Salve a tutti, cari lettori.
Questo che vi apprestate a leggere non è il tanto
sospirato quindicesimo capitolo di “Tutta un’altra musica”, da voi atteso da
tempo immemore. È un semplice riassunto, per quanto dettagliato, del continuo
dell’intera storia, che con questo tassello si chiude definitivamente e senza
appelli.
La interruppi quasi due anni fa, perché volevo
prendermi un periodo per concentrarmi unicamente sull’esame di stato. Superato
questo, nonostante mi si spalancasse ora un estate intera, non ripresi subito a
scrivere, lasciai passare il tempo, continuai a rimandare, finché giunse pure
un bruttissimo periodo della mia vita (il 2010, l’anno peggiore da me vissuto),
in cui mi ha preso una brutta sterilità creativa e motivazionale.
In tutto questo, sia l’ispirazione che la voglia
di dedicarmi a questa mia creazione, da voi reputata originale, divertente e
ben curata, per i quali giudizi vi ringrazio infinitamente, sparirono del
tutto.
La fic è rimasta fino a questo momento con la
dicitura “Completa: no”, forse anche
nella mia ingenua speranza di riprenderla un giorno, ma è il momento ora, per
rispetto della storia e di voi lettori, di chiudere il discorso, non prima però
di aver giustamente quelli che in tutto questo tempo si sono chiesti se mai avessi
continuato, e come sarebbe continuata.
In realtà “Tutta un’altra musica” non è l’unica
fanfic da me lasciata incompiuta, ma per il numero di capitoli scritti e di
letture ricevute è certamente quella più rappresentativa di questa triste
categoria: di certo non è stata una storia iniziata frettolosamente e con poche
idee, ecco perché è stato tanto più grave il mio abbandono.
Su questo problema delle storie iniziate e non
finite ci ho anche scritto una one-shot, che potete ancora trovare nella mia
gallery, dal titolo “La protesta delle storie non scritte”…
Tornando a noi, ultimamente alcuni lettori hanno
cominciato ad inviarmi messaggi al riguardo della mia ShikaTayu incompiuta, ed
è grazie a questi che è nata in me la volontà di accontentare loro e gli altri.
Invito comunque tutti i colleghi fanficciari a
imparare dalla mia esperienza: non perdete d’occhio le vostre storie troppo a
lungo, potreste accorgervi, tornando ad occuparvene, che è come non sentirsi
più il loro autore.
Detto questo, senza ulteriori indugi, ecco a voi,
finalmente, il tanto sospirato continuo, sebbene in versione “compressa” della
mia ShikaTayu.
Buona lettura! ^__^
PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!
PPS: SHIKAMARU X TAYUYA ORA E SEMPRE!
La storia si è interrotta con la commovente scena
di Shikamaru e Tayuya sul tetto dell’ospedale, in cui, sullo sfondo del
tramonto, il ragazzo riesce a convincere la ex del quartetto del suono ad
accettare che ciò che è stata non può impedirle di farsi una nuova vita ora che
è, anche se solo a causa di un amnesia, riuscita a diventare una nuova persona.
Avendo compreso di non essere più la ragazza
spietata e malvagia di un tempo, Tayuya si calma e la situazione di panico
all’ospedale si risolve nel migliore dei modi.
Venne raggiunto da Ino e Choji che sghignazzavano.
“Oh, no!”
“Bella mossa, amico, eh eh eh!” gongolò l’Akimichi.”
“Allora…” –fece la Yamanaka mettendo le mani dietro la schiena, rovinando
poi la sua aria innocente con un sorriso pieno di malizia- “Possiamo sapere che
cosa vi siete detti voi due lassù?”
“OH, NO! Lo sapevo che qualcuno ci stava spiando!”
“Non evadere alla mia domanda, ih ih ih! Avanti, perché non ce lo
racconti?”
“Sigh! No, no e no! Io voglio andare a dormire, lasciatemi in pace!”
Ino e Choji presero a battere le mani e a canticchiare:
“♪Shikamaru
e Tayuya! ♫ Seduti sopra il tetto! ♫ Soli soletti! ♪”
“FUORI DAI PIEDI!”
“♪ La la la
la la! ♫”
Per Shikamaru non proprio il migliore…
Passano un paio di giorni dagli eventi dell’ospedale, al cui interno la
vita è sempre la solita, con Shikamaru che continua a badare alla nuova amica
insieme all’infermiera Makoto e all’ANBU in incognito Kunio.
Ino e Choji fanno visita a Tayuya per chiederle scusa per averle mentito e
per ribadirle la loro amicizia: lei accetta le loro sincere scuse e Choji per festeggiare
apre e condivide un pacchetto di patatine. Il tutto sotto gli occhi di
Shikamaru, contento che la situazione non solo si sia risolta, ma stia anche
migliorando.
L’unica cosa in grado di incupirlo in tutto ciò, è la vista, dalle finestre
del corridoio fuori la stanza, di Naruto, seduto da solo a rimuginare nel
giardino interno dell’ospedale: il Nara non ha dimenticato che è stato lui a
provocare a Tayuya quel forte shock, ma sa anche che tra poco gli passerà di
mente e perdonerà l’amico.
In quel momento, il biondo, amareggiato e in colpa, è raggiunto da Hinata,
la quale trova la forza di chiedergli di sedersi un po’ vicino a lui,
determinata a spingerlo ad aprirsi.
Naruto è dispiaciuto per il dolore che ha arrecato a Tayuya con il suo
scatto di rabbia, rivelatosi inutile e dannoso. Hinata riesce però a
rivolgergli alcune parole di conforto: sa quanto la ricerca di Sasuke sia un
tasto delicato per lui, e gli dice di poter comprendere le ragioni del suo
gesto, e gli dice anche che anche stavolta ha capito dai suoi sbagli e non deve
continuare a prendersela con sé stesso. Naruto sorride rinfrancato e
ringraziando Hinata la fa arrossire. Giunge però Sakura a trarla d’impiccio: ha
ascoltato il discorso ed è lì appunto per invitare Naruto a salire da Tayuya
per domandarle scusa. Dopotutto, era per quello che si trovava lì.
Incoraggiato dalle due, Naruto si rialza e si avvia insieme a loro.
Al secondo piano però qualcun altro è giunto a far visita alla camera della
smemorata: Shikaku Nara. Vedendo il padre, Shikamaru capisce al volo che non è
altro che la cresta dello tsunami, e sbuffando si prepara al peggio.
Pochi secondi dopo infatti, Yoshino Nara giunge lì in piena corsa,
afferrandolo per il collo, sotto gli occhi di un impietosito Shikaku (che però
ha l’accortezza di non ostacolare la moglie alla carica).
“Adesso basta! L’hai fatta franca per troppo
tempo! Adesso mi dici immediatamente per qualche vieni tutti i giorni qui in
questo…”
Nel suo sbraitare gli occhi, per puro caso, si
adagiarono un secondo sull’uscio della stanza, per poi tornare ad indugiarvi,
come ipnotizzati.
Nella stanza c’erano tre persone a guardarla
silenziosi ed esterrefatti: i due amici di suo figlio… e una bellissima ragazza
dai capelli rossi con un pigiama da ricoverata!
“……”
“…… Ehm, buongiorno.” salutò Tayuya
imbarazzata, sperando di smuovere la stasi ed arrivare a capirci qualcosa.
“…
SHIKAMARU, BELLO DI MAMMA!” –gridò con gli occhi che gli luccicavano mentre
mollandogli il collo lo scaraventava indietro per rivolgere tutte le sue
attenzioni a quello sviluppo che mai e poi si sarebbe aspettata!- “Chi sarebbe
questa così bella ragazza? Perché non mi presenti? Che aspetti?”
Come passare
dalla modalità “demone infuriato” alla modalità “dolce e gentile signora” con
tutta la nonchalance del mondo.
