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Autore: crimsontriforce    05/05/2011    1 recensioni
I nomi degli eroi che sconfissero Sin sono scavati come un mantra nella pietra dei templi: Yunalesca, Gandof, Ohalland, Yocun, Braska, Yuna. Degli altri pellegrini restano solo orme erose dal tempo.
Ultima tappa per un evocatore e il suo guardiano, una possibilità inesplorata fra tante.
Le storie di Spira finiscono sempre allo stesso modo.
3.3: Sotto una coltre di stelle. Così finisce.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Yuna, Yunalesca
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come promesso, ecco il penultimo capitolo... dal titolo alternativo "le verità di Zanarkand e la gente normale", "'mazza che sfiga" o "Yunalesca mobbasta veramente però". A fra pochi giorni per l'inaspettata (?) conclusione!










Negazione, rinuncia e fuga



Una figura bianca spettrale apparve nell'arco oltre la scalinata. Camminava lentamente, con lo sguardo fisso in avanti e i passi lenti come se dormisse. Videro che era una donna dalla bellezza piena e provocante, che la morte aveva solo accentuato: le luci fatue le danzavano intorno, trapuntando di baluginii iridescenti il manto di capelli candidi. Era la donna le cui fattezze di pietra vegliavano su ogni evocatore all'entrata delle Prove, la luna che illuminava Zanarkand su ogni carta geografica. “La nostra Signora” era la madre di loro tutti, ancora accanto ai vivi, sempre vigile. A Sert sembrò di stare dormendo a sua volta, perso in un sogno vecchio di mille anni.

Come? Perché?, chiese Grion richiamando la sua attenzione con un calcio leggero.
Ne so quanto te, rispose scuotendo la testa ma continuando a voltargli le spalle, lo sguardo catturato dagli occhi gialli e obliqui dell'apparizione. Si sentì messo a nudo, incapace di nasconderle un solo pensiero. La sua presenza millenaria era diventata l'unico centro di gravità della stanza.

“Tutta questa strada, evocatore”, disse scendendo l'ultimo gradino. “Tutta questa speranza, per giungere da solo alla meta.” Incurvò le sopracciglia in un'espressione indecifrabile che poteva essere pietà, disappunto o semplice incapacità di comprendere. Gli occhi restavano fissi e magnetici.
“Milady”, cercò di rispondere, schiarendosi la gola e trovandola improvvisamente secca.
Grion si era alzato e gli stava tendendo la mano.
Mia signora Yunalesca”, ritentò, accettando l'aiuto e senza lasciare la presa anche una volta in piedi, tutt'altro che certo di saper mantenere l'equilibrio. Pronunciare quel nome ad alta voce aveva reso fin troppo reale la situazione e gli aveva dato le vertigini. “Sarò solo di fronte a Sin, se è questo che intende. Quel che ho da opporgli è il mio intento – e la mia vita. Dono il mio futuro per...” perché non so che farmene. E per la possibilità di sentire una e tutte le verità di questo luogo impossibile dalle tue labbra. “...le genti di Spira.”
“Segui i miei passi.”

Yunalesca si voltò e risalì la gradinata, fino a scomparire oltre l'arco. La seguì, reggendosi a Grion.
“Vorrei poterti seguire fino alla Camera della Fede.”
“Preoccupato?”
“Doveva giudicarmi e non mi ha nemmeno guardato. E una Fede non necessita di custodi. Tu non lo sei?”
“Terrorizzato. E confuso. Soprattutto confuso. Stammi vicino.”

Seguendo la sua guida oltrepassarono delle stanze buie che parvero loro attrezzate come Prove, al cui centro li attendeva una piattaforma mobile già sollevata. Scesero nelle profondità dell'ultimo tempio. Yunalesca li precedette in una piccola sala, camminando intorno alla statua riversa che ne riempiva il pavimento.Si voltò e si fermò a braccia conserte di fronte all'altra uscita della stanza, da cui filtrava una luce calda.
“Questa è pietra morta”, disse Sert con un nodo in gola.
“Eppure fu piena di vita.”
Soppesò le parole.
“L'Evocazione Finale ha terminato la sua efficacia?”
Yunalesca annuì.
“Novecento, ottanta e nove anni fa, quando Sin sorse per la seconda volta dalle rovine della mia patria.”
“Ma questo non è possibile.”
“Taci ciò che non conosci, evocatore. Mio marito Zaon mi servì da Eone. Il nostro legame fu la luce che squarciò l'armatura di Sin, la sua viva carne tramutata in sogno vivente. Consumò Sin, consumato a sua volta – il suo conforto mi fu levato”, sospirò.
“Senti la morte nel sogno di Bahamut, Ifrit o Shiva”, riprese inflessibile, “che è insieme scisso e uno e ti ha guidato fino a questa soglia? O, piuttosto, esso è così vitale da invadere i tuoi?”

Un legame. Acuto, vitale, fra animi affini, quale è fra moglie e marito o fra chi condivide la strada del pellegrino, non meno intensa. Poi dissolto e ricreato a nuovo, sembrava dire Yunalesca con le sue parole, a ogni battaglia contro Sin. Il sacrificio era doppio. Evocatore – si voltò verso Grion, che ascoltava impassibile – e guardiano.
“Comprendi. La tua competenza nell'Arte è passabile, giovane Sert da Kilika, ma il tuo guardiano ti fallisce. L'Evocazione Finale ti è preclusa.”
“Se posso fare ammenda...”, disse Grion in un filo di voce, trasalito al sentirsi addossare tutto il peso del disastro. “Perdonatemi. Perdonami.”

