima volta non riuscivo a percepirla. Vedevo solo un’amica
preoccupata per un’altra, solo questo.
Di sicuro Damon aveva
notato il mio malessere nei confronti di questa situazione con Bonnie e voleva
dare una mano. Apprezzai tantissimo quel suo gesto. Non era facile per lui
abbassare la guardia con Bonnie e soprattutto farsi vedere da lei così umano e
io questo lo sapevo bene.
“Anche io lo credo, anzi
ne sono convinto e forse sono un’egoista, sono un’egoista perché avrei dovuto
essere più forte e lasciarla tra le braccia di mio fratello invece che tenerla
con me. Credevo che ci sarei riuscito e per tanto tempo c’è l’ho fatta, ma
quando mi ha detto che mi amava non sono più riuscito a tenerla lontana, non
c’è l’ho fatta”.
“Se anche tu credi di non
meritarla perché te la sei presa? Perché?”
“Perché la amo troppo”.
Lo vidi abbassare lo
sguardo, come se si imbarazzasse a parlare così apertamente dei suoi
sentimenti.
“L’amore a volte non
basta”.
“Lo so, ma so anche che
nessuno potrà amarla nello stesso modo in cui la amo io, nessuno saprà adorarla
in questo modo, nessuno riuscirà a scorgere tutti i suoi piccoli difetti,
nessuno, nemmeno Stefan per quanto lui sia migliore di me”.
“Elena è così complicata”.
“Lo so. È la persona più
complicata che esista. Elena è quella che quando dice che sta bene significa
che sta malissimo, è quella che quando ti dice di fare come ti pare in realtà
vuole dire che se fai quella determinata cosa ti uccide, quella che dice di non
essere gelosa, ma poi sarebbe capace di uccidere chiunque si avvicini alle
persone che ama, quella che si lamenta di sentire freddo tutte le volte che,
invece, vuole essere solamente abbracciata, quella che quando ti dice di andare
via in realtà vuole che resti con lei e la stringi forte. È quella che è capace
di fare un sacco di sorrisi diversi a seconda di chi si trova di fronte”.
Solo in quel momento mi
resi conto di quanto davvero lui mi conoscesse, forse mi conosceva meglio di
quanto lo facessi io stessa.
“Damon…” provò a dire lei,
ma lui la interruppe.
“No aspetta, fammi finire.
Non ti ho chiesto di parlare per convincerti sulle mie buone intenzioni. Voglio
solo che tu sappia che Elena ti vuole un gran bene e che nonostante non lo dia
a vedere ci sta da schifo per questa situazione con te. Io amo lei e lei ama
me, tu vuoi bene a lei e lei ne vuole a te. Io e te non c’entriamo niente tra
di noi. È lei che ci accomuna. Non dobbiamo per forza diventare amici, dovremmo
solo cercare di andare d’accordo per non ferire lei. Lo so che non condividerai
mai questa storia e, forse, fai bene a farlo, forse io e lei insieme…insomma la
nostra storia, forse, è sbagliata, ma fino a quando lei avrà voglia di
sbagliare io ci sarò perché la amo troppo e non riesco a lasciarla andare.
Stagli accanto mentre sbaglia, fagli capire che non condividerai mai questa storia,
ma che almeno la accetti. Lei ha solo bisogno di questo”.
“Forse non sei così male
come credevo, ma…” gli disse lei, ma lui la interruppe.
“Bonnie, io voglio solo
che Elena sia felice, tutto qui e so che per esserlo nella sua vita devi
esserci anche tu”.
Bonnie stava per
rispondere, ma in quel momento feci involontariamente un passo indietro e feci
cadere una matita a terra. Quel leggero rumore bastò per catturare l’udito
finissimo di Damon.
“Elena esci fuori” disse
in quel momento e così non potei fare a meno di mostrare la mia presenza.
“Cosa mi sono persa?”
domandai “voi due insieme e niente di rotto. Devo preoccuparmi?” conclusi ed
entrambi sorrisero.
“Non ti sei persa nulla.
Stavo giusto andando via. Ci vediamo” disse Bonnie salutando entrambi e lanciando
un ultimo sguardo a Damon.