<< Ti
prego, fa che non abbia capito ciò che io già penso abbia capito! Sigh!”
Ma possiamo immaginarlo tutti cosa abbia capito la
signora Nara, che non esita a far conoscenza della misteriosa fiamma del
figlio, al quale riserba di nascosto occhiolini e complimenti!
Shikamaru, dopo aver spiegato la verità all’altro
più razionale genitore, alzando annoiato gli occhi al cielo, lascia la madre e
Tayuya a conoscersi; e dire che andava tutto bene, troppo bene! Come aveva
potuto dimenticarsi di lei fino a quel punto? E adesso che casino avrebbe
dovuto fare per spiegarle bene le cose!
“Meno male
che quell’ANBU uccellaccio non è qui oggi, sennò sai che risate si sarebbe
fatto! Bah!”
Shikamaru si accorge allora che è strano che il
ligio e severissimo guardiano messo lì dall’Hokage non si sia fatto proprio
vedere quel giorno, come anche non avesse neanche intravisto Makoto…
Pensando così, nel suo camminare a vuoto si
imbatte in uno stetoscopio appoggiato al pomello di uno sgabuzzino.
Aperta la porta, trova finalmente i due!
Shikamaru
aveva la bocca spalancata per lo shock e deformata dal rischiato infarto! Sotto
lo sguardo buffo di quella statua in cui si era trasformato, Kunio e Makoto,
meno informali che mai, si risistemarono ciascuno camice, camicetta e capelli!
“… Hai…
dimenticato… questo…”
“G-grazie…”
fece Kunio riprendendosi lo stetoscopio e infilandoselo al collo in maniera
improvvisata. Makoto guardava da un’altra parte, desiderosa di sparire!
“MA CHE
DIAVOLO! ALMENO CHIUDETEVI DENTRO!”
Piccola dimenticanza…
a volte quando l’amore prende è così forte che bada a poco!
“Ti
spiacerebbe abbassare la voce e smammare?!” sibilò l’ANBU, in quella situazione
molto meno uccellaccio e molto più umano, facendogli “sciò” con la mano!”
Shikamaru
sospirò, e chiuse in fretta la porta.
“Che medico
da operetta… lascia gli attrezzi del mestiere incustoditi…”
Nel frattempo, importanti discussioni si svolgono
al palazzo dell’Hokage. Tayuya, malgrado il grande spavento, si è dimostrata
ancora una volta inoffensiva per il villaggio: il famigerato ritorno alla
vecchia personalità insieme a parte dei suoi ricordi non è avvenuto, e visto
l’esito di tale parziale reminescenza, scavare ulteriormente potrebbe
comportare altri rischi, senza poi contare che, a seguito dello shock, il resto
dei suoi ricordi potrebbero essere ormai spariti per sempre, insieme alle tanto
sospirate da qualcuno informazioni utili su Orochimaru.
Se si abbandona l’ipotesi di usare Tayuya a pro
del villaggio però, si pongono ora altre domande sul suo futuro: cosa farne?
Come comportarsi con lei?
Il mattino seguente, Tsunade si reca così a far
visita a Tayuya: il suo fisico si è ormai ripreso, e anche la sua psiche,
grazie al sostegno di Shikamaru e gli altri, è stabile. L’Hokage dice quindi
che entro tre giorni, sarebbe stata dimessa dall’ospedale.
Tayuya dapprima accoglie la cosa con euforia, con
salti di gioia sul suo letto. Ma è un entusiasmo che dura pochi balzi, e quando
Tsunade lascia la stanza, la rossa appare visibilmente abbacchiata.
Cala un nuovo tramonto rosso su Konoha: Makoto ha
finito il suo turno e fa per tornare a casa. Passa a salutare Tayuya, e la
trova, vestita e in piedi, ormai del tutto in salute, a scrutare fuori dalla
finestra, assorta. L’infermiera, anch’essa rallegrata dalla buona nuova, è
sorpresa dal trovarla in quello stato e non riuscendo a contagiarla col suo
buonumore la spinge ad aprirsi.
Dinanzi alla prospettiva di essere dimessa, Tayuya
non può che provare la stessa identica sensazione di vuoto e incertezza che ha
provato quando, nel suo tentativo di fuga di qualche giorno prima, si è ritrovata
sul tetto, a un balzo da un mondo esterno che non conosce e che forse non è
pronta ad accoglierla. Di fatto da quando la sua vita è ricominciata, è sempre
rimasta all’interno della struttura, e fuori non ha assolutamente nulla e
nessuno ad attenderla e il solo pensiero la far star male.
Commossa dalla sofferenza della rossa, Makoto la
abbraccia per farle forza: quelle persone che di fatto erano diventate il suo
nuovo mondo non l’avrebbero lasciata a sé stessa.
“Vedrai, penseremo
a qualcosa…”
Shikamaru, il cui entusiasmo si è spento in fretta
quanto quello di Tayuya alla notizia della sua “liberazione”, si incontra
quella sera stessa con l’Hokage nel suo ufficio: finora Tayuya non ha visto che
l’ospedale e i suoi dintorni, e finora poteva bastare, ma se ora sarebbe stata
dimessa, il villaggio non poteva certo aprirle la gabbia e lavarsene le mani nelle
sue condizioni.
L’Hokage
chiuse gli occhi pensierosa, tenendo le mani incrociate sulla scrivania davanti
a sé. Non poteva non aspettarsi che fosse lui a porre quel problema, e qualcosa
le diceva che forse aveva anche una soluzione.
“Tu cosa
proponi, Shikamaru?”
I tre giorni trascorrono. Mentre cala di nuovo la
sera, Tayuya gira liberamente per l’ospedale, salutando i pazienti con cui ha
fatto amicizia, suonando qui e là per rallegrare gli animi e non pensare alla
sua situazione. Quand’ecco che Ino e Choji sopraggiungono e la invitano a
seguirli.
Pur confusa, si fida di loro, e si lascia condurre
per il villaggio fino alla periferia, ad un piccolo condominio circondato dal
verde. La rossa si domanda chi ci abiti, ma non ha il tempo di domandare
alcunché che Ino, apertale la porta di un appartamento al primo piano, la
invita ad entrare.
“SORPRESA!”
Le luci si accendo rivelando tutti gli amici che
in quei giorni le sono stati vicini: Kiba, Shino, Hinata, Neji, Ten Ten, Rock
Lee, Sakura e persino Naruto, tutti lì per festeggiare la sua uscita
dall’ospedale.
Tayuya per gentilezza cerca di sorridere, pur
restando dell’opinione che non ci sia molto da festeggiare… prima di venire a
sapere che quella casa in cui si trova è sua!
Tsunade, esposto il suo caso al consiglio, ha
ottenuto per lei non solo la dimissione, ma anche l’amnistia: Tayuya può
diventare ora un’abitante di Konoha!
Inoltre, grazie ad una colletta (a cui l’Hokage e
la famiglia Nara hanno partecipato in massima parte…), hanno acquistato per lei
un posto in cui vivere: un piccolo accogliente appartamentino, bianco, pulito e
arredato.
“I-io… io
non so che dire… Grazie!”
Sakura ridacchiò
indicando un punto alle sue spalle: “Oh, per la verità dovresti ringraziare il
genio che si è fatta venire in mente tutto questo…”
“Eh?”
La sorpresa
e l’emozione glielo avevano fatto dimenticare! Ovvio che c’era anche lui, ma nascosto
dietro la porta, cercando inutilmente non farsi mettere in mezzo.
“…
Shikamaru…”
Grattandosi
la nuca, il Nara si prese la briga di farsi avanti: “Si… sono io il
responsabile.”
Trascinata dall’emozione, e dall’innata spontaneità
che la contraddistingue, Tayuya lo abbraccia davanti a tutti!
