Raccontami
Avete presente quando in un posto regna l’assoluto silenzio e nessuno osa
fiatare per non rovinare quel momento magico? Persino la natura stava
sonnecchiando languida, limitando i suoi dolci rumori a una coppia di
passerotti che canticchiava felice per l’arrivo della primavera.
Come è ben risaputo, questi attimi, purtroppo, non durano mai abbastanza.
“Hermione!” aveva urlato un ragazzo prima di cadere sull’erba con una grazia da
invidiare al più elegante degli elefanti.
La giovane aprì un occhio per guardare chi aveva osato disturbarla.
Due occhi azzurri allegri ricambiarono il suo sguardo.
Conosceva la persona in questione da tanti anni, per non dire una vita, ma mai
si sarebbe abituata a quel suo carattere impetuoso. Ronald Weasley sprigionava
allegria da tutti i pori ed era impossibile tenergli il muso per tanto tempo.
“Non potresti rendere nota la tua presenza in maniera più civile?” sbottò un
filino irritata.
“Ma come parli?”
Un ulteriore sbuffo da parte della strega gli fece capire che il livello di
sopportazione di Hermione Granger stava raggiungendo il limite, un pericoloso
confine per chi conosceva i suoi sbalzi di umore.
“Che vuoi, Ron!” chiese, con un sopracciglio inarcato che la rendeva ancora più
buffa.
“Be’, non si tratta di me, sai bene che non ti ho mai dato problemi.”
“Possiamo saltare questi inutili convenevoli e arrivare dritto al punto?” disse
Hermione, interrompendo il discorso dell’amico.
“Si tratta di Harry.” confessò infine, rivelando cosa lo turbava.
“Harry?” Aveva sgranato gli occhi incredula. Che cosa poteva essere successo al
loro migliore amico da far preoccupare addirittura Ronald Weasley?
Harry Potter, sin dai tempi di Hogwarts, era stato una calamita che attirava
problemi e complotti di ogni genere. Erano passati parecchi anni dalla fine
della guerra e Hermione non aveva più avuto alcunché da temere. Almeno, fino a
quando non era diventato un Auror a tutti gli effetti.
Dopo tanti anni trascorsi a combattere Voldemort, era più che comprensibile che
avesse scelto una carriera pericolosa piuttosto che quella di insegnante.
“Quando avrò perso almeno un occhio e una gamba, allora, lascerò questo lavoro.”
le diceva tutte le volte in cui lei gli manifestava le sue paure.
La strega non poté evitare di avere un brivido al pensiero di un Harry molto
simile ad Alastor Moody.
“Che cosa ha combinato questa volta?”
“A dire la verità, non lo so. Ultimamente evita sia me che Ginny. Sta sempre
rintanato in casa o in ufficio e non riusciamo a parlare con lui. Due giorni
fa, mia sorella è andata a trovarlo a casa e non l’ha nemmeno invitata a
entrare! Sembrava quasi che…”
“Cosa?” incalzò l’amica, curiosa di conoscere i suoi pensieri.
“Sembrava che nascondesse l’amante!” disse tutto d’un fiato, diventando ancora
più rosso dei suoi capelli.
L’amica trovò l’idea piuttosto divertente perché scoppiò in una fragorosa
risata.
“Tipico di voi Weasley! Saltate subito alle conclusioni più assurde e
inimmaginabili.”
“Hai parlato con lui ultimamente? Io non sto scherzando, e comunque, l’amante
sarebbe una delle tante ipotesi. Direi quella più innocua. Io sono
maledettamente serio e se tu lo vedessi…”
“Ma l’ho visto ieri.” disse, facendo ammutolire all’istante l’amico.
Possibile che lui e Ginny stessero esagerando?
C’era qualcosa che non tornava e, nonostante Hermione non fosse minimamente
preoccupata, non riusciva a togliersi dalla mente che qualcosa non andava in
Harry. Lo conosceva da troppo tempo per non vedere i segnali.
“Fammi un piacere, Hermione, oggi passa da casa sua.”
“Ma è in missione,” obiettò, interrompendo l’amico.
Il rosso la guardò a lungo negli occhi prima di replicare. “Non c’è alcuna
missione in programma.”
Una risposta che congelò Hermione e qualsiasi altra sua congettura.
“Ti prego, vai a controllare… con te parla sempre.”
La giovane non rispose subito, sembrava quasi che stesse valutando tutti i pro
e i contro di quella situazione. La sua mente pragmatica non smetteva mai di
lavorare, nemmeno in quel caso.
Doveva ascoltare Ron e controllare Harry o semplicemente fidarsi?