Yunalesca sembrò accorgersi di lui per la prima volta. Scosse la testa, guardandolo dall'alto di secoli di stanchezza e sopportazione.
“Non ce n'è ragione. Riposa.”
Posso tornare”, propose Sert sentendola stanca e delusa, ma non irata e avendo passato istantaneamente al vaglio tutte le possibilità che era riuscito a immaginare. “Sono arrivato fino a qui, posso... rifarlo”, anche se sentiva le gambe cedere al pensiero di ripercorrere la stessa strada al fianco di qualcun altro – di chi, poi – per poter stringere di nuovo un legame così intenso, gravato dalla consapevolezza che proprio quel passo fosse necessario. Ma, se la necessità era quella, avrebbe tentato senza battere ciglio. Grion avrebbe capito. E da lontano avrebbe visto Sin cadere. Certo avrebbe messo a conoscenza dei fatti il nuovo guardiano, e non solo: aveva appreso anche troppo (non l'entità del peccato che Spira stava scontando e sì che era tutto quello che avrebbe voluto chiedere, ma non trovava il momento né le parole), sarebbe stato prezioso condividerlo con gli evocatori incontrati per strada, i templi, la gente che...
“No!”, gridò quando si scostò dal filo lineare dei suoi pensieri e considerò il senso delle ultime parole di Yunalesca. Si buttò in avanti senza un senso e senza un piano, sperando forse di intercettare un colpo, ma l'evocatrice tenne fede alla sua carica e agì nel modo che Sert era stato addestrato ad aiutare, non certo a contrastare, se anche fosse stato possibile opporsi alle arti di colei che aveva sconfitto Sin e ancora camminava sul suolo di Spira. Le luci fatue intorno a loro avevano già iniziato a vibrare. Disdegnando i canti, i fuochi e i sostegni effimeri dei principianti, la sua danza fu fatta di gesti minimi del braccio e delle lunghe dita affusolate, assieme a guizzi di dolore intenso sui suoi lineamenti quando lei stessa dovette resistere al richiamo imperioso del suo rito.
Fu questione di secondi. Sert non ebbe il coraggio di voltarsi, mentre il suo stomaco si stringeva in una morsa glaciale. Sentì un tocco lieve sulla spalla e seppe che nella stanza erano rimasti in due.
Il tempo è fermo, aspetta me. Si era detto così pochi giorni prima, sulla montagna, ma l'evocatrice continuava a muoversi e tutto vorticava e le luci davanti ai suoi occhi, dietro le palpebre, tutto una danza, e convincersi che tutto andava bene richiedeva così tanto tempo ed energie. Forse aveva urlato. Non sentiva più. Non importava più. Non respirava più.

“Non aveva ragione di continuare a vivere”, commentò Yunalesca. “Fallito lo scopo in cui aveva creduto, un'esistenza prolungata e vuota è... gravosa. Ho posto fine al suo tormento.”
Doveva rincuorarlo?, si chiese mollemente, come gettando un sasso in una massa d'acqua immota di pensieri, ma nulla si mosse perché non sapeva più pensare e restò con una mano alzata e gli occhi sbarrati, senza capire.
“Ma non così tu, evocatore. Zanarkand saprà apprezzare i tuoi servigi, per la speranza delle generazioni future.”
Continuò a parlare, di speranza (sempre speranza, ma che speranza?) e di servire le rovine, ma Sert non l'ascoltava. Si ritrovò su una sporgenza del Gagazet, a guardare in basso ma non troppo o avrebbe dovuto affrontare la realtà. Codardo. O prima ancora, sull'altopiano, quando quell'evocatrice autoritaria aveva intimato al suo guardiano di impedirgli di fare sciocchezze. Fiato sprecato. A casa, Talla del peschereccio l'aveva preso a male parole per aver tolto alla guarnigione crociata un ufficiale valido così per nulla, con quel vezzo migratorio che coglieva lorsignori evocatori. Altro fiato sprecato. Ancora sulla montagna, la notte era stata così lunga. Ancora a casa, perché si aspettavano che partisse, se finiva per tutti così? Quattro eccezioni, uno su novecentonovantanove. Novecentonovantanove stupidi falliti che trascinavano altri nel baratro. Il baratro. Grion. Ancora sulla montagna.
Ma Per la speranza delle generazioni future, aveva detto Yunalesca in mezzo a un mucchio di parole senza capo né coda e su quell'unico anelito potevano trovarsi d'accordo. Era sempre più chiaro, ignorata la sua flebile proposta in favore di “custodire” e “servire” ed “eternità”, che il segreto dell'Evocazione Finale fosse sempre stato rinchiuso con grande cura entro i confini di Zanarkand: per la speranza delle generazioni future, doveva portarlo fuori. Col pensiero era già risalito dalla piattaforma, oltre le Prove, oltre la montagna, semplicemente oltre. Le gambe seguirono. Attivò la risalita e non si voltò a guardarsi indietro.






















@ doversi legare ben a un'altra persona zomgcomefaròmai: razza di drama queen, la storia insegn...erà che si può partire anche in tre arrivando a filarsi a sufficienza la new entry, ma sul momento Sua Melodrammaticità non l'ha nemmeno considerato. Provvederò a fargli un disegnino esplicativo.
@ "stai piegando il canone al tuo angst": ...forse? è vero che Jecht è tranquillamente diventato Fayth senza essere di carne e ossa. Tuttavia! Tidus (stessa situazione di Jecht) entra nel Farplane senza problemi. Auron (stessa situazione di Grion) sa di non poterlo fare. C'è una differenza fra le due situazioni e sembra essere a sfavore degli Unsent. Volevo scrivere di un evocatore che arrivi a Zanarkand senza la materia prima per ottenere l'evocazione finale e questa è l'idea che mi è venuta.
   
 
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