<<
Ecco! Ora mi sono ricordato perché volevo restare nell’ombra! >> pensò
Shikamaru guardando verso l’alto coi denti stretti e il viso rosso rubino!
“Ops! N-non
volevo metterti in imbarazzo, scusa!”
Prevedendo
un momento imbarazzante, Ino pensò bene di dare una piccola sgomitata a Choji:
“Ehi, Choji, che dici, apriamo le danze?”
“YAHOOO! SI MANGIA!”
Il balzo è compiuto, ma non nel vuoto.
Tayuya è ora felice. Tra palloncini, bibite e snack
che svaniscono in fretta nelle mandibole di Choji, una nuova vita, molto
migliore, ha una base su cui cominciare: un nuovo splendido carattere, gente
buona e disponibile di cui circondarsi, una piccola casetta in cui vivere, un
incredibile amico un po’ poltrone su cui poter sempre contare!
Tuttavia, alla fine della serata, è proprio
quest’ultimo l’unico ad tornare a casa con un pizzico d’amaro in bocca…
Nel suo nuovo letto, Tayuya trascorre una notte
serena, senza alcun incubo del suo passato. Il sole della finestra la sveglia
ancora convinta di trovarsi in ospedale. Sorride pensando che ormai la vita da
ricoverata è finita, ma realizza anche che, in tal modo, sono finite anche le
visite quotidiane di Shikamaru al suo capezzale… Uscita fuori sul suo balcone,
si tira su suonando un po’.
Nel Nara intanto frullano identici pensieri: dopo
tanto tempo può riassaporare un mattino senza impegni, senza nessun ospedale a
cui accorrere, senza nessuna ex-nemica da andare a trovare. La cosa,
sorprendentemente, lo rattrista, e il gatto di casa, battezzato Shogi proprio
da Tayuya, non fa altro che ricordargli degli ultimi tempi trascorsi insieme…
Sarà stato pure noioso, una gran faticata… ma ormai ci si era abituato…
<< Ma
che vado a pensare? Non è mica andata dall’altro capo del mondo. >>
Così, sorprendendo la madre e il padre, anche
quella mattina Shikamaru si alza presto e si mette in cammino.
Scostò di
botto le labbra dal flauto, vedendo comparire quel familiarissimo codino!
“Shikamaru!?”
“Ciao…”
“C-ciao…”
Lei affacciata al balcone, lui a guardarla dal basso… Shikamaru si ricordò di
un libro piaciuto molto ad Ino e scosse spaventato il capo! Che razza di idee!
“Come mai
qui?”
Tayuya
strinse il flauto al cuore: era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata dopo aver
avuto da lui più di quanto avesse mai potuto chiedere. Conoscendolo, si
aspettava si sarebbe preso un bel periodo di riposo! Invece ecco lì, con le
mani in tasca, con la sua classica espressione un po’ annoiata da “che ci sono
venuto a fare qui?”… Cos’era venuto a fare lì?
“Stavo solo
pensando… che del villaggio non conosci ancora niente. Ti va di fare un giro
turistico?”
“Volentierissimo!”
Shikamaru e Tayuya trascorrono tutta la giornata
insieme. Nel riaccompagnarla a casa, è ormai scesa la sera, e, viceversa, in
cielo sono salite le stelle. Approfittando del prato di fronte casa di lei, il
Nara ha qualcuno con cui condividere il suo hobby preferito: sdraiarsi col naso
per aria.
“Che ne
pensi?”
“Yaawn… devo
essere sincera?” lo era già stata col suo piccolo sbadiglio.
“In realtà
alle stelle preferisco le nuvole, quelle sono più emozionanti da guardare.”
“… se lo dici tu…”
“È vero, almeno si muovono.”
“Ih ih ih!”
Scende tra i due qualche minuto di silenzio,
finché Tayuya propone a Shikamaru di ascoltare ancora una volta la sua musica,
e lui non ci pensa neanche a disdegnare l’invito.
Sotto una coltre di stelle, in un mare di erba,
con il bianco condominio di lei sullo sfondo, i due si lasciano circondare
dalla musica e dalle colorate visioni del flauto, che ripercorrono i loro passi
insieme, dal momento del risveglio, fino a quella stessa sera.
Ne avevano passate davvero tante in così poco
tempo! Shikamaru non manca però di notare anche qualche piccola licenza
poetica: ad esempio prima guardando le stelle non si erano tenuti per mano
nella realtà…
“Anche oggi
anziché pensare ai fatti tuoi sei venuto da me… Avrei capito se non avessi
voluto farti vedere, voglio dire… ti ho fatto sforzare tanto…”
“Umpf,
ovvio, sei una ragazza, siete fatte per essere problematiche.”
“Ehi…”
“Ti dirò di
più: tu sei la ragazza più problematica che mi sia mai capitata, quella che mi
ha rotto le scatole più di tutti, sia quando ha cercato di uccidermi sia quando
ha provato ad essere gentile con me.”
“EHI!”
Ridendo, il
ragazzo si sollevò sulle braccia e la guardò dritta negli occhi: “Però sai,
prima di oggi non mi era mai capitato di essere io ad andare a cercarmi
qualcosa di tanto problematico.” le disse, ripensando a quella mattina, quando
aveva preso su due piedi la decisione di rivederla, anche se si erano salutati
solo la sera prima.
Tayuya mise
il broncetto per nascondere il rossore: “Umpf, scusa tanto allora!”
“……”
In quel
silenzio Tayuya si fece più verso di lui.
Le dita si
aprirono, posando il flauto tra i fili d’erba.
Si avvicinò
ancora.
Shikamaru
capì che per lui era finita: stava facendo lo stesso, anche stavolta di sua
spontanea volontà…
Un bel
visino, una chioma rossa, una sensibilità tutta femminile, una spontaneità a
volte fuori luogo ma irresistibilmente simpatica…
Alla fine,
c’era cascato anche lui, che smacco.
“Che gran
seccatura…”
La sua frase
tipo si spense sulle labbra del suo problematicissimo primo bacio.
Poco prima che tutto ciò accadesse, Makoto ha di
nuovo finito il turno davanti la stanza di Tayuya, ormai vuota e rassettata.
Chiude la porta e si incammina nel corridoio apparentemente vuoto. Ma una
presenza, che la ha attesa in silenzio fino a quel momento, compare alle sue
spalle, facendo giusto quel po’ di rumore per lasciarsi scoprire.
“Kunio!”
Sorridendo corre verso di lui per abbracciarlo, ma
stavolta non è ricambiata.
Kunio, o meglio il ninja delle forze speciali che
si era dato quel nome nella sua missione all’ospedale, non ha più il camice:
veste l’uniforme e la corazza degli ANBU, porta la spada dietro la schiena, e
la maschera a forma di falco su un lato del volto.
È venuto a salutarla, e a rompere con lei: Kunio,
cercando di non far trasparire troppe emozioni, le dice che hanno commesso uno
sbaglio, che ha commesso uno sbaglio.
“Io sono un
ANBU. La mia missione è finita. Devo tornare nell’ombra.”
L’ANBU chiede perdono, addossandosi tutta la colpa:
avrebbe dovuto mantenersi saldo, ma alla fine, aveva ceduto a quel clima tanto
sereno ed umano in cui si era ritrovato a stare, dimenticando che non sarebbe
durata.
Non doveva lasciare lei si innamorasse. Era lui
l’unico responsabile della sofferenza apparsale in volto.
Ma malgrado Kunio cerchi di spingere Makoto,
prossima alle lacrime, a dimenticarsi di lui, lei mostra di non volerne proprio
sapere.
Perché se c’era qualcosa che quella storia le
aveva insegnato, è che le persone possono cambiare: per una semplice amnesia,
per coloro che si ritrovano accanto, per far ripartire la propria vita. E così
era stato per lui, che non aveva commesso alcunché di sbagliato se non
rinunciare all’”uccellaccio” tanto severo e sfottuto da Shikamaru!