Sicuramente alla fine il suo migliore amico si sarebbe confidato. E se, invece,
avesse fatto di testa sua?
Ricordava ancora quando aveva capito che Harry si sarebbe incontrato con
Voldemort nella Foresta Proibita. I suoi sospetti erano diventati sempre più
concreti dopo che aveva visto i cadaveri dei suoi amici.
Lo sguardo spento di Piton, l’uomo di cui aveva dubitato sin dal primo anno e
che l’aveva sempre protetto. Il sorriso di Fred, quando mai nessuno si
sarebbe immaginato di non sentire più una sua qualche stupida battuta. Remus,
Tonks, persino Colin Canon giaceva inerte, vittima di quella guerra ingiusta.
E poi, era scomparso sotto il suo mantello di invisibilità, decidendo di
sacrificarsi per gli altri. Non avrebbe mai dimenticato l’immagine di Hagrid
che portava Harry sulla spalla. Anzi, il corpo di Harry. Il suo cuore aveva
smesso di battere per alcuni secondi, prima che una rabbia atroce l’accecasse. Era
arrabbiata con lui, avrebbe tanto voluto sfogarsi, magari, schiaffeggiando il
suo viso freddo.
Ron le toccò delicatamente la spalla, ancora in attesa di una sua risposta.
“Va bene.” sussurrò.
Rimase seduta su quel prato finché non si accorse che il sole era tramontato e
si era alzato un vento leggero. Furono i brividi di freddo a riportarla in sé.
Si alzò lentamente e cominciò a camminare, non volendo usare la magia in quel
momento. A volte, preferiva una lunga passeggiata per schiarirsi le idee e ora
ne aveva un assoluto bisogno per preparare il discorso da fare ad Harry. Come
poteva affrontare l’argomento?
Doveva essere brusca e andare dritta al nocciolo della questione?
Quando capì come agire, cercò un angolo appartato e si Smaterializzò.
Il numero dodici di Grimmauld Place era lì davanti a lei.
Presasi di coraggio, salì quei pochi scalini che la separavano dal suo migliore
amico e alzò la mano per bussare.
Le nocche non sfiorarono mai la porta.
Una voce aveva attirato la sua attenzione. Una donna stava parlando con Harry.
Mandando al diavolo i convenevoli e il lungo discorso che aveva preparato,
decise di assecondare la sua curiosità.
“Alohomora.”
Lentamente aprì l’uscio ed entrò in casa, mettendo a tacere la voce della
coscienza che le diceva di non farlo, ma di fidarsi.
Il corridoio era buio e man mano che avanzava, la voce si faceva sempre più
forte e nitida. Il suo unico pensiero fu che non conosceva la donna in
questione.
La persona sembrava quasi arrabbiata con Harry, a volte la sua voce era
delicata e vellutata, altre si alzava di almeno due tonalità.
Sgranò gli occhi quando vide il volto della misteriosa amante.
“Harry James Potter, io ti uccido!” urlò, rivelando la sua presenza.
Il ragazzo si era girato di scatto con aria colpevole e aveva guardato Hermione
senza fiatare. Sapeva di aver sbagliato e, ora che guardava la sua amica, la
consapevolezza di essere un emerito idiota lo aveva investito in pieno.
La donna l’aveva guardata sorridendo per poi rivolgerle la parola.
“Buongiorno, cara. Io sono Lily, la mamma di Harry.”
“Il piacere è tutto mio,” riuscì a dire, trovando la situazione assurda e
grottesca allo stesso tempo. Aveva ragione Ronald, l’amante era la più innocua
delle ipotesi!
“Posso spiegarti ogni cosa!” aveva detto Harry, mettendo le mani avanti per
proteggersi dalla furia dell’amica.
“Ci mancherebbe! Non ho intenzione di andarmene finché non mi spieghi cosa ci
fa tua madre in salotto.” replicò acida.
“La pietra…” Fu la semplice risposta di Harry.
“Il fatto che tu abbia usato uno dei Doni della Morte era l’unica cosa che avevo
capito. Quello che mi sfugge è che avevi detto a tutti, persino a Silente, che
era stata persa nella Foresta. Ci hai mentito, anzi mi hai mentito! La
Pietra della Resurrezione è pericolosa, quella non è veramente tua madre.”
“Lo so,” disse interrompendo la sfuriata della giovane, “non commetterò lo
stesso errore di Cadmus Peverell, avevo solo bisogno di parlare con lei.”
Gli occhi della ragazza erano diventati lucidi. “E non potevi parlare con me?”
chiese con quel filo di voce che le era rimasto.