Quando sparii dalla stanza
i miei occhi si posarono su quelli di lui e avrei tanto voluto saltargli
addosso per quanto gli avevo sentito dire, ma non potevo farlo, non volevo che
sapesse che io avessi ascoltato.
“Da quanto tempo eri lì?”
mi domandò alzando un sopracciglio.
“Ero appena arrivata”.
“E devo crederci?”
“Mi avresti sentita
altrimenti”.
“Ero distratto”.
“Da chi? Da Bonnie? Mi
devo preoccupare?” scherzai per cambiare argomento.
“Scema” mi rispose.
Non gli diedi tempo di
dire altro che gli catturai le labbra nello stesso momento in cui sentii
qualcuno arrivare. Quando ci staccammo mi accorsi che era Caroline, ma lei
sembrò non notarci, ormai, abituata alle nostre smancerie e andò a sedersi sul
divano per leggere un libro, mentre io ripresi a baciare il mio ragazzo.
All’improvviso lo vidi
irrigidirsi all’istante e si staccò immediatamente. Vidi la sua espressione
preoccupata e non riuscivo a spiegarmene il motivo.
“Che succede?” chiesi.
Damon si voltò senza
nemmeno darmi retta e guardò verso Caroline che aveva preso a guardarci.
“Hai sentito?” le domandò.
“No, cosa?” chiese lei.
“Stefan, corri” disse lui
solamente.
Non urlò, né alzò la voce.
Era certo che Stefan, dal piano di sopra lo avrebbe sentito lo stesso e, infatti,
così fu.
“Che succede Damon?” mi
voltai e vidi il minore dei fratelli a pochi metri da noi.
“Hai sentito?”
“Cosa? Stavo parlando al
telefono con Tyler, ero distratto”.
“E dov’è?” chiesi
consapevole che quella era sera di luna piena.
“Si stava preparando per
andare alla vecchia tenuta Lockwood” mi rispose Stefan.
“Caroline rimani qui con
Elena. Non uscite per nessun motivo, nessuna delle due, intesi?” disse Damon
ignorando quanto aveva detto Stefan in merito a Tyler.
“Che succede?” chiedemmo
io e Caroline all’unisono.
“Non mettete un piede
fuori” ci ribadì “Stefan, andiamo fuori noi due” concluse poi riferendosi al
fratello.
“Non ho intenzione di
restare qui dentro se non mi dici che succede” lo rimproverai io.
“Non lo so che succede. Io
e Stefan adesso andiamo a controllare. Tu resti qui e non ti muovi. Caroline mi
raccomando”.
“Come se fosse facile” mi
rispose lei conoscendomi bene.
“Sei una vampira. Non
dovresti avere problemi a tenerla qui dentro, anche a costo di legarla se
dovesse succedere qualcosa”.
“Damon…” provai a dire io
mentre lui con la testa aveva già fatto cenno a Stefan di uscire.
Mi voltai e, infatti, il
minore dei fratelli era già scomparso.
“Caroline mi fido di te.
Ti riterrò responsabile se dovesse succederle qualcosa. Al massimo caccia un
urlo” furono le ultime parole di Damon accompagnate da un delicato bacio sulla
mia fronte prima di vederlo sparire dalla mia vista.
“Che succede?” domandai
alla mia amica.
“Non ne ho idea. Avrà
sentito qualcosa. Aspettiamo, magari è un falso allarme”.
“Credi che me ne starò
qui, mentre lui e Stefan chissà che stanno facendo?” domandai.
“Elena non ho intenzione
di far infuriare Damon. So perfettamente come può diventare e non ci tengo a
passare sotto la sua ira. Quindi tu ti siedi e non ti muovi da qui. Non si
discute” furono le sue uniche parole.
Non le diedi retta e mi
diressi verso la porta aprendola pronta ad uscire fuori, ma Caroline grazie
alla sua velocità mi superò e mi bloccò il passaggio.
“Non vai da nessuna parte”
mi disse.
“Caroline…” provai a dire.
“Niente Caroline.
Rientra”.
Vidi Damon e Stefan
all’erta che sembravano aspettare qualcuno. Uno più avanti, l’altro dietro.
“Ok, non andrò da loro, ma
permettimi di restare qui a capire che succede”.