Non era forse corso ad avvertire lei anziché i
suoi colleghi ANBU quando, per primo, aveva ritrovato Tayuya sul tetto
dell’ospedale? Proprio lui, all’inizio di tutto così impettito, aveva
trasgredito agli ordini… Se non per la
rossa, l’aveva fatto per Makoto, per l’affezione che aveva sviluppato per lei…
E alla fine, era stato proprio questo a permettere a quella brutta storia di
risolversi, a far nascere tutto il seguito.
L’ANBU, sentendo le sue parole far breccia in lui,
le da un ultimo saluto e, indossata la maschera, si volta e inizia a camminare.
“Kunio!”
Sentitosi
chiamare, l’ANBU si voltò, e nel farlo, scoprì il volto.
“…… Non è
detto che finisca qui.” disse la giovane, piangendo con un largo sorriso, che
lo scosse come un castello di carte.
“A presto!”
continuò lei.
Kunio non
rispose. Si ricoprì il volto e si rincamminò, e lo stesso fece Makoto.
Makoto e Kunio tornano così, come tutti gli altri,
ognuno alle proprie vite, non senza voltarsi indietro per darsi ancora, e
ancora, un ultimo sguardo…
Segue nella storia il salto temporale, e con esso
salta anche la fanfic.
Ci si ritrova ora nello Shippuuden, con Naruto
tornato a Konoha dopo i due anni di allenamento con Jiraya. Quanto visto nel
manga resta sostanzialmente invariato, se non per il fatto che, incontrati
Temari e Shikamaru…
“Ih ih ih,
dì un po’ Shikamaru, non è che questo è un appuntamento?” fece il biondo
alzando un mignolo.
“No, niente
affatto.” Rispose pacato il chunin.
“Tsk,
andiamo! Io uscire con lui? A parte il fatto che siamo entrambi esaminatori del
prossimo esame dei chunin, lui la ragazza ce l’ha già.”
“…… CHE
COSA?! E CHI SAREBBE?!”
“Tayuya.”
“CHE?!”
Sakura si
batté la mano sulla fronte: “Naruto, sei partito talmente in fretta due anni fa
che non te ne sei manco accorto?!”
Tayuya sopraggiunge di lì a poco, passando per
caso, fermandosi giusto per salutare l’Uzumaki appena tornato. Dopo due anni è
cresciuta anche lei come tutti, e, fatto rilevante, è andata a rinfoltire le
fila del già ottimo esercito ninja della Foglia. Dimostrata infatti la
sincerità del suo cambiamento, i quadri alti del villaggio, che all’inizio, per
misura cautelativa, le avevano impedito di utilizzare le arti ninja, avevano infine
deciso di accordarle la possibilità di servire il villaggio come kunoichi.
Inoltre, come gli altri amici coetanei del
protagonista, anche lei ha raggiunto il rango di chunin, con sommo dispiacere
del biondino, lasciato indietro proprio da tutti!
Salutati Naruto e Sakura, e finito il lavoro con
Temari, Shikamaru può finalmente vedersi con la sua fidanzata, con la quale si
è dato appuntamento ad un chiosco per mangiare qualcosina insieme.
Nel recarsi lì, di sfuggita, intravede per strada
due volti stranamente familiari: una giovane donna castana col pancione e, al
suo fianco, un uomo molto alto e molto magro, con un naso ricurvo che lo
rendeva parecchio simile ad un uccello…
Nei due anni trascorsi tra i due si è formato un
bel rapporto equilibrato, anche in considerazione del carattere indipendente di
Tayuya (che fa molto comodo a un Nara pigrone); rapporto ovviamente molto
avallato dalla signora Yoshino Nara che ha già praticamente inserito Tayuya
nella famiglia (immaginate in due anni quante volte avrà potuto mettere in
imbarazzo il figlio per questo…)…
E nel periodo in cui Naruto torna a Konoha, questo
rapporto sta per fare un ulteriore passo in avanti…
Tayuya
sollevò la tazza di tè verso la bocca come per tirare un altro sorso, ma in
realtà, inconsciamente, provava a nascondere il volto.
“Senti,
Shikamaru… per… per “quella cosa”…”
Shikamaru
mandò giù il dango.
“Stesera…
puoi venire… a casa mia, va bene?”
“Sei
sicura?”
“S-s-sicura! Tranquillo, eh eh!”
Quella sera, con la sola luce dei lampioni e della
luna fuori dalla finestra, i due sono in camera di lei, sotto lo stesso
lenzuolo.
Ma quando Shikamaru fa per adagiarsi su di lei,
Tayuya sgrana gli occhi e ha come un sussulto, respingendo via Shikamaru e
rannicchiandosi tremante.
Shikamaru, sgomento, riesce a capire che la
smemorata ha avuto davanti agli occhi un altro lampo del suo passato.
“Tayuya…”
cercò di riavvicinarsi lui, con tutta la cautela di cui era capace, come fosse
stata pronta ad andare in frantumi se sfiorata troppo forte.
“F-farà
male!”
“……”
“I-io… Io
ho… Farà male!”
Shikamaru
strinse gli occhi e le nocche, provando ad immaginare.
Tayuya si
stringeva nelle spalle, nuda e inerme sotto di lui.
Davanti gli
occhi, lei, lo vedeva ancora: le sue spire fameliche stringerla, la brama
disgustosa in quegli immondi occhi gialli che non si erano fermati dinanzi ad
alcunché di abietto, la volontà di dominare e rendere proprio tutto ciò che si
vuole.
Shikamaru si
chinò piano su di lei, avvicinandosi al suo orecchio: “Tayuya…”
Come
ridestatasi, girò lentamente il collo verso il suo volto.
“Sono io,
Shikamaru…”
Respirava
affannosamente.
“Sono io…
Pensi che io possa farti male?”
“… Shi…
Shikamaru…”
Le prese una
mano e le carezzò la fronte con l’altra.
“Shikamaru.”
I suoi occhi
tornarono al presente. L’ombra era scomparsa, di nuovo.
“Shikamaru…”
lo chiamò ancora, mentre si distendeva nuovamente sul suo corpicino.
Gli eventi seguenti seguono quelli della serie, e
a questo punto, in risposta alla domanda posta dalla fic, “Che sarebbe successo
se Tayuya fosse stata portata viva al Villaggio della Foglia senza però i suoi ricordi”,
non c’è più molto da aggiungere…
Sembrerebbe…
Una sera, sul tardi, durante un appuntamento come
tanti altri, Shikamaru e Tayuya passeggiando fianco a fianco parlando tra loro.
Giunti su di un ponte, distrattosi, Shikamaru urta il ginocchio con uno dei
pali di ferro del corrimano facendosi un gran male.
“PORCO
CAZZO, CHE DOLORE!”
“Aspetta,
lascia che ti……”
Della serie, non bisogna dire le parolacce…
Tayuya
cambiò, impercettibilmente ma manifestamente, sotto i suoi occhi.
Il suo sguardo
acquisì un taglio differente, meno innocente, duro, le ciocche dei suoi capelli,
prima così morbidi, si aculearono, i muscoli si irrigidirono tutti…
<< Oh,
no… ti prego, dimmi che non è vero… >>
Un alito di
vento smosse i capelli puntuti che scendevano sul suo viso, risvegliandola.
Si guardò
intorno e poi guardò lui…
“………
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH! OH, MERDA!”
“SIGH!”
Quello che i ricordi non erano riusciti a fare in
due anni era riuscito a farlo una sola parolaccia in pochi secondi!
Tayuya non solo riacquisisce tutto il suo passato…
ma anche il suo vecchio temperamento! Dopo un’iniziale smarrimento, manifestato
da imprecazioni ad alta voce buttate ai quattro venti, menato un pugno in bocca
a Shikamaru, Tayuya scappa via a casa!