“Mi vergognavo troppo.” ammise il mago.
“Se vuoi, posso spiegarti io” aveva detto Lily, cercando di rimediare al guaio
del figlio.
“Harry non ti ha mentito, aveva perso realmente la pietra. Due giorni fa, è
andato a cercarla perché aveva bisogno di sapere una cosa. Una domanda alla
quale solo io potevo rispondere.”
Hermione guardò gli occhi verdi di Lily, così simili a quelli del figlio, e
lentamente si calmò, tornando ad essere lucida.
“Che cosa voleva sapere?” chiese.
Lily si aprì in un dolce sorriso prima di parlare. “Del giorno in cui James mi
chiese di sposarlo.”
Anziché urlare come era suo costume, disse invece: “Raccontami.”
“Le lezioni erano finite e stavamo ripassando in vista degli esami per ottenere
i M.A.G.O. ed eravamo tutti riuniti intorno al Lago Nero. È meglio specificare
che Remus, Peter e io stavamo studiando, mentre Sirius sonnecchiava al sole e
James, invece, sembrava un bambino.”
Sorrise come se stesse rivivendo quell’attimo.
“Avete presente una palla pazza? Ecco, lui si comportava proprio così!”
Hermione rise immaginando James Potter e il suo gioviale comportamento.
“Perché era così felice?” domandò la giovane, con un pizzico di curiosità.
“Non me lo disse mai, ma conoscendolo, credo che fosse per la fine delle
lezioni. James, comunque, non faceva altro che ridere e rotolarsi sull’erba,
mentre Remus e io cercavamo di ignorarlo. Vi posso assicurare che non era per
niente facile! La sua vittima preferita era Sirius, non faceva altro che
importunarlo. Aveva strappato dei fili d’erba e l’aveva ricoperto da capo a
piedi.
Non vi dico come reagì Sirius…erano comici. Avevo chiuso il libro di
Trasfigurazione, rinunciando a studiare in compagnia di quei matti, e mi ero
messa ad osservarli. Cominciarono a rincorrersi come due bambini. Era
un’immagine così bella e genuina, che non riuscii a trattenere una mia risata.
Appena James mi udì si fermò di botto, facendo sbattere Sirius contro la sua
schiena che, ovviamente, cominciò a imprecare. Non ascoltandolo, era avanzato verso
di me e aveva catturato le mie labbra in un bacio.”
Alcune lacrime avevano cominciato a scorrere sul viso di Hermione e Lily aveva
sorriso, continuando il racconto.
“Fu un bacio violento e delicato allo stesso tempo. Non avevo mai provato una
gamma di emozioni così forti e così diverse. Non era stato il primo bacio e non
fu nemmeno l’ultimo, ma sicuramente fu il più bello, quello che serberò per
sempre nel mio cuore.
Poi, si era staccato lentamente da me e mi aveva sussurrato a fior di labbra
una singola parola: Sposami. Così, davanti agli altri. Fu qualcosa di
improvviso e spontaneo, tipico di James, insomma! Avrei mai potuto dire di no?”
Solo guardando gli occhi verdi di Lily, era riuscita a rivivere quel momento,
come se al suo posto ci fosse stata lei.
“Mio figlio voleva sapere come chiedere alla donna che ama di sposarlo.”
Se il padre era spontaneo e malandrino, il figlio non conosceva le mezze
misure.
Anziché chiedere consiglio agli amici, aveva preferito parlare con la madre
defunta.
“Non potevi parlare con me, Harry?” Era sollevata perché non c’era alcuna
minaccia oscura o un’amante nascosta nell’armadio, però non poteva negare di
essere arrabbiata e anche un po’ delusa.
“Cosa dovevo dirti? ‘Mione, vuoi sposarmi?” sbottò il giovane irritato.
“Sì.” rispose l’amica con un luccichio negli occhi.
“Sì, cosa?” aveva domandato Harry.
“Sì, testone. Sarà sempre ‘sì’ la mia risposta.”
Hermione lo travolse con un bacio che bloccò sul nascere qualsiasi sua replica,
se mai avesse avuto voglia di parlare e di interrompere quel piacevole
interludio.
Quando si staccarono per respirare non vi era più traccia di Lily Evans.
Era scomparsa nel nulla come era apparsa.
“Per fortuna, sei simpatica a mia madre” disse il ragazzo con un mezzo sorriso.
“Tu, invece, dovrai chiedere la mia mano a mio padre… sai, quanto è
all’antica.”
Non poté evitare di ridere alla vista degli occhi sgranati di Harry.
E sì, sarebbe stata una lunga giornata per lui!