Caroline mi osservò
attentamente negli occhi e poi annuii e in quel momento vidi Katherine apparire
di fronte ai due fratelli con il sorriso più malefico che le avevo
mai visto fare.
“Dammi la mano” mi disse
la mia amica.
“Perché?”
“Perché così sono sicura
che non potrai correre da loro. Sono più forte di te”.
“Caroline…”
“O mi dai la mano o ti
faccio entrare dentro a costo di legarti davvero. A te la scelta”.
Era seria, non l’avevo mai
vista più seria di così. Presi la mano e la portai nella sua, poi entrambe ci
concentrammo a vedere la scena.
“E così credevate di
esservi liberati di me, non è vero? Rinchiudermi, rompere l’incantesimo e poi
impalettarmi. Non era questo il piano?” esordii lei senza nemmeno salutarli.
Per fortuna riuscivo a
sentirli, anche se non chiaramente.
“Esattamente. Ed è proprio
quel piano che stiamo per portare a termine” le rispose Damon.
“Ucciderti adesso non fare
nessun male ad Elena” continuò Stefan.
“E voi credete che sarà
così semplice liberarvi di me?”
“Chi ti ha fatto uscire?”
“Ho avuto un piccolo
aiuto”.
“Che morirà insieme a te”.
“Ho qualche dubbio su
questo”.
“Sapete cosa odio di più?”
“Chi rovina i tuoi piani.
Katherine sei così ripetitiva, dici sempre le stesse cose” la beffeggiò Damon.
“Esattamente e stavolta
siete stati voi a rovinarli. Non ho mai davvero avuto l’intenzione di uccidere
nessuno di voi due, ma vi siete spinti oltre. Vi siete schierati completamente
a favore di lei rinnegando me. Non posso accettarlo ed è per questo che adesso
morirete”.
“Non ti sei mai chiesta
perché ti abbiamo rinnegato?”
“Perché siete troppo
deboli per stare al mio fianco”.
“Noi ti abbiamo amato,
talmente tanto da diventare ostili l’uno con l’altro. Per 145 anni ci siamo
fatti la guerra, ma adesso non sarà più così. Adesso è diverso” fece notare
Stefan.
“Niente è diverso. È tutto
uguale. Fratelli Salvatore, doppelganger Petrova. La mia copia esatta vi ha
fatto innamorare entrambi come un tempo è successo con me e di entrambi lei si
è innamorata come è successo a me. Non vedo cosa ci sia di diverso”.
“Lei ha scelto chi amare,
ha scelto di chi non può fare a meno. Tu no e non lo avresti mai fatto perché
volevi solo giocare” fu la risposta di Stefan.
“Stupidi, idioti e cechi,
ecco cosa siete. Non riuscirete mai a vedere la realtà perché l’amore vi rende
ottusi, ma adesso non serve più che vi sforziate. È arrivata la vostra ora, ma
sappiate che mi costa doverlo fare, mi costa tantissimo”.
“E allora perché lo fai?”
“Sapete qual è il mio
motto. Meglio gli altri che io”.
“E sentiamo come avresti
intenzione di ucciderci? Siamo in netta maggioranza”.
“Non sarò io a farvi
fuori, ma lui” disse.
In quel momento un ragazzo
si mostrò alla luce del lampione del giardino.
Non riuscivo a scorgerlo
chiaramente, ma mi sembrò un bel ragazzo.
Era un tipo abbastanza
muscoloso, alto, pelato, con gli occhi azzurri anche se non potevo essere certa
che fosse così.
Sorrise sfuggente, chiaro
segno che sembrava essere molto sicuro di sé.
“E così voi siete i famosi
fratelli Salvatore. È un piacere conoscervi, ho
così tanto sentito parlare di voi” disse il ragazzo.
“Tu saresti?”
Damon era visibilmente
irritato da questa nuova comparsa.
“Il mio nome non è
importante, ciò che conta è che il mio sarà l’ultimo viso che vedrete”.
Damon e Stefan non dissero
nulla, sembravano scrutare il ragazzo per capire chi e soprattutto cosa fosse.
“Beh, è stato un piacere
incontrarvi sulla mia strada. Addio” furono le parole di Katherine rivolte ai
due “Cam, sai già cosa fare” concluse poi rivolgendosi al ragazzo.