“CHE
ROTTURA!”
Il mattino dopo Shikamaru cerca di raggiungerla a
casa, ma scopre con orrore che è giù uscita!
La ritroverà dopo una breve ricerca che aveva già
mandato a quel paese Ino, Choji e anche perfetti sconosciuti, tutto per il suo
pessimo umore!
Shikamaru bloccatala con la Tecnica del Controllo
dell’Ombra e trascinatala in un luogo appartato, dove le sue parolacce possano
arrivare a meno orecchie possibile, tenta di parlarle.
“Che cazzo
vuoi da me?! Lasciami in pace! Io non sono la tua ragazza chiaro? Non sono più
la scemotta tutta caruccia di cui ti sei innamorato!”
“Non eri “scemotta e caruccia”…”
“Qualunque cosa ero ora mollami! Oh, cielo, non posso credere che sia successo!
Abbiamo persino scopato! Porco mondo, una non può perdere la memoria che si
ritrova insieme al suo peggior nemico?!”
“Calmati…”
“Vaffanculo! Non lo vedi che sono tornata la stronza di sempre?! Lasciami
andare!”
Shikamaru strinse i pugni: “A me non la dai a bere!”
Respirando
tra i denti stretti, la sboccata lo guardò confusa: “… Ma che vuoi?”
“Tu sei ancora la stessa! Non voglio credere che quella tipa con cui stavo
fosse solo il risultato di una amnesia! Non posso farlo!”
Tayuya lo
guardò minacciosa, ma lui non desistette: la sicurezza e la serietà nei suoi
occhi furono tali da farle tornare la coda tra le gambe.
“Quella lì…
eri tu!”
“Accetta la
realtà, povero fesso.”
Shikamaru lascia andare Tayuya, per nulla convinta
della sua tesi, pregandola di tornare a casa a schiarirsi le idee: sicuramente
lo shock è stato forte e le pesa ancora. Tayuya punta i piedi e se ne va
salutandolo con un gestaccio, continuando a chiedersi come fosse possibile
tutto ciò.
Ma lui stesso tornando a casa, si domanda se
effettivamente non stia lottando una battaglia persa. La ragazza sensibile,
simpatica sincera e all’interno fragile era la vera Tayuya, come credeva e
voleva credere? O doveva solo rassegnarsi al fatto che aveva perduto per sempre
la tipa di cui anche lui era riuscito ad innamorarsi?
Come se la vita non fosse già abbastanza
complicata per il nostro povero Nara, c’è da partire per una importante
missione contro Akatsuki.
Una missione da cui, purtroppo, il suo maestro,
non farà più ritorno…
Il giorno dopo il funerale, mentre Shikamaru è
pancia all’aria in un prato a fumare e a pensare alla vendetta contro Hidan,
viene raggiunto dalla sua autoproclamatasi ex (che persevera a sfogare la sua
scazzataggine contro chiunque gli capiti per strada)…
“Depresso
per il tuo maestro, eh? Che sfiga.”
I due hanno un nuovo dialogo, in cui Shikamaru
prega Tayuya di smetterla di impuntarsi su un passato che in ogni caso non le
appartiene più.
Avrà anche riacquisito tutta la sua vita e il suo
carattere originale… ma i ricordi degli ultimi due anni lì a Konoha insieme a
lui e a tutti gli altri, e le tante emozioni che li avevano accompagnati, non
le erano certo spariti.
Tayuya, momentaneamente, china il capo e tace.
Shikamaru tenta allora di baciarla…
Ma si rimedia soltanto un altro cazzotto sul
grugno!
Tayuya esasperata dal quel gesto, come in un
esaurimento nervoso, si sfoga urlando e battendo i piedi, isterica.
“Al diavolo
tu e maledetto il giorno in cui a qualcuno è venuto in mente di salvarmi!”
–continuò ad urlare dopo averlo buttato a terra- “Io stavo bene sai? Stavo
benissimo, fanculo! Ero una delle guardie del corpo del grande Orochimaru! Ero
temuta! Ero rispettata! Ero una tosta! Potevo prendere a calci in culo tutti
quelli che mi guardavano storto e pure quelli che non lo facevano! Poi
all’improvviso mi ritrovo qui! In questo villaggio merdoso, trasformata in una
mezza tacca, circondata da ninja pappamolla, e per giunta innamorata con un
dannato stronzo che manco è stato capace di battermi da solo!”
Shikamaru
prese a staccare i fili d’erba tra le dita strette…
“Porca
puttana, perché cazzo doveva capitare a me tutto questo? Se ripenso a tutte le
smancerie del cazzo mi viene da vomitare! Sigh! Avrei preferito morire in
quella cazzo di foresta piuttosto che vedermi ridotta così! Porco ca…”
“VA BENE! FA COME VUOI, BRUTTA STRONZA!!!”
“?!?!?!?”
Tayuya, nel
ritrovarselo a un centimetro dalla faccia ebbe tanta paura di venire pestata
sul serio!
Ma Shikamaru
non ce la fece: neanche contro la vecchia Tayuya, neanche dopo quelle parole
orrende, neanche dopo quella ferita era capace di metterle le mani addosso…
Mostrava rabbia, ma più che quella sentiva solo un grande sconforto.
“Ti stava
tanto bene stare da Orochimaru, eh? Molto meglio che qui, tra persone che ti
hanno voluto bene, che ti hanno aiutato, che ti hanno risparmiato quando
potevano sbatterti in una galera a sondarti il cervello! Se ti sta ancora tanto
bene allora vattene!”
“……”
Non l’aveva
mai visto così; nessuno l’aveva mai visto così.
“Non mi hai
sentito? Torna pure da Orochimaru a fargli da cagnetta ubbidiente e a sboccare
tutte le volte che vuoi! Sei libera di farlo, cazzo!”
Forse non si
aspettava una tale esplosione da parte sua, o forse che alla fine era riuscita
a farla sentire una schifezza? Fatto sta che Tayuya non trovava la forza di
rispondergli. Si limitava a fissarlo, chiusa in mille pensieri.
“… Bah!”
Si voltò, si
accese una sigaretta, e andò via.
“… Fanculo!”
disse poco convinta lei, a voce troppo bassa perché potesse sentirla.
Immagini del
passato lontano e del presente si sovrapponevano. C’era veramente da fare
confronti?
Era
veramente meglio prima? Ma in tal caso… doveva ammettere che anche l’amore che
aveva provato per quello stronzetto era vero?
Sentì una
morsa al petto ed imprecò per sfogarsi, mettendosi anche lei in marcia, senza
sapere per dove…
Ormai privato della speranza, Shikamaru decide che
non può continuare a pensare a Tayuya, che per giunta ha rinnegato tutti i
buoni momenti trascorsi da “brava ragazza” e con essi la loro storia; deve
concentrarsi sul suo maestro Asuma, morto per mano di Akatsuki, e che attendeva
vendetta.
La storia segue il suo corso e Hidan e Kakuzu
vengono sconfitti.
Purtroppo non è ancora il tempo per riposare:
appena tornato al villaggio, Shikamaru è convocato da Tsunade per un’altra
brutta faccenda: mentre erano via, Tayuya è fuggita.
L’Hokage, tramite informatori, ha saputo che due
ANBU appartenenti ad un corpo speciale chiamato “Radice”, hanno cercato di
prendere in custodia Tayuya. Già si erano interessati a lei quando fu portata
al villaggio, e ora, constatato il ritorno (abbastanza evidente…) della vecchia
Tayuya e delle sue preziose informazioni, erano tornati sui loro passi per
agire. Tuttavia, Tayuya, grazie al flauto, era stata in grado di sconfiggerli,
ma in seguito, avendo compreso che i bei tempi lì a Konoha erano ormai finiti,
aveva raccolto le sue cose ed aveva lasciato il villaggio, lasciandosi dietro
solo un biglietto per Shikamaru.
