Quella era una casa.
Di quelle piene di cassetti e cassettini, con un'infinita quantitą di sedie attorno ai tavoli, ognuna rigorosamente con due gambe, data la prospettiva.
E poi c'era una famiglia, un bambino una bambina un bambino pił grande e la mamma e il papą.
Ogni cosa aveva il suo posto, e ogni posto il suo colore.
I muri gialli, il tetto ovviamente rosso, come le maglia della bambina bionda, le sedie viola, i mobili blu, e sopra, sopra al camino verde da cui usciva il fumo grigio, lą c'era una bella striscia azzurra, che giustamente voleva essere chiamata cielo.
Per terra, fuori dalle pareti spesse pił o meno come una punta di pennarello grosso, c'era il prato, e fuori c'era anche un albero, uno di quelli con il tronco marrone e spoglio, che finiva in cima con una bella chioma.
Tutti lą sorridevano, era come nelle favole, una di quelle in cui non lo devi aspettare molto il ...e vissero tutti felici e contenti. perchč era la prima e unica frase di quella storia.
Infine lo sguardo mi cadde su quelle lettere messe un po' alla rinfusa, ma che lette piegando in foglio di 20 gradi e spiegazzandolo formavano indubbiamente il mio nome.
Che artista ero gią allora!! Michelangelo Buonarroti avrebbe avuto solo da invidiarmi, e dire che quando feci il disegno avevo solo quattro anni!!! Che roba, che roba...
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Lo so, non ha molto senso come storia, ma ho appena finito di guardare dei miei disegni un po' vecchi (forse pił di un po'...) dell'asilo...
A me č piaciuta tanto, e dato che non so cosa fare vi disgusto pubblicandola.
Oh, tra un po' il mio spazio č pił lungo della storia... O_o
Ciao!!!