Prima ancora che qualcuno
tra i tre potesse dire qualcosa, la vampira era già sparita.
Damon e Stefan ringhiarono
forte e non mi fu difficile capire che quel ringhio era un brontolio rabbioso
dovuto alla sparizione di Katherine.
“Hey, non rubatemi il
verso” disse il ragazzo che a quanto pareva doveva chiamarsi Cam, o almeno così
lo aveva chiamato la psicopatica.
Non riuscii a capire a
quale verso si riferisse, ma non appena gli vidi alzare gli occhi al cielo
capii tutto.
In un cielo più nero del
solito faceva bella mostra di sé la luna piena e in quel momento non mi fu difficile
capire che il verso non era altro che il ringhio che Damon e Stefan avevano
appena fatto. Il ringhio non era altro che il brontolio rabbioso emesso da
animali come cani o lupi.
Cam era un licantropo e ne
ebbi la conferma quando vidi i suoi occhi trasformarsi. Da azzurri divennero
gialli e risplendevano nella notte.
“Oh cazzo” dissero
all’unisono tutti e due i fratelli e in quel momento compresi che entrambi
avevano capito tutto e prima ancora che potessero fare qualcosa il ragazzo si
era già trasformato in un enorme lupo.
Un brivido di paura mi
fece venire la pelle d’oca e in quel momento una sola immagine mi venne in
mente: Rose.
Un morso, bastava un
semplice morso di quella bestia e Stefan e Damon ci avrebbero lasciato la
pelle. Non potevo perderli. Non era concepibile nella mia visione del mondo.
“Dio Caroline, fa
qualcosa” urlai disperata.
“Non posso fare nulla”
furono le sue parole.
Sentii il suo tono di voce
e compresi che davvero non c’era nulla che potesse fare. Aveva le mani legate e
si sentiva in colpa per questo.
“Elena resta qui, prometti
di non muoverti” disse poi dopo un’attenta analisi.
“Che intenzioni hai?”
domandai preoccupata.
“Vado a dare una mano”.
Non feci neanche in tempo
a risponderle che la vidi allontanarsi da me per raggiungere gli altri.
“Caroline non ti muovere
da lì. Resta con Elena” urlò Damon voltandosi verso la mia amica.
Era la prima volta che la
chiamava per nome dopo la sua trasformazione e la cosa mi spaventava parecchio
perché significava che Damon era davvero preoccupato. Caroline non gli diede
retta e continuò a camminare nella loro direzione.
“Diavolo Caroline torna da
Elena” urlò con talmente tanta rabbia che la mia amica si bloccò di colpo.
Stefan le lanciò uno
sguardo come a dare ragione al fratello e lei tornò indietro prendendomi di
nuovo per mano.
Quello che segui si svolse
talmente tanto velocemente che non riuscii a seguire facilmente i movimenti dei
tre con i miei occhi. Caroline a differenza mia, invece, percepiva ogni singolo
movimento e la sua espressione non prometteva nulla di buono.
Si muovevano troppo
velocemente perché io potessi seguirli e questo mi rendeva ancora più inquieta.
All’improvviso vidi Damon
scaraventato lontano contro un albero e il licantropo avvicinarsi
pericolosamente ad un Stefan tramortito a terra. Lanciò un ululato e con il
muso si scaraventò sul minore dei fratelli.
Non mi serviva un genio
per capire che il suo intento era morderlo e lanciai un urlo che sembrò
riecheggiare nell’aria.
Prima che me ne potessi
accorgere, però, Damon si era rialzato e ad una velocità sovrumana si era
parato di fronte il fratello.
Feci un respiro di
sollievo visto lo scampato pericolo provvisorio, ma quando sentii un urlo
agghiacciante di Damon mi si accapponò la pelle.
Cosa diavolo stava
succedendo?
Vidi una lacrima uscire
dagli occhi di Caroline e poi un’altra e un’altra ancora e questo bastò per
farmi capire che qualcosa non andava.
Tornai a guardare verso di
loro e vidi il licantropo scagliarsi sul corpo di Damon, ma Stefan lo bloccò
con un braccio e Damon approfittò della cosa per puntare al cuore dell’animale.
In pochi secondi vidi la
bestia accasciarsi a terra, mentre nella mano di Damon c’era un cuore
sanguinante.