Mi spiace,
ti sei sbagliato su di me
Qualunque
cosa mi abbia spinto a diventare la tua ragazza, sono sempre la stronza che
sono. Torno da dove sono venuta, così smetto di rompere le palle a tutti.
PS: Grazie
di tutto, coglionazzo
Shikamaru, malgrado la lettera, sgomenta tutti non
dando segno di volerla inseguire. Solo Naruto, lì presente, riesce a fargli
cambiare idea, non ricorrendo certo a modi fini…
Per Sasuke era stato pronto a dire che un compagno
non si abbandona mai.
Ora aveva il coraggio di lasciare a sé stessa la
sua compagna più importante?
Shikamaru, tenuto sollevato per il bavero dal
biondo, riflette e si rende conto della cazzata che stava per commettere.
Quelli della Radice l’avrebbero di certo trovata,
e avendo lei minacciato di tornare da Orochimaru, dopo aver vissuto lì due
anni, avrebbero avuto il pretesto per togliersi i guanti di velluto e trattarla
da spia.
Inoltre, dove mai poteva andare? Tutto ciò che di
buono aveva era lì a Konoha.
Non poteva permetterle di rinunciare a tutto solo
perché era troppo testarda per ammettere ciò che era successo mentre era stata
senza ricordi, mentre, forse, si era comportata più spontaneamente di quanto
avesse mai potuto fare sotto l’oscuro ninja supremo.
Una spedizione composta da Shikamaru, Choji, Ino,
Sakura e Sai (con Naruto lasciato dietro per via del braccio danneggiato dal
Rasenshuriken), si lancia subito di gran fretta sulle tracce della disperata
ragazza, che in quel momento dirigeva i suoi passi incerti, in una foschia
senza speranza, senza futuro.
Durante una sosta, Tayuya comincia a suonare il
flauto: le sembra di essere addirittura migliorata come musicista…
Quale domanda deve porsi? Quale sia stata la sua
“io” migliore? Quale sia stata la sua vera io? Stringendosi il capo tra le
mani, in piena crisi d’identità, preferisce rialzarsi e riprendere il cammino.
Giunta in una radura, nell’attraversarla un forte
vento le scompiglia i capelli dinanzi gli occhi. Nel riaprirli, una figura
ammantellata di bianco è comparsa sul suo cammino.
Tayuya si mostra subito aggressiva, nel caso il
misterioso tipo voglia cercare rogne, quando questi pronuncia il suo nome!
L’uomo scopre parzialmente il volto nascosto dal
cappuccio, rivelandosi come Kabuto, il braccio destro del suo vecchio signore.
Tayuya non sa come reagire dinanzi quell’incontro
inaspettato; d’altro canto, Kabuto ridacchia, dicendosi piacevolmente sorpreso.
Tutta quella contentezza mette Tayuya in allarme: i rapporti con lui non erano
stati poi così buoni (in generale in passato non aveva avuto rapporti buoni e
basta…), e la sua proposta di ritornare al suo servizio non la entusiasma. Malgrado
la sua volontà di tornare alla vecchia vita, inizia a provare un senso di
repulsione; era anche vero che Orochimaru aveva fatto in fretta a togliersi
dalla mente lei e gli altri del suono una volta morti o creduti tali.
Alla titubanza di Tayuya, Kabuto si scopre
completamente il volto, lasciando Tayuya a bocca spalancata: l’occhio giallo di
Orochimaru brilla nell’orbita sinistra di Kabuto, il cui sorriso è diventato
una larga e mostruosa fessura.
Mentre Tayuya sbocca ancora per la sorpresa,
Kabuto utilizza un’arte illusoria su di lei per paralizzarla. Il segno
maledetto dietro il suo collo le provoca forti scosse di dolore che percorrono
il suo corpo rigido.
“Se non vuoi
essere assoggettata a me lo capisco, ma avrai il fegato di dire di no al tuo
vero padrone? Avanti Tayuya, seguimi, ho molti progetti in mente, e chissà che
tu non possa risultarmi ancora utile!”
Kabuto-Orochimaru inizia ad avanzare a piccoli
passi verso di lei. Il dolore del marchio è sempre più forte, ma più di quello
è il terrore a impossessarsi di Tayuya.
E mentre questo accade, altri ricordi ricominciano
ad affiorarle nella testa. Ricordi lontani, lontanissimi, di cui si era
dimenticata ancora prima della battaglia contro la Foglia.
Mentre ripercorre la sua vita, le visioni che si
erano mostrate durante i primi giorni della sua rinascita cominciano a trovare
un senso.
Come lampi brevissimi, o come un lento fluire di
immagini, ricorda.
Rivede il villaggio in cui era nata, e i suoi
genitori, e sé stessa.
Una bambina dai capelli rossi, come tutte le
altre, che di parolacce non ne conosceva nemmeno una. Con una mamma e un papà:
erano stati loro a regalarle il flauto. Era stato suo padre a fabbricarlo.
Aveva imparato prestissimo a suonarlo: un talento
naturale!
Una vita normalissima, che la sua parte più dura
avrebbe definito piatta, scema, insignificante. Eppure… così bella, così
serena.
Poi la guerra raggiunse quel villaggio.
Il fuoco, le urla, i morti. Suo padre che,
impugnata un’arma di fortuna, nasconde in uno stanzino la sua bambina, la quale
stringe a sé il flauto spaventata, facendole promettere di non uscire fino a
che non sarebbe stato di nuovo tutto tranquillo.
La notte di sangue passa. E la piccola Tayuya,
scalza, esce dalla sua casa semidistrutta, salva per miracolo.
I colori sono spariti: la furia del fuoco e dei
nemici ha reso tutto morto e grigio.
Ma soprattutto, silenzioso.
Quel silenzio tanto vuoto e tanto terribile che
tanto detestava.
Lo assaporava per la prima volta: non l’aveva mai
conosciuto prima d’ora, nemmeno di notte, quando era sua madre a suonare per
lei per farla addormentare.
Ma ora era sparita, e anche suo padre: giacevano lì
intorno, da qualche parte, ma per fortuna, non li vide.
Lì, nel silenzio, la piccina comincia a suonare il
flauto, seduta su di una pietra. Le sue note sono l’unica cosa a tenerle
compagnia in mezzo a tutta quella rovina, e suona come se da ciò dipendesse la
sua vita. Suona, incapace di piangere.
Poi il villaggio venne raggiunto da dei mercanti
di passaggio, e la sopravvissuta fu raccolta da uno di loro e portata in un
villaggio vicino.
Lì, venne lasciata ad una famiglia povera, che di
figli ne aveva già più che a sufficienza; strappata alla sua casa e perduta la
sua famiglia, Tayuya non ne ha trovata una nuova decente, e non c’è sera in cui
le sue lacrime non scorrano.
Ignorata dai genitori adottivi, subisce
continuamente le angherie dei fratellini.
Ricorda che un giorno uno di essi provò a rubarle
il flauto. Lui e i suoi amichetti, più crudeli di quanto potessero immaginare,
cominciano a giocare a passarselo tra loro, mentre la poverina piange e cerca
inutilmente di riaverlo.
Fu in quel momento che la sofferenza si trasformò
in rabbia, e che Tayuya gettò via l’innocenza per riuscire a sopravvivere.
Picchiò i fratellini e riconquistò ciò che era
suo.
I mesi seguenti, cambiò, rapidamente, per
adattarsi a quel nuovo mondo, strafottente e a tratti ostile, che la circondava:
divenne scontrosa, pestifera, e soprattutto imparò a parlare il linguaggio di
quei vicoli miserabili in cui si era ritrovata.
Si era proprio adattata bene: che altro poteva
fare una povera ragazzina per continuare a suonare il suo amato flauto, l’unica
cosa rimastale della sua felicità, senza essere disturbata dagli idioti lì
d’intorno?
In quei pochi anni lì, Tayuya divenne un
maschiaccio tale da rimettere in riga i fratellastri, tale da farsi detestare
da tutti, famiglia, vicini, semplici passanti ai quali tirava sassi o
ingiurie... Quanto può essere irritante una tappetta rossa alta un metro e uno
sputo!
Fu allora che successe. Mentre si godeva gli
avanzi generosamente lasciatigli, che un uomo dal bel kimono colorato e dai
lunghi capelli neri si avvicinò.
E dinanzi la sua proposta, non poté che pensare
che, in ogni caso, non sarebbe mai potuta essere peggio che lì.
“Se mi
segui, ti porterò via per sempre da questo obbrobrio. Ti renderò forte.”
“Io lo sono
già! Stronzo!”
Il ninja
leggendario raramente si era sbagliato sui bambini su cui aveva puntato gli
occhi: tutti dalle potenzialità e dal chakra fuori dal comune. Anche quella
bimba avrebbe potuto essere una ottima candidata alla sua nuova tecnica:
malgrado sentirsi chiamare “stronzo” non gli garbasse affatto, doveva averla
per sé!
“Io ti
renderò ancora più forte. Farò di te una ninja.”
“Una ninja
vera?”
“Uh uh uh,
certo!”
Quei
bastardini dei suoi fratellastri non la facevano mai giocare ai ninja con loro…
Al massimo le facevano fare il mostro da battere… Sarebbe stata una bella
rivincita.
“E il
flauto?”
“Viene anche
lui, ovvio, è tuo. Farò in modo che nessuno potrà mai togliertelo.”
La bimba
guardò lo strumento, e poi il sorriso mellifluo che quel pallidissimo estraneo
le rivolgeva.
Le tese una
mano.
La bimba,
guardandolo storto, accettò.
Come la distorta
parodia di un nuovo papà, Orochimaru la condusse via con sé, come nulla fosse.
Dal suo canto, non aveva nessuno da salutare. Cosa le avevano mai dato lì per
meritarselo? A chi poi sarebbe mai mancata una piccola irritante bambina
cattiva?
“Vaffanculo
a tutti!” –gridò al quartiere miserabile che si lasciava dietro- “Io vado via!”
“Senti, piccola…”
“Non chiamarmi “piccola”, brutto stronzo!”
“Non
potresti dire qualche parolaccia in meno?”
“Fatti i fatti tuoi, stronzo!”
<< Sto cominciando a pentirmene… speriamo col tempo si faccia meno
irritante… >>
Ecco come era successo.
Ecco perché ora era così.
E ricordò il suo vecchio flauto. Il regalo di suo
padre.
Un simbolo d’affetto che lei aveva trasformato in
un’arma al servizio del male, alle cui note soavi aveva aggiunto le urla
strazianti degli innocenti…
Aveva meritato di perderlo. Aveva meritato che
Temari lo avesse ridotto a tocchetti.
Cosa avrebbero detto i suoi genitori al
vederglielo usare come aveva fatto lei?
Tutto perché per sfuggire alla disperazione si era
gettata in un’ombra ancora più grande.
Nel vedere Kabuto-Orochimaru avvicinarsi, ad ogni
passo il peso dell’angoscia aumenta.
Ella non vede semplicemente un ninja malvagio dai
poteri straordinari capace di ucciderla con un gesto.
Ella vede il suo passato. Un passato di crudeltà.
Un passato in cui non c’era posto per i buoni sentimenti, in cui le risate
nascevano unicamente dal dolore altrui, un passato di violenza che l’aveva umiliata
e trasfigurata. Che l’aveva resa l’antipatica sboccata che era.
Per i motivi più stupidi aveva abbandonato
l’amore, gli amici, la casa, la felicità…
Ed ora il passato stava tornando da lei, a
riprendersela.
<< No!
No, ti prego! >>
Il serpente
dal crudele ghigno stava per raggiungerla. E lei non poteva muoversi, e lei si
sentiva come perduta, di nuovo.
<<
Stai indietro! Non voglio! Non voglio! >>
Le sue
spire; poteva udirle smuovere l’erba, pronte a ghermirla e a trascinarla via,
verso il mondo che la possedeva di diritto.
<< Non
voglio! >>
Piangeva a
dirotto, ma senza emettere un gemito, senza un singhiozzo, senza un fiato…
In silenzio.
Odiava il
silenzio!
Le faceva paura!
Aveva tanta
paura!
Voleva
urlare, ma non ci riusciva!
<<
Aiutatemi, vi prego! >>
“Vieni!” disse
lui, e un serpente scattò fuori dal mantello a fauci spalancate.
<<
AIUTATEMI! >>
Poi, un grido
riempì il silenzio.
La furia
incontenibile di chi deve improvvisarsi eroe.
Eccolo lì,
avvolto tra le spire al suo posto, che lottava per liberarsi a colpi di kunai.
Anche
stretto in quella morsa, continuava a dibattersi, continuava ad urlare.
Un grido che
significava la vita.
Prima che un
velo nero cadesse sui suoi occhi, la voce di lui riempì le sue orecchie, e da
essa si sentì sollevare e portare via; via, lontano dall’ombra tornata a
riprendersela.
Si abbandonò
a quel volo versando altre lacrime e pregando.
E mentre si
sentiva perdere i sensi, trascinata giù dalla gravità, il dolore al collo, e lo
stesso marchio impresso sulla sua pelle, si dissolsero prima che la caduta ebbe
termine.
Shikamaru, fattosi prendere dalle spire del
serpente bianco al momento in cui si era frapposto tra la figura ammantellata e
Tayuya, viene scagliato contro un albero restando ferito. A quel punto però due
uccelli d’inchiostro si abbattono davanti i piedi del nemico che indietreggia.
Mentre Choji afferra Tayuya svenuta, impedendole di cascare a terra come un
peso morto, Sakura riesce a raggiungere l’ammantellato e a colpirlo con un
micidiale pugno, che lo spedisce in un attimo sul lato opposto della radura.
Pensando che non valga la pena di esporsi così
presto ai ninja di Konoha semplicemente per una pedina sacrificabile,
l’apparizione striscia via, con Sakura che, incredula, si sente sicura di aver
notato qualcosa di strano e familiare in quell’essere.
Tuttavia, Ino la richiama indietro, impedendole di
inseguirlo: bisogna pensare ai feriti.
Tayuya riapre gli occhi nel letto della stessa
camera d’ospedale in cui li aveva riaperti due anni prima. Nella stanza, ai due
lati del letto, ci sono l’Hokage Tsunade e Shikamaru.
“Oh, vi
prego, ditemi che non ho perso di nuovo la memoria, cazzo!” mormorò
massaggiandosi la testa che si sentiva scoppiare.
Fortunatamente, Tayuya era solo svenuta; Shikamaru
invece, nel farsi sballottare, si era rotto una gamba e cammina ora con una
stampella.
Il segno maledetto è sparito.
Ancora frastornata, Tayuya ha però ormai le idee
un po’ più chiare dopo lo spavento che si è presa, ed espone all’Hokage la sua
volontà di farsi interrogare.
“Volete
sapere di Orochimaru vero? Vi dico tutto quello che mi ricordo, così ci
togliamo il pensiero. Non voglio più guai, né là fuori, né qui dentro.”
“Cosa vuoi
in cambio?” chiese Tsunade.
“Fatemi
restare qui… al vostro villaggio.”
La donna sorrise: “Questo villaggio è già tuo, e tu sei una dei suoi shinobi.”
Tayuya
rispose annuendo con sufficienza, ma il suo sollievo era visibilissimo.