L’aveva ucciso. Erano
riusciti ad ucciderlo.
Lasciai la mano di
Caroline e corsi verso i due fratelli, ma solo in quel momento mi accorsi che
il cuore nelle mani di Damon cadde a terra e lo stesso Damon si accasciò.
Senza nemmeno rendermene
conto iniziai a piangere fragorosamente e quando arrivai da loro Stefan mi
bloccò il passaggio.
“Che succede?” urlai.
“Elena, entra dentro” mi
pregò lui.
“Che succede?” ripetei io.
“Per favore, entra
dentro”.
“Elena, andiamo dai”
furono le parole di Caroline che tra le lacrime mi pregava di entrare dentro.
“Voglio sapere cosa
succede” tornai ad urlare, ma nessuno sembrava volermi rispondere.
Provai ad avvicinarmi a
Damon, ma Stefan me lo impedii di nuovo.
“Stefan togliti” gli dissi
guardandolo negli occhi, ma lui non sembrava intenzionato a farlo “mi dici cosa
diavolo sta succedendo? Ti prego. Perchè non mi lasci avvicinare a lui?” urlai
alla fine, un urlo che risultò essere una preghiera.
“È stato morso” furono le
sue uniche parole.
“Cosa? Chi?” non riuscivo
a capire o, forse, semplicemente non volevo capire.
La verità faceva troppo
male.
“Il lupo…l’ha morso”.
L’urlo che lanciai fu
disumano e non so da dove mi uscii fuori, ma riuscii a trovare la forza per
spostare Stefan e riuscire a raggiungere Damon.
Mi inginocchiai vicino a lui e mi resi conto che la sua camicia era tutta strappata e all’altezza del
braccio faceva bella mostra di sé un morso, identico a quello che avevo visto
sulla spalla di Rose.
“Damon…amore come stai?”
gli dissi piangendo.
“In splendida forma, come
sempre” mi rispose lui voltandosi a guardarmi.
Non so dove trovò le forze
per rispondermi e per sorridermi in quel modo, ma dalla sua espressione
sembrava come se davvero fosse tutto apposto.
Si alzò perfino da terra e
mi prese per mano, mentre Stefan e Caroline lo osservavano straniti.
“Entriamo dentro dai”
disse a me, ma rivolgendosi anche agli altri due.
“Damon…” provò a dire
Stefan, ma il mio ragazzo lo interruppe.
“Hey fratellino smettila
di preoccuparti. Sto bene” gli disse sorridendo beffardo.
Mi baciò poi a fior di
labbra e dopo avermi presa per mano entrammo dentro seguiti dagli altri due.
Le lacrime non smettevano
di scendere e avevo tutti i buoni motivi per piangere.
Sapevo perfettamente che
fine avesse fatto Rose e sapevo perfettamente che fine avrebbe fatto Damon, ma
non potevo accettarlo. Damon non poteva morire. Io avevo bisogno di lui.
Mi bloccai di colpo quando
quella verità mi sbatté in faccia e mi raggomitolai sul suo petto urlando e
disperandomi come mai avevo fatto prima.
“Shh” mi disse solamente
lui “si sistemerà tutto, tranquilla”.
A quelle parole presi a
piangere ancora più forte, incurante del fatto che c’erano Caroline e Stefan ad
assistere alla scena.
“Te lo pro…” provò a dire,
ma lo zittì.
“Non dirlo…” dissi tra un
singhiozzo e l’altro “non fare promesse che questa volta sai di non poter
mantenere, ti prego” conclusi piangendo sempre più forte.
Damon non disse nulla, si
limitò solo a stringermi più forte.
Era giunta la fine.
Potevo fare finta di
nulla, ma sapevo che non mi sarebbe servito, sarebbe stato solo più doloroso.
Non sapevo quanto tempo
avrei ancora avuto un Damon lucido, tanto o forse poco, dipendeva dai singoli
casi, ma una cosa era certa, lucido o meno prima o poi avrebbe iniziato ad
impazzire, proprio come Rose, e alla fine sarebbe sparito per sempre dalla mia
vita.