Si alzò dal
letto: era troppo scossa per restarvi e aveva bisogno di muoversi.
Shikamaru segue Tayuya fin fuori l’ospedale, ma
una volta qui, è proprio lui ad accomiatarsi per primo: non si aspetta che
Tayuya dia un peso a quanto c’era stato tra di loro in quei due anni da
smemorata, e non può certo obbligarla a farlo.
Ringraziato il ragazzo, e scusatasi per la gamba,
Tayuya lo lascia andare per la sua strada.
Anche Tayuya ora può tornare al suo tetto. Un
tetto per il quale deve ringraziare quel bastardo col codino a punta però…
Sedutasi un attimo, la ragazza si concede un po’
di tempo per riordinarsi le idee.
Le è ormai chiaro che la Tayuya “rammollita” non
era tale per via dell’amnesia: era anch’essa una parte di sé, un innocenza
perduta, che, liberatasi fortunosamente dalle tante ombre della sua vita, era
stata in grado di far riemergere.
Non che il suo essere maschiaccia e volgare ora
non le andasse più a genio…
Ma ora che è in grado di accettare ciò, è in grado
anche di accettare quanto c’è stato tra lei e Shikamaru, colui che, anche da
stronza patentata, era accorso a salvarla…
Se c’era stata una via di scampo dal silenzio,
questa gliel’aveva aperta lui.
Tayuya senza pensare oltre, torna sui suoi passi,
sulla strada che porta a casa Nara, sperando di raggiungere in fretta lo
stampellato, e così avviene, proprio sul ponte in legno sul quale aveva
riacquisito la sua parte bastarda!
Ma mentre fa per chiamarlo, inciampa e batte di
ginocchio…
“AHIA! MA
PORCA TROIA!”
“?!?!?”
Shikamaru si
voltò: non riusciva a credere ai propri occhi!
Fattasi
beccare in quel modo, Tayuya si scoprì arrossita. Certo che quel ponte portava
proprio sfortuna!
Scosse la
testa per riprendersi, e stringendo i denti, riprese a correre, zoppa ma decisa
verso di lui… con le mani alzate!
<< Oh,
no, questa vuole menarmi di nuovo! >>
Nel momento in cui la ragazza gli si butta
addosso, facendolo cascare a terra, Shikamaru crede di aver avuto conferma dei
suoi timori. Ma invece, schienatolo, e ripreso un po’ di fiato, guardandolo
dritto negli occhi, Tayuya gli stampa un focoso bacio sule labbra.
“Non me ne
frega niente che tu sia… proprio tu! Voglio rimettermi con te! Non posso
tornare ad essere quella tutta sorrisi ed educazione che ero… e cazzo, non
chiedermelo… però posso provare a contenermi, porca… miseria… Fammi restare con
te!”
“……”
Si scostò in
modo che potesse sollevarsi seduto.
Lui la
guardò dubbioso e un po’ accigliato, come una monella che prima combina la
marachella e poi fa gli occhi da barboncino bastonato.
Anche lei cercava
di mostrarsi decisa in volto nonostante tutto, la cara “vecchia Tayuya”
insomma, ma per quanto ci provasse, non ci riusciva.
Shikamaru la
rivide in lei: la Tayuya di quei due anni. Era ancora là dentro, in quel
rossore, in quello sguardo accigliato ma che in realtà spera e prega come
qualsiasi ragazza innamorata.
“Quindi… non
te ne importa se ci siamo quasi ammazzati?”
“Cazzo, no!”
“E mi ami lo
stesso?”
“Cazzo, si!”
“…… Cazzo,
che bello!”
Ci voleva!
Quella parolaccia ci voleva proprio! Come d’altronde, subito dopo, un bacio fu
d’obbligo oltre che un piacere!
E nel
baciarsi ancora e ancora, la udì ridere di quella risata cristallina che era
ormai diventata la sua melodia preferita!
Chi se ne
importava se ora nessun corso di buone maniere avrebbe potuto far nulla!
In seguito, Tayuya, interrogata dall’Hokage e
dagli ANBU, vuotò il sacco su quanto rammentava sui covi, gli scopi e gli
obiettivi del suo ex padrone.
Malgrado tutto, per via del tempo passato, la gran
parte di queste informazioni si rivelò datata e ben poche parimenti si
rivelarono di qualche interesse, sicché la lotta contro l’acerrimo nemico della
Foglia, della cui dipartita sarebbe di lì a breve giunta la notizia, così come
la ricerca di Sasuke, non registrarono alcun progresso significativo. Di
conseguenza la storia, da questo punto in poi, continuerà come descritta nel
manga.
Giungiamo così, infine, all’epilogo.
Molti anni dopo, nel loro nuovo appartamento,
Shikamaru gioca a shogi contro sé stesso per tenersi in esercizio. Impantanato
su una mossa, ancora una volta il gatto di casa interviene con la sua zampetta
con un consiglio da professionista.
“Umpf,
patetico: ti fai ancora battere dal gatto!” scherzò Tayuya, comparsa sulla
porta della stanza con le braccia incrociate sotto il seno.
“Per tua
informazione…” –sbottò il marito- “Non mi ha “battuto”! Lui muove i pezzi a
caso e per chissà quale fortuna sfacciata ci azzecca, tutto qui!”
“Schiappa! Fai
prima a dire che ha preso tutto da suo padre, Shogi I, umpf! Ma che razza di
cervellone sei?”
“Bah, la
pianti di sfottere?” fece, punto nell’orgoglio, accendendosi una sigaretta.
Ridendo
beffarda, Tayuya uscì fuori sul balcone per un boccata d’aria: incredibile che
a una come lei non piacesse il fumo! Eppure era proprio una cosa da “cattivi”…
come si vedeva che alla fine in lei c’era molto di più di una sola donna.
Si girò per
guardare di nascosto suo marito, rimasto dentro, e, non vista, si concesse un
sorriso un po’ meno cattivello.
<<
Accidenti, quanto se la prende per quel gioco… Beh, allora meglio aspettare che
migliori un po’ d’umore prima di dirgli che tra poco la nostra casa avrà un
nuovo inquilino!”
E non stava certo parlando di un nuovo gatto!
Tirò fuori
dalla tasca il flauto. Rivolse gli occhi castani all’azzurro cielo.
<<
Spiacente Shikamaru: dentro di me c’è la donna dolce, sensibile, sincera e
soprattutto BENEDUCATA che vorresti sempre vedere… Ma cazzo, non posso
rinunciare alle parolacce! In fondo sono anche loro una parte di me. No, il mio
carattere non tornerà mai come quando ci siamo messi insieme; però tanto tu lo
sai che in realtà non se n’è mai andato e non se ne andrà mai.
Sono un po’
troia e un po’ santa, un po’ gentile e un po’ bastarda, un po’ femminile e un
po’ maschiaccia, una bambina un po’ ingenua e un po’ cresciuta troppo in
fretta, il tuo diavolo che ti costringe a fare le faccende di casa che non vuole
fare e il tuo angelo che ti massaggia la testa quando sei stanco… >>
<< Sono
tutte queste cose insieme, ed è grazie a te che posso esserle davvero, perché
hai accettato tutto di me, entrambi i lati della mia spontaneità. Grazie
Shikamaru. >>
Avvicinò le
labbra allo strumento; ma poi ci ripensò, e sorrise.
<< Da
quando ci sei entrato tu, la mia vita… è tutta un’altra musica! >>
E con Tayuya che omaggia il titolo, questa fanfic
incompiuta si conclude ^___^
Come sempre, grazie a tutti per aver letto!
Sperando che non restino mai più incompiute,
arrivederci a tutti alle mie altre fic, presenti e a venire.
NaruXHina
^__^
PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!
PPS: SHIKAMARU X TAYUYA ORA E SEMPRE!