Avrei tanto voluto sapere
come si faceva ad aspettare la morte. Come si faceva a vivere sapendo che il
minuto dopo, l’ora seguente o il giorno successivo la morte della persona a cui
tieni di più al mondo sarebbe sopraggiunta.
Non lo sapevo, sapevo solo
che in quel momento stavo abbracciando, anzi stavo stritolando il corpo della
morte.
Eccola lì, tra le mie
braccia, la morte paziente, perché questo sarebbe stata la fine di Damon, una
fine lenta e dolorosa e io non ero avvezza a questo. La vita mi aveva abituato
ad altri tipi di morte, come quella feroce che ti prende di colpo con un
coltello, un proiettile, o un incidente come era capitato ai miei. Ero abituata
a quella crudele, quella che ti prende e ti lascia sanguinante nel pavimento
come le morti di tutte le persone che avevano perso la vita da quando conoscevo
questo mondo sovrannaturale. Quelle morti sapevo come trattarle, sapevo, ormai,
cosa pensare quando mi chinavo su un cadavere. La morte lenta, però, quella che
ti scava dentro come avrebbe fatto quella di Damon, no a quella non era pronta,
quella mi incuteva timore. Non era un incidente di percorso che si poteva
scansare stando attenti.
No, era semplicemente il
destino inevitabile, il saldo del conto.
La vita, la mia vita, per
l’ennesima volta mi stava porgendo un conto da pagare, un conto che non avrei
mai potuto accettare di pagare.
La morte di Damon
equivaleva alla mia e una cosa era certa. Quando il suo respiro si sarebbe
fermato, beh, allora ero certa che nello stesso istante anche il mio lo avrebbe
fatto perché una vita senza Damon non era per me concepibile.
Robsten23
SPAZIO AUTRICE:
Eccomi qui con il capitolo diciannove.
Che ne pensate? Sono stata un po’ sadica
non è vero?
A dire la verità ho pensato di
modificare la storia, ma poi alla fine non c’è l’ho fatta.
Ho scritto questo capitolo circa un
mese fa e dopo la puntata 2x20 mi sono detta: ma ci ho buttato io il malocchio
a Damon? Cioè anche lì morso non si può accettare.
Ok, meglio non parlare della puntata perché
altrimenti inizio a sclerare e a parlare a sproposito.
Incrocio solo le dita e spero nella
clemenza di Kevin e Julie. Abbiate pietà di noi povere fan dipendenti da Damon.
Che succederà adesso? Damon ha cercato
di rassicurare Elena e gli altri, ma sa meglio di chiunque altro (vista l’esperienza
con Rose) che non c’è “medicina” al morso di un licantropo.
Dannata Katherine.
Va beh, credo che non ho altro da
dire. Mi ritiro nel mio angolino e mi nascondo da voi che di sicuro avete già
preso i forconi in mano.
Come sempre vi lascio sempre una
piccola immagine come spoiler del nuovo capitolo e anche un piccolo pezzettino:
“Vuoi lasciarti morire?” riuscii solamente a dire
ignorando le sue parole.
“Ho per caso un’altra scelta? Succederà comunque”.
“Non è detto, troveremo un modo per curare la
ferita”.
“Ma ti senti? Ma in che mondo vivi Elena? Non ci
sono antidoti contro un morso di un licantropo. Svegliati, non serve a nulla
continuare a vivere nel mondo delle fiabe” mi sputò in faccia arrabbiato.
In quel momento non riuscii più a frenare le
lacrime che copiose presero a bagnarmi gli occhi e le guance.
“Oddio smettila” mi disse vedendo le mie lacrime
“risparmiami questo piagnisteo” continuò con rabbia.
Dove diavolo era finito il mio Damon? Possibile che
stesse già iniziando a dare di matto?
“Damon smettila, non sei in te” lo pregai convinta
che fosse così anche se dai suoi occhi riuscivo ancora a capire che era lucido,
ma non poteva essere così.
Se fosse stato lucido non mi avrebbe mai parlato in
quel modo.
Non potevo e non volevo credere che quelle parole
dure e taglienti le stesse dicendo nel pieno delle sue facoltà.
Volevo ringraziare tutti coloro che
leggono la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in
quelle da ricordare. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti
coloro che recensiscono.
Un bacione e grazie ancora.
Prossimo aggiornamento: Martedì 10
